Carta d’Identità Elettronica (CIE): dopo anni dalla sua introduzione, risulta ancora oggi quasi impossibile riuscire a prenotare in un’anagrafe per ottenerla agevolmente

La Carta d’Identità Elettronica (CIE), non risulta solo più un indispensabile documento di riconoscimento che un cittadino deve possedere, ma costituisce anche uno dei metodi con cui autenticarsi per accedere a siti istituzionali (e.g. Agenzia delle Entrate, INPS, Comune) e ricevere online servizi altrettanto indispensabili.
È vero che non si tratta del solo metodo di accesso consentito (risulta anche possibile utilizzare lo SPID o la Carta Nazionale dei Servizi, alias la Carta Sanitaria opportunamente abilitata – vedi Come utilizzare la Carta Sanitaria come Carta Nazionale dei Servizi (CNS) in alternativa a un accesso tramite SPID/CIE: può essere anche un agevole metodo per operare per conto di una persona anziana o comunque incapace di utilizzare servizi offerti online), ma l’uso della CIE risulta probabilmente il più comodo il più delle volte… sempre che uno riesca ad averla!!

Relativamente allo SPID ho già scritto diversi post anni fa e penso sia esperienza comune che non sempre si tratti di una procedura agevole di autenticazione, sia per ottenerlo sia per utilizzarlo: anche avendo compreso bene la procedura necessaria (tra l’altro diversa a seconda del provider utilizzato per quel servizio) non di rado ci si imbatte in problemi che rendono impossibile l’autenticazione senza prima effettuare alcuni accorgimenti (e.g. aggiornamento di app, sua completa installazione e configurazione da zero, nel caso di PosteID). Tra l’altro, mentre inizialmente, anni fa, la richiesta di uno SPID risultava gratuita (veniva pagata dallo Stato??), attualmente ha un costo, sebbene minimo (e.g. per PosteID, il costo del servizio d’identificazione in ufficio postale è pari a 12€, iva inclusa). Vedi questi miei articoli per saperne di più.
Si noti poi che, se la carta di identità (e.g. magari ancora una cartacea) fornita nella registrazione del proprio SPID sta per scadere, si dovrebbe ricevere una email che sollecita di indicare i dati (e caricare le immagini) relativi alla nuova CIE, da sostituire quella precedentemente fornita che sta per scadere: diversamente l’utilizzo di quello SPID verrà sospeso alla scadenza di validità del documento fornito!! Insomma, se uno si è affidato unicamente allo SPID per accedere ai siti istituzionali, si può trovare da un momento all’altro nell’impossibilità di potersi autenticare e quindi di poter usufruire di servizi assai importanti non solo per un comune un cittadino (e.g. dichiarazione dei redditi, INPS), ma anche per un professionista (e.g. geometra, avvocato) che ne faccia un uso anche per accedere a informazioni utili per la sua attività lavorativa.

Ho già detto precedentemente che l’utilizzo della Carta d’Identità Elettronica (CIE) è, a mio parere, il metodo di autenticazione più agevole… ma resta il problema che, oltre a possederla (molti hanno ancora una Carta di Identità cartacea che magari scadrà anche tra più di due anni!), è necessario possedere almeno uno smartphone dotato della funzionalità NFC (comunque ora sempre più presente anche nei modelli economici), che deve ovviamente essere abilitata quando si desidera effettuare la lettura contactless di quella carta avvicinandola al telefonino: esiste anche la possibilità di utilizzare la una modalità desktop con mobile in cui l’accesso al servizio avviene da computer, utilizzando il proprio smartphone (dotato d’interfaccia NFC) per la sola lettura della CIE utilizzando l’app CieID. In alternativa, si può sempre collegare a una porta USB del proprio PC un lettore NFC (di costo non indifferente) … ma quest’ultima mi sembra proprio l’ultima alternativa, sebbene ora esistano lettori sia NFC sia per chip (quindi utili per leggere sia la Carta d’Identità Elettronica sia la Carta Nazionale dei Servizi) che costano poco di più di un solo lettore NFC.

Infine, ma non irrilevante, è importante considerare i lunghi tempi di rilascio della CIE che attualmente sono, a mio parere, senza senso: anzi, almeno per le anagrafi di Torino, risulta praticamente quasi impossibile prenotare online per averla, dal momento che per tutte le anagrafi non risulta alcuna disponibilità di posti, per qualsiasi giorno/ora!!

Si legge nella pagina apposita del sito del Comune di Torino: “La CIE può essere richiesta: – per urgenze motivate e documentabili, senza appuntamento, presso l’Anagrafe Centrale di via della Consolata 23, presentandosi a partire dalle ore 11,30; – su appuntamento (da prenotare con le modalità sotto indicate) presso tutte le sedi anagrafiche. La prenotazione può essere effettuata tramite il portale ministeriale Agenda CIE. E’ possibile accedere al portale tramite credenziali SPID livello 1 o previa semplice registrazione. Tramite il proprio account è possibile prenotare fino a cinque appuntamenti, anche per altre persone, ad esempio i figli minorenni. Sia nel caso di persona minorenne che maggiorenne, è sempre necessaria la sua presenza allo sportello, munita di fotografia in formato cartaceo conforme agli standard ICAO  corrispondente all’aspetto attuale“.
Quali siano le urgenze motivate e documentabili non è del tutto chiaro anche se, sempre nella stessa pagina del sito del Comune di Torino c’è anche scritto: “Solo nel caso in cui la partenza sia prevista entro i successivi 10 giorni, la carta d’identità verrà emessa in formato cartaceo. Occorrono quindi 3 fotografie uguali conformi agli standard ICAO  e corrispondenti all’aspetto (oltre alla documentazione indicata nei paragrafi precedenti)“.

Andando nel sito centralizzato a livello nazionale per cercare di effettuare la prenotazione online del rinnovo della Carta d’Identità (i.e.  portale ministeriale Agenda CIE.), autenticandosi con SPID ed inserendo i propri dati (i.e. nome/cognome, codice fiscale, città di residenza), vengono mostrate le sedi dell’anagangfe della propria città in cui prenotare, già ordinate per default in base alla disponibilità di posti:

Una prima possibile problematica può nascere è l’inserimento del Comune di residenza di chi richiede il documento, dal momento che questo deve essere selezionato da una scelta a tendina che compare quando si inseriscono nel campo delle lettere che compongono il nome del proprio Comune, selezione che viene generalmente nascosta da una finestra di aiuto alla compilazione automatica di campi, funzionalità generalmente attivata di default in un generico browser: anche scegliendo da quei suggerimenti proposti il nome corretto, questo comunque non rimane presente nel campo che, non essendo valorizzato ed essendo obbligatorio, non consente di proseguire nella richiesta (i.e. tasto Continua disabilitato)!
La soluzione per ovviare a questo inconveniente, è quella di premere il tasto Esc (generalmente posizionato in alto a sinistra in una tastiera), che fa scomparire la finestra di suggerimento del browser, permettendo di vedere la finestra a tendina per la scelta del proprio Comune (filtrata in base ai caratteri inseriti nel campo), consentendo quindi di selezionare il proprio Comune:

Tuttavia, inoltrando quindi tale richiesta, non si trovano quasi mai posti disponibili in nessuna delle anagrafi elencate! Infatti, nonostante i molteplici tentativi a diverse ore di qualsiasi giorno della settimana, la situazione da me sperimentata (e quindi penso analoga a qualsiasi cittadino) è quella mostrata nel seguito, in cui per tutte le sedi viene indicata un’icona di lucchetto chiuso e la dicituraLa sede non offre al momento disponibilità per prenotare un appuntamento. Si prega di riprovare in un secondo momento, altri cittadini potrebbero cancellare nel frattempo il loro appuntamento. Per ulteriori informazioni inerenti alla mancanza di disponibilità si prega di far riferimento direttamente alla sede“:

Tutte le sedi (ordinate già di default in base alle disponibilità di data) praticamente quasi sempre non offrono possibilità di prenotazione

Si noti che le sedi sono già ordinate di default in base alle disponibilità per data, per cui risulta inutile andare a vedere nelle pagine seguenti la prima, se già quella non presenta alcuna data idonea per una possibile prenotazione!!

Se poi si sceglie non il proprio Comune di residenza (e.g. Torino), bensì Comuni vicino a (e.g. Torino) si legge, per ciascuno: “La sede non offre al momento disponibilità alla prenotazione di appuntamenti per il rilascio della CIE mediante questo sistema“.

Da quella dicitura non risulta chiaro se uno può recarsi senza appuntamento (dal momento che il sistema non lo consente), se questo deve essere effettuato mediante diversa modalità (e.g. recandosi personalmente in una di quelle anagrafi)… o se quell’anagrafe non è ancora attualmente in grado di rilasciare carte d’identità!! Mi sembrerebbe più verosimile la prima ipotesi, ma dubito che una persona residente a Torino possa andare in uno di quei Comuni (seppur appartenenti al medesimo Comune di Torino) per richiedere la propria CIE senza alcuna prenotazione e venga subito accolto senza problemi!🤔🙄
Si noti che in questo caso in cui si è selezionato l’elenco delle anagrafi di Comuni vicini a…, è conveniente premere sopra la Distanza, in modo da vedere elencati i Comuni in ordine di distanza dalla propria città di residenza, per eventualmente conoscere quelli più vicini, qualora si voglia tentare anche questa strada di recarsi personalmente in uno di quelli:

Insomma, mentre un tempo per rinnovare la carta d’identità cartacea bastava andare in una qualsiasi anagrafe della città di residenza con tre fotografie, il vecchio documento scaduto o in via di scadenza e in pochi minuti si otteneva il suo rinnovo (soprattutto se uno si recava in una delle anagrafi decentrate nel territorio, generalmente meno affollate), ora l’impresa è assai ardua se non quasi impossibile.

Si noti che la CIE esiste da diversi anni e quindi direi che è trascorso da tempo quel possibile iniziale periodo transitorio, magari utile per risolvere problematiche evidenziabili soprattutto con la sua messa in campo!! Si legge infatti da Wikipedia: “Il progetto della carta d’identità elettronica era previsto già dalle leggi Bassanini nel 1997, all’avanguardia rispetto agli altri stati europei. La prima fase venne avviata nel 2001 con l’emissione in 83 comuni di un primo modello sperimentale della CIE, per individuare problemi tecnici, legati al software e all’hardware, relativi all’emissione e all’utilizzo delle carte.
Nel 2004 fu introdotto un secondo modello sperimentale della CIE (2.0), che ha fatto da versione pilota, in vista dell’allargamento su scala nazionale. Ma solo dal 1º gennaio 2006 la carta d’identità cartacea iniziò a essere sostituita, in alcuni comuni, da quella elettronica (articolo 7-vicies ter del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito della Legge 31 marzo 2005 n. 43)
“.

Insomma, la centralizzazione nel rilascio della CIE sembra avere comportato decisivi disservizi che invece non si sono verificati nellanalogo sistema di rilascio centralizzato delle patenti. Infatti, quest’ultimo processo, iniziato da più tempo, si è rivelato fin da subito assai vantaggioso in termini sia di agevolezza nella richiesta sia di tempi di attesa.
L’enorme differenza di qualità di servizio percepita dal cittadino nei due casi (i.e. rinnovo patente e rinnovo Carta di Identità) potrebbe verosimilmente essere dovuta al fatto che, nel caso del rinnovo patente, tutti i dati vengono inseriti da una delle molteplici autoscuole (o altro ufficio idoneo a tali pratiche automobilistiche), mentre nel caso della CIE il tutto è demandato alle poche anagrafi del territorio! Comunque, resta per me un mistero come mai il rinnovo cartaceo della Carta d’Identità, di un tempo, era assai meno problematico, seppur comportasse non solo l’inserimento di dati, ma anche una sua realizzazione fisica da parte dell’operatore dell’anagrafe! 🤔

Pubblicità
Pubblicato in Giustizia, burocrazia e malcostume, Review e test, Tecnologia, Torino e dintorni | Lascia un commento

Come trovare su Gmail una email inviata/ricevuta molto tempo fa

Può capitare di dover ritrovare una vecchia email, magari inviata o ricevuta diversi anni fa: questo è quanto è successo a una mia amica che cercherò di aiutare con questo post che potrebbe comunque essere di utilità anche ad altre persone!

Avevo già scritto altri post relativamente a Gmail, ad esempio, Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail, Come fare se, accedendo alla propria email, non si riescono più a vedere tutti i vecchi messaggi, precedenti a una certa data. In questo post mostro, in particolare, la semplice procedura per filtrare opportunamente le proprie email per ricercare quella/quelle desiderate: quella che mostrerò è attuabile se uno utilizza Gmail sebbene, anche utilizzando altri provider, il meccanismo è probabilmente molto simile.

Innanzitutto è necessario tener presente che se uno utilizza per leggere la propria posta un’app o un client generico (e.g. Outlook), molto probabilmente quello ha una limitazione temporale nella ricerca (anche operando da PC) per cui, se si desidera trovare una email vecchia di anni, è necessario accedere al sistema di posta da un meccanismo direttamente fornito dal provider: sicuramente ne esiste uno accedendo da un qualsiasi browser a un indirizzo specifico del provider di posta.
In particolare, nel caso di Gmail, l’indirizzo è https://mail.google.com/mail.

Accedendo quindi a quel sito e autenticandosi, si potrà procedere come indicato nelle seguenti figure effettuando i filtraggi più opportuni (e.g. per data – con relativo intervallo – , presenza di parole chiave, indicando il mittente, in quale cartella ricercare – e.g. se tra quelle inviate o ricevute) in modo da ottenere una lista di email sufficientemente esigua da poter poi individuare quella/quelle desiderate:

_____

Link utili

Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Come aggiustare un’asse da stiro a cui si siano dissaldate alcune barre del supporto, alias come cercare di contrastare la sempre più imperante tendenza all’usa e getta

Ho già scritto in passato post in cui ho mostrato come sia possibile, con semplici ed economici accorgimenti, evitare di buttare via elettrodomestici o altri oggetti di comune uso (e.g. KRUPS ROTARY 500: come fare se i rivetti della lama per tritare si rompono alias come evitare di buttare via un ottimo tritatutto solo perché non esistono più i pezzi di ricambio!).
Purtroppo spesso accade che se uno cerca di farsi riparare qualcosa, il costo e il risultato ottenuto non siano convenienti rispetto a buttarlo e ricomprarlo nuovo. A tale proposito, mi era servito di lezione quando, anni fa, avevo fatto riparare un frigo a cui non funzionava più il comparto refrigerante: avevo speso più della metà rispetto a comprarlo nuovo e, senza mi fosse stato specificato precedentemente, lo spazio già esiguo del reparto congelatore si era ridotto ulteriormente in quando nuove serpentine erano state installate al suo interno!!
Conclusione: meglio cercare di provare a riparare personalmente un oggetto… magari con l’aiuto di un amico 😉

Questa volta si è trattato di un tipico asse da stiro a cui si erano dissaldati entrambi i tubi che rendono stabile il supporto: questo è un problema tipico di questo prodotto, indifferentemente dalla marca e dal prezzo. Infatti, si tratta sempre di tubi assai sottili che vengono saldati in automatico e che è impossibile risaldate successivamente, in quanto sarebbe inevitabile fondere quel poco di metallo di cui sono costituiti!

Che fare dunque, per evitare di buttare un asse da stiro ancora più che efficiente, se non fosse per quel piccolo problema, tuttavia essenziale per la sua stabilita?

Semplice: basta forare con un trapano i tubi laterali per far passare, all’interno del tubo dissaldato, un pezzo di asta filettata in acciaio inox (di diametro di 5mm va più che bene), opportunamente poi segata della lunghezza opportuna e fissata con dadi autobloccanti da ambo i lati (con opportuno uso di rondelle).
Con un trapano, usando una punta da ferro, risulta assai agevole bucare i tubi laterali essendo assai sottili, così come tagliare l’asta della lunghezza giusta utilizzando una sega da ferro (dopo averla segata può convenire levigare un po’ li bordi per rendere poi agevole avvitare i dadi).

Penso che le figure seguenti (soprattutto quella in cui mostro, in semitrasparenza, l’asta filettata fatta passare all’interno) rendano bene l’idea di come fare, meglio di tante parole: le frecce rose indicano i punti in cui i due tubi di distanziamento si erano dissaldati.

Pubblicato in Just for fun!, Review e test, Tecnologia | Lascia un commento

Resa obbligatoria un’autenticazione a due fattori (2FA) per accedere al sito Europass, che consente di creare/gestire online il proprio curriculum nel formato standard europeo, alias come complicare inutilmente le procedure di autenticazione in nome di una presunta necessaria maggior sicurezza

Avevo scritto anni fa l’articolo Come crearsi gratuitamente online il proprio curriculum nel formato standard europeo in cui descrivevo come semplicemente fosse possibile crearsi un proprio curriculum vitae in un formato standard europeo, aggiornabile nel tempo e potenzialmente reso visibile online. L’autenticazione richiesta per accedere al sito in oggetto (https://europa.eu/europass/it) predisposto dall’Unione Europea, era tramite una semplice username _(la propria email) e una password che doveva essere modificata periodicamente: insomma un meccanismo di autenticazione standard!

Oggi ho cercato di accedere al medesimo sito per apportare delle modifiche al curriculum che avevo realizzato tempo fa e ho avuto la brutta sorpresa che, in nome di una presunta necessaria maggior sicurezza, è stata resa obbligatoria un’autenticazione a due fattori (2FA), vale a dire una gestione degli accessi e delle identità che richiede due forme di identificazione per accedere al sito per la creazione/gestione del proprio curriculum. Perciò anche qualora uno avesse già attivato un account [con con solo username (la propria email) e un password], ora se cerca di accedere al proprio curriculum magari per modificarlo, gli viene richiesto di attivare l’autenticazione a due fattori come descritto nella pagina apposita in quel sito, mostrata quando, cercando di autenticarsi normalmente con username/password) uno risponde (alla finestra di popup che compare) che non ha ancora attivato la 2FA:

Richiesta di attivare l’autenticazione a 2 fattori (2FA)

Se si risponde No alla precedente finestra di popup (indicando così di non avere eseguito l’autenticazione a 2 fattori), si viene riportati alla pagina in cui impostarla e non viene di fatto consentito l’accesso con la “vecchia” modalità con sola username/password!

Un video (unicamente in lingua inglese e con eventualmente attivabili i sottotitoli solo in francese!! 🤔🙄) spiega quella che definisce come una “semplice” procedura per attivare questo “più sicuro” metodo di accesso: si tratta di un video pubblicato con un sistema proprietario (THEOplayer), tra l’altro ho visto di costo non indifferente (perché non pubblicarlo gratuitamente sul più conosciuto e flessibile YouTube dove i sottotitoli in diverse lingue si sarebbero potuti creare assai agevolmente? 🤔).

Per chi ha già utilizzato metodi analoghi di autenticazione a due fattori (con un utilizzo di un’app apposita dal proprio cellulare con cui leggere un opportuno QR code mostrato a video) la procedura richiesta è effettivamente quella usuale, ma sicuramente per chi non è avvezzo a tali metodi informatici non penso sia un qualcosa di banale e privo di difficoltà.
Mi chiedo quindi: ma era proprio necessario introdurre tale complicazione per l’accesso a un sito che sostanzialmente ti consente di realizzare/gestire il tuo curriculum in un formato conforme a uno standard accettato a livello europeo? La mia personale risposta (non solo come utilizzatore ma anche come professionista) è no.

Nel seguito fornisco alcune indicazioni utili per comunque riuscire ad attivare questo 2FA e finalmente magari poter accedere nuovamente al proprio curriculum non molti mesi fa, sperando possano tornare utili a chi come me è risultato un po’ spiazzato nel non riuscire subito ad accedere nuovamente al proprio curriculum realizzato online tramite quel sito istituzionale: si noti che probabilmente ti verrà anche richiesto di modificare la password in quanto è trascorso il tempo massimo per cui il sito considera valida quella inizialmente inserita… procedura noiosa, ma comunque semplice e usuale e che (a mio parere) garantiva già una più che opportuna sicurezza per l’accesso di quel sito, vista la tipologia di funzionalità da quello offerte.

Vediamo ora passo-passo come procedere ad attivare sta benedetta autenticazione a due fattori… 😶

Come indicato in una pagina del sito stesso, è innanzitutto necessario:

  • Scaricare l’app EU Login sul tuo telefono o tablet (IOS o Android). 
App EU Login
  • Aggiungere un secondo dispositivo (smartphone o tablet) al tuo account EU LOGIN indicando quindi il numero del proprio cellulare con il prefisso internazionale (+39) e indicando un PIN di 4 cifre che dovrà essere inserito sia quando si leggerà con l’app EU Login il QR code che viene mostrato dopo aver confermato l’inserimento di tale numero sia tutte le volte che in futuro ci si vorrà autenticare per accedere a quel sito tramite quell’app EU Login.
    Io ho operato da PC per l’inserimento di tale numero per cui non ho avuto problemi a “certificarlo” facendo leggere (all’app EU Login sullo smartphone) quel QR code che viene mostrato sul sito acceduto da PC, ma tale validazione non saprei bene come potrebbe essere effettuata se uno volesse operare solo da uno smartphone (non si può certo leggere quel QR code mostrato in un browser sul display del medesimo smartphone in cui ho quell’app che dovrebbe leggerlo utilizzando la telecamera 🤔🙄!!).

