Con alcuni amici toscani ho da poco visitato Nomadelfia dove esiste una realtà di comunità che si rifà ai principi dei primi cristiani: una vita sobria dove famiglie tradizionali allargate accolgono in affido bambini e dove non esiste, anche nel lavoro, padrone e dipendente. Tutti collaborano alle attività secondo le proprie capacità e tutti con il massimo impegno, pur non percependo uno stipendio essendo i profitti condivisi tra tutti secondo le necessità. Un piccolo mondo senza servi né padroni, dove il denaro e l’ambizione di prevaricazione non esistono. Si respira un’aria di accoglienza e di partecipazione: una piccola realtà che dimostra che un altro mondo è possibile.
Tuttavia credo che quella esperienza, seppur di valido esempio, sia un qualcosa difficilmente estendibile in quanto dovrebbe aprirsi maggiormente al “diverso”: non è pensabile avere delle proprie scuole che riscrivono addirittura parte dei libri didattici in modo da affrontare talune tematiche con una visione secondo me “di parte”, limitare l’uso dei media filtrandone i contenuti accessibili, e conseguentemente anche l’uso libero di Internet e degli smartphone ai soli maggiorenni. Molto meglio, anche se molto più difficile, sarebbe insegnare un uso corretto e critico della tecnologia e delle informazioni, avvicinando tra loro culture assai diverse e realtà di pensiero anche distanti tra loro. Lo so, è già molto riuscire a vivere in pace e con sentita partecipazione e collaborazione tra persone con la stessa cultura e radici di pensiero religioso … ma ciò non basta per una pacifica convivenza nel mondo, anzi potrebbe creare incomprensioni in quanto potenzialmente non disponibile ad un dialogo aperto e privo di pregiudizi verso altre realtà: la diversità deve essere vista come una opportunità di crescita comune e, in quanto tale, ben vista ed accettata. La scuola pubblica ha invece un ruolo primario nella integrazione di bambini e famiglie di culture ed esperienze diverse: solo facendo incontrare e creando amicizie tra bambini di credenze differenti e di diversa provenienza, si può sperare in un mondo futuro migliore. Questo vale soprattutto per le elementari dove molte cose si apprendono senza troppi pregiudizi: mia figlia ha avuto come compagni di scuola bambini di altre religioni (una che aveva la mamma con il burka), uno zingaro, cinesi, marocchini, … Penso che, sicuramente anche grazie alle brave insegnanti, ora sa che non tutti gli zingari sono ladri, non tutti credono in un Dio e ancor di più non credono nella Trinità … ma esistono dei principi di amore e fratellanza che si possono comunque condividere, migliorando l’esistenza di tutti … Molto bella e attuale ho trovato la riflessione del Dalai Lama che ho riportato in fondo al post e che invita addirittura a superare i limiti che esistono in tutte le religioni, andando alla ricerca di un qualcosa ancora al di sopra di quelle … e quindi condivisibile da qualsiasi uomo di buona volontà …
Nomadelfia è sicuramente una Comunità Cattolica, in linea con tutti i principi della Chiesa, limiti inclusi. Le famiglie sono quindi attualmente “convenzionali” oltre a mamme di vocazione, donne single che si dedicano all’affidamento di bambini come appunto “vocazione”. Ciascun gruppo di famiglie ha addirittura avuto il consenso dalla Chiesa di avere, nell’edificio comune, il “Santissimo” (insomma l’ostia, generalmente presente solo nelle chiese consacrate), come auspicato dal fondatore don Zeno. Pur nelle attuali limitazioni, che ho parzialmente evidenziato, tenete conto che don Zeno negli anni 50 era stato addirittura richiamato dalla Chiesa, forzata la chiusura della Comunità facendo andare i bambini in orfanotrofî …. lui aveva lasciato il sacerdozio per poter comunque farla rinascere, ecc… insomma un cammino sofferto e controcorrente con affermazioni di forti principi di uguaglianza sociale, allora quanto mai calpestati dai “benpensanti”.
