Coronavirus: epilogo di “quando gli addetti ai controlli non danno il buon esempio”

In un post di una settimana fa avevo evidenziato come, talora, delle persone addette al controllo di corretti comportamenti nella popolazione, a loro volta non li rispettino loro in prima persona, non dando quindi un buon esempio alla cittadinanza.

Ovviamente, la mia era una critica puntuale ad un evento specifico e non certo una rivolta a tutta una categoria di persone che, anzi, in generale penso svolga egregiamente le sue funzioni istituzionali.

Come spesso faccio, quando vedo qualcosa che non va e che si potrebbe invece migliorare con una partecipazione attiva dei cittadini, mi sono rivolto via email all’URP del Comune di Torino, sempre efficiente nel dirottare propriamente le segnalazioni inoltrate dai cittadini:

Infatti, la mia segnalazione è stata inoltrata dove conveniva, cioè all’Ufficio Relazioni Esterne della Polizia Municipale di Torino:

Nel giro di poche ore, mi vedo arrivare una loro risposta,  con l’indicazione che la mia segnalazione era stata posta all’attenzione del Comandante del Corpo per le verifiche.

Dopo cinque giorni ricevo una risposta, per certi versi sconcertante: “ci siamo assicurati che il collega anche quando si è tolto la mascherina fosse a una distanza di sicurezza. D’altro canto potrà ben capire anche Lei che per chi, come noi, deve indossare il DPI (n.d.r. Dispositivi di Protezione Individuale), indossare la mascherina per un intero turno non è possibile“.

La mia successiva risposta non è potuta che essere questa:

Sostanzialmente obiettava entrambi i punti espressi nella comunicazione:

  1. “Ci siamo assicurati che il collega anche quando si è tolto la mascherina fosse a una distanza di sicurezza”.

    In verità, la distanza di sicurezza (di cui sembra si siano assicurati) è mancata in diverse occasioni (ad esempio, quando quel poliziotto gestiva l’entrata nell’area del mercato delle persone in coda, quando passava tra le code ai banchi, o anche quando mi sono avvicinato a lui per fargli notare che non stava dando un buon esempio); inoltre non c’è stata quasi mai nei confronti della sua collega, molto spesso al suo fianco (lei sempre indossando bene la mascherina).
    Anche solo le foto pubblicate penso dimostrino ampiamente ed oggettivamente quelle mie affermazioni al riguardo … ma se non bastassero ne ho anche delle altre, scattate – alla luce del sole – nel corso di più di un’ora di permanenza in coda e nel mercato, tutte ovviamente con associata data ed ora nei metadata di ciascun singolo file.
  2. “D’altro canto potrà ben capire anche Lei che per chi, come noi, deve indossare il DPI (n.d.r. Dispositivi di Protezione Individuale), indossare la mascherina per un intero turno non è possibile”.Sinceramente non comprendo. Nelle attuali circostanze ritengo, infatti, che per tutto il tempo in cui un poliziotto (come qualsiasi altro lavoratore) deve operare a contatto con altre le persone/colleghi, la mascherina debba tenerla sempre e ben messa. Nel caso poi di addetti alla sicurezza, come in quel caso specifico, questo principio penso valga ancor più, in quanto proprio da loro dovrebbe arrivare il buon esempio.
    D’altra parte i commercianti del mercato, così come le cassiere dei supermercati, la tengono sempre la mascherina quando servono i clienti.
    Ho chiesto poi a mia moglie, medico, per quanto tempo tiene la mascherina in ospedale. Addirittura meravigliandosi della mia domanda, mi ha risposto: “Ovviamente SEMPRE. Ce la togliamo solo quando andiamo in mensa a mangiare, dove ciascuno di noi è ad un tavolo ben distanziato dagli altri colleghi”. Per non parlare poi di quando, a turno, devono operare nel reparto specifico dei contagiati, dove devono usare una specie di scafandro, ben più fastidioso da tenere rispetto ad una semplice mascherina!
    Non per sminuire in generale le funzioni, fatiche e responsabilità dei poliziotti ma, nel caso specifico, penso non ci sia da discutere sulla loro “possibilità di indossare con continuità una mascherina“, se si paragona sia la fatica fisica di chi sposta casse di frutta rispetto a chi solo cammina, sia la fatica mentale e la responsabilità di chi opera in una struttura ospedaliera rispetto a chi controlla la regolarità dei comportamenti in un mercato.

