Dopo la diffusione, anche nei social, del video dell’inchiesta realizzata dalla trasmissione Leonardo del TG3, andata in onda nel lontano 16/11/2015 (dal minuto 4:55), piovono dichiarazioni, precisazioni e smentite, … anche quelle del medesimo programma della RAI stessa!
Nel servizio, benché letto dallo speaker con la stessa tranquilla intonazione di voce che terrebbe per pubblicizzare l’uscita sul mercato di un nuovo modello di automobile, vengono fatte le seguenti affermazioni:
“Un gruppo di ricercatori cinesi innesta la proteina superficiale di un coronavirus trovato nei pipistrelli di una specie piuttosto comune, detta a naso a ferro di cavallo, su un virus che provoca la SARS, la polmonite acuta, anche se in forma non mortale nei topi“.
E per cosa? “Per farne uscire un supervirus che potrebbe colpire l’uomo”… “Ovvio“, si afferma “serve solo per motivi di studio, resta chiuso nei laboratori“. Ma poi il conduttore stesso domanda: ”Ma vale proprio correre il rischio, creare una minaccia così grande solo per poterla esaminare?”. “Si sospettava che la proteina potesse rendere l’ibrido adatto a colpire l’uomo e l’esperimento lo ha confermato”.
Poi prosegue: “Proprio un anno fa il governo degli Stati Uniti aveva sospeso i finanziamenti alle ricerche che puntavano a rendere i virus più contagiosi, ma la moratoria non aveva fermato il lavoro dei cinesi sulla SARS che era già in fase avanzata e si riteneva non così pericoloso” … “Secondo una parte del mondo scientifico non è così pericoloso. Le probabilità che il virus passi alla nostra specie sarebbero irrilevanti rispetto ai benefici, un ragionamento che molti altri esperti bocciano. Primo perché il rapporto di rischio e beneficio è difficile da valutare e poi perché, specie di questi tempi, è più prudente non mettere in circolazione organismi che possano sfuggire o essere sottratti al controllo dei laboratori”.
Comunque oggi, a distanza di più di quattro anni da quel servizio del TG3, tutti ormai sicuri, dichiarazioni all’unisono, da virologi a politici: “L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo“.
Ma come? Mi usano l’aggettivo qualificativo “tranquilli” e poi l’avverbio di modo “purtroppo“??!! … ma è un nonsenso logico/linguistico!!!
Non stiamo mica parlando di un prodotto biologico che è meglio avere naturale al 100%!!
Ma a parte la grammatica, andiamo ad analizzare la motivazione oggettiva fornita per supportare quella affermazione che è conseguenza di ricerche pubblicate su diversi articoli: “L’ultimo”, ricorda Burioni all’ANSA è quello uscito lo scorso 17 marzo su Nature Medicine “nel quale c’è scritto che le analisi eseguite mostrano chiaramente che il virus non è costruito in laboratorio. Basta con le fake”.
Generalmente non mi piace prendere per buono ogni affermazione fornita dai media, soprattutto quando si tratta di affermazioni che non lasciano spazio al dubbio che è sempre, secondo me, un buon consigliere soprattutto per uno scienziato! D’altra parte, in genere, ci si mette proprio solo pochi secondi a risalire alle origini di una citazione, ricercando con un motore di ricerca ed usando i termini più appropriati!!
Sono andato quindi a cercare nel Web la pubblicazione scientifica citata quale più recente lampante esempio della veridicità di quella affermazione.
Ecco il link. alla pagina dell’articolo originale pubblicato dalla rivista scientifica Nature Medicine. Cosa ho trovato?