Quando quindi si cercherà di accedere al sito https://europa.eu/europass/it si dovrà scegliere quel metodo di verifica tramite l’app EU Login. Lanciando quindi sullo smartphone l’app EU Login, comparirà sul telefonino una finestra che indica la presenza di una richiesta di autenticazione in corso e quindi, accettando di proseguire, comparirà una finestra di quell’app che richiede l’inserimento del PIN (o, in alternativa se uno lo aveva impostato, una autenticazione biometrica se attivata sul cellulare).

Nuovamente, si noti dalle figure seguenti come, nonostante uno abbia indicato di volere una interfaccia in lingua italiana, tutti gli avvertimenti continuano a venir mostrati solo in lingua inglese… 🙄
… magari sarebbe stato meglio che, anziché complicare inutilmente la procedura di accesso, avessero utilizzato del tempo di sviluppo per rendere effettivamente completamente multilingua questo sito finanziato dall’unione europea!

Comunque ora, finalmente, potrai riuscire nuovamente ad accedere al tuo curriculum se lo avevi già creato, o comunque entrare nella sezione che ti consentirà di crearne uno!!

Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Windows | 3 commenti

How to disable/enable Surface 6 Pro front/rear webcam

Disable Cameras on Microsoft Surface Pro

The Front and Rear Facing Cameras in the Surface Pro 3 are disabled via UEFI setting

How do I get to the UEFI settings?

You can adjust the UEFI settings only during system startup. To load the UEFI firmware settings menu:

  1. Shut down your Surface and wait about 10 seconds to be sure it is off.
  2. Press and hold the volume-up button on your Surface, and, at the same time, press and release the power button.
  3. The Microsoft or Surface logo appears on your screen. Continue to hold the volume-up button. Release the button once the UEFI screen appears.

You can also load the UEFI firmware settings menu through Windows. To do this:

  1. Go to Start , select Settings > Update & security > Recovery.
  2. Under Advanced startup, select Restart Now.
  3. On the Choose an option screen, select Troubleshoot > Advanced Options > UEFI Firmware Settings > Restart

_

How to disable your PC’s camera using Windows Device Manager

  1. Search for “Device Manager” in your task bar search field.
  2. Click on Windows Device Manager.
  3. Scroll down to “System Devices,” and click the right-facing arrow to open the menu.
  4. Scroll down in that menu until you find “Microsoft IR Camera Front.”
  5. Right-click on “Microsoft IR Camera Front.”
  6. Click to select Disable device.
  7. Click Yes in the pop-up box to confirm your decision to disable the camera. You should see a small downward-arrow icon to designate that the device is disabled.
Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Bella iniziativa dell’ASL di Torino: ebook scaricabili gratuitamente per alleviare il soggiorno in ospedale

Ero a conoscenza già da tempo della presenza di piccole biblioteche in alcuni ospedali, ma è la prima volta che vedo sul sito di un ospedale, la possibilità di scaricare dei libri sul proprio dispositivo, semplicemente cliccando su un link di un elenco di titoli tra i più vari! Davvero una bella iniziativa che, tra l’altro, penso non costi più di tanto e sappia fornire un servizio davvero agevole da usufruire per i degenti che abbiano anche solo uno smartphone… insomma, tutti!

Già nei seguenti precedenti miei post avevo indicato alcuni modalità per ottenere e usufruire gratuitamente di libri e audiolibri e questo post aggiunge un’ulteriore possibilità:

Infatti, i libri in elenco nel sito ASL dell’Ospedale Martini di Torino, risultano comunque scaricabili e leggibili da chiunque acceda a quel sito, indipendentemente dal fatto che sia un degente o meno.
Inizialmente pensavo ci fosse una qualche forma di controllo in base alla geolocalizzazione, ma poi ho verificato, operando da casa, che questa forma di controllo (almeno attualmente) non è applicata. Si noti, tuttavia, che quella sezione relativa ai libri non è presente nel classico sito istituzionale dell’ospedale (che presenta un’assai differente interfaccia utente), ma esiste solo nella sua versione per dispositivi mobili, vale a dire accedendoci con la URL associata al QR code che pubblicizza internamente all’ospedale tale iniziativa.
Avevo poi anche pensato che ci fosse un controllo relativo alla tipologia di dispositivo su cui il browser utilizzato gira (nota: quando un browser accede a un sito, lo informa sempre sulla sua tipologia e versione, in modo tale che lato server, ad esempio, venga specializzata la pagina nel miglior modo in base alle sue caratteristiche e peculiarità), dal momento che, pur sempre utilizzando quella versione mobile del sito (https://mobile.ospedalemartiniqr.com), accedendoci dal mio tablet a cui ho collegato un monitor esterno di elevata definizione (3240 x 2160), la sua finestra principale si presentava completamente bianca, quindi priva di sezioni tra cui quella relativa ai libri: in realtà, si tratta solo di una non appropriata programmazione della pagina che non contempla un adeguato dimensionamento automatico dei suoi componenti in base alla dimensione/definizione del monitor su cui deve essere mostrata 🙄! Infatti, anche solo modificando opportunamente lo zoom della visualizzazione sul browser, vengono poi mostrati quei pulsanti desiderati anche sul mio display esterno ad alta risoluzione: utilizzando un normale monitor di un PC comunque non dovrebbero esserci problemi…

A parte questa potenziale problematica da me riscontrata dovuta a una non adeguata programmazione che contempli qualsiasi definizione di schermo, eccovi l’attuale elenco completo dei libri scaricabili gratuitamente. Si noti, tra l’altro, che esiste la possibilità di scegliere, per ciascuno, il formato desiderato (pdf, ebpub, mobi): qualora si disponga di un lettore Kindle (o anche solo dell’app Kindle, installabile gratuitamente non solo su smartphone ma anche su PC/tablet), la scelta più appropriata è sicuramente quella di scaricarne la versione mobi che consente una migliore interazione.

Ecco come si presenta, a titolo d’esempio, la pagina per poter scaricare il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe:

Buona lettura, dunque!

Pubblicato in Arte e Bellezza, Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Torino e dintorni, Windows | Lascia un commento

Come non rendere più attivo un programma potenzialmente indesiderato (PUP) segnalato da Windows Defender e che continua comunque a essere segnalato come attivo anche dopo l’intervento di quell’antivirus

Un programma potenzialmente indesiderato o PUP è un tipo di software che è stato installato senza il consenso dell’utente, vale a dire senza averlo esplicitamente concordato. Sebbene i PUP e le applicazioni potenzialmente indesiderate (PUA) siano meno gravi di altri tipi di attacchi, sono comunque un tipo di malware che spesso includono funzionalità che compromettono la privacy, compresa l’installazione di motori di ricerca e applicazioni, nonché la disabilitazione delle misure di sicurezza sui computer.
I PUP includono qualsiasi tipo di software che visualizza pubblicità intrusiva (adware), inietta il proprio contenuto pubblicitario sulle pagine Web visitate dall’utente o monitora le abitudini di Internet dell’utente per vendere informazioni agli inserzionisti (spyware).

Purtroppo alcuni SW pubblicizzati su Internet, soprattutto quelli proposti come gratuiti ma non solo, possono essere fonte di questa tipologia d’infezione. Perciò, prima d’installare un programma da fonti sconosciute è bene sospettare e affidarsi a siti ufficiali del fornitore. È opportuno anche leggere l’informativa sulla privacy dei programmi/app che si installano per verificare le autorizzazioni necessarie per installarli, verificando che rispettino la propria privacy.

Mi è capitato ultimamente di avere il seguente avvertimento dall’antivirus Windows Defender presente di default in Windows: rilevato PUAAdvertisisng:Win 32/Conduit .
In particolare, anche cercando più volte di attivare le possibili azioni proposte (Metti in quarantena, Rimuovi), la situazione non cambiava e continuava inoltre a essere segnalata l’anomalia nell’o’iconcina a forma di scudo sempre presente nella toolbar in basso che presentava il cerchietto giallo con il punto esclamativo per evidenziare la presenza di un problema relativo alla sicurezza:

Segnalazione

Il file indicato come responsabile dell’infezione è uno che da tempo avevo su un HD esterno e che avevo scaricato come freeware da qualche sito (i.e. screenhunterfree.exe, probabilmente un “vecchio” tool per catturare porzioni di schermate video, sicuramente oggigiorno superato da molteplici funzionalità presenti di default in Windows): ovviamente ho subito cancellato tale file (che non avevo eseguito esplicitamente) e rifatto una analisi accurata di tutto il PC con Windows Defender… senza tuttavia vedere mutata la situazione.
Ho provato anche a vedere se altri tool antivirus potessero risolvere il problema scansionando il PC con la versione gratuita di Malewarebytes, senza che però rivelasse nulla!

Probabilmente la minaccia non era più presente ma continuava ad essere segnalato un problema anche a livello di icona nella toolbar, e questo sicuramente era fastidioso anche perché poteva “nascondere” ulteriori nuove segnalazioni future. Come quindi risolvere? Ho finalmente trovato questo thread nel forum della Community Microsoft che consigliava di modificare, via linea di comando una impostazione di Windows Defender in modo da non solo rilevare un PUP ma anche gestirlo.

Basta aprire una Windows PowerShell (come amministratore) e lanciare il comando

Set-MpPreference -PuaProtection 1

Infine riavviare il PC: veniva detto che, così facendo, la prossima volta che Windows Defender individuerà un PUP, lo gestirà.

Effettivamente, la segnalazione di attenzione a livello d’icona nella toolbar era sparita e andando nella pagina di Sicurezza di Windows quella anomalia non risultava più evidenziata, sebbene fosse ancora specificato “Questa minaccia o app potrebbe non essere completamente risolta“. Dopo aver cancellato quell’eseguibile segnalato (i.e. screenhunter.exe) e controllato sia i servizi attivi sia i programmi installati (per verificare potenziali anomalie), penso che il problema sia stato risolto ed è quindi giusto che non continui a essere più segnalato da Windows Defender!

Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Cosa fare qualora l’aggiornamento a Windows 11 non termini, fermandosi a una certa percentuale

Anche dopo effettuando ricerche su Internet soprattutto nei forum specifichi di supporto di Microsoft, penso proprio di non essere il solo che sta avendo problemi nell’aggiornamento a Windows 11 di un PC, nonostante sia stato sollecitato a effettuare quell’upgrade in diverse occasioni, sia nella pagina di Windows Update sia addirittura ultimamente dopo averlo riacceso! Il problema comune riscontrato consiste nel fatto che l’installazione si blocca a una certa percentuale (e.g. 31%, 61%) e non riprende neppure aspettando per ore… Addirittura una volta mi è capitato (dopo avere applicato non so più quale dei workaround che elencherò nel seguito) che fosse arrivato a indicare la percentuale del 100% … ma poi comunque non terminasse completamente l”instsllazione anche dopo ore e neppure dopo un riavvio (che aveva invece riportato Windows Update a ripartire da zero, cioè a riscaricare nuovamente l’aggiornamento a Windows 11!!).

Nel seguente post cercherò di elencare una serie di operazioni che potrebbero risolvere il problema anche se, dico subito, nessuno degli interventi che suggerirò sono stati risolutivi nel mio caso specifico… per cui attualmente ho rinunciato a tale aggiornamento nonostante mi sia impegnato non poco e abbia interessanto per ben due volte il supporto tecnico Microsoft fornendo loro la possibilità d’intervenire da remoto sul mio Surface 6 Pro tramite l’app di Assistenza rapida.
Il mio dispositivo è infatti, tra l’altro, un Surface 6 Pro, quindi un tablet realizzato da Microsoft stessa e questo rende il tutto ancor più incredibile. Anche dopo l’intervento da remoto dei tecnici di supporto, nonostante mi siano sembrate entrambe persone competenti che si sono spese per diverso tempo (ciascuno più di un’ora) nel cercare una soluzione alla problematica, l’unico suggerimento che hanno potuto darmi alla fine è stato quello d’inserire su una chiavetta USB il programma d’installazione di Windows 11 ed effettuare una “installazione pulita” da zero di quel sistema operativo. In questo caso, accedendo alla pagina UEFI del Surface, si deve modificare la sequenza di avvio, in modo da anteporre l’opzione di utilizzare il contenuto eventualmente presente in una chiavetta USB. [Nota – per accedere alla pagina UEFI di un Surface si deve prima spegnere il dispositivo per poi riaccenderlo dopo aver premuto contemporaneamente i pulsanti di accensione e aumento del volume: vedere questa pagina]. Ovviamente, il problema di utilizzare questa metodologia d’installazione consiste nel fatto che il sistema operativo viene completamente reinstallato da zero, con quindi la perdita sia di tutti i dati sia delle impostazioni pregresse. Come già detto, non avendo attualmente voglia di salvarmi tutti i dati e di riconfigurare il tablet (con relative connessioni NAS e quant’altro), per ora ho desistito, sperando che i prossimi pacchetti d’installazione risolvano questa problematica, tanto più fastidiosa in quanto non viene fornita neppure alcuna indicazione sul motivo del blocco chtra l’altro a percentuali differenti a seconda se si cerca di effettuare l’upgrade da Windows Update o se si utilizza il pacchetto d’installazione scaricato dal sito ufficiale Microsoft.

Ecco le procedure che ho sperimentato e che anche voi potete provare, alcune suggerite dai tecnici Microsoft stessi o da MVP del forum della Community: magari nel vostro caso potrebbero essere risolutive!

Una cosa opportuna quando si cancellano file di sistema anche con i diritti di amministratore è sicuramente quella di creare un punto di ripristino a cui poter eventualmente ritornare se, involontariamente, si compromette il corretto funzionamento del sistema operativo:

Creare un punto di ripristino

Seconda cosa, dal momento che l’installazione risulta bloccata, è indispensabile in qualche interromperla: diversamente, anche dopo aver effettuato un riavvio, in Windows Update permane in corso benché continui ad essere indicata la medesima percentuale, così bloccando in attesa qualsiasi altro update eventualmente disponibile, anche uno relativo alla sicurezza (e.g. update dell’antivirus Windows Defender).
Per fare ciò è necessario fermare i processi di Windows Update e cancellare i dati relativi all’installazione in corso. Innanzitutto si devono fermare temporaneamente, andando in Servizi [cercare l’app Servizi con lente d’ingrandimento presente nella barra in basso – ed eseguirla cliccandoci sopra], i servizi Windows Update Medic Service, Windows Update, Windows Installer. Per fermarli (e per poi in seguito farli ripartire) basta cliccare con il tasto destro e premere dal menù Arresta (poi Avvia/Riavvia) o anche andare nella finestra di Proprietà e premere il tasto Interrompi (poi Avvia/Riavvia). Si può in alternativa lanciare dei comandi da Prompt dei comandi/PowerShell come amministratore:

Prompt dei comandi per far ripartire i processi di Windows Update

Andare quindi nella cartella dei file temporanei [e.g. C:\Users\nomeutente\AppData\Local\Temp] per cancellare tutti i file presenti: per aprirla velocemente basta premere con il tasto destro l’icona della bandierina in basso a sinistra, scegliere Esegui [EMG: Run], scrivere %temp% ed eseguire il comando. Dopo che si apre quella directory, selezionare tutti i file [e.g. ctrl+a] e cancellarli [e.g. shift+canc]. Analogamente eseguire sempre dalla finestra di Esegui il comando softwaredistribution che aprirà la directory C:\Windows\SoftwareDistribution dove di dovranno cancellare tutti i file con i diritti di amministratore. Riavviare tutti quei Servizi che si erano temporaneamente arrestati [Avvia/Riavvia].


A questo punto, soprattutto dopo un riavvio del PC [NOTA: non Arresta il sistema, bensì è bene sempre effettuare un Riavvia il sistema], il processo d’installazione in Windows Update non sarà più presente e si possono quindi installare nuovi aggiornamenti di Windows 10. Se non si intende proseguire in altri tentativi d’installazione dell’upgrade a Windows 11, può magari convenire selezionare l’opzione che si intende rimanere per il momento a Windows 10, in modo da far scomparire nella finestra di Windows Update la sezione che continua a invitare di passare a Windows 11!

Si può poi provare i seguenti altri tentativi:

Lanciare il servizio di risoluzione dei problemi di Windows Update. Non tutti sanno, non risultando particolarmente visibile, che esiste questa possibilità andando in Impostazioni -> Risoluzione problemi -> Strumenti di risoluzione dei problemi aggiuntivi -> Rendi operativo Windows Update

Si può anche provare a fare un avvio pulito di Windows fermando tutti i servizi che non sono di Microsoft bensì di terze parti e che potrebbero influenzare il corretto andamento dell’aggiornamento a Windows 11: effettuare il riavvio dopo avere disabilitato temporaneamente l’avvio di tutte le attività non necessarie (e.g antiviruus, stampanti, servizi cloud ecc…): questi si dovranno ovviamente riattivare dopo il tentativo se non va a buon fine! Vedi anche Come eseguire un avvio pulito in Windows.

Si può poi scaricare, sempre dal sito ufficiale Microsoft, il programma d’installazione di Windows 11 e cercare di effetture l’aggiornamento non da Windows Update bensì lanciando il suo Setup.exe: si aprirà una finestra azzurra per iniziare il processo d’installazione: nel mio caso specifico, sebbene avessi fermato tutti i processi non Microsoft di cui sopra, non ha purtroppo portato al risultato sperato… anzi l’installazione si è fermata ancor prima che operando con Windows Update, vale a dire già al 31%!!

Upgrade lanciando il Setup del pacchetto d’installazione scaricato dal sito ufficiale Microsoft

How to run In-place upgrade in Windows 11

Per contattare poi il supporto Microsoft gratuito e far operare loro da remoto (sperando sempre che l’esito sia migliore di quanto sia avvenuto per il mio caso) si può procedere, nel caso di un tablet Surface, dall’app omonima: un’attesa minima e un massimo supporto!

Se si ha un PC/tablet non Microsoft, si può comunque attivare l’aiuto di un loro tecnico dal sito di supporto di Microsoft sebbene, in questo caso, non abbia personalmente sperimentato l’efficienza di tale procedura:

Assistenza da un qualsiasi PC Windows

https://support.microsoft.com/en-in/contactus/#!

Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Editor Microsoft: il correttore ortografico e grammaticale (multi-lingua) di Microsoft, installabile come estensione del browser Edge.

Avevo già scritto il post Correttore ortografico e grammaticale per l’italiano in cui avevo mostrato come avere un correttore non solo ortografico ma anche grammaticale quando si scrive iin italiano sia in un editor sia in un browser. In particolare, in quel post avevo descritto le seguenti possibilità:

In questo nuovo post aggiungo, come possibile alternativa scoperta proprio oggi, la possibilità di utilizzare un’altra estensione del browser Edge, realizzata da Microsoft stessa e che può tornare utile per effettuare la correzione di scrittura in qualsiasi lingua quando si utilizza quel browser: Editor Microsoft: il correttore ortografico e grammaticale.

Il funzionamento di questo assistente intelligente per la scrittura viene spiegato articolo Introduzione all’estensione del browser Microsoft Editor che vi invito a leggere e di cui non ripeterò il contenuto.

Si noti che, se già si era installato un altro correttore come estensione di Edge, questo può entrare in conflitto, per cui è opportuno lasciarne attivo solo uno: conviene quindi disabilitare l’altro e lasciare attivo quello che si considera migliore per il proprio utilizzo, dopo avere ovviamente provato entrambi in momenti differenti!

È opportuno lasciare attivo una sola estensione che effettua il controllo ortografico e grammaticale

Basta andare nelle impostazioni di Edge -> Estensioni -> Gestisci estensioni e lasciare attivo solo una delle estensioni che effettuano una correzione del testo:

Lasciare abilitata solo una delle estensioni che effettuano una correzione del testo inserito

Come tutte le estensioni, anche questa può essere personalizzata scegliendo, ad esempio, su quali lingue si desidera operi: opzioni, proprietà.

Posizionando il cursore sopra la parola sottolineata in rosso, viene suggerito dall’Editor Microsoft, le possibili correzioni, fornendo anche una descrizione del significato della parola suggerita, caratteristica interessante non presente generalmente nei correttori.

Possono essere impostate più lingue e la correzione viene suggerita considerando entrambe: questa è un’altra sua caratteristica peculiare.

Parole suggerite come correzione, con descrizione del loro significato. Se impostate più lingue, le correzioni vengono suggerite considerandole tutte (e.g. IT

In conclusione, come correttore ortografico e grammaticale su Edge, meglio l’estensione Editor Microsoft o Language Tool? Direi che sono da provare entrambi, per poi effettuare una propria scelta personale: infatti, ciascuno ha peculiarità differenti!