Il giorno seguente, la successiva risposta:

Se devo dire la verità, leggendola mi era venuto il dubbio di non sapermi spiegare bene neppure scrivendo in italiano, figuriamoci in inglese!! 🤔
Avevo infatti risposto alla precedente email cercando di obiettare che non era vera l’asserzione che la distanza di sicurezza era stata comunque sempre mantenuta e, nella nuova risposta, mi si diceva: “spero che sia ora adeguatamente rassicurato dall’atteggiamento del nostro personale e dal preciso e puntuale rispetto delle prescrizioni“!
Avevo poi voluto chiedere chiarimenti su come mai i due agenti, che controllano il mercato, camminino SEMPRE insieme (suggerendo che sarebbe meglio operassero singolarmente in diverse zone del lungo mercato, per svolgere al meglio la loro funzione di controllo) e viene inteso che io domandi loro perché gli agenti lì comandati non fanno altro che controllare il mercato e mi si risponde quindi che ciò accade proprio perché espressamente previsto da un’ordinanza regionale di riapertura dei mercati che prevede espressamente l’obbligo di controllo, per tutta la durata di apertura, da parte della Polizia Municipale.

Incomprensioni lessicali o classica tattica da “muro di gomma”, tipica di chi non vuole rispondere a critiche puntuali ed affrontare nel vivo una questione?

Le risposte fornite, seppur estremamente gentili e cordiali, ritengo personalmente siano da grande arrampicata sugli specchi in difesa della categoria, pur trattandosi di un appunto da poco il mio, sebbene non irrilevante.
Sicuramente avrei apprezzato maggiormente una risposta chiara e sincera tipo: “La ringraziamo della segnalazione ed abbiamo provveduto affinché certi comportamenti inappropriati non abbiano più a verificarsi“.
… ma, forse, era pretendere troppo!! Tuttavia, secondo me, un’ammissione anche di “piccole” mancanze, accompagnata da una indicazione di aver provveduto a rimediare in un’ottica di un progressivo miglioramento, farebbe sentire un cittadino maggiormente difeso da chi è pagato per farlo.
Qualsiasi persona, organizzazione o corpo dello Stato può incorrere in mancanze, più o meno gravi, … e questo è umano. Penso che l’ammissione sia sempre il primo passo dovuto per un reale miglioramento, mentre la negazione dell’evidenza e l’auto affermazione di infallibilità non servono invece a molto a quello scopo.

Quello che comunque sicuramente conta di più è che, nonostante le risposte evasive, quel comandante sembrerebbe essersi preoccupato di verificare il corretto comportamento dei suoi addetti.  Questo suo interessamento merita sicuramente il mio ringraziamento e la mia stima.
Ora, tutte le volte che mi sono recato in quel mercato a fare la spesa, ho visto entrambi i poliziotti, che lo presidiano, portare la mascherina sempre e ben messa … o almeno così era tutte le volte che li ho incrociati!

Eppure ho continuato a notare come camminino SEMPRE insieme, come avevo già  evidenziato anche nella mia risposta. Viene quindi naturale domandarsi se non sarebbe invece più opportuno che avessero indicazione di controllare, almeno ogni tanto, zone diverse del lungo mercato, se è vero che si è decisa necessaria una continua presenza, in ciascun mercato, di due addetti della polizia locale per controllare appunto il rispetto delle indicazioni di sicurezza da parte sia dei commercianti sia degli acquirenti. Diversamente continuo a non comprendere la necessità di avere due poliziotti presenti in quel luogo, pagati dalla collettività, anziché uno solo.

Spero quindi che anche questo suggerimento venga recepito, sebbene non mi sia arrivata una specifica risposta al riguardo. Infatti, la mia ultima risposta di chiarimento è rimasta inevasa, per cui, almeno per ora, il dubbio sulla motivazione di quel comportamento (se esiste) continua a sfuggirmi …

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Una risposta a Coronavirus: epilogo di “quando gli addetti ai controlli non danno il buon esempio”

  1. Piero Seinera ha detto:

    Anche il sottoscritto si è trovato di fronte al ben noto “muro di gomma” in quasi tutte le occasioni in cui ho richiesto spiegazioni ad Autorità cittadine (e non). Superficialità? Poca disponibilità o scarsa chiarezza? O difficoltà vera e propria a capire le contestazioni? Forse un mix di tutto ciò. Negli anni in cui ero in attività come responsabile del Pronto Soccorso di un grande ospedale della città mi trovavo settimanalmente a dover rispondere a domande, lamentele o richiesta di chiarimenti filtrati dall’URP. Ho sempre cercato di evitare le frasi generiche, ponendo massima attenzione a rispondere punto per punto ad ogni contestazione palesatami indipendentemente dal modo (pacato, aggressivo, insultante ecc) in cui essa era trasmessa. Era mia cura verificare con il personale coinvolto i fatti e le eventuali responsabilità. E’ per questo motivo che mi irrita profondamente leggere risposte lacunose, condiscendenti o, anche se raramente, supponenti. Purtroppo l’arte del comunicare assertivo ed efficace dipende non da precisi percorsi formativi ma dalla casuale buona disposizione umorale del responsabile di turno.

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