Nell’articolo scientifico in verità c’è scritto testualmente che è improbabile che il SARS-CoV-2 sia stato creato in laboratorio … non che è assolutamente escluso. Infatti, sebbene nell’abstract sia sintetizzato “Our analyses clearly show that SARS-CoV-2 is not a laboratory construct or a purposefully manipulated virus“, andando poi a leggere nel dettaglio il testo dello studio scientifico si legge meglio:
“It is improbable that SARS-CoV-2 emerged through laboratory manipulation of a related SARS-CoV-like coronavirus“. E poi “… we do not believe that any type of laboratory-based scenario is plausible“.
“Improbabile” quindi, e da quello che hanno analizzato “non credono“. La certezza, però, direi che nessuno potrebbe darla – con coscienza – nemmeno uno studioso di quello specifico campo! Ma almeno un minimo dubbio non ha ragione di rimanere? Le tecniche di manipolazione genetica, penso da ignorante del campo, anche loro si evolvono come in altre discipline e quello che a prima vista sembrerebbe improbabile (come affermano pubblicazioni citate a supporto), potrebbe diventare possibile per qualcuno.
Una domanda mi sorge spontanea: ma il virologo italiano che ha lasciato la dichiarazione all’ansa, ha letto attentamente tutto quell’articolo, o si è limitato a leggerne l’abstract?
Non plausibile non vuol dire “assolutamente impossibile” …
Sono poi usciti articoli sui giornali di studi che addirittura ipotizzano che il coronavirus potrebbe essere in circolazione da decenni (La Stampa 29/3/2020; Ansa 2/4/2020).
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Esiste poi un servizio molto più recente sempre del medesimo programma Leonardo che ancora parla sempre della medesima problematica. Se anche è “al 100% naturale“, lo zampino dell’uomo nella sua propagazione è sempre possibile: (TG3 – Leonardo 17/2/2020 – min. 1’00”)
TGR Leonardo del 17/02/2020. Testualmente:
“Quella che era stata ritenuta una teoria fantascientifica, sembra sempre più attendibile. Il nuovo coronavirus sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan. A soli 300 metri più in là rispetto al mercato del pesce di Wuhan, indicato come origine dell’epidemia Covid-19, c’è il centro di Wuhan c’è il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie. Qui, all’interno di laboratori, vengono tenuti animali infetti, proprio per studiarne le malattie. Tra questi anche 600 pipistrelli, lo piegano due biologi della South China University of Technology, in un rapporto che descrive come uno dei ricercatori sia stato attaccato da uno di questi pipistrelli venendo a contatto con il sangue e urina dell’animale. Proprio per questo il ricercatore si era messo in quarantena volontaria per due settimane dopo l’incidente. Si parla anche di una zecca viva sui pipistrelli, possibile veicolo di infezione. Potrebbe essere il punto di partenza dell’epidemia che sta mettendo in ginocchio la Cina e che ha già ucciso 1700 persone? Difficile dirlo con certezza, anche se, cartina alla mano, l’ipotesi non sembra troppo fantasiosa. Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie è vicino allo Union Hospital dove sono state registrate le prime infezioni tra i medici. Il rapporto dei due biologi spiega che le sequenze dei genoma dei pazienti coincidevano, tra l’89% ed il 96% con quelle del coronavirus originariamente trovato in un particolare pipistrello, detto ‘a ferro di cavallo intermedio’. Al mercato del pesce venivano venduti anche animali vivi ma non pipistrelli. Per trovarli, bisogna spostarsi di quasi 1000 chilometri. Wuhan ha anche un’altra peculiarità: c’è un solo bio-laboratorio di massima sicurezza in tutta la Cina e si trova a 12 chilometri dal centro. E’ l’unico laboratorio attrezzato per lavorare con i più pericolosi agenti patogeni che possono essere letali per l’uomo, causare gravi malattie per le quali non esistono cure o vaccini. Fa parte dell’Istituto di virologia della città cinese ed è il primo di un piano governativo che puntava ad avere dai 5 ai 7 laboratori di massimo livello di bio-contenimento entro il 2025. Come aveva spiegato, non senza perplessità, la rivista scientifica Nature nel 2017. Il nuovo coronavirus potrebbe essere uscito da qui? Forse. Laboratori come questi di livello massimo di sicurezza, dove si trattano i microbi più pericolosi, sono stati costruiti anche in Europa nel 2005. L’unico italiano è quello dello Spallanzani a Roma“.