Essenziale, a mio parere, è comunque avere un correttore attivo anche quando si scrive su un browser…

Pubblicato in Arte e Bellezza, Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Come scaricare gratuitamente da YouTube, sul proprio PC, tutti i video/audio presenti in una playlist

Ho da poco acquistato il bel libro di Paolo Anessi su Teoria e Armonia per tutti che mi è sembrato assai valido già dopo aver ascoltato la presentazione fatta online dall’autore stesso: uno dei suoi punti di forza sono sicuramente gli innumerevoli audio/video resi disponibili online. Tuttavia, una volta ricevuto il libro, ho notato che veniva fornito solo il questo link che rimanda a una playlist su YouTube di ben 207 elementi, tra audio e video… scaricabili solo singolarmente!
È vero che si possono ascoltare/vedere in streaming, ma è sicuramente meglio averli in locale non solo perché non si spreca banda e li si può avere a disposizione sempre anche quando non c’è una connessione a Internet, ma anche perché non viene garantito che rimarranno disponibili per sempre (viene esplicitamente detto “fino a quando il libro sarà disponibile a catalogo“, quindi molto probabilmente per anni, ma non è detto per sempre!). Esistono poi su YouTube, del medesimo autore, anche gli altri video relativi alla teoria e armonia, che si aggiungono a quelli specificatamente indicati dal link presente all’inizio del libro, relativi principalmente a file audio: anche queste videolezioni conviene scaricarle in locale per poterle meglio ascoltare ovunque… senza avere le innumerevoli interruzioni pubblicitarie periodicamente inserite da YouTube!

Ovviamente YouTube non consente di scaricare in locale una playlist, anzi neppure un singolo video se non abbonandosi alla sua offerta Premium: inizialmente viene presentata la possibilità di usufruire di un periodo di prova gratuito, senza rendere evidente quanto duri e quale sia poi il costo applicato successivamente, qualora uno non disdica: solo facendo un’opportuna ricerca si scopre poi che il periodo di prova è di un solo mese e, successivamente, il costo di tale abbonamento è di ben 11,99 €/mese, insomma non irrisorio.

L’opzione Scarica, presente su un singolo video di Youtube, risulta funzionante solo se si attiva un abbonamento Premium

Ho già mostrato, in post precedenti, come si possa comunque effettuare gratuitamente il download di un singolo video (How to locally download a streaming video with Edge browser (e.g. the Verdi’s grandest opera AIDA); How to locally download mp4 video and mp3 audio (from YouTube or other sites); Utilizzando le funzionalità del browser Edge, come scaricarsi in locale brani mp3 o video mp4 riprodotti in un sito tramite appositi controlli video/audio), ma in questo post voglio mostrare come risulti possibile addirittura scaricare in locale delle intere playlist.

Con l’obiettivo di scaricarmi la playlist degli audio/video allegati al libro, sono andato alla ricerca di come fare. Si trovano agevolmente diversi programmi che promettono tale funzionalità anche nella loro versione gratuita. Ne ho quindi provati diversi, ma, una volta scaricati e installati, mostravano poi limitazioni notevoli nell’utilizzo della loro versione base (e.g. consentono di scaricare solo un numero limitato di video della playlist): volendo poi anche acquistarne uno, il suo costo non risultava indifferente (talvolta si tratta di un abbonamento annuale, analogo a quello di YouTube).

Esempio di programma con notevoli limitazioni nella sua versione gratuita

Dopo un po’ d’installazioni/disinstallazioni di programmi, sono finalmente giunto a un programma che ha soddisfatto le mie aspettative, non avendo alcuna limitazione relativamente al numero di file della playlist e con un costo più che accettabile qualora uno desideri proprio scaricare la versione Full HD dei video: il programma è ByClick e nel seguito ne descrivo sinteticamente l’interfaccia assai intuitiva. Probabilmente non è il solo programma disponibile su Internet che fornisce tali funzionalità anche gratuitamente: avendo infatti raggiunto il mio obiettivo, non ho proseguito nella mia ricerca e qui mi limito a sconsigliare alcuni di quei programmi precedentemente da me testati in quanto o non hanno funzionato a dovere (almeno indicando l’URL specifica della playlist di mio interesse) [https://ddownr.com/] o si sono rilevati con troppe limitazioni nella loro versione base gratuita [4K Video Downloader].

Nel seguito mostro la semplice procedura per effettuare il download di un’intera playlist di cui si è copiata l’URL nella clipboard (cntl + c). In particolare, conviene impostare sia il formato mp4 se la playlist contiene sia audio sia video (vengono così scaricati entrambi i formati, sebbene gli audio risultino poi con estensione mp4) sia come qualità la migliore. La URL la si può anche inserire a mano premendo il pulsante Incolla URL, ma spesso il programma stesso rivela il video YouTube di interesse se visualizzato da un browser:

Analogamente per un’altra playlist pubblica di video associati a un altro libro, ricercando la sua URL e indicandola in ByClick (anche se generalmente la individua già lui e chiede semplicemente conferma d’iniziarne il download):

Nel seguito le funzionalità aggiuntive che uno eventualmente ottiene spendendo una cifra ragionevole:

P.S. 19/2/2023 – Per effettuare successivamente il download di playlist da una zona privata (sempre relativa a video associati a libri di corsi di musica che ho acquistato ma che prevederebbero un loro utilizzo in streaming), per riuscire nell’intento ho dovuto passare alla versione premium… con un costo per la versione senza limiti temporali giustificabile e assai inferiore agli abbonamenti visti per altri SW o a YouTube stessa (sebbene quest’ultima fornisca ulteriori servizi, e.g. play in background)! Anche questo SW consente perciò le funzionalità gratuitamente solo per un certo periodo (e.g. 1 giorno), ad esempio quelle di playlist private!

Avvertimento dopo un mio tentativo di download playlist private dopo qualche giorno: con meno di 10€ ho comunque acquistato la registrazione senza limiti temporali

______

Altri link utili al riguardo:

Pubblicato in Arte e Bellezza, Musica, Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Come inserire simboli musicali in un documento Word

Talvolta può tornar utile aggiunge a un documento di Microsoft Word delle semplici notazioni musicali senza necessariamente dover ricorrere all’aggiunta di immagini grafiche, bensì utilizzando semplicemente dei font specifici.

La dimensione del simbolo inserito dipende ovviamente dal tipo di carattere originale ma, se si desidera ingrandirlo, come sempre è sufficiente selezionarlo e modificare la dimensione del carattere dall’apposito menu a discesa (e.g. 16 punti).

Alcuni simboli (semiminima singola/doppia, croma singola/doppia, bemolle, diesis, bequadro) sono già presenti andando nella sezione Inserisci del menù in alto, nella sottosezione a destra relativa ai Simboli: in questa troviamo due possibili tendine (Equazione e Simboli) da aprire e che mostrano gli ultimi utilizzati. Se non c’è ancora quello che interessa, si seleziona Altri simboli… per poi scegliere il simbolo desiderato presente in un particolare font. Nello specifico, quei simboli musicali si trovano nel font MS Gothic e per trovarli più velocemente si può selezionare Simboli vari nella sezione Sottoinsieme a destra:

Altri simboli utilizzati nelle notazioni musicali, quali Δ (utilizzato per indicare gli accordi maj7) e il Ø (utilizzato per indicare accordi semidiminuiti, i.e. -7b5) si possono trovare sempre nel font MS Gothic rispettivamente nel sottoinsieme degli Operatori matematici e in Supplemento latino 1:

Se si desiderano poi altri simboli o addirittura scrivere una sequenza di note su un pentagramma, si può poi ricorrere ad installare altri font specificatamente pensati per la musica, generalmente non presenti di default.
Ad esempio, per avere il simbolo della chiave di violino/basso ecc… si può installare il font Symusic-Regular:

Si può anche scaricare gratuitamente e installare il font Lassus pensato per scrivere note su un pentagramma: certo scrivere un brano non è così semplice come utilizzando editor anche gratuiti come TuxGuitar o MuseScore, ma può essere comunque una soluzione alternativa per inserire in un documento Word un breve fraseggio musicale senza inserire un’immagine catturata da pentagramma in cui le note sono state inserite con un editor musicale!

Pubblicato in Arte e Bellezza, Musica, Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Come cambiare le coordinate di accredito della pensione nel sito dell’INPS

Non è inusuale che le coordinate bancarie su cui uno vuole farsi accreditare la pensione cambino, magari anche solo perché la propria filiale viene chiusa ed è la stessa banca a imporre tale cambiamento.

Risulta quindi necessario (o almeno conveniente in quanto non risulta così chiaro se qualche comunicazione/operazione venga fatta in automatico dalla banca) procedere a modificare nel sito dell’INPOS le proprie coordinate bancarie. Una volta effettuato l’accesso al sito INPS, la sezione che consente di effettuare tale modifica si trova attualmente a questo link. Tuttavia il sito potrebbe modificarsi con il tempo e il precedente link indicato non essere più valido. Qualora succeda, la procedura più semplice per trovare comunque quella sezione, è quella di effettuare in quel sito (utilizzando la sezione Cerca in alto con la lente d’ingrandimento) la ricerca di “cambiare le coordinate di accredito della pensione“.

Sezione del sito INPS che consente di modificare l’IBAN su cui avviene l’accredito della pensione

Nel seguito la procedura passo-passo.

Alcune precisazioni importanti:

  • Per ragioni di sicurezza (almeno così viene detto 🤔), durante la procedura viene innanzitutto chiesto di scrivere le coordinate bancarie attualmente in vigore, e solo successivamente viene presentato il form per inserire le coordinate nuove che uno desidera sostituire alle precedenti.
  • È indispensabile scrivere non solo l’IBAN nuovo, ma si deve anche indicare se tale conto è cointestato o meno.
  • Dopo avere inserito il nuovo IBAN, conviene premere il tasto Valida, che consente di validarlo e di avere elencati tutti i dettagli di quel conto, evitando così di commettere errori.
  • ATTENZIONE – Anche dopo avere indicato il nuovo IBAN e premuto il tasto Salva e prosegui, la procedura non è ancora terminata! È indispensabile proseguire ancora, indicando la sede (nel mio caso era già predefinita a Torino) a cui inviare la richiesta di variazione, premere Prosegui; poi, nella successiva videata, selezionare di avere letto l’informativa e finalmente premere il tasto Invia Domanda!!
    Solo se si fanno tutti questi (innumerevoli) passaggi la domanda viene effettivamente inoltrata e compare la videata che assicura (in verde) che la richiesta si è conclusa correttamente. Si deve ricevere anche una conferma via email (i.e. “Gentile utente, confermiamo che in data xx/xx/xxxx abbiamo preso in carico la domanda di Variazione Ufficio Pagatore numero yyyyyyyy“). Quando poi tale richiesta verrà effettivamente evasa, non viene indicato, ma si spera sia a breve, cioè nel giro di pochi giorni!

Insomma, anche in questo caso la procedura per un semplice cambio del proprio IBAN dove si vuole far recapitare la propria pensione non è così immediato e prono a errori… soprattutto per una persona verosimilmente di una certa età! Mettere tutto quanto [conferma di lettura d’informativa compresa (ma chi è che la leggerà mai?? )] in una medesima videata senza richiedere il passaggio in ben 5 videate per una semplice richiesta di variazione di un IBAN, mi sembra davvero troppo! Da un punto di vista tecnico si sarebbe potuto fare sicuramente di meglio…

Pubblicato in Giustizia, burocrazia e malcostume, Review e test, Tecnologia, Torino e dintorni | Lascia un commento

Come utilizzare la Carta Sanitaria come Carta Nazionale dei Servizi (CNS) in alternativa a un accesso tramite SPID/CIE: può essere anche un agevole metodo per operare per conto di una persona anziana o comunque incapace di utilizzare servizi offerti online

Per accedere con sicurezza a siti istituzionali (e.g. INPS, Agenzia delle Entrate) da qualche anno è richiesta l’autenticazione tramite una delle tre proposte:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)
  • CIE (Carta d’Identità Elettronica)
  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi)

Insomma costituiscono tutte uno strumento di autenticazione previsto dal Codice dell’amministrazione digitale per l’accesso ai servizi web erogati dalla pubblica amministrazione italiana: si tratta di metodi alternativi sebbene, a mio parere, il livello di sicurezza garantito da ciascuno risulti ben differente.

Relativamente allo SPID ho già scritto diversi post anni fa e penso sia esperienza comune che non sempre si tratti di una procedura agevole di autenticazione, sia per ottenerlo sia per utilizzarlo: anche avendo compreso bene la procedura necessaria (tra l’altro diversa a seconda del provider utilizzato per quel servizio) non di rado ci si imbatte in problemi che rendono impossibile l’autenticazione senza prima effettuare alcuni accorgimenti (e.g. aggiornamento di app, sua completa installazione e configurazione da zero, nel caso di PosteID). Tra l’altro, mentre inizialmente, anni fa, la richiesta di uno SPID risultava gratuita (veniva pagata dallo Stato??), attualmente ha un costo, sebbene minimo (e.g. per PosteID, il costo del servizio d’identificazione in ufficio postale è pari a 12€, iva inclusa). Vedi questi miei articoli per saperne di più.

Si noti che, se la carta di identità (e.g. magari ancora una cartacea) fornita nella registrazione del proprio SPID sta per scadere, si dovrebbe ricevere una email che sollecita di indicare i dati (e caricare le immagini) relativi alla nuova CIE, da sostituire a quelli di quella che sta per scadere: diversamente l’utilizzo di quello SPID verrà sospeso alla scadenza di validità del documento fornito!! Insomma, se uno si è affidato unicamente allo SPID per accedere ai siti istituzionali, si può trovare da un momento all’altro nell’impossibilità di potersi autenticare in quelli e di poter usufruire di servizi anche assai importanti per un cittadino (e.g. dichiarazione dei redditi, INPS).

L’utilizzo della Carta d’Identità Elettronica (CIE) è senza ombra di dubbio, a mio parere, la più agevole… ma resta il problema che, oltre a possederla (molti hanno ancora una Carta di Identità cartacea che magari scadrà anche tra più di due anni!) è necessario possedere almeno uno smartphone dotato della funzionalità NFC (comunque ora sempre più presente anche nei modelli economici), che deve ovviamente essere abilitata quando si desidera effettuare la lettura contactless di quella carta avvicinandola al telefonino: esiste anche la possibilità di utilizzare la una modalità desktop con mobile in cui l’accesso al servizio avviene da computer, utilizzando il proprio smartphone (dotato d’interfaccia NFC) per la sola lettura della CIE utilizzando l’app CieID. In alternativa, si può sempre collegare a una porta USB del proprio PC un lettore NFC (di costo non indifferente) … ma quest’ultima mi sembra proprio l’ultima alternativa, sebbene ora esistano lettori sia NFC sia per chip (quindi utili per leggere sia la Carta d’Identità Elettronica sia la Carta Nazionale dei Servizi) che costano poco di più di un solo lettore NFC.

Inoltre sono da considerare i tempi di rilascio della CIE che attualmente sono, a mio parere, senza senso: almeno per le anagrafi di Torino, risulta praticamente quasi impossibile prenotare online per averla, risultando tutto occupato per tutte le ore delle date rese disponibili!! Si legge nella pagina apposita del sito del Comune di Torino: “La CIE può essere richiesta: – per urgenze motivate e documentabili, senza appuntamento, presso l’Anagrafe Centrale di via della Consolata 23, presentandosi a partire dalle ore 11,30; – su appuntamento (da prenotare con le modalità sotto indicate) presso tutte le sedi anagrafiche. La prenotazione può essere effettuata tramite il portale ministeriale Agenda CIE. E’ possibile accedere al portale tramite credenziali SPID livello 1 o previa semplice registrazione. Tramite il proprio account è possibile prenotare fino a cinque appuntamenti, anche per altre persone, ad esempio i figli minorenni. Sia nel caso di persona minorenne che maggiorenne, è sempre necessaria la sua presenza allo sportello, munita di fotografia in formato cartaceo conforme agli standard ICAO  corrispondente all’aspetto attuale“.
Si noti che, sempre nella stessa pagina del sito del Comune di Torino c’è anche scritto: “Solo nel caso in cui la partenza sia prevista entro i successivi 10 giorni, la carta d’identità verrà emessa in formato cartaceo. Occorrono quindi 3 fotografie uguali conformi agli standard ICAO  e corrispondenti all’aspetto (oltre alla documentazione indicata nei paragrafi precedenti)“.

tra le m

Andando nel sito centralizzato a livello nazionale per la prenotazione online, autenticandosi con SPID ed inserendo i propri dati (i.e. nome/cognome, codice fiscale, città di residenza), vengono mostrate le sedi dell’anagangfe della propria città già ordinate per default per ordine di disponibilità di posti.

Una possibile problematica può nascere nell’inserimento del Comune di residenza di chi richiede il documento, dal momento che questo deve essere selezionato da una scelta a tendina che compare quando si inseriscono nel campo delle lettere che compongono il nome del proprio Comune, selezione che viene nascosta finestra di aiuto alla compilazione automatica di campi, funzionalità generalmente attivata di default nel proprio browser: anche scegliendo da quei suggerimenti proposti il nome corretto, questo comunque non rimane presente nel campo che, non essendo valorizzato ed essendo obbligatorio, non consente di proseguire nella richiesta (i.e. tasto Continua disabilitato)!
La soluzione per ovviare a questo inconveniente, è quella di premere il tasto Esc (generalmente posizionato in alto a sinistra in una tastiera), che fa scomparire la finestra di suggerimento del browser, permettendo di vedere la finestra a tendina per la scelta del proprio Comune (filtrata in base ai caratteri inseriti nel campo) e quindi selezionare in quella il proprio Comune:

Nonostante i molteplici tentativi a diverse ore di qualsiasi giorno della settimana, la situazione da me sperimentata (e quindi penso analoga a qualsiasi cittadino) è la seguente in cui per tutte le sedi viene indicata una icona di lucchetto chiuso e la dicitura “La sede non offre al momento disponibilità per prenotare un appuntamento. Si prega di riprovare in un secondo momento, altri cittadini potrebbero cancellare nel frattempo il loro appuntamento. Per ulteriori informazioni inerenti alla mancanza di disponibilità si prega di far riferimento direttamente alla sede“:

Tutte le sedi (ordinate già di default in base alle disponibilità di data) praticamente quasi sempre non offrono possibilità di prenotazione


Si noti che le sedi sono già ordinate di default in base alle disponibilità per data, per cui risulta inutile andare a vedere le pagine seguenti se già la prima non presenta alcuna data per una possibile prenotazione!!

Se poi si scegli non il proprio Comune di residenza (e.g. Torino), bensì Comuni vicino a (e.g. Torino) si legge, per ciascuno: “La sede non offre al momento disponibilità alla prenotazione di appuntamenti per il rilascio della CIE mediante questo sistema“.
Da quella dicitura non risulta chiaro se uno può recarsi senza appuntamento (dal momento che il sistema non lo consente), se questo deve essere effettuato mediante diversa modalità, ad esempio recandosi personalmente in una di quelle anagrafi… o se quell’anagrafe non è ancora attualmente in grado di rilasciare carte d’identità!! Mi sembrerebbe più verosimile la prima ipotesi ma dubito che uno residente a Torino possa andare in uno di quei comuni (seppur appartenenti al medesimo Comune di Torino) per richiedere la propria CIE senza prenotazione!🤔🙄
Si noti che in questo caso è conveniente premere sopra la Distanza, in modo da vedere elencati i Comuni in ordine di distanza, per scegliere uno di quelli più vicini, qualora si voglia tentare anche questa strada di recarsi personalmente in uno di quelli:

Insomma, mentre un tempo per rinnovare la carta d’identità cartacea bastava recarsi in una qualsiasi anagrafe della città di residenza con tre fotografie, il vecchio documento scaduto o in via di scadenza e in pochi minuti si otteneva il suo rinnovo (soprattutto se uno si recava nelle anagrafi decentrate nel territorio, generalmente con meno coda), ora l’impresa è assai ardua e quasi impossibile.

Si noti che la CIE esiste da diversi anni e quindi un possibile periodo transitorio per risolvere problematiche evidenziate in campo, c’è sicuramente stato! Si legge infatti da Wikipedia: “Il progetto della carta d’identità elettronica era previsto già dalle leggi Bassanini nel 1997, all’avanguardia rispetto agli altri stati europei. La prima fase venne avviata nel 2001 con l’emissione in 83 comuni di un primo modello sperimentale della CIE, per individuare problemi tecnici, legati al software e all’hardware, relativi all’emissione e all’utilizzo delle carte.
Nel 2004 fu introdotto un secondo modello sperimentale della CIE (2.0), che ha fatto da versione pilota, in vista dell’allargamento su scala nazionale. Ma solo dal 1º gennaio 2006 la carta d’identità cartacea iniziò a essere sostituita, in alcuni comuni, da quella elettronica (articolo 7-vicies ter del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito della Legge 31 marzo 2005 n. 43)
“.

