Già in un post all’inizio di quest’anno avevo evidenziato come Street View di Google possa essere utilizzato per agevolmente vedere come un territorio si sia modificato negli ultimi anni (e magari come si presenta nelle diverse stagioni). In quella occasione, mi ero soffermato sulle immagini del cosiddetto Trincerone, tra via Sempione e via Gottardo che mostravano il bosco urbano ivi presente, per tutta la sua lunghezza di diversi chilometri, ora scomparso dopo un’operazione di immotivato abbattimento di centinaia di alberi decennali. Spesso rivedere come si è trasformato un territorio negli anni può consentirci di valutare, a posteriori, quanto illuminate fossero state certe scelte. Anche quelle immagini registrate da Google lungo il Trincerone rimarranno ad eterno ricordo di com’era quel territorio ed il prossimo passaggio della macchina di Google penso evidenzierà nel tempo lo scempio compiuto, motivato ufficialmente da un’operazione di pulizia dall’immondizia, sicuramente dovuta ma che nulla aveva a che fare con l’abbattimento di alberi.
In questo post mi soffermerò invece su un altro territorio, in via Massari, precisamente nel tratto tra via Vaninetti e via De Marchi, sicuramente più limitato geograficamente ma che comunque ha subito, in poco più di un decennio, radicali cambiamenti: giudicate voi se in meglio o in peggio.
Purtroppo le riprese di Google non vanno più in là del 2008 per cui rimane solo il ricordo nella mente di chi, come me, percorre da decenni in bicicletta quel tratto di strada per giungere al lavoro.
Precedentemente a quanto mostrato dalle foto seguenti, cioè prima della costruzione dell’edificio dell’Agenzia delle Entrate, c’erano molteplici orti abusivi che, secondo me, non disturbavano la vista nel loro aspetto bohemian e sicuramente risultavano di utilità per chi aveva piantato alberi da frutto e coltivava varietà di verdure, pur affidandosi principalmente a pochi attrezzi da giardinaggio e alla disponibilità di sufficiente acqua piovana!
Poi un giorno le ruspe hanno raso al suolo tutto quel territorio, “ripulendolo” non solo dalle barriere di recinzione (quasi sempre ricavate da prodotti di scarto e quindi non certo belle … seppur spesso accettabili in quel contesto di favelas), ma anche da alberi da frutto e quant’altro. Ciò che era rimasto, anche se ripreso dopo anni da quel lavoro di “pulizia”, appare nelle più vecchie registrazioni di Street View che risalgono al 2008. Nel seguito mostro le immagini da tre punti di osservazione (via De Marchi; via Massari, angolo via De Marchi; via Massari, angolo via Vaninetti) limitandomi a riportare solo quelle del 2008, 2011 (nel primo caso sia ad aprile sia a settembre) e 2018 in quanto penso diano sufficientemente idea del cambiamento, sebbene ce ne siano anche disponibili online altre per date intermedie.
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via De Marchi

via De Marchi – 2008

via De Marchi – aprile 2011

via De Marchi – settembre 2011

via De Marchi – 2018
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via Massari, angolo via De Marchi

via Massari, angolo via De Marchi – 2008

via Massari, angolo via De Marchi – 2011

via Massari, angolo via De Marchi – 2018
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via Massari, angolo via Vaninetti