Sicuramente singolare che l’incredibile coincidenza della presenza di due mutazioni del coronavirus dei pipistrelli che infettano l’uomo. La prima è artificiale, nota dal 2015, starebbe nel laboratorio di Wuhan. La seconda invece si è evoluta in maniera perfettamente naturale nel mercato davanti al medesimo laboratorio!
Che sia stato geneticamente modificato o mantenuto prelevandolo, così com’è, da un pipistrello e poi fatto fargli infettare (volutamente o meno) della gente, importa veramente poco. Se lo avessero lasciato in pace, magari quel pipistrello infetto avrebbe continuato a vivere in chissà quale grotta, difficilmente venendo a contatto con degli uomini, … e magari quel virus per quella specie non è nemmeno così letale! Non si tratta comunque di un evento “naturale” bensì uno in cui l’uomo, in qualche modo, ha influito pesantemente (volutamente o meno) per scopi che vanno ben al di là della necessità.
Questo, secondo me, non solo è grave ma lo è maggiormente perché era prevedibile, … prevedibile che succedesse, prevedibili le conseguenze. E questo non solo a chi gestisce questi laboratori, ma a tutti coloro che, essendo del settore, ne sanno sufficientemente sugli studi che in quelli vengono condotti.
Lasciando poi perdere questo specifico coronavirus, che poi esistano armi biologiche, quindi costruite appositamente per uccidere, costruite magari artificiosamente in laboratorio, penso sia un dato di fatto. A maggior ragione la prevenzione deve essere alta.
Che fosse già tutto previsto o prevedibile lo conferma anche un altro servizio sempre del programma Leonardo del TG3 che parlava di Event 201 tenutosi il 18 ottobre 2019 in cui era stata fatta addirittura una simulazione di pandemia ospitata dal Johns Hopkins Center for Health Security in partnership con il World Economic Forum ed il Bill and Melinda Gates Foundation: «Event 201 simula un’epidemia di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali e quindi alle persone, che alla fine diventa efficacemente trasmissibile da persona a persona, portando a una grave pandemia. L’agente patogeno e la malattia che provoca sono modellati in gran parte sulla SARS, ma è più trasmissibile nel contesto comunitario da persone con sintomi lievi».
Quell’evento mirava ad illustrare le aree in cui saranno necessarie partnership pubblico/privato per rendere efficiente la risposta a una grave pandemia e ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala. Il 31 dicembre la Cina avrebbe informato l’Organizzazione Mondiale della Sanità di una serie di casi di una malattia simile alla polmonite, la cui causa era però sconosciuta, ed a breve si sarebbe poi individuato il focolaio di Wuhan.
Questa “sorta di grande gioco di ruolo serviva per vedere come il mondo avrebbe reagito ad una eventuale pandemia reale … Figure della politica, dell’industria ed autorità sanitarie internazionali a confronto per capire quali modelli di cooperazione avrebbero potuto salvarci dalle conseguenze catastrofiche economiche, sanitarie e sociali di una pandemia. Lo scenario immaginato? Una pandemia originata proprio da un coronavirus, nella simulazione passato dai pipistrelli ai maiali in Brasile e responsabile di una pesante sindrome respiratoria nei casi più gravi. Un virus capace di passare da uomo a uomo, capace di diffondersi grazie a soggetti quasi asintomatici altamente contagiosi. 65 milioni di morti in 18 mesi, quelli immaginati in questo grande esercizio. I punti di contatto tra simulazione e realtà oggi appaiono impressionati. – Sapevamo già prima del Covid-19 che il mondo era impreparato. … Le epidemie sono eventi sempre più ricorrenti e che una di queste si trasformi in una pandemia è solo questione di tempo. … La simulazione di New York aveva evidenziato che ci sarebbero serviti investimenti nella sanità, politica a sostegno della ricerca per favorire la realizzazione di vaccini e farmaci, campagne di informazione contro la disinformazione Sfide chiare, improrogabili”.