Da un punto di vista del costo del lettore sicuramente l’uso dell’attuale Carta Nazionale dei Servizi è da preferire: il costo del lettore di carte con chip infatti è basso e poi tutti i cittadini posseggono quella carta, trattandosi della Tessera Sanitaria abilitata a diventare gratuitamente anche Carta Nazionale dei Servizi semplicemente recandosi in uno dei molteplici sportelli.
Ogni Regione fornisce, nel suo sito, l’elenco degli sportelli per la gestione Tessera Sanitaria – CNS: ad esempio, per la Regione Piemonte si trova su questa pagina del loro sito dove attualmente è scaricabile il file Sportelli ASL per la gestione di TS – CNS (il link che potrebbe cambiare nel tempo) che fornisce tutte le indicazioni, indirizzi, orari e relativi numeri telefonici. Nella città di Torino gli uffici sono aperti dalle 8:00 – 14:30 in via Pacchiotti 4, via del Ridotto 3, c.so Toscana 108, via Montanaro 60, Lungo Dora Savona 24.
Insomma basta recarsi personalmente in uno di quegli sportelli con la propria tessera sanitaria e carta d’identità e verrà fornito un foglio contenente una prima parte di un PIN e di un PUK (quest’ultimo, come al solito, utile solo in casi particolari in cui sia necessario un ripristino delle credenziali), mentre la loro seconda parte viene inviata via email: insomma lo stesso metodo già utilizzato da anni per fornire le credenziali di siti istituzionali (e.g. INPS, TorinoFacile) e che poi erano stati abbandonati in nome di una teorica maggiore sicurezza di altre metodologie (e.g. SPID)! 🤔

Si noti che la CIE può essere un agevole modo che consente di operare per conto di una persona anziana o comunque incapace ad utilizzare servizi offerti online. Infatti uno può richiedere l’abilitazione della CNS anche andando allo sportello con delega e documenti (Carta Sanitaria e Carta d’Identità) di un parente (e.g. genitore anziano).

Acquistando un qualsiasi economico piccolo lettore di carte con chip (e.g. Internavigare uTrust 2700R), non appena lo si collega ad un PC Windows 10, si installano automaticamente i suoi driver opportuni per renderlo subito operativo: tuttavia questo non è sufficiente in quanto manca ancora è il SW specifico per leggere e interpretare quella Tessera Sanitaria.

Nella mail ricevuta da GestioneCMS@sogei.it contenente la seconda parte del PIN/PUK, sono indicati le seguenti informazioni utili per sapere su come procedere, sebbene nonpenso si tratti di una procedura agevole a qualsiasi cittadino:

Per effettuare il download del driver utilizzare l’applicazione https://sistemats4.sanita.finanze.it/CardDriverDownloaderWeb/ .
La lista completa dei driver delle carte attualmente in circolazione sul territorio nazionale è disponibile al link https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/elenco-driver-cittadini-modalita-accesso.
Per ulteriori informazioni consultare il sito regionale oppure il sito www.sistemats.it nella sezione ‘Home – Cittadini – Modalità di accesso – Modalità di accesso TS-CNS’.
In caso di necessità di assistenza rivolgersi agli operatori del Contact Center al Numero Verde 800.030.070.

Cliccando quindi sul primo link si arriva alla seguente pagina che ha già alcuni campi precompilati in base alla tipologia del proprio computer: resta solo da indicare la sigla del produttore della propria carta sanitaria! … e sì, perché evidentemente il SW da installare cambia a seconda di questo parametro! 🙄😮
Questa indicazione si trova, in piccolo e in verticale, nella parte frontale della Carta Sanitaria, in alto a sinistra: nel mio caso è indicato ST2021 ma le sigle possibili attualmente sono ben 10! Se per caso nella selezione uno sceglie l’opzione Non presente, compare un ulteriore campo da specificare, relativo alla propria Regione di appartenenza: comunque è bene indicare la sigla del modello specifico che dovrebbe essere indicato, sebbene poco visibile.

Premendo il punto interrogativo al lato destro del campo Sigla Produttore Carta, viene mostrato il posizionamento di tale valore specifico della propria carta che si desidera poter leggere


Si noti che la sigla poterebbe essere differente in carte sanitarie rilasciate a persone residenti in un medesimo Comune anche per carte con data di scadenza vicina di pochi mesi: ad esempio la mia che scade il 7/2027 ha come sigla produttore indicato ST2021, mentre ad un amico residente sempre a Torino ne ha una con indicato ACx2021 che scade il 9/2027, cioè pochi mesi dopo!!! Se uno volesse leggere carte con sigle di produttori diversi, è verosimile che debba installarsi i driver relativi a tutti quanti… assurdo ma verosimile, sebbene personalmente io non abbia ancora provato, per il timore che non mi legga più la mia Carta che è principalmente quello che mi interessa!!
Sicuramente c’era un modo migliore di gestire il tutto, semplificando una procedura alquanto anomala e altrettanto sicuramente non alla portata di qualsiasi cittadino 😦

Sempre nel sito del Sistema Tessera Sanitaria, nella sezione Modalità di accesso TS-CNS, si legge: I driver sono disponibili per il download alla pagina “Elenco driver” in alternativa si può procedere all’installazione dei driver sulla propria postazione di lavoro utilizzando l’applicazione “Download driver”.

Driver disponibili per il download alla pagina “Elenco driver

Per ulteriori informazioni consultare la Guida all’Accesso con TS-CNS in cui si legge che sui siti delle Regioni sono disponibili:

  • manuale operativo concernente gli aspetti organizzativo e funzionale del ciclo di vita della TS-CNS;
  • elenco degli sportelli regionali abilitati per l’attivazione delle CNS;
  • i requisiti tecnici minimi necessari per l’utilizzo della TS-CNS;
  • il pacchetto software di gestione della TS-CNS e le relative istruzioni per l’installazione;
  • manuale utente per l’utilizzo della carta.

Attenzione che in questo AVVISO del 23/08/2022 c’è scritto 😲😳😳🙄:
Non buttare la tua TS-CNS (Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi) in scadenza con i relativi codici PIN/PUK. A partire dal primo giugno, infatti, potresti ricevere una Tessera Sanitaria (TS) senza la componente elettronica (microchip). In questo caso è possibile estendere la validità, fino al 31 dicembre 2023, delle funzionalità CNS della tua TS-CNS in scadenza attraverso il Software di estensione che è reso disponibile sul sito Elenco driver – Sistema Tessera Sanitaria“.
Sembra che la distribuzione di Carte Sanitarie prive di chip sia stata dovuta ad una temporanea non disponibilità di quei chip. No comment!

AVVISO del 23/08/2022 😲😳😳🙄: “Non buttare la tua TS-CNS (Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi) in scadenza con i relativi codici PIN/PUK. A partire dal primo giugno, infatti, potresti ricevere una Tessera Sanitaria (TS) senza la componente elettronica (microchip)

Una volta installato quel programma, lanciando il file .exe scaricato, ci si trova installata (almeno nel mio caso in cui la carta è del tipo ST2021) l’app SafeDive2022: questa compare infatti nell’elenco delle applicazioni, in una cartella STMicroelectronics. Un collegamento a quell’app viene inserito anche sul desktop.

Lanciando l’app SafeDive 2022 si ottengono le informazioni relative alla carta, quando inserita nel lettore: sono presenti voci che consentono di operare sulla stessa (e.g. Sblocco PIN, Cambio PIN che non ho cercato di utilizzare non avendo trovato informazioni in merito):

Insomma, quanto detto consente di essere sicuri che il lettore funziona correttamente e che la carta viene letta come previsto.
Ora però si tratta di vedere come utilizzarla per accedere a un sito che consenta questa modalità di autenticazione: nel seguito indico la procedura passo-passo… fornendo anche alcuni suggerimenti in caso si riceva una qualche segnalazione di errore.

1) Innanzitutto è necessario selezionare il tab CNS tra i possibili metodi di autenticazione proposti. Quindi, dopo avere inserito la carta nel lettore collegato via USB al proprio PC, premere il pulsante (in basso) Prosegui:

2) A questo punto dovrebbe comparire una finestra di popup con un elenco di certificati (probabilmente ne viene elencato solo uno, quello relativo alla carta inserita nel lettore). Graficamente tale finestra differisce un po’ a seconda del browser utilizzato (i.e. Chrome, Edge, Firefox, …) ma non dovrebbe comportare grossi problemi riconoscerla: è importante tuttavia notare che è indispensabile selezionare dalla lista il certificato con il proprio codice fiscale (qualora non sia già automaticamente selezionato, come avviene in alcuni browser, essendo il solo elencato) prima di premere il tasto OK: prima di premere OK è bene avere prima ben presente il PIN che si dovrà inserire a breve (abbastanza velocemente), vale a dire quel numero di 6 cifre che è stato fornito in parte su foglio e in parte via email quando si è fatta abilitare la Carta Sanitaria per farla diventare Carta Nazionale dei Servizi. Nel seguito due esempi della finestra di selezione del certificato da usare per l’autenticazione (i.e. Edge, Chrome):

3) Non appena si preme OK, scompare quella finestra e ne compare una nuova che richiede l’inserimento del PIN associato alla propria CNS: si noti che per evitare problematiche, è opportuno inserirlo in breve tempo (inferiore al minuto), cioè prima che possa scadere qualche timeout della pagina. Qualora accada, conviene comunque inserire il PIN e autenticarsi, per poi andare indietro nella navigazione del browser e ricaricare la pagina (cnrt + F5): l’autenticazione dovrebbe comunque essere stata presa e l’accesso all’area riservata del sito risultare ora disponibile.

4) Terminata la navigazione nel sito è assai opportuno uscire dalla propria area autenticata, cioè premere il tasto Esci/Logout sicuramente presente tra voci del menù del sito stesso. Ad esempio, nel sito dell’INPS si deve cliccare sul proprio nome (in alto a destra) per avere visualizzato un menù con la scelta Esci da selezionare: infatti spesso alcuni siti istituzionali non gestiscono a dovere il processo di autenticazione e, se uno non esce esplicitamente, potrebbero verificarsi successivamente problemi al prossimo tentativo di accesso, anche se questo avverrà dopo ore/giorni (vedi il mio post Agenzia delle Entrate 730/2020: “Il browser in uso ha una sessione già attiva o non chiusa correttamente” alias “come dover cancellare la cache/cookies di un browser per poter nuovamente accedere a un sito”):

Come uscire dalla propria area privata dopo essersi autenticato nel sito dell’INPS

___________

Quella fino ad ora descritta è la “semplice” procedura che consente l’autenticazione tramite la CNS. Tuttavia possono avvenire spiacevoli problematiche imputabili, penso, ad una non adeguata gestione del processo di autenticazione e delle tempistiche/richieste che non sono proprio compatibili per un servizio che dovrebbe risultare agevolmente fruibile da tutta la cittadinanza.

Nel seguito mostro alcune segnalazioni di errore che mi sono comparse, pur operando con competenza: alcune le ho ricevute semplicemente perchè, ad esempio, non avevo subito sottomano il PIN qualdo mi è stato richiesto di inserirlo, o in altre situazioni tutt’altro che rare.
Qualora si verifichino tali segnalazioni il mio consiglio è, dopo avere riprovato magari una seconda volta e avendo ricevuto il medesimo errore, di accedere al medesimo sito utilizzando un altro browser, utilizzando ora quello per ripetere il processo di autenticazione con la CNS: anche se uno non ne ha già più browser installati nel proprio PC, in pochi minuti se ne può installare un altro (e.g. Chrome, Edge, Firefox).
Sottolineo che il problema che uno può aver riscontrato non è dovuto al browser utilizzato (tali errori io li ho infatti sperimentati in tutti i 3 browser da me usati) bensì ad errori avvenuti durante il processo di autenticazione con lettura della carta e del PIN inserito, insomma sono relativi al processo di verifica dei certificati, con i relativi timeout e collegamenti a server remoti non sempre funzionanti a dovere!

È vero che si può anche provare a riavviare il browser già utilizzato (come talvolta suggerito nel messaggio di errore) e magari a provare a cancellare nel medesimo memoria di quanto accaduto (e.g. eliminazione della cache e dei dati di navigazione) o addirittura effettuare un riavvio del PC, sebbene possa sembrare eccessivo e assurdo (ma è il modo più agevole per fermare tutti i processi in background e ravviare le applicazioni)! Nel caso si acceda con Chrome il problema può risolversi effettuando il logout del proprio utente Google da quel browser (icona in alto a destra) o accedendoci con altro utente Google.
Comunque, utilizzando un altro browser per accedere al medesimo sito, come da me suggerito, si risolve più velocemente il problema… sperando che non permanga poi troppo a lungo nel tempo, qualora poi si ritorni a usare il browser preferito!

Nel seguito alcuni esempi di segnalazione di errore che ho ricevuto durante le poche prove di accesso a alcuni siti che propongono la CNS come possibile modalità.

La seguente segnalazione di errore l’ho risolta ricaricando la pagina con il medesimo browser:

Questi sono altri errori segnalati, che ho “risolto” utilizzando un diverso browser 🙄:

Insomma, non è sufficiente acquistare un lettore di carte con chip, d’altra parte di costo assai ridotto, ma è necessario seguire una procedura di installazione non certo banale che richiedere tra l’altro di ricercare un driver specifica del produttore della propria carta. Inoltre, anche una volta installato tale SW, l’utilizzo non è immediato (la scelta del certificato per l’autentificazione viene presentato differentemente a seconda del browser che uno stà utilizzando per accedere al un sito in modo autenticato) e, come mostrato, non privo di segnalazioni di errori seppur, per fortuna, spesso risolvibili ricaricando il browser o utilizzandone momentaneamente un altro.

Insomma un altro metodo di autenticazione non certo alla portata di tutti i cittadini…. 😦

___

Altri post utili:

Pubblicato in Giustizia, burocrazia e malcostume, Review e test, Tecnologia, Torino e dintorni, Windows | 5 commenti

Cosa fare se, connettendo un PC all’hotspot Wi-Fi del proprio smartphone, su quest’ultimo si perde la connessione a Internet, benché questa venga fornita al PC

Ho appena aiutato un’amica a risolvere il seguente problema sul suo nuovo smartphone: quando forniva una connessione Wi-Fi al proprio PC tramite l’impostazione di tethering (Hotspot Wi-Fi) sul telefonino, su questo si perdeva la connessione a Internet che rimaneva utilizzabile sul solo PC. Questo rendeva inutilizzabile il cellulare per qualsiasi funzionalità che richiede la connessione dati (e.g. WhatApp, navigazione con il browser, ma probabilmente anche il semplice effettuare/ricevere telefonate, essendo oramai anche quello un servizio dati come un altro!)

Questo comportamento indesiderato non si verificava invece con il precedente smartphone.
La SIM, e quindi l’offerta dell’operatore, non era cambiata per cui erano da escludere possibili restrizioni da parte della connessione pubblica, magari dovute a offerte commerciali specifiche (infatti un tempo, con alcune tariffe, esistevano restrizioni sulla possibilità di realizzare il tethering verso altri dispositivi, anche se ora probabilmente non esistono più).
Anche la presenza di restrizioni intrinseche del dispositivo mi suonava strano, sebbene si trattasse di uno smartphone di marca cinese, non particolarmente conosciuta.

Mi sono poi ricordato che, diversi anni fa, avevo avuto una problematica simile con uno smartphone collegato a una APN aziendale. Mi sono, quindi, andato a rivedere alcuni post che avevo scritto al riguardo (i.e. Still problems in doing tethering with a manually configured APN (e.g. an employee one) using a Windows 10 Mobile device; How to be sure that the tethering is done using the proper APN (e.g. a private employee APN)): la soluzione che avevo trovato consisteva, nel caso degli smartphone Android, nell’inserire specifici parametri nella configurazione del Tipo APN impostata nel profilo attivo della rete mobile dell’operatore (i.e.  Tipo APN = default,supl,dun). Sono quindi andato in Impostazioni -> Connessioni -> Reti Mobili -> Profili e già mi sono stupito nel vedere che esistevano due profili (i.e. Iliad e Iliad(1)) relativi al medesimo operatore sebbene ovviamente uno solo fosse quello attivo. Vedendo il dettaglio di quel profilo attivo, ho visto che non aveva le impostazioni del Tipo APN con tutti quei tre parametri che ho precedentemente indicato: cercando di modificarli, mi veniva impedito, segnalando che ciò non era possibile in quanto non consentito dall’operatore.

Andando invece a vedere la configurazione dell’altro profilo, ho visto invece che il Tipo APN era quello che mi aspettavo (i.e.  Tipo APN = default,supl,dun) per cui ho reso attivo quel profilo cancellando l’altro. Con questa modica delle impostazioni, dopo un sempre opportuno Riavvio dello smartphone per avere applicate quelle nuove impostazioni, la connessione a Internet si e mantenuta sullo smartphone anche quando forniva una connessione dati al PC.

Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia | 2 commenti

Assistenza rapida: come fare se, in un nuovo PC Windows, non funziona questa indispensabile app che consente di ricevere/dare assistenza da remoto

Avevo già anni fa scritto un post relativamente all’applicazione Microsoft Assistenza rapida [ENG: Quick assistance] che consente assai agevolmente di ricevere/dare assistenza da remoto da un PC con Windows 10/11. Da un po’ di tempo questa applicazione, che era presente nella cartella Accessori Windows [ENG: Windows accessories], è stata pubblicata come app scaricabile dal Microsoft Store e vi invito quindi a scaricarla/aggiornarla. Il suo funzionamento non si è modificato da un punto di vista dell’interfaccia utente, anche se probabilmente è stata ottimizzata nel tempo: perciò, le procedure descritte in quel vecchio post valgono tutt’oggi e non mi andrò a ripetere.

Questo post, invece, descrive come ho risolto il problema che ho avuto con un nuovo PC con Windows 11 che ho appena configurato per un’amica e per il quale quell’app andava in crash pochi secondi dopo essere stata lanciata. Dalle ricerche in rete che ho fatto devo dedurre che non si tratta di un caso raro e nel seguito lascio quindi alcune informazioni che potrebbero risultare utili a qualcuno che riscontrasse lo stesso problema. Penso infatti che sia importante verificare fin da subito, come ho fatto io, che quest’app funzioni, prima di effettuare la configurazione del PC riversando magari tutti i dati del vecchio PC! Infatti, almeno nel mio caso, non riuscendo a risolvere il problema con nessuna delle procedure che ho trovato descritte, ho dovuto procedere con il ripristino del PC alle impostazioni di fabbrica (vedi: Reset this PC lets you restore Windows 11/10 to factory settings without losing files). Il PC, infatti, benché acquistato nuovo da Media World, aveva già Windows 11 installato e configurato: io mi ero limitato a configurarne l’utente Microsoft. Dopodiché avevo provato a lanciare l’app Assistenza Rapida che, come detto, andava in crash dopo pochi secondi!

Reinstallando il sistema operativo (effettuando le scelte Windows Update -> Recovery -> Remove everything e scegliendo di non scaricarlo da Internet ma di usare la versione già presente nel PC) e configurando l’utente Microsoft durante la procedura guidata, sono finalmente riuscito ad avere quell’app Assistenza rapida funzionante correttamente!

Quindi è importante verificare, al più presto, se l’app Assistenza rapida funziona e, qualora non lo fosse, è importante cercare di risolvere fin da subito il problema per non dover poi rinunciare a questa funzionalità che reputo assai importante e indispensabile (sia per chiedere un aiuto sia per aiutare da remoto).

Nel seguito lascio comunque i link delle soluzioni provate, che sicuramente in altre situazioni possono risultare risolutive. Sostanzialmente suggeriscono di effettuare i seguenti passi:

  • Verificare di avere l’ultima versione dell’app, ricercandola nello Store di Microsoft ed eventualmente aggiornandola.
  • Verificare che Edge sia aggiornato in quanto quell’app sfrutta funzionalità proprie di quel browser (edge://settings/help e poi Informazioni su Microsoft Edge):
Verificare che il browser Edge sia aggiornato
  • Effettuare il reset e reimpostare l’app, dopo averla eventualmente disinstallata e installata nuovamente.
  • Effettuare il reset delle impostazioni di Internet relative al PC.
  • Verificare che gli aggiornamenti di Windows siano stati fatti (da Windows Update).
  • Disattivare momentaneamente il programma di antivirus, per verificare che non sia lui a bloccare l’esecuzione di quella app: qualora lo fosse, sarà necessario impostare in quell’antivirus qualche opzione in modo che non interferisca con quella specifica app, per poi ovviamente riattivare l’antivirus.
  • Provare a configurare un altro utente come amministratore e vedere se, accedendo con quell’altro, e lanciando quell’app come amministratore il problema si risolve: questo starebbe ad indicare che si trattava di una problematica relativa ai permessi o alle impostazioni specifiche di quel primo utente.
  • Registrare nuovamente quell’app per l’utente corrente, utilizzando un’apposita linea di comando da PowerShell.

Tutte procedure da me tentate… senza esito positivo nel mio caso specifico! 😦

LINK:

Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Andare a vedere un film al cinema dopo avere ascoltato un podcast con la valutazione di un giornalista e critico cinematografico

Talvolta succede di andare a vedere un film un po’ a scatola chiusa, senza avere neppure sentito un’opinione di qualcuno, magari autorevole essendo un critico cinematografico, sebbene ovviamente sia soggettiva.