via Massari, angolo via Vaninetti – 2008

via Massari, angolo via Vaninetti – 2011

via Massari, angolo via Vaninetti – 2018
Sicuramente le strutture sportive hanno indubbiamente una loro funzione anche sociale, ma non si può non notare con dispiacere come le pareti metalliche escludano alla vista non solo il campo di gioco, ma anche tutto il paesaggio circostante, comprese le montagne all’orizzonte. Viene da chiedersi: per la tipologia di partite giocate, era proprio necessario avere quelle pareti per impedire completamente la visuale? Personalmente non mi sembrano così utilizzati, tanto meno per partite “importanti”, … ma forse sono io che passo sempre di lì in orari non idonei! Comunque solo poche settimane fa proprio in quel tratto di via Massari si era creato un piccolo torrente da una tracimazione della bealera Putea: proveniente da un lato di uno dei campi, si riversava nella via, allargandola in parte per poi riversarsi in un tombino un centinaio di metri distante. L’evento è durato almeno quattro giorni (avendo io stesso notato e segnalato l’accaduto il giovedì 19/8/2019 con prosecuzione fino al lunedì 2/9/2019 compreso) senza che, almeno apparentemente, nessuno si preoccupasse di molto! Mi sembra un segnale di mancanza di un adeguato controllo su quei campi anche durante un week-end estivo.
Comunque il problema più sostanziale non è relativo alla copertura del panorama o alla mancanza di un adeguato controllo su quelle strutture, ma ben altro: infatti, la zona limitrofa ai campi è diventata da tempo un punto di discarica illegale e l’immondizia ivi presente cresce di mese in mese, oramai parzialmente coperta dalla vegetazione che negli anni ha ripreso quel territorio non edificato, lasciato abbandonato ed inutilizzato da più di un decennio.
Per me che passo ogni giorno in bici per andare al lavoro e vedo il progressivo degrado, fa molto specie che sia le forze dell’ordine sia i servizi di smaltimento rifiuti facciano finta di nulla e nessuno intervenga. Proprio stamattina ho incrociato (come spesso avviene, avendo la loro base proprio a poche centinaia di metri) un furgone della Cooperativa Arcobaleno che si occupa anche di recuperare materiali ingombranti: va bene che abbiano il mandato di prendere immondizie diverse, ma possibile che nemmeno loro, che lavorano nel settore, non possano segnalare alle autorità competenti la presenza di quella notevole quantità di rifiuti illegalmente scaricati ed in continua crescita?
Comunque l’intervento dovrebbe essere, a mio parere, non solo di risanamento di quel territorio, eliminando le immondizie accumulatesi in questi ultimi dieci anni, ma anche di riqualificazione, trovandone un utilizzo socialmente utile.
Un qualsiasi territorio abbandonato è per natura stessa destinato al degrado e all’attacco di quella parte di popolazione irrispettosa di un bene comune: spesso immondizia richiama immondizia, perché anche degli insospettabili sono portati ad unirsi a quei vandali, mettendosi l’anima in pace perchè “tanto anche altri lo fanno“. Se viene invece utilizzato, un minimo di controllo risulta automatico.
Ripensando al passato, si potrebbe, ad esempio, pensare di predisporre aree di coltivazione, questa volta legali ed attrezzate, ad esempio affittate direttamente dal Comune a residenti che le richiedano. La crescita di orti urbani è in continua crescita anche a Torino grazie ad iniziative sia pubbliche (e.g. nel parco Colletta nella zona dove un tempo c’era un campo nomadi; Orti Dora) sia private (e.g. Lidl di via Bologna (*); Bunker). Per maggiori informazioni sugli orti urbani attualmente presenti a Torino, puoi vedere la pagina apposita nella sezione torinogiovani del Comune di Torino. Tra l’altro, proprio in quel sito viene indicata la presenza già di orti urbani in un altro tratto di via Massari (Orto Collettivo Massari) per cui potrebbe essere una estensione di quella medesima iniziativa.
Ho contattato l’URP di Torino per renderli al corrente della descritta situazione rifiuti, semmai non fosse già nota: generalmente riescono a dirottare le segnalazioni dei cittadini alle autorità competenti. L’hanno infatti subito inoltrata a ciclorifiuti@comune.torino.it.
Attendo quindi speranzoso un loro intervento …
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P.S. 28/10/2019
Permangono invece a tutt’oggi le altre decine di rifiuti altrettanto ingombranti e taluni sicuramente più inquinanti (e.g. monitor, apparati elettronici, altri sacchi neri sigillati e quindi di dubbio contenuto): seppur non occupino il selciato stradale, risultano tutti chiaramente visibili in quanto distano dal bordo spesso meno di un metro.