L’evoluzione della Chiesa umana si sa è lento … una donna senza gonna può entrare in alcune chiese solo da una cinquantina di anni (es. a Venezia, in San Marco, mi raccontava mia madre che, a fine anni ’50, non era riuscita ad entrare perché indossava dei pantaloni). Ora con Papa Francesco, i divorziati possono fare la comunione, … vedremo per le coppie di fatto cosa succederà in futuro … L’importante è che non ci sia una involuzione, ma una evoluzione … anche se lenta 🙂
Sicuramente visitando Nomadelfia, pur con tutti i suoi limiti, si respira un’aria di serenità e collaborazione che traspare in tutte le loro attività … Insomma, una realtà da conoscere e da cui prendere alcuni spunti di riflessione.
Insomma, forse non esattamente quello, … ma un altro modo di vivere è possibile!
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Da Wikipedia: “Le famiglie sono disponibili ad accogliere ragazzi in affido.
Si lavora solo all’interno della comunità, e nessuno è retribuito; molti lavori sgradevoli vengono svolti a turno da tutti i componenti.…
I nuclei familiari vengono raggruppati in unità più grandi (3-5 famiglie), che condividono assieme vari momenti della giornata (come i pasti).
La scuola per i ragazzi è anch’essa gestita dalla comunità. I ragazzi si presentano poi agli esami come privatisti.
Le responsabilità educative sono assunte “in toto” da tutti gli adulti, in una specie di “famiglia allargata”.
Per lo Stato Italiano la comunità è un’associazione, mentre dal punto di vista del diritto canonico è una parrocchia comunitaria: al contrario di quanto accade per gli ordini religiosi, quindi, chi lo desidera può lasciare la comunità in ogni momento senza formalità particolari.
Nella comunità non circola denaro, dunque non esistono stipendi ma ciascuno ha diritto di utilizzare i beni prodotti, mentre per le spese esterne (che si cerca comunque di ridurre all’essenziale) ci si può rivolgere all’economo ed ottenere la liquidità necessaria dal fondo comune, alimentato soprattutto da donazioni e da pensioni e rendite di singoli nomadelfi.
I ragazzi che crescono a Nomadelfia ― e vengono educati in una scuola interna con obbligo fino a 18 anni — non sono membri effettivi della comunità fin tanto che non lo scelgano deliberatamente, a 21 anni.
A quel punto, impegnandosi a professare la religione cattolica e a rinunciare a possedere beni propri di qualunque natura, accettando di avere solo il necessario ad una vita dignitosa, devono sottoporsi ad un periodo, almeno triennale, di prova.”
Informazioni anche su Facebook.
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Da una intervista al Dalai Lama:
”Tutti vogliono vivere una vita tranquilla. Questa violenza, i terroristi, sono miopi. Le emozioni sono fuori controllo. E questa è una delle cause degli attentati suicidi. Non possiamo risolvere questo problema solo con la preghiera. Io sono buddista. E credo e pratico la preghiera. Ma noi esseri umani abbiamo creato questo problema e ora chiediamo a Dio di risolverlo. E’ illogico. Dio avrebbe detto ”risolvetelo da soli perché voi lo avete creato in prima istanza”. Abbiamo bisogno di un approccio sistematico per promuovere valori umanistici, dagli asili alle università. E’ nell’interesse di tutti”.
“Pregare non è abbastanza. Anche se sono un monaco buddista, credo che la soluzione vada trovata ‘oltre le religioni’, in una nuova ‘etica temporale’, che con senso comune e conoscenza scientifica promuova un approccio universale ai valori umani comuni”. Così la soluzione secondo il Dalai Lama è “un approccio sistematico per promuovere valori umanistici, di unità e di armonia. Se iniziamo a farlo ora, c’è la speranza che questo secolo sarà diverso dal precedente. E’ nell’interesse di tutti. Quindi dobbiamo lavorare per la pace delle nostre famiglie e della società, e non ci aspettiamo l’aiuto di Dio, di Budda o dei governi”.