Ho scoperto da poco l’esistenza di ottimi podcast di Giorgio Viaro, giornalista e critico cinematografico, relativi ad alcuni film (i.e. quelli proiettati nelle sale di The Space): ne ho ascoltati diversi e li ho trovati decisamente interessanti ed esaustivi nell’evidenziare i lati salienti dell’opera, senza ovviamente togliere la sorpresa relativa alla sua trama. Insomma, in una ventina di minuti si riescono a ottenere piacevolmente molte informazioni utili a comprendere se quel film può soddisfare o meno le proprie aspettative.

Oltre che dal sito della multisala, tutti questi podcast si possono ascoltare gratuitamente anche da Spotify, Google podcasts, Apple podcasts:

Ad esempio, vi invito ad ascoltare i podcast relativi all’ultimo film sia di Steven Spielberg sia di James Cameron:

Pubblicato in Arte e Bellezza, Musica, Pensieri&Parole, Review e test, Teatro, Torino e dintorni | Lascia un commento

Il bignami della dinastia di Casa Savoia per aspiranti guide volontarie

Dal momento che mi sono proposto come guida volontaria per far visitare il Palazzo Civico di Torino e le sue sale istituzionali, ho necessariamente dovuto studiare un po’ la genealogia della casa Savoia.

Infatti, la storia di questa dinastia è assai legata da secoli alla città di Torino soprattutto da quando, nel 1563, Emanuele Filiberto I decise di spostare qui la capitale del suo regno dalla sua sede originaria, Chambery. Aveva sagacemente compreso che il destino dei Savoia non poteva essere al di là delle Alpi, con i francesi sempre a minacciare i confini e la pace del piccolo stato. Il ‘Caval ëd Brons‘, voluto da Carlo Alberto e inaugurato il 4 novembre 1838 a Torino nella sua piazza San Carlo, è diventato nel corso degli anni uno dei simboli della città accanto alla Mole Antonelliana: esalta le imprese epiche proprio di questo lontano antenato dei Savoia, soprannominato Testa ‘d Fer (testa di ferro) per la sua caparbietà e cocciutaggine. I due bassorilievi presenti nella base di quel monumento, raffigurano due eventi in cui Emanuele Filiberto I si distinse: la Battaglia di San Quintino e la successiva pace di Cateau-Cambrésis. Per l’Italia le conseguenze più importanti di questa battaglia e di quel trattato di pace furono il riconoscimento e il consolidamento del predominio spagnolo sul territorio italiano, che durò fino agli inizi del ‘700, nonché la restituzione ai Savoia dei loro territori, come premio per la vittoria ottenuta da Emanuele Filiberto che, in quel frangente, era stato al comando dell’esercito spagnolo.

Le seguenti tabelle, che avevo fotografato nella Reggia di Venaria, penso forniscano dati oggettivi assai autoesplicativi: la popolazione di Torino nel 1560, cioè poco prima di diventare la capitale del Regno dei Savoia, era circa di sole 20000 persone: la sua successiva cresciuta esponenziale è sicuramante dovuta allo spostamento degli interessi politici ed economici in questa città. Successivi periodi di decrescita si sono avuti solo a causa eventi storici quali assedi e pandemie.

La popolazione di Torino tra ‘500 e ‘800

Prima dell’Unità d’Italia, le fonti sulla popolazione di Torino non sono così precise e continue. Tuttavia, nell’archivio storico di Torino, esiste un annuario statistico del 1946 che riporta, in una tabella, il numero degli abitanti di Torino a partire dal ‘400: il primo dato storico risale infatti a quel periodo e all’epoca i torinesi sembra fossero appena 4.000.

Annuario statistico del 1946Archivio storico di Torino,

Nel 1560, secondo anno riportato in quel documento dell’archivio storico, gli abitanti erano già quintuplicati a quota 20.000. Il terzo censimento riportato è del 1631 e, da quella data in poi, i dati iniziano a essere precisi: 36.649 abitanti, che diventano 43.866 a inizio ‘700, salvo poi scendere a causa dei morti nell’assedio di Torino nel 1705.

Da questo periodo i dati cominciano a non coincidere più esattamente con quelli riportati nella tabella mostrata nella Reggia di Venaria (e non so quali siano i più veritieri) sebbene come si è visto dal 1712 in quella tabella i dati incomincino ad essere precisi e ripostati annualmente. Comunque, entrambe le fonti concordano che a guerra persa con i francesi e l’occupazione napoleonica portarono a un calo notevole della popolazione che ricomincerà a crescere solo dopo il 1814, quando Napoleone restituisce la città ai Savoia, fino a superare quota 100.000 nel 1824.

Sulle origini della dinastia dei Savoia esistono pochi documenti e inoltre questi sono soggetti poi a varie interpretazioni: spesso, negli anni, si sono escogitati criteri di giustificazione di tipo politico, con l’avallo di genealogisti compiacenti. L’unico punto sicuro di partenza della dinastia è il conte Umberto I Biancamano (†1048), che, già signore delle contee di Savoia (1003), di BelleySion e Aosta, al disgregarsi del regno di Borgogna (1032) si schierò dalla parte di Corrado II ottenendone in premio la contea di Moriana in Val d’Isère e il Chiablese (ca. 1034), zona montana francese e svizzera situata nel Nord della Savoia.

Metro delle dinastie in Italia (in alto) e in Europa (in basso)

Nonostante lo Stato Sabaudo abbia occupato un territorio geografico relativamente piccolo, i Savoia sono una delle dinastie di origine più antica e che hanno, tra l’altro, regnato più a lungo nel tempo, spesso barcamenandosi sapientemente in alleanze con le grandi potenze europee e matrimoni d’interesse.

La rappresentazione grafica seguente mostra poi come fosse il rapporto tra popolazione/militari sia nei regni di Francia e di Prussia sia nello Stato Sabaudo (nel 1740 e pochi decenni dopo, nel 1780): relativamente al Regno di Prussia si noti la notevole crescita sia della popolazione sia del suo esercito (in proporzione 29:1), tale da superare numericamante l’esercito francese, con territorio ben più vasto e popolato (proporzione 145:1 tra abitanti e militari).

Rapporto popolazione militari nel regno di Francia, nello Stato Sabaudo e nel regno di Prussia (sia, circa, nel 1740 sia nel 1780)
Albero genealogico dei Savoia-Aosta

______

Il seguente post si limita a riportare nel seguito alcune informazioni che ho dedotto da wikipedia e che riassumono, principalmente a mio uso e consumo, le principali discendenze dei Savoia.

Pubblico il tutto pensando che questo bignami possa tornare utile non solo a me, ma anche a qualche altra guida volontaria o visitatore di Torino!

Da questo mio studio pur molto sommario, elenco nel seguito alcune mie personali considerazioni su questa dinastia, che d’altra parte non si discosta di molto dalle altre che sono state presenti in Europa:

  • I matrimoni nelle diverse famiglie reali o dinastie dovevano rispettare la legge di successione dinastica, cioè un complesso di norme in merito alla successione al trono e all’appartenenza alla dinastia stessa, dalla quale deriva il diritto a uno specifico rango, titolo e trattamento, e, conseguentemente, l’idoneità a ricoprire determinate cariche dello Stato, come nel caso della reggenza.
    Il principe che sta per sposarsi, inoltre, deve obbligatoriamente ricevere l’assenso al matrimonio dal Capo della Casa, pena la perdita di tutti i diritti di successione. Nel caso di nozze fra principi che non siano state autorizzate, il Capo della Casa potrà decidere le sanzioni caso per caso, mentre nel caso di mancato assenso a un matrimonio diseguale (ad esempio, un principe e una persona non di sangue reale o di casa sovrana) è prevista la decadenza automatica del principe contraente matrimonio e l’esclusione da qualsiasi titolo e diritto di successione per sé e per la sua discendenza.
    In questo contesto anche i matrimoni dei principi di Casa Savoia avvenivano rigorosamente tra pari: questo uso, vera e propria legge consuetudinaria, era sancito dalle leggi suddette.
    Nulla importava invece se la sposa era parente stretta del regnante, ad esempio cugina prima (nota: sebbene sia oggigiorno assai inconsueto, comunque ho visto che, ancora oggi è possibile contrarre un matrimonio tra cugini sebbene la chiesa cattolica richieda un’apposita dispensa!). Anzi, questi matrimoni d’interesse politico erano quasi sempre voluti proprio per creare alleanze ed espandere l’egemonia di un casato/ducato/regno: era quindi usuale avere sposalizi con una figlia di un sovrano di Francia, Spagna o Austria. Non di rado le consorti erano giovanissime (13-15 anni), date in moglie talvolta ad un sovrano anche molto più anziano. Diverse hanno dato alla luce, fin da giovanissime, un numero impressionante di figli (anche 10/12): la morte per parto non è stata poi rara, così come, un secondo matrimonio del sovrano a breve distanza dal decesso, magari per riuscire ad avere un erede al trono. Sicuramente lo stretto legame genetico tra gli sposi non ha poi certo favorito la robustezza della progenie: diversi sono stati i figli morti a pochi anni o con malattie/difetti fisici. Ad esempio, la scelta di far sposare Elena di Montenegro a Vittorio Emanuele III può essere anche vista come il tentativo di arginare gli effetti delle nozze fra consanguinei che affliggevano grande parte della nobiltà europea dell’epoca, favorendo il diffondersi di difetti genetici e di malattie come l’emofilia. Infatti, Vittorio Emanuele III, figlio di cugini primi (Umberto I e Margherita), non avrebbe potuto generare un erede sano con una sposa troppo vicina a lui per albero genealogico. Grazie al matrimonio con Elena, invece, ebbe come erede Umberto II, niente affatto simile al padre per quanto riguardava sia la salute sia la statura (il padre Vittorio Emanuele III era alto 153 cm).
    Da quanto detto, si comprende bene come la maggior parte di questi matrimoni non siano certo scaturiti dall’amore: spesso i sovrani avevano relazioni extra coniugali che talvolta hanno addirittura portato a matrimoni morganatici (e.g. come nel caso di Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana, meglio nota in piemontese come la Bela Rosin).
  • Le epidemie di peste e di colera non hanno comunque risparmiato neppure alcuni sovrani (e.g. Carlo Emanuele I di Savoia, peste del 1630) , così come altre malattie un tempo letali come il vaiolo ( e.g.  Vittorio Amedeo Filippo a soli 15 anni – figlio primogenito di Vittorio Amedeo II di Savoia; Vittorio Emanuele I di Savoia) e quelle veneree, diffuse anche grazie alla promiscuità presente a corte.
  • Sebbene alcuni duchi/sovrani (Savoia e non solo) avessero doti guerriere e/o sensibilità artistiche non indifferenti, quasi sempre (se non sempre), le loro decisioni sono state principalmente dettate dalla volontà di mantenere e aumentare il proprio potere/prestigio e quello della propria casata. Anche quelle che potrebbero sembrare benemerite decisioni a favore della popolazione suddita (e.g. Statuto Albertino di Carlo Alberto) sono state dettate principalmente per preservare l’ordine pubblico, temendo il peggio in periodi storici in cui rivoluzioni determinavano la fine di poteri forti. Anche le grandi opere architettoniche e artistiche erano dettate soprattutto dalla volontà di rendere il proprio regno più bello agli occhi delle altre potenze, più che per un amore per l’arte di per sè stessa.
  • La religione è stata spesso sfruttata per giustificare il proprio ruolo di regnante e per meglio assoggettare la popolazione, pur nella bigotteria di alcuni regnanti dettata da pregiudizi e paure assai diffuse un tempo a livello di tutti i ceti sociali. La proliferazione di miracoli e supposti voti esauditi, sono stati poi sapientemente utilizzati per accrescere sia la notorietà, prestigio e autorevolezza di membri della famiglia sia quella del loro regno.
  • Diverse mogli hanno dato una loro impronta al regno del marito e talvolta (e.g. le tre madame reali) hanno saputo mantenere il comando e il potere per diversi anni dopo la morte del marito, essendo ancora molto giovane il figlio ereditario del titolo: talvolta si sono dovute opporre a tentativi di parenti, vicini in linea di successione, che ambivano a detenere il titolo (e.g. Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I, una volta vedova ha dovuto fronteggiare le ambizioni dei fratelli minori del marito, il Principe Tommaso e il Cardinal Maurizio). Alcune nobildonne hanno avuto omaggi popolari e addirittura poetici (e.g. regina Margherita, sposa di Umberto I, suo cugino, essendo lei figlia di Ferdinando di Savoia duca di Genova, fratello di Vittorio Emanuele II, padre appunto anche di Umberto I), altre ancora si sono dedicate a opere benefiche (e.g. Elena del Montenegro, moglie di re Vittorio Emanuele III di Savoia – Regina consorte d’Italia fino al 9 maggio 1946 – viene addirittura considerata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica)
  • Le alte cariche ecclesiastiche erano spesso assegnate a cadetti, cioè a figli non primogeniti di regnanti, anche in giovanissima età seppur privi di qualsiasi vocazione. Invece le figlie spesso finivano in conventi se non promesse spose di altri nobili e regnanti.
  • Alcune successioni sono avvenute per abdicazione – alcune delle quali presentano ancora dei lati non chiari – in genere dovute ad eventi storici o a incapacità del reggente: la lotta per il potere ha portato poi addirittura un figlio reggente a imprigionare il proprio padre che aveva abdicato e che si era poi pentito vedendo il figlio regnare in modo contrario alle sue decisioni (e.g. Vittorio Amedeo II fu fatto arrestare dal figlio Carlo Emanuele III: richiuso nel castello di Moncalieri, dove ci restò fino alla morte).
  • Diversi Savoia hanno avuto un numero notevole di secondi nomi, spesso più di cinque (7 Carlo Alberto: Carlo Alberto Emanuele Vittorio Maria Clemente Saverio; 7 Vittorio Emanuele II: Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso; 9 Umberto I: Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio; 12 il Vittorio Emanuele attualmente vivente: Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria)

============================================

_____________

Umberto I Biancamano di Savoia, detto altrimenti dalle Bianche Mani (in francese Humbert I aux Blanches Mains) (970/980 – Hermillon, 1047 o 1048), fu Conte di Moriana tra il 1000 e il 1047. È considerato il capostipite della dinastia dei Savoia.

____________

Amedeo VI di Savoia, soprannominato il Conte Verde (Chambéry, 1334 – Santo Stefano di Campobasso, 1383), fu Conte di Savoia e Conte d’Aosta e Moriana dal 1343 al 1383.
È stato il fondatore della più alta onorificenza sabauda, tra le più prestigiose e antiche al mondo: l’Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Inizialmente era chiamato Ordine del Collare, istituito nel 1364, in occasione di una giostra a ricordo della vittoria su Federico II di Saluzzo: fece realizzare per sé e per altri 14 cavalieri un collare, descritto dalle cronache del tempo come simile a quello dei levrieri. Il suo scopo era di “indurre unione e fraternità tra i potenti sicché si evitassero le guerre private” ed era riservato ai nobili più illustri e fedeli: la regola statutaria prevedeva che tutti gli insigniti fossero considerati pari e si chiamassero tra loro “fratelli”.

L’origine del blu Savoia, colore nazionale italiano, sembra sia legato a Amedeo VI di Savoia. Il 20 giugno 1366, prima di partire per una crociata voluta da papa Urbano V e organizzata per prestare aiuto all’imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, cugino di parte materna del conte sabaudo, Amedeo VI volle che sulla nave ammiraglia della flotta di 17 navi e 2000 uomini, una galea veneziana, sventolasse una bandiera azzurra, accanto allo stendardo rosso-crociato in argento dei Savoia.

__________

Amedeo VII di Savoia detto il Conte Rosso (Castello di Avigliana 1360 – Castello di Ripaglia, 1391) fu conte di Savoia, d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1383 al 1391. Detto conte Rosso a causa del colore dei suoi capelli, mentre secondo altri, si prese a soprannominarlo Conte Rosso poiché nel 1383, impegnato nelle Fiandre in una campagna militare in difesa del duca di Borgogna, alla notizia della nascita del proprio primogenito, abbandonò il lutto per la morte del padre, a favore di abiti rossi per festeggiare.

Immagine che contiene testo, persona, vestito

Descrizione generata automaticamente

__________

Emanuele Filiberto di Savoia, detto Testa ‘d Fer (“Testa di ferro”) in piemontese (Chambéry, 1528  – Torino,  1580), è stato conte di Asti (dal 1538), duca di Savoia, principe di Piemonte, conte d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1553 al 1580, nonché re titolare di Cipro e Gerusalemme.

Era il terzogenito maschio di Carlo II di Savoia e di Beatrice del Portogallo.
Morì di cirrosi epatica, conseguenza diretta dell’abuso di vino in cui era solito indulgere.

Consorte: Margherita di Valois.

Spostò nel 1563 la capitale da Chambery a Torino.
Monumento equestre a Emanuele Filiberto in piazza San Carlo a Torino, opera dello scultore Carlo Marochetti: Caval ëd bronz (cavallo di bronzo) in piazza San Carlo, voluto dal discendente Carlo Alberto.

Immagine che contiene abbigliamento, vestito

Descrizione generata automaticamente


___________

Carlo Emanuele I di Savoia, detto il Grande (Rivoli, 1562 – Savigliano, 1630), fu duca di Savoia dal 1580 al 1630.

Moglie: Caterina Michela di Spagna (1585-1597) da cui ebbe 10 figli (4 maschi e 6 femmine). Carlo Emanuele I suggerì questa unione come un modo per ottenere il sostegno spagnolo per i suoi piani di espansione della Savoia sulla costa dell’allora indebolita Francia.
Era figlia di re Filippo II di Spagna e della sua terza moglie Elisabetta di Valois: rimase orfana di madre ad appena un anno (la madre morì nel 1568 a seguito di complicazioni seguite a un aborto).

Soprannominato dai sudditi Testa di Fuoco, proprio per le manifeste attitudini militari, fu uno dei principi più abili e colti della storia di Casa Savoia. Ebbe come figli il primogenito Vittorio Amedeo (suo successore), Emanuele Filiberto (avviato alla carriera ecclesiastica, a 12 anni entrò nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, in cui divenne priore di Castiglia e León; morì a Palermo durante un’epidemia di peste nel 1624, all’età di 36 anni), Maurizio (nominato da Luigi XIII cardinale protettore di Francia), Tommaso Francesco (principe di Carignano; capostipite del ramo Savoia-Carignano).
A 68 anni, colto da violenta febbre per la peste, muore in Savigliano.
Luogo di sepoltura: Santuario di Vicoforte

Immagine che contiene testo, donna, persona

Descrizione generata automaticamente

[
Maurizio di Savoia (Torino, 1593 – Torino, 1657): avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica per motivi puramente politici, al punto che non prese mai i voti benché venisse nominato cardinale all’età di 13 anni. Fu educato presso la corte spagnola di suo zio Filippo III di Spagna e iniziato alla vita militare con i fratelli in alcune spedizioni nelle Fiandre e a Genova. Nominato da Luigi XIII cardinale protettore di Francia; nel 1611 divenne abate commendatario della Sacra di San Michele – affidamento temporaneo dei redditi di un ente ecclesiastico ad un “commendatario” che non possedeva la carica che comportava il beneficio, ma solo il beneficio stesso: poteva essere un ecclesiastico o anche un laico).

Il suo corpo fu inizialmente sepolto nel Duomo di Torino e, nel 1836, traslato nella Sacra di San Michele insieme a quello di altri illustri membri di Casa Savoia (tra cui il duca bambino Francesco Giacinto) per volontà del re Carlo Alberto di Savoia.

_____

Il principe Tommaso Francesco di Savoia-Carignano (Torino, 1596 – Torino, 1656) ritratto da Antoon van Dyck nel 1634: principe di Carignano; capostipite del ramo Savoia-Carignano. Nel 1620 divenne infatti, per disposizione del padre, Principe di Carignano dando origine alla linea dei Savoia-Carignano, dalla quale discenderanno i futuri Re d’Italia di Casa Savoia.

Tra i figli avuti dalla moglie c’è Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, cui la madre trasmetterà il titolo di Conte di Soissons, che sarà il padre del famoso condottiero Eugenio di Savoia. La continuazione del ramo Savoia-Carignano sarà invece assicurata dal maschio primogenito Emanuele Filiberto.

]
_________

Vittorio Amedeo I di Savoia (Torino, 1587 –Vercelli, 1637) fu duca di Savoia, principe di Piemonte, marchese di Saluzzo e conte d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1630 al 1637. Fu anche re titolare di Cipro e Gerusalemme. Morì per intossicazione alimentare a 50 anni.

Immagine che contiene testo, vestito

Descrizione generata automaticamente

Consorte: Cristina Maria di Francia (figlia del re Enrico IV di Francia e sorella di Luigi XIII; 1a Madama Reale) che sposa nel 1610, quando lei aveva solo 13 anni. Alla morte del marito, il 7 ottobre 1637, divenne reggente in nome prima del figlio Francesco Giacinto e successivamente, deceduto quest’ultimo, dell’altro figlio Carlo Emanuele, che nel 1648 salirà al trono col nome di Carlo Emanuele II di Savoia. In questo periodo dovette fronteggiare sia gli attacchi dei cognati Tommaso Francesco di Savoia, principe di Carignano, che del cardinale Maurizio, entrambi filo-spagnoli, che miravano alla reggenza, sia le mire del cardinale Richelieu, il quale cercava di annettere alla corona di Francia il Ducato di Savoia. Il regno si divise in “madamisti” e “principisti“. Cristina fu costretta a rifugiarsi in Savoia, sotto la protezione francese, per sfuggire ai cognati che occupavano Torino. Successivamente però lo stesso Richelieu fece arrestare il fedele conte d’Agliè, colpevole di opporsi al protettorato francese. Cristina resistette indomitamente, sfruttando abilmente le rivalità tra francesi e spagnoli e la sua origine regale.

Immagine che contiene testo, persona, indossando, vecchio

Descrizione generata automaticamente


_______

Francesco Giacinto di Savoia (Torino, 1632 –Torino 1638) muore a 6 anni colto da un improvviso attacco di febbre, per cui non ebbe mai veramente l’opportunità di regnare: la madre, Maria Cristina di Borbone-Francia, manteneva infatti la reggenza sul Piemonte data la giovane età del duca (quando il padre si spense, Francesco Giacinto aveva solo 5 anni. Avevano già avuto un altro figlio primogenito, Luigi Amedeo di Savoia – 1622-1628 -, che morì anche lui a 6 anni prima della morte del padre).
Dal 1836 la salma è tumulata alla Sacra di San Michele, dove oggi riposa in un sarcofago in pietra al centro del Coro vecchio della Chiesa.

Immagine che contiene testo, persona, interni

Descrizione generata automaticamente

________

Carlo Emanuele II di Savoia (Torino, 1634 – Torino, 1675), detto Carlina (p.zza Carlina è intitolata a lui), fu duca di Savoia, principe di Piemonte, marchese di Saluzzo, conte d’Aosta, conte di Moriana e conte di Nizza dal 1638 al 1675. Si fregiò anche dei titoli di re di Cipro e re di Gerusalemme.

Immagine che contiene cappotto

Descrizione generata automaticamente

Sposa le cugine Francesca d’Orléans (morta senza avere dato figli) e poi Giovanna Battista di Savoia-Nemours che sarà la 2a Madama Reale in quanto mantenne la reggenza dello stato sul giovane principe Vittorio Amedeo II. Il suo desiderio di potere non si fermò al compimento da parte del figlio dell’età stabilita affinché quest’ultimo potesse salire al trono: ella cercò di far sposare al giovane Vittorio Amedeo la cugina Isabella Luisa di Braganza, figlia del re del Portogallo Pietro II e di sua sorella Maria Francesca di Savoia-Nemours, con la speranza di farlo diventare re a Lisbona. Se il figlio si fosse trasferito in terra portoghese, lei avrebbe potuto governare ancora a lungo in Piemonte. Ma Vittorio Amedeo II, intuendo il piano della madre e spinto dai suoi ministri, con una specie di colpo di Stato la dichiarò decaduta e priva di ogni autorità politica e Giovanna dovette piegarsi alla volontà del figlio. Lasciata in disparte dalla politica, Maria Giovanna Battista decise di dedicarsi all’arte: per suo esplicito ordine molte vie di Torino vennero ampliate, furono costruite chiese e, in particolare, fu ammodernato il Palazzo Madama, per opera dello Juvarra.

Morì improvvisamente a 38 anni: oggi la salma è tumulata alla Sacra di San Michele, in un sarcofago in pietra nella navata sinistra della Chiesa.


______

Vittorio Amedeo II di Savoia, (Vittorio Amedeo Francesco di Savoia), detto la Volpe Savoiarda (Torino, 1666 – Moncalieri, 1732), è stato re di Sicilia dal 1713 al 1720, in seguito re di Sardegna; duca di Savoia, marchese di Saluzzo e duca del Monferrato, principe di Piemonte e conte d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1675 al 1720.

Sposa:

Anna Maria di Borbone-Orléans

Anna Canalis di Cumiana

Col suo lungo governo trasformò radicalmente la politica sabauda, fino ad allora influenzata dalle potenze straniere quali Francia o Spagna, rivendicando orgogliosamente l’indipendenza del piccolo stato dalle vicine nazioni (si pensi, ad esempio, all’episodio dell’assedio di Torino 1706).

Lentamente, con il passare degli anni, i trionfi politici e militari avevano infastidito e stancato il re. Non presenziava quasi più alle feste e ai ricevimenti, anzi tendeva ad evitare la vita di corte. Amante della semplicità, l’unico lusso che si concedeva era l’elegantissima parrucca stile Luigi XIV. A peggiorare il suo carattere schivo ed introverso, fu la vera e propria crisi che lo colpì in seguito alla morte per vaiolo del figlio primogenito a soli 15 anni, il prediletto Vittorio Amedeo Filippo. A corte si temette che il re fosse sul punto di impazzire. Verso il 1728 la sua salute peggiorò e decise di abdicare in favore del figlio Carlo Emanuele III di Savoia, pur continuando a controllare gli affari di governo dando consigli perentori e non allontanandosi dalla vita di corte. La ferrea mano del padre pressava non poco Carlo Emanuele III: tra le proibizioni impostegli, il divieto di andare a caccia ogni giorno e di convivere negli stessi appartamenti della moglie. L’abdicazione divenne ufficiale solo nel 1730, quando l’ex re sposò morganaticamente Anna Canalis di Cumiana e si ritirò a vita privata in Savoia. Presto riprese a influenzare il governo del figlio. Sotto l’influenza della seconda moglie, la marchesa di Spigno, Vittorio Amedeo II tentò di riprendersi il trono. Dichiarato nullo il suo atto di abdicazione, dunque, minacciò anche di far intervenire gli imperiali nelle contese con il figlio. Carlo Emanuele si vide dunque obbligato a usare la forza e, con l’approvazione unanime del Consiglio dei Ministri, Vittorio Amedeo II venne arrestato a Moncalieri e imprigionato.

Il 5 febbraio 1731 Vittorio Amedeo II fu colpito da un ictus e la sua salute peggiorò drasticamente fino alla morte a 66 anni.  La salma di Vittorio Amedeo II venne tumulata nella Basilica di Superga, dove tutt’oggi riposa.

Immagine che contiene interni

Descrizione generata automaticamente


__________

Eugenio di Savoia, noto come Principe Eugenio (Parigi,  1663 – Vienna, 1736), cugino di Vittorio Amedeo II, lo aiutò a liberare Torino dall’assedio dei Francesi nel 1706.
È stato un nobile e generale italiano al servizio dell’Esercito del Sacro Romano Impero. Membro di Casa Savoia (era diretto bisnipote del duca Carlo Emanuele I), apparteneva al ramo cadetto dei Savoia-Carignano e, in particolare, alla linea dei Savoia-Soissons. Iniziò la sua carriera al servizio della Francia, passando poi a quello dell’Impero, divenendo ben presto comandante dell’esercito imperiale.

Morì a 57 anni nel sonno, dopo aver passato la giornata in consiglio coi ministri e la serata giocando a carte con la contessa Eleonore Batthyány, figlia del suo vecchio amico consigliere von Strattmann, da cui abitò gli ultimi anni della sua vita. I funerali viennesi, su richiesta della famiglia imperiale asburgica, vennero celebrati con gli onori di stato e la partecipazione di tutte le cancellerie europee, equiparandolo di fatto ai familiari dell’Imperatore.  Carlo VI vi presenziò di persona e definì la sua dipartita una grave perdita per l’Impero. Anche i Savoia, memori del grande aiuto avuto da Eugenio durante l’assedio francese di Torino, tributarono i giusti onori all’illustre membro della loro casata.
l suo corpo fu tumulato nella cattedrale viennese di Santo Stefano, ed il cuore, per volere dei Savoia, nella cripta della Basilica di Superga. Riguardo appunto al cuore, c’è tuttora un mistero, in quanto si ritiene che sia stato riportato a Vienna, o addirittura che non sia mai stato portato via dall’Austria.

Immagine che contiene testo, persona

Descrizione generata automaticamente


_________

Carlo Emanuele III di Savoia, detto il Laborioso e soprannominato dai piemontesi Carlin (Torino,  1701 – Torino, 1773), fu re di Sardegna, duca di Savoia, duca del Monferrato, marchese di Saluzzo, principe di Piemonte, duca d’Aosta e conte della Moriana e di Nizza dal 1730 al 1773.

Sposa:

Salito al trono in conflitto con il padre. Vittorio Amedeo lI aveva abdicato nel 1730 lasciando al figlio la sovranità sul Piemonte. Tuttavia, diede ordini e consigli al figlio, che tuttavia ripristinò balli, feste e lussi presso la corte torinese. Nel 1731, mentre Carlo Emanuele III si trovava a Chambéry, lo coprì d’ingiurie davanti al Consiglio dei ministri, tacciandolo di inettitudine. Vittorio Amedeo decise, quindi, di riprendersi il trono. Tornò in Piemonte e confermò i ministri ma la reazione però non fu quella che lui si aspettava: il figlio informato delle mosse del padre, convocò in seduta straordinaria il Consiglio dei Ministri, che decretò che Vittorio Amedeo II andava arrestato ed imprigionato. Una scorta di soldati venne dunque spedita ad arrestare il vecchio re, che fu chiuso nel castello di Moncalieri, dove restò fino alla morte.

Si circondò di militari a cui conferì le più alte cariche dello Stato. Sotto il suo regno, che durò quasi 43 anni, lo Stato sabaudo continuò a militare al fianco delle grandi potenze nelle guerre di successione polacca ed austriaca, ottenendo considerevoli acquisizioni territoriali, che ne spostarono il confine al Ticino.

Morì a 72 anni e la sua salma fu tumulata nella Cripta Reale della basilica di Superga, dove la sua tomba monumentale, opera dello scultore Ignazio Collino, si trova in posizione opposta a quella del padre.

Immagine che contiene testo, interni

Descrizione generata automaticamente


__________

Vittorio Amedeo III di Savoia (Torino, 1726 –Moncalieri, 1796) fu re di Sardegna, duca di Savoia, principe di Piemonte e conte d’Aosta dal 1773 al 1796. Invasione di Napoleone nel 1798.

Figlio di Carlo Emanuele III e di Polissena d’Assia-Rheinfels-Rotenburg. Sposò nel 1750 Maria Antonietta di Spagna (1729-1785), figlia più giovane di Filippo V di Spagna e Elisabetta Farnese. Da cui ebbe 12 figli.

Salì al trono nel 1773 e, per quanto di spirito conservatore, portò avanti nel suo regno numerose riforme amministrative sino alla dichiarazione di guerra alla Francia rivoluzionaria nel 1792.

Fu il padre degli ultimi tre re di Sardegna del ramo principale dei Savoia (Carlo Emanuele IVVittorio Emanuele I e Carlo Felice): infatti, nel 1831 in mancanza di eredi, i Savoia-Carignano succedettero al ramo principale.

Isolato e condannato da tutti, anche dai suoi più fedeli sostenitori di un tempo, colpito da apoplessia, morì a 70 anni nel 1796 nel castello di Moncalieri. Lasciava un regno allo sfascio economico, con le casse completamente svuotate, mutilato di due province fondamentali – la Savoia e Nizza – e devastato dalle correnti rivoluzionarie. Il suo primogenito Carlo Emanuele, il principe di Piemonte, era debole ed incapace di mantenere la situazione sotto controllo.

Immagine che contiene persona, interni

Descrizione generata automaticamente


________

Carlo Emanuele IV di Savoia, detto l’Esiliato (Torino,  1751 – Roma, 1819), fu re di Sardegna e duca di Savoia dal 1796 al 1802. Nel 1773 il padre salì al trono di Sardegna, e da quel momento iniziò a organizzare il matrimonio di Carlo Emanuele su basi politiche. Abdica in favore del fratello.

Immagine che contiene testo, uomo, persona

Descrizione generata automaticamente

_________

Vittorio Emanuele I di Savoia, detto il Tenacissimo (Torino, 1759 – Moncalieri, 1824), fu re di Sardegna, principe di Piemonte, duca di Savoia e d’Aosta dal 1802 al 1821.

Consorte: Maria Teresa d’Austria-Este.

Dopo la Restaurazione, nel luglio del 1814 torna a Torino, sul modello della Gendarmeria francese costituì a Torino il Corpo dei Carabinieri Reali, da cui deriva la moderna Arma dei Carabinieri, quarta forza armata italiana.

Fa costruire la chiesa della Gran Madre.

Pur avendo 5 figli, il solo maschio – Carlo Emanuele (1796–1799) – morì di vaiolo, per cui il trono passò a suo fratello minore Carlo Felice.

Immagine che contiene persona, vestito

Descrizione generata automaticamente

______

Carlo Felice di Savoia (Torino, 1765 – Torino, 1831) fu re di Sardegna e duca di Savoia dal 1821 alla morte. Era il quinto figlio maschio di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonietta di Spagna. Ebbe come nonni materni Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese.

Consorte: Maria Cristina di Napoli

Nel 1824 acquistò l’abbazia di Altacomba, dove sarà sepolto e dove erano sepolti molti dei suoi antenati e ne curò il progetto di restauro che affidò all’architetto Ernesto Melano.

Sarà sempre lui poi, nello stesso anno, ad acquistare buona parte della collezione che attualmente costituisce il Museo Egizio di Torino, ricevendo i reperti direttamente dal barbaniese Bernardino Drovetti, in quegli anni Console Generale di Francia in Egitto. 

Con Carlo Felice, senza eredi dal proprio matrimonio, si estingue il ramo principale dei Savoia. La corona reale passerà al ramo dei Savoia-Carignano con Carlo Alberto, suo successore. La scelta di Carlo Alberto quale suo successore fu, almeno in un primo momento, una scelta non facile per Carlo Felice, soprattutto perché il cugino si era dimostrato particolarmente incline al liberalismo e ad amicizie filo-carbonare; tuttavia detta successione al ramo dei Savoia-Carignano, oltre a essere un passaggio obbligato, smise di essere motivo di fastidio e dispiacere per il re.

«Politicamente, valeva meno di Carlo Alberto che, pur con tutte le sue ambiguità, la missione italiana della dinastia l’aveva intravista anche se per calcolo o codardia era sempre pronto a tradirla. Ma moralmente era molto al di sopra di lui. Per il trono non brigò mai, ebbe un sacro rispetto del pubblico denaro, non fece mai una promessa che poi non mantenesse e, pur vergognandosene come di debolezze, ebbe le sue generosità.»
(Indro Montanelli, L’Italia giacobina e carbonara, pp. 350-351)

Morì a 66 anni nel Palazzo Chiablese a Torino.

Immagine che contiene pavimento, interni, persona

Descrizione generata automaticamente

__________

Carlo Alberto di Savoia-Carignano (Carlo Alberto Emanuele Vittorio Maria Clemente Saverio di Savoia-Carignano; Torino, 1798 – Oporto, 1849) è stato Re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849.

Durante il periodo napoleonico visse in Francia dove acquisì un’educazione liberale. Come  principe di Carignano nel 1821 diede e poi ritirò l’appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione a suo padre, re di Sardegna Vittorio Emanuele I. Divenne poi conservatore e partecipò alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823. Non destinato al trono, diventò re dello Stato sabaudo nel 1831 alla morte dello zio Carlo Felice che non lasciava eredi.

Concede il 4 marzo 1848 lo Statuto Albertino (p.zza Statuto, piazzetta 4 marzo).

Abdica in favore del figlio primogenito  Vittorio Emanuele II, sperando che possesse ottenere dall’Austria condizioni e clausole più vantaggiose dopo aber subito la sconfitta militare della battaglia di Novara (Prima guerra d’indpendenza).

Muore a 51 anni ad Oporto. Il corpo fu imbalsamato ed esposto nella cattedrale di Oporto. Il 3 settembre giunsero le navi Monzambano e Goito al comando di Eugenio di Savoia, cugino del defunto che salparono la sera stessa per Genova. I funerali, con grande partecipazione di popolo, si svolsero nel Duomo di Torino, celebrante l’arcivescovo di Chambéry Alexis Billiet assistito da cinque vescovi piemontesi. Il giorno dopo la salma venne tumulata solennemente nei sotterranei della Basilica di Superga, dove tuttora riposa.

Consorte: Maria Teresa di Toscana

Immagine che contiene testo, persona, sedile

Descrizione generata automaticamente

_________

Vittorio Emanuele II di Savoia (Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia; Torino, 1820 – Roma, 1878) è stato l’ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d’Italia (dal 1861 al 1878).

Dal 1849 al 1861 fu inoltre duca di Savoiaprincipe di Piemonte e duca di Genova. È ricordato anche con l’appellativo di Re galantuomo, perché dopo la sua ascesa al trono non ritirò lo Statuto Albertino promulgato da suo padre Carlo Alberto.

Coadiuvato dal presidente del Consiglio Camillo Benso, conte di Cavour, portò a compimento il Risorgimento, culminato nella proclamazione del Regno d’Italia.

Per aver realizzato l’Unità d’Italia, viene indicato come Padre della Patria, così come compare nell’iscrizione nel monumento nazionale che da lui prende il nome di Vittoriano, sito a Roma, in piazza Venezia.

Le febbri che portarono alla morte Vittorio Emanuele a 58 anni, erano probabilmente febbri malariche, contratte proprio andando a caccia nelle zone paludose del Lazio. La sua tomba, come Padre della Patria, è nel Pantheon a Roma.

Consorti:

Maria Adelaide d’Austria

Rosa Vercellana (morganatica):  meglio nota in piemontese come la Bela Rosin (Nizza, 1833 – Pisa, 1885), fu dapprima l’amante e in seguito la moglie morganatica del re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia, che le concesse i titoli nobiliari minori di Contessa di Mirafiori (territorio a sud di Torino) e di Fontanafredda (territorio di Serralunga d’Alba). Incontrò per la prima volta Rosa Vercellana di 14 anni nel 1847, quando con la famiglia si trasferì presso il castello di Racconigi, dove il padre dirigeva il presidio militare della tenuta di caccia: il futuro re d’Italia, ancora principe ereditario, aveva 27 anni, era sposato con l’austriaca Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena (Milano, 1822 – Torino, 1855) e aveva già quattro figli.

Vittorio Emanuele II mantenne la propria relazione con Rosa Vercellana per tutta la vita, nonostante le sue altre numerose amanti e avventure, ed ebbe da lei due figli: Vittoria (1848 – 1905) – quando la madre aveva 15 anni e un anno dopo che Vittorio Emanuele l’aveva conosciuta – ed Emanuele (Moncalieri, 1851 – Sommariva Perno, 1894). 

_______

Umberto I di Savoia (Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia; Torino, 1844 – Monza, 1900) è stato Re d’Italia dal 1878 al 1900.

Figlio di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, e di Maria Adelaide d’Austria, regina del Regno di Sardegna, morta nel 1855, il suo regno fu contrassegnato da diversi eventi, che produssero opinioni e sentimenti opposti.

Il monarca viene ricordato positivamente da alcuni per il suo atteggiamento dimostrato nel fronteggiare sciagure come l’epidemia di colera a Napoli del 1884, prodigandosi personalmente nei soccorsi (perciò fu soprannominato “Re Buono”), e per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli, che apportò alcune innovazioni nel codice penale, come l’abolizione della pena di morte.

Da altri fu duramente avversato per il suo rigido conservatorismo e le sue tendenze autoritarie (inaspritesi negli ultimi anni del regno): dagli anarchici, Umberto I ricevette il soprannome di “Re Mitraglia”.

Morì assassinato a Monza, 29 luglio 1900 (56 anni), dopo avere subito altri due attentati precedenti: la salma del defunto re venne tumulata nel Pantheon accanto a quella del padre.

Immagine che contiene testo, persona, vecchio

Descrizione generata automaticamente

Sposò Margherita di Savoia, sua cugina, figlia di Ferdinando di Savoia, secondo figlio di Carlo Alberto e fratello di Vittorio Emanuele II. Margherita essendo la consorte di re Umberto I è stata la prima regina consorte d’Italia (la moglie del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II di SavoiaMaria Adelaide d’Austria, era  infatti morta nel 1855, prima della proclamazione del Regno avvenuta nel 1861).

Morì nella sua villa a Bordighera il 4 gennaio 1926, a 74 anni: la sua tomba è nel Pantheon.

Immagine che contiene testo, persona, ballerino, sport

Descrizione generata automaticamente
Regina Margherita

_______

Ferdinando Maria Alberto Amedeo Filiberto Vincenzo di Savoia-Genova (Firenze, 1822 – Torino, 1855) è stato un nobile e militare italiano, capostipite del ramo cadetto dei Savoia-Genova, figlio secondogenito di Carlo Alberto, fratello di Vittorio Emanuele II e padre di Margherita di Savoia, moglie di Umberto I.

Immagine che contiene testo, edificio, terra, persona

Descrizione generata automaticamente


__________

Vittorio Emanuele III di Savoia (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 1869 – Alessandria d’Egitto, 1947) è stato Re d’Italia (dal 1900 al 1946), Imperatore d’Etiopia (dal 1936 al 1943), Primo Maresciallo dell’Impero (dal 4 aprile 1938) e  Re d’Albania (dal 1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II. Venne soprannominato Re soldato.

Figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, alla nascita ricevette il titolo di Principe di Napoli, nell’evidente intento di sottolineare l’unità nazionale, raggiunta da poco. La notizia dell’assassinio del padre Umberto I di Savoia, ucciso il 29 luglio 1900 a Monza per opera dell’anarchico pratese Gaetano Bresci, giunse a Vittorio Emanuele mentre si trovava in crociera nel Mediterraneo con la moglie Elena del Montenegro: fino ad allora il Principe di Napoli aveva considerato la propria ascesa al trono ancora lontana, data l’età del padre, che al momento del regicidio aveva 56 anni.

Il suo lungo regno (46 anni) vide, oltre alle due guerre mondiali, l’introduzione del suffragio universale maschile (1912) e femminile (1945), delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale (1900 – 1922), la nascita e il crollo dello Stato fascista (1925 – 1943), la composizione della questione romana (1929), il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell’Italia unita e le maggiori conquiste in ambito coloniale (Libia ed Etiopia). Morì poco più di un anno e mezzo dopo la fine del Regno d’Italia.

Immagine che contiene testo, persona, esterni, vecchio

Descrizione generata automaticamente

Sposa Elena del Montenegro (Cettigne, 1873 –Montpellier, 1952), matrimonio d’amore e non di interesse. Regina consorte d’Italia fino al 9 maggio 1946, giorno dell’abdicazione al trono del marito, è considerata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica.

Immagine che contiene testo, esterni

Descrizione generata automaticamente


Studiò medicina e ne ebbe la laurea honoris causa; finanziò opere benefiche. Durante la Prima guerra mondiale Elena fece l’infermiera a tempo pieno e, con l’aiuto della Regina Madre (Margherita), trasformò in ospedali sia il Quirinale sia Villa Margherita; per reperire fondi lei stessa inventò la “fotografia autografata” che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra.

Dopo esilio il 9 maggio del 1946 andò con il re ad Alessandria d’Egitto, ospite di re Farouk I d’Egitto, che ricambiò così l’ospitalità data a suo tempo dal regno italiano a suo nonno, Isma’il Pascià. Durante l’esilio i due coniugi festeggiarono il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Elena rimase col marito in Egitto fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta il 28 dicembre 1947.

Tre anni dopo si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia, a Montpellier, e nel novembre 1952 si sottopose a un difficile intervento chirurgico nella clinica di Saint Cóm, dove morì il 28 novembre. Fu sepolta, com’era suo desiderio, in una comune tomba del cimitero Saint-Lazare a Montpellier. 

Sessantacinque anni dopo la sua morte, il 15 dicembre 2017, la salma della regina Elena è stata rimpatriata da Montpellier e sepolta nel santuario di Vicoforte, nella cappella di San Bernardo (la stessa dov’è sepolto il duca Carlo Emanuele I), dove, due giorni dopo, sono stati tumulati anche i resti del consorte Vittorio Emanuele III, rimpatriato da Alessandria d’Egitto.


_______

Umberto II di Savoia (Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia; Racconigi, 1904 – Ginevra,  1983) è stato Principe di Piemonte dal 1904 al 1946, Luogotenente Generale del Regno d’Italia dal 5 giugno 1944 al 9 maggio 1946 e ultimo Re d’Italia dal 9 maggio al 18 giugno 1946.

Immagine che contiene persona, uomo, parete, abbigliamento

Descrizione generata automaticamente

_________

Vittorio Emanuele di Savoia (Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria; Napoli, 1937) è un membro di casa Savoia e imprenditore italiano naturalizzato svizzero. Figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di Maria José. È sposato con Marina Doria, da cui ha avuto un figlio, Emanuele Filiberto. Dal 1983 è pretendente al trono d’Italia in disputa dal 2006 con la linea dinastica di Aimone di Savoia-Aosta.

Immagine che contiene persona, persone, rosso, gruppo

Descrizione generata automaticamente

Agisce da Capo della Casa dal 1983, anno della morte di Umberto II, ma questo titolo e le prerogative ad esso spettanti (il gran magistero degli ordini dinastici sabaudi e il titolo di duca di Savoia) vennero contestati da Amedeo di Savoia-Aosta. Tale disputa nacque a seguito del matrimonio non autorizzato da Umberto II fra Vittorio Emanuele e Marina Doria, situazione che avrebbe portato, secondo la normativa dinastica di Casa Savoia, lo stesso Vittorio Emanuele e la sua discendenza al di fuori della linea di successione.

________

Emanuele Filiberto di Savoia (Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria; Ginevra, 1972) è un membro della Casa Savoia e personaggio televisivo svizzero con cittadinanza italiana.

Immagine che contiene persona, uomo, tuta, abbigliamento

Descrizione generata automaticamente

__________________________

Amedeo di Savoia-Aosta (Amedeo Umberto Giorgio Paolo Costantino Elena Fiorenzo Maria; Firenze, 1943 – Arezzo,  2021) è stato un membro di Casa Savoia e imprenditore italiano, fu pretendente al trono d’Italia (contestato da Vittorio Emanuele di Savoia). Era conosciuto anche con i titoli di cortesia di duca d’Aosta, principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera e conte di Ponderano. Era figlio di Aimone di Savoia (il quale aveva avuto come bisnonno il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II), per un breve periodo re di Croazia, che rinunciò al titolo pochi giorni dopo la nascita di Amedeo.

Nel 2006 Amedeo rivendicò per sé il titolo di duca di Savoia e il ruolo di Capo della Real Casa, in disputa con Vittorio Emanuele di Savoia. Come discendente del re di Spagna Amedeo I, era 41º in linea di successione al trono spagnolo.

Immagine che contiene persona, uomo

Descrizione generata automaticamente


________

Aimone di Savoia-Aosta (Aimone Umberto Emanuele Filiberto Luigi Amedeo Elena Maria Fiorenzo di Savoia-Aosta; Firenze, 1967) è un membro di Casa Savoia e un dirigente d’azienda italiano. Per anni direttore generale Pirelli. Dal 2017 è presidente del consiglio imprenditoriale italiano, organo di raccordo delle realtà associative imprenditoriali italiane operanti nella Federazione Russa. Da novembre 2019 è ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Federazione Russa. (Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, comunemente abbreviato in Sovrano Militare Ordine di Malta ), Ordine Gerosolimitano, o anche semplicemente Ordine di Malta, è un ordine religioso cavalleresco canonicamente dipendente dalla Santa Sede, con finalità assistenziali. Il Sovrano Militare Ordine di Malta è un Ordine religioso laicale cattolico che gode ipso iure di personalità giuridica pubblica nella Chiesa,). Il 24 novembre 2020 l’ambasciatore Aimone di Savoia Aosta ha presentato le credenziali quale rappresentante dell’Ordine di Malta presso la Federazione Russa sostituendo il diplomatico Gianfranco Facco-Bonetti.

Il ruolo della missione diplomatica dell’Ordine in Russia consiste nella promozione dei rapporti fra Cristianità orientale e Chiesa cattolica, nel sostegno alle opere caritative verso i bisognosi e nella promozione di iniziative culturali, ruolo per il quale l’Ordine è fortemente apprezzato dalle autorità civili ed ecclesiali russe. Nel 2020 l’ambasciatore Savoia-Aosta ha incontrato i rappresentati della Chiesa ortodossa al fine di mantenere alto il livello di cooperazione tra l’Ordine e la Chiesa russa.

Esponente del ramo cadetto Savoia-Aosta, dopo la morte di suo padre Amedeo di Savoia-Aosta, avvenuta il 1º giugno 2021, Aimone è divenuto il nuovo Capo di Casa Savoia, in disputa dal 2006 con la linea dinastica del suo lontano cugino Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di re Umberto II.

Immagine che contiene persona, uomo, tuta, abbigliamento

Descrizione generata automaticamente

======================

Libri:

Pubblicato in Arte e Bellezza, Pensieri&Parole, Torino e dintorni | Lascia un commento

WordPress: come incorporare un’immagine da un sito esterno, in modo che possa poi essere dimensionata opportunamente

Talvolta può essere utile incorporare un’immagine presente in un sito esterno al nostro: ovviamente questo collegamento può nel tempo non essere più valido, qualora venga modificata la sua URL o addirittura venga non più reso disponibile su Internet: perciò quell’immagine potrebbe non più comparire nel nostro post! Se non si vuole correre questo rischio ovviamente conviene salvare localmente l’immagine (right click sull’immagine e poi Salva immagine con nome) per poi caricarla nel nostro post. Tuttavia questo non solo occupa della memoria che abbiamo a disposizione su WordPress (che non è moltissima!). In particolare per vedere quanta memoria uno ha usato nel proprio sito/blog WordPress e quanta ne ha ancora a disposizione con il proprio piano di abbonamento, si può operare come descritto in questo altro post.

Indicazione di quanta memoria uno ha ancora a disposizione con il proprio piano su WordPress

Inoltre, su certi siti importanti (e.g. Wikipedia) difficilmente delle pagine vengono cancellate e molto probabilmente anche le immagini mostrate non verranno cancellate/modificate.

Tuttavia, se uno incorpora semplicemente un’immagine dopo avere copiato la sua URL(right click sull’immagine e poi Copia collegamento immagine), questa non risulta dimensionabile nella propria pagina e questo può non essere opportuno:

Copiare il collegamento dell’immagine presente in un sito: right click sull’immagine e poi Copia collegamento immagine

Se si incorpora semplicemente l’immagine, questa non risulta dimensionabile nel nostro sito

Se si desidera invece inserirla per poi poteva eventualmente dimensionare in dimensioni, sui deve operare diversamente come segue, cioè inserendo una immagine indicandone la URL esterna. A questo punto sul contorno dell’immagine inserita compare un pallino che consente, trascinandolo di modificare le dimensioni o si può anche agire sulle proprietà del blocco operando nel la sezione a destra, ad esempio impostandone una percentuale (e.g. 50%):

Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

WordPress: come applicare una colorazione a una frase e/o a delle singole parole di un testo

Talvolta può essere conveniente applicare una colorazione, diversa da quella nera di default, a una frase o anche solo a qualche parola. In questo post mostro come questo può essere fatto editando un post su WordPress, sebbene non sia del tutto intuitivo trovare le opzioni da scegliere.

Per rendere colorato (e.g. rosso) il testo di tutta una frase, è sufficiente selezionare il/i paragrafo/i di cui si desidera cambiare il colore, andare poi nella andare nelle Impostazioni, sezione presente nella sezione a destra della pagina, impostare che si vuole cambiare il colore del Testo (o in alternativa il suo Sfondo), cliccare nel rettangolo quadrettato che comparirà per far aprire un’ulteriore finestra che consente la scelta del colore desiderato, spostando opportunamente il cerchio per meglio definirlo, dopo avere selezionato la tonalità voluta: questo può essere impostato anche tramite le barre scorrevoli presenti in basso in quella medesima finestra:

Per rendere colorato (e.g. rosso) solo qualche parola specifica, è sufficiente selezionare la/e parola/e e selezionare la scelta Evidenzia presente tra le opzioni che compaiono premendo la freccia verso il basso della barra sovrimpressa: la scelta di chiamare Evidenzia quella opzione certo non aiuta a comprenderne il significato! La selezione del colore specifico da applicare deve venir fatta con una modalità analoga a quanto visto precedentemente: scelta della colorazione da barra arcobaleno, definizione della intensità spostando il cerchietto nel quadrato colorato, modifica eventuale del codice colore scrivendolo esplicitamente nell’apposito campo # (e.g. # F20808) [nota: per vedere quel campo, a seconda della definizione dello schermo, può essere necessario scorrere verso il basso in quella finestra di popup relativa alla scelta del colore).

Purtroppo, sebbene esistano 5 pallini con alcuni colori predefiniti applicabili immediatamente, non ho trovato il modo per cambiare quelle colorazioni di default con altre scelte specificatamente, per cui se si desidera applicare la medesima colorazione a più parole, mi sembra che l’unico modo di procedere risulti copiare il codice colore e poi reinserirlo ogni volta per ciascuna parola/frase che si desidera rendere colorata 😦

Pubblicato in Review e test, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Per vecchi numeri acquistati della rivista TorinoStoria, come ottenere la gallery fotografica allegata a un articolo, qualora non risultasse più presente e accessibile online

Iniziamo con il dire che TorinoStoria è una bellissima rivista mensile che, in modo divulgativo e accattivante pur mantenendo un rigore storico, mensilmente pubblica articoli su Torino, i suoi monumenti e la sua lunga storia.

Oltre al numero del mese corrente, disponibile anche in edicola, è possibile da loro sito effettuare l’acquisto di numeri precedenti (in formato cartaceo o anche solo in digitale, assai più conveniente e reso subito disponibile).
Se uno è interessato quindi a un tema/edificio specifico, può quindi essere conveniente ricercarlo nel catalogo generale di tutti gli articoli fino a oggi pubblicati, che si può scaricare gratuitamente e risulta sempre aggiornato con gli articoli dell’ultimo numero della rivista: Torino Storia Indice Generale.

Nella sezione bookshop, si possono poi trovare non solo i singoli numeri arretrati, ma anche alcuni monotematici (e.g. Torino Storia Barocco, Medioevo, Avanti Cristo) o speciali (e.g. Torino Sparita, Mappe, carte e cartine)… oltre ad alcune mini guide a cui, volendo, sono associati anche dei tour!

Tutto ciò che uno ha acquistato online, risulta sempre disponibile al download anche successivamente e ovunque, autenticandosi nel loro sito… questo è un gran vantaggio! Basta infatti andare (dalla finestra che compare posizionando il mouse sul proprio nome che compare in alto a destra una volta che uno si è autenticato) su Il mio account -> Download per ritrovarsi nella pagina con l’elenco di tutte le riviste acquistate online e in Abbonamenti, relativamente ai numeri in abbonamento per sempre scaricabili:

Comunque, anche non si desidera acquistare nulla, sul quel sito si possono trovare e leggere gratuitamente molteplici articoli (suddivisi per periodo storico: antichità, medioevo, età barocca, ottocento, novecento) che erano apparsi in alcuni numeri trascorsi, seppur qui pubblicati non interamente (ciascuno fornisce comunque il link al numero che lo contiene integralmente, qualora uno poi sia interessato ad approfondire ulteriormente). Si noti che sono anche presenti spesso altri file scaricabili gratuitamente, come ad esempio, attualmente, quello dedicato alla mappa delle luci d’artista a Torino (edizione 2022/2023).

Per molte ragioni, quindi, il loro sito è sicuramente da visitare, se ti interessa conoscere Torino, i suoi monumenti e la sua storia!

La settimana scorsa, stavo cercando informazioni su Internet, relativamente al Palazzo Civico, dal momento che mi sono proposto come guida volontaria per far visitare quel monumento e le sue sale istituzionali a chi lo richiede (e.g. cittadini, turisti, classi di scuole): vedi qui per maggiori dettagli su come prenotare una visita gratuita.
Ho visto, in quella mia ricerca, che c’era stato su TorinoStoria un articolo proprio dedicato a quel Palazzo, pubblicato in un numero che mi ero perso della rivista (ottobre 2021, in occasione delle elezioni municipali). Sebbene parte dell’articolo fosse reso disponibile anche online, con soli 3€ ho acquistato l’intero numero in digitale, avendolo così in forma integrale sul mio PC nel giro di pochi minuti (nella versione sia a singola sia a doppia pagina, sicuramente più consona, consentendo quest’ultima di non spezzare le immagini!).

A ciascuna rivista è associata poi una gallery con anche altre foto rispetto a quelle pubblicate negli articoli (anche se, viceversa, non tutte quelle pubblicate sono presenti nella medesima)!

Essendo anche interessato alle fotografie, soprattutto a quelle di posti che non risultano visitabili al pubblico, magari da far vedere ai visitatori del Palazzo, sono andato a cercare la gallery che era stata associata a quell’articolo. Ero interessato soprattutto alle foto di parti del Palazzo Civico che non risultano normalmente visibili al pubblico e che erano state fatte visitare eccezionalmente ai giornalisti/fotografi della rivista (e.g. la Sala dell’Orologio, le antiche casseforti della Tesoreria municipale, il caveau utilizzato fino a pochi anni fa dalla filiale della Banca Crt interna al Palazzo).

Purtroppo, sia nella sezione delle foto/video gallery sia nel suo archivio fotografico non erano più presenti le foto relative a quel vecchio numero della rivista:

Ho scritto quindi, tramite la chat Messenger abbinata al loro sito Facebook e, insperabilmente, ho ricevuto una risposta nel giro di poche ore. Mi hanno confermato che non tutte le gallery fotografiche associate ai vecchi numeri della rivista sono ancora online (probabilmente lo sono solo quelle relative agli ultimi numeri). Comunque, gentilmente e nel giro di meno di un giorno, mi hanno inviato la cartella delle foto relative a quell’articolo della rivista, dimostrando (ovviamente) che l’avevo acquistata online! Davvero gentili ed efficienti!

Quindi, se anche tu hai la medesima mia esigenza, relativamente a un qualsiasi vecchio numero acquistato, puoi anche tu effettuare la richiesta tramite il programma di messaggistica Messenger associato al loro sito Facebook o inviando la richiesta tramite la loro email.

Pubblicato in Arte e Bellezza, Review e test, Torino e dintorni | Lascia un commento

Come impostare una stampante Brother in modo che continui a stampare anche se il toner è quasi esaurito e quindi la qualità di stampa non risulta più ottimale (per cui, di default, smetterebbe di stampare)

Da tempo ho l’ottima stampante laser bianco/nero Brother HLL2375DW che ha una velocità di stampa notevole (34 ppm) e consente la stampa fronte/retro automatica, direi essenziale per risparmiare carta e tempo! Inoltre consente un collegamento sia tramite cavo Ethernet sia via Wi-Fi (sebbene ne esista una versione, poco più economica, che consente solo una connessione via Wi-Fi: Brother HLL2350DW).

La qualità di stampa è ottima e le cartucce di toner sono economiche soprattutto se si opta non per le originali ma per altre compatibili: io ho provato diverse marche pilotando la mia scelta sul prezzo/offerta in corso e mi sono sempre trovato sufficientemente bene (e.g. CSSTAR, MYCARTRIDGE, FITU WORK, ZIPRINT). Spesso può convenire optare per confezioni con 2 toner in quanto più economiche… oltre a dare la sicurezza di non rimanere mai senza toner!

In questo post mostro come impostare la stampante in modo che non interrompa di stampare quando giudica che la sua qualità di stampa non è più ottima: infatti, in genere per un uso casalingo anche un toner in esaurimento riesce ancora a stampare diverse pagine, sebbene forse non alla massima qualità (d’altra parte, almeno per un bel po’ di stampe, difficilmente uno nota la diminuzione della qualità di stampa!). Infatti per default la stampante è impostata per “rifiutarsi” di stampare qualora, appunto, la qualità di stampa non sia ottima e si rischia quindi di non riuscire a stampare nulla, anche quando sarebbe più che accettabile per noi una qualità inferiore (i.e. stampa leggermente più chiara).
Ovviamente la stampante già tempo, prima di non consentire più alcuna stampa, aveva inviato segnalazioni che il toner era in esaurimento, segnalazioni tuttavia spesso non sono tenute troppo in conto dell’utilizzatore che non provvede per tempo ad acquistare una nuova cartuccia rischiando così da un momento all’altro di non poter più stampare nulla, neppure a una qualità (leggermente) inferiore!

Innanzitutto, se non lo si è ancora fatto è necessario installare il pacchetto completo di SW e driver forniti dalla Brother e scaricabili dal loro sito in questa pagina. Questo pacchetto mette a disposizione in particola due SW che si trovano elencati tra le applicazioni all’interno di una cartella Brother:

Lanciando l’app Brother iPrint&Scan si apre la seguente finestra che consente (operando come indicato) di arrivare a un link che permette di lanciare sul browser un sito locale presente sulla stampante stessa e da cui è possibile modificarne le impostazioni:

Da quel sito aperto in automatico sul proprio browser di default, andando nella sezione Sostituzione toner, si può impostare l’opzione Continua (alternativa a quella Interrompi di default) e quindi premere Invia per inviare alla stampante questa scelta:

Se uno aveva mandato in stampa un documento e la stampante si era interrotta a un certo punto della sua stampa, indicando che il toner era insufficiente, riprenderà subito a stampare da dove si era interrotta! 🙂

NOTA BENE: tutte le volte che si sostituisce il toner, è necessario reimpostare tale parametro in quanto di default questa impostazione viene resettata per cui ci si ritrova: Sostituire toner => Interrompi che deve nuovamente essere impostato invece a Continua.

______
P.S.
Ho cercato di effettuare la medesima impostazione con una stampante identica ma collegata via USB e non via rete (e.g. nel mio caso WiFi seppure abbia anche la possibilità di collegamento via cavo Ethernet), ma pur aggiornando il firmware della stampante (vedi nel seguito il link ai SW associati al dispositivo) il link Tutte le impostazioni (indicato in rosso con 3 nelle figure precedenti) mi apriva nel browser una pagina (e.g. http://192.168.1.15/general/status.html) che non presentava tutti le voci di menù visualizzate nella mia e in particolare non risultava presente l’ultima voce relativa a Sostituire toner (e.g. http://192.168.1.15/general/replacetoner.html). Forse che si tratti solo di una peculiarità presente se la stampante +è collegata via rete o forse che non abbia aggiornato il suo firmware proprio all’ultima versione (sebbene questa ultima ipotesi mi sembra strana, avendo utilizzato gli stessi link di aggiornamento SW già trovati a suo tempo per aggiornare la mia stampante, i medesimi che ho inserito in questo post!)🤔
______

Consiglio inoltre di lanciare ogni tanto anche l’altra applicazione che il pacchetto installa (i.e. Brother Utilities) in modo da verificare la presenza di aggiornamenti del SW e del firmware della stampante stessa e quindi eventualmente scaricarli e installarli:

Si noti che quando si effettua un aggiornamento del firmware della stampante (magari in automatico se lo si è impostato) può essere necessario modificare nuovamente quella impostazione di default che consente di continuare a stampare anche se con qualità inferiore quando il toner non consente più una stampa ottimale.

__________

Se poi non riesci a stampare fronte/retro sebbene il tuo modello supporti tale funzione, sicuramente ti sei sbagliato a scegliere il modello (come è inizialmente successo a me!) scaricando il SW e in particolare il suo driver. Andando nelle sue proprietà infatti è possibile solo impostare pagine multiple fronte /retro con inserimento manuale… essendo il modello Brother HL-2290 (relativo a quel driver) solo in grado di supportare tale modalità:

Conviene quindi andare nuovamente nel sito Brother nella sezione dove si scaricano i SW e scegliere questa volta il modello giusto: conviene disinstallare prima il driver precedentemene installato (relativo a un modello differente) e solo successivamente installare quello corretto, relativo proprio a quella propria stampante.

Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Scadenza saldo IMU il 31 dicembre 2022: come calcolare l’importo dovuto e pagarlo

Innanzitutto ho visto che la scadenza del 16/12/2022 è stata spostata a fine mese 🙂

Il post sarà breve in quanto per il calcolo del saldo da pagare e avere il relativo modulo F24 propriamente compilato, si può procedere come ho già indicato in precedenti post (e.g. Scadenza acconto IMU il 16 giugno 2022: come calcolare l’importo dovuto e pagarlo).

Il link rimane il medesimo (calcolo IMU on line) così come l’inserimento dei dati degli immobili o meglio ancora la modalità di recupero eventuale dei dati degli immobili già precedentemente inseriti e salvati localmente sul proprio PC (con estensione .iuc). Se ci sono state variazioni, si possono togliere/inserire immobili i quella lista dopo averla caricata: ovviamente converrà in questo caso salvare nuovamente il tutto localmente in un nuovo file .iuc che contempli quelle nuove modifiche, in modo tale da poter caricare quello la prossima volta!

Pubblicato in Giustizia, burocrazia e malcostume, Review e test, Tecnologia | Lascia un commento

Come autenticarsi con il proprio account Facebook su un nuovo smartphone se non ti ricordi la password… e le e-mail di recupero che avevi impostato non sono più esistenti!

Talvolta succede, se si è sbadati, di non solo non ricordarsi o aver segnato da qualche parte le credenziali di accesso a un sito, ma anche di non avere aggiornato nel tempo i dati che consentirebbero a un recupero di quelle credenziali generalmente effettuato tramite e-mail. Infatti, non è inusuale che uno abbia dismesso nel tempo delle proprie iscrizioni a servizi di e-mail (e.g. infinity, yahoo o uno aziendale e si è andati in pensione o si è cambiato lavoro!) a favore di altri più consoni alle proprie aspettative, ma abbia lasciato, in qualche app/servizio, una di quelle come e-mail nel nostro profilo (e.g. quello di Facebook), utile anche al recupero delle credenziali qualora non ce le ricordassimo.

Per fortuna spesso l’accesso al sito permane su qualche dispositivo (e.g. vecchio smartphone, PC) in quanto memorizzato, per cui da quello si può procedere a modificare l’e-mail di recupero: tuttavia, non sempre è troppo agevole trovare la sezione in cui andare a modificare la propria informazione di profilo utente! Questo è il caso di Facebook dove non è proprio immediata ed evidente la procedura da effettuare.

Con questo post fornisco quindi informazioni utili a una nipote sbadata che ha invocato il mio aiuto, … ma penso possa servire anche ad altri!🙄😁

Nel seguito inserisco quindi gli screenshot passo-passo per tutta la procedura, inizialmente utilizzando la versione web di Facebook da un qualsiasi browser, ad esempio qualora le proprie credenziali risultino ancora memorizzate da qualche browser sul proprio PC e quindi da quello uno riesca ancora ad accederci pur non ricordandocele:

Purtroppo, come troppo spesso accade, se uno opera dall’app Facebook su smartphone (e non su un browser generico, su PC o smartphone che sia) l’interfaccia utente risulta assai diversa, per cui nel seguito mostro passo-passo gli screenshot per eseguire la procedura di cambio e-mail, impostandola come quella principale (utile anche per un recupero delle credenziali), qualora le proprie credenziali risultino ancora memorizzate sul vecchio smartphone/tablet che le inserisce automaticamente (pur noi non ricordandocele!) permettendoci ancora di accederci all’app:

Per altre informazioni sul recupero credenziali, una volta impostata la giusta e-mail attuale da confermare, puoi vedere anche il post Come recuperare account Facebook.

Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Tramite il sito della banca, impossibile pagare l’F24 per le tasse TEFA e 3944 (rifiuti) inserendo le informazioni così come indicate nel modulo fornito dal sito della SORIS: come risolvere

Avendola attivata nel sito della Soris, mi è arrivata la scorsa settimana via e-mail la notifica che erano presenti nuovi documenti nel mio “estratto conto”… insomma, che c’era qualcosa da pagare in particolare veniva indicata la causale TARI SALDO ABITAZIONI: oramai dal 2021 quella tassa viene indicata con il codice tributo 3944 ed è stata disgiunta dal tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente, indicato non con un numero ma con l’acronimo TEFA… Il perché si usi per una un codice e per l’altra l’acronimo, almeno per me resta un mistero!

A marzo di quest’anno avevo già scritto il post Come conoscere dal sito della SORIS l’acconto TARI + TEFA da pagare: un altro anno è passato, ma anche nel 2022 ti devi impegnare un bel po’ per riuscirci… se non leggi questo post! 😉 in cui lamentavo la non agevole visualizzazione del modulo con l’importo dovuto e mostravo passo-passo come arrivare a quell’obbiettivo. Devo dire che ora, forse perché oramai mi sono abituato o qualcosa è cambiato nella procedura rendendola più immediata, non ho dovuto faticare a scaricare il modulo F24 reso disponibile nell’area personale apposita del sito della Soris, raggiunto premendo il link presente nella loro email:

In compenso ho avuto diversi problemi a effettuarne il pagamento, almeno tramite la banca ING Direct! Infatti, riportando esattamente tutti i campi presenti nel modulo F24 così come scaricato dal sito della Soris, all’atto del pagamento veniva notificato dal sito della banca l’errore “Riferimento tributo non valido,Riferimento tributo non valido“.

Essendo quella indicazione di errore “Riferimento tributo non valido” ripetuta due volte, mi sembrava stese a indicare che entrambi i codici tributi inseriti (3944 e TEFA) risultassero errati.! Inutile fare inserire quei codici dal sito stesso, ricercandoli nell’apposita finestra di popup di ricerca tributo…

Ho telefonato anche al servizio clienti di quella banca (ING Direct) per segnalare l’anomalia e il consulente mi ha risposto che già altri clienti avevano segnalato il problema e che era stato già riportato il tutto a chi di dovere.: consigliava di ritelefonare loro dopo qualche giorno se il problema continuasse a ripresentarsi. Insomma, nulla di fatto.

Oggi dovevo pagare la medesima tassa per un’anziana signora tramite il sito della sua banca (BNL) con il modulo F24 cartaceo che le era arrivato per posta ordinaria e già mi aspettavo di riscontrare un problema analogo. Invece tutto liscio, ma noto che in quel suo modulo F24 cartaceo oltre ai dati relativi a codice tributo, codice ente, anno di riferimento, importi a debito versati, era valorizzata per entrambi i tributi anche la colonna relativa a rateazione/mese rif. (i.e. 0101).

Ho provato nuovamente a pagare il mio tributo con la mia banca riportando unicamente i dati che erano valorizzati nell’F24 così come scaricato dal sito Soris e mi ha fornito il medesimo errore; ho provato quindi a valorizzare anche quella colonna analogamente a quanto visto nell’altro F24 e… magicamente il pagamento è stato accettato!

Insomma, non si trattava di un errore nel riferimento codice tributo, come riportato dal sito della banca, bensì nella mancanza di valorizzazione di quella colonna sebbene non fosse valorizzata nel modulo F24 scaricato dal sito Soris stesso!!

Spero che questa indicazione risparmi tempo a qualcuno di voi che si trovi nella medesima situazione 🙂

Pubblicato in Giustizia, burocrazia e malcostume | 1 commento

Come esportare gli eventi presenti in un calendario di un vecchio smartphone, in modo da poterli avere su un nuovo smartphone

Il problema non sussiste se si è usato un calendario salvato su un cloud accessibile tramite delle proprie credenziali (e.g. Google Calendar, Microsoft Outlook): basta configurare il nuovo smartphone per accedere al calendario presente online.

Tuttavia, talvolta cambiando smartphone ci si trova ad avere il problema di riportare nel nuovo dispositivo i dati inseriti in un’app di calendario specifica del produttore di quello vecchio, magari diverso da quello nuovo.
Ad esempio, se uno ha un telefonino Huawei esiste un’app Calendario specifica di quel produttore che, per default, memorizza gli eventi creati nel telefono stesso (cioè solo localmente, a meno che uno non si sia connesso al Cloud del produttore con un proprio account specifico – cosa non obbligatoria e per questo generalmente non fatta – e abbia richiesto la sincronizzazione del salvataggio di quei dati, oltre ad altri quali le foto o le impostazioni del telefono in generale). Ovviamente quell’app, come in genere quelle di tutti i costruttori, consentono anche di collegarsi anche ad altri calendari online, in particolare quello di Google che sicuramente è uno dei più usati e versatili, accessibile da più più piattaforme (e.g. Smartphone, PC).

In generale, quindi, anche qualora uno decida di utilizzare l’app Calendario specifica del produttore del telefono conviene tuttavia agganciarsi a un calendario online. In tale modo i dati sono sempre in salvo, accessibili ovunque da qualsiasi dispositivo (anche tramite un qualsiasi browser) e non nasce alcun problema di visualizzare gli eventi programmati anche da un nuovo smartphone appena acquistato. Basta, ad esempio, inserire le proprie credenziali Google, richieste obbligatoriamente durante il processo d’inizializzazione dello smartphone e quindi utilizzare qualsivoglia app che fornisca la interfaccia utente per poter gestire un calendario, agganciandosi al backend di quello di Google (i.e. andando nella sezione di configurazione di quell’app e impostando il collegamento con il Calendario di Google, indicando le proprie credenziali Google). Analogamente se si accede al calendario di outlook, solo che ovviamante in questo caso si dovrà impostare il client di Calendario n modo da accederci con le proprie credenziali Microsoft. Consiglio quindi di non d’inserire eventi in una modalità proprietaria o, ancora peggio, salvando il tutto solo localmente. Molto meglio affidarsi a un servizio Cloud che garantisca sia la garanzia di non perdere quei dati sia l’accesso a essi da più piattaforme, anche se poi uno non usa l’app Calendario di Google che ragionevolmente può non piacere per cui uno preferisce usarne un’altra: personalmente non trovo che quell’app abbia la migliore interfaccia utente possibile e trovo assai migliore quella dell’app Calendario di Samsung o quella di Outlook. Entrambe consentono, ad esempio, di modificare la durata di ciascun evento anche graficamente senza richiedere di andare necessariamente nella pagina relativa al suo dettaglio come invece impone l’interfaccia proposta dall’app di Google.

Tuttavia, può succedere che uno non abbia fatto la scelta migliore che ho precedentemente indicato e abbia quindi nel vecchio telefonino salvato gli eventi solo localmente con un’app proprietaria, senza salvarli su in rete su un Cloud.
In questo caso per poter riavere il tutto sul nuovo cellulare (soprattutto quando è di altra marca e quindi venga prevista qualche specifica funzione che agevoli la migrazione su un nuovo modello) si può procedere esportando i dati del calendario per poi importarli su uno nuovo, convenientemente uno online (e.g. Google Calendar, Microsoft Outlook).
Se l’app Calendari sul vecchio telefono non prevede, tra le sue funzioni, la possibilità di esportazione in un formato compatibile (e.g. .ics), si può installare un’app specifica che sia in grado di farlo: ad esempio, io ho utilizzato l’app gratuita Calendar Import – Export (ics).
Basta installare e lanciare quell’app, selezionare Export e scegliere il nome con cui si desidera salvare quel file che conterrà tutti gli eventi programmati. Mi raccomando d’impostare un nomefile univoco (e.g. MioCalendario) in modo tale che si riesca facilmente a ricercare nella memoria dello smartphone. Infatti, non è immediato sapere dove quel file venga salvato da quell’app e io, senza perdere tempo, ho semplicemente aperto una qualsiasi app che consenta di esplorare il file system (quello proprietario preinstallato sul telefonino o qualsiasi altro quale, ad esempio, File Manager) e poi ho effettuato la ricerca di quel file indicandone il nome (e.g. Mio Calendario). Una volta trovato, l’ho selezionato e ho richiesto l’opzione di condivisione (e.g. tramite email o WhatsApp). In questo modo ho potuto avere quel file con estensione .ics sul mio PC (i.e. leggendo l’email e salvandone l’allegato o salvando il messaggio arrivato con WhatsApp Web o oon l’app WhatApp su PC). Infine, ho importato quei dati nel mio calendario Google accendendo a questa sua pagina d’importazione con il mio account Google, ovviamente poi scegliendo (tramite Seleziona il file dal computer) quel file (precedentemente creato e scaricato su quel mio PC) e premendo quindi il tasto Importa:

Importazione eventi (da file .ics) su Google Calendar

Analogamente avrei potuto importarlo nel mio calendario Outlook:

Importazione eventi (da file .ics) su Outlook Calendar
Pubblicato in Review e test, Smartphone OS, Tecnologia, Windows | Lascia un commento

Appunti di teoria musicale (2)

Questo post prosegue la tematica iniziata in Appunti di teoria musicale (1) dal momento che i contenuti iniziavano a diventare troppo grandi per essere contenuti in un singolo post!

Ovviamente anche questo è un post in divenire, in quanto lo completerò man mano con i successivi appunti presi durante il secondo anno del percorso formativo del Centro Formazione Musicale (CFM) che comprende anche un corso di teorico di teoria musicale.

Anche questo post, come il precedente sull’ardomento, non intende essere né esaustivo né punto di riferimento: potrei anche avere capito non tutto correttamente e quindi contenere errori! Anzi… se trovate errori o imprecisioni fatemelo sapere (personalmente o nei commenti) che effettuo la dovuta correzione!! 🙄

Puoi scaricare il file Word di buona parte del contenuto del primo post (e prima parte di questo) tramite questo link: nel tempo conterrà anche i contenuti completi di questo post e di altri successivi sul medesimo argomento.

_________________________

INDICE

Oltre al post Appunti di teoria musicale (1) che contiene la prima parte di teoria musicale, ne esiste anche un altro in cui puoi trovare le seguenti risorse:

____________
Accordo

In musica l’accordo è una combinazione verticale di suoni, cioè un insieme di note (che generalmente vengono suonate contemporaneamente se non arpeggiate) indifferentemente dal loro numero: per avere un accordo musicale servono almeno tre suoni in quanto la sovrapposizione di due soli suoni forma un accordo incompleto, detto bicordo. Allo stato fondamentale, nella maggior parte della musica occidentale, gli accordi sono costruiti a partire da intervalli consecutivi di una terza (e.g. sono sovrapposizioni di IIIe, cioè ogni nota di un accordo è alla distanza di un intervallo di IIIa da quella precedente/seguente). La forma più caratteristica e diffusa degli accordi è l’armonizzazione a 3 voci, detta triade o accordo perfetto

Nascono dalle scale maggiori (o minori) costruendole per salti di terza, cioè prendendo il , III° e grado della scala maggiore (o minore) che nasce dalla tonica (e.g. accordo di DO maggiore è formato da DO+MI+SOL). In genere la nota più bassa – cioè la prima che troviamo analizzando l’accordo dal basso verso l’alto – è quella che dà il nome all’accordo, cioè la tonica dell’accordo. Si noti che, essendo costruite le triadi per salti di terza, le tre note sono tutte o sulle righe o sugli spazi del pentagramma.

In generale un accordo maggiore è formato dalla tonica (nota che da il nome all’accordo) più la IIIa maggiore e poi la Va giusta (e.g. DO MI SOL e si sigla semplicemente accordo DO / C).
Se si desidera l’accordo minore, basta abbassare la IIIa di un semitono e farla diventare così IIIa minore (e.g. DO- / C- oppure DOm / Cm =>DO MIb SOL). Come vedremo un accordo può essere anche diminuito o eccedente.

Un accordo può essere poi armonizzato con ulteriori note (e.g. un accordo di 7, 9 aggiunge rispettivamente il grado 7 o 9 rispetto alla sua tonica): inoltre le tre note che formano la triade possono ripetersi più volte a ottave diverse, pur mantenendo l’accordo la forma di triade (e.g. l’accordo DO+MI+SOL+DO è sempre una triade di DO).
Le note possono anche presentarsi in un ordine diverso, ad esempio MI+SOL+DO che è sempre una triade di DO maggiore, ma con un rivolto (risvolto, forma o voicing). Rivoltare un accordo significa trasportare la nota più bassa all’ottava superiore: si può trasportare non solo la “fondamentale” (i.e. ovvero il primo grado della tonalità, la tonica) ma, se ci si trova davanti un accordo già in posizione di I° rivolto, si può farlo diventare II° rivolto spostando il terzo grado cioè la nota più grave che ora non è più la tonica.
Si noti che solo trasportando tutti i suoni a una stessa ottava, essi risultano posizionati in ordine di IIIe per cui per determinare la fondamentale di un accordo è necessario riportarsi alla situazione di suo stato fondamentale:

Se un accordo ha la fondamentale al basso. si dice che è in posizione fondamentale. Nel caso in cui al basso vi è un’altra nota l’accordo è in posizione di rivolto. Per cui si possono presentare le seguenti quattro differenti posizioni principali:

· Fondamentale. Fondamentale al basso.
· Primo rivolto. Terza al basso.
· Secondo rivolto. Quinta al basso.
· Terzo rivolto. Settima al basso.

Anche se gli accordi rivoltati contengono le stesse note, cambia la loro sonorità in quanto l’orecchio attribuisce in modo naturale un particolare risalto al suono più basso. Gli accordi in posizione di rivolto non cambiano il nome, ma vengono siglati riportando la nota al basso barrata se diversa dalla fondamentale. (e.g. il secondo rivolto del DO maj7 viene siglato DO maj7/MI). In generale, se la nota barrata appartiene all’accordo si tratta di rivolto, al contrario (se essa è estranea all’accordo) si tratta di un basso alterato: nei casi in cui la linea di basso è separata (e.g. suonando con un bassista) la nota al basso specificata nella sigla è di sua competenza, non necessariamente degli altri strumenti.

Gli accordi perfetti (suono fondamentale, la sua IIIa, la sua Va) possono essere di 4 tipologie a seconda della diversa natura degli intervalli III° e rispetto al suono fondamentale (o, analogamente, la natura delle due IIIe in successione):

  • Maggiore/Major (M): nota fondamentale, IIIa maggiore, Va giusta.
    Può anche essere visto come costituito da due terze sovrapposte: IIIa maggiore + IIIa minore.
    Se nel nome di un accordo non viene scritto nulla è sottinteso che sia maggiore.
  • Minore/minor [m oppure ]: nota fondamentale, IIIa minore, Va giusta.
    Può anche essere visto come costituito da due terze sovrapposte: IIIa minore + IIIa maggiore (e.g. intervallo di III° minore [Do – Mib] e intervallo di III° maggiore [Mib – Sol]).
    L’intervallo tra la fondamentale e la Va è un intervallo giusto.