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Può essere interessante anche vedere questo video recente di Presa Diretta, sempre di RAI3 dove un virologo cerca di spiegare perché secondo lui il virus attuale non sia legato a mutazioni realizzate in laboratorio.
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Penso che di colpe, perlomeno di quella di sottovalutazione del pericolo (che oggi invece risulta evidente a tutti, anche ai più sprovveduti), sono in molte categorie ad averne.
Certo, chi aveva le competenze per comprenderle per tempo, a mio parere, ne ha forse un po’ di più di altri.
Faccio, un esempio.
Se tu sapessi (e.g. in base alle proprie conoscenze tecniche) che, quasi per certo, qualcuno o qualcosa sta mettendo in pericolo centinaia di persone, e che molte persone moriranno, cosa faresti? Non cercheresti di andare da tutti i giornali per dirlo e vederlo apparire nelle prime pagine quella notizia, in modo che la gente lo sappia e provveda di conseguenza? … a costo, chessò, di legarti ad un cancello con cartelloni e fotografie shock per attirare l’attenzione dei giornalisti, se fosse il caso?
I politici, è risaputo, purtroppo pensano spesso principalmente a farsi belli con i propri elettori, per cui, se non c’è una loro richiesta di intervenire su qualcosa, si guardano bene di prendere decisioni, soprattutto quando possono toccare interessi economici.
Io non chiedevo poi molto: che dicessero per tempo e pubblicizzassero per tempo, magari anche sui social, di comperare ed usare le mascherine idonee, in modo preventivo, prima che il virus effettivamente poi si diffondesse. … e magari poi provvedere in qualche modo a sollecitare che fossero per tempo fatte ordinazioni non solo di mascherine, ma anche di tamponi, reagenti, farmaci … e predisporre laboratori analisi adeguati e preparare medici preventivamente anziché dopo settimane dall’inizio dei primi casi in Italia.
Secondo me si sarebbe potuto così limitata fin da subito la sua diffusione, con vantaggi in termini sia di vite sia economici.
Non si tratta , sempre secondo me, di essere veggenti, ma (avendone le competenze per capirlo) di avere quelle doverose precauzioni che ogni sistema di prevenzione deve adottare.
Da vedere, o rivedere, la puntata di “Che tempo che fa” del 2/2/2010, non molto tempo fa dunque, in cui viene intervistato sia un virologo sia il ministro della sanità. Penso valga a posteriori rivederlo “per intero”, per non correre il rischio di prendere frasi fuori dal contesto.
Comunque, pur necessitando una contestualizzazione nel discorso, vedendolo, mi hanno fatto impressione alcune affermazioni pronunciate.
Ad esempio, non mi è sembrato che fosse stato opportuno ridicolizzare, sorridendo, tutti coloro che già allora portavano le mascherine (“sarà per l’inquinamento” – min. 4’40”) e chi si lavava maggiormente le mani (“per prevenire sì, ma non il coronavirus, perché in Italia non c’è” – min. 10’46”).
Poi in quella intervista, a mio parere, l’interlocutore è contraddittorio, perché a fronte di affermazioni come quelle che ho riportato, dice che quel virus “merita la massima attenzione” etc … etc …
E poi, consigli concreti ai molti spettatori che stanno guardando il programma? Nulla!! Sembrava che bastino e ci si debba affidare alle iniziative predisposte dal Ministero della Sanità che sta operando brillantemente!
Per scongiurare il panico, non dare alcun consiglio? … quando poi a distanza di poco si impone addirittura alla popolazione di rimanere in casa per fermare una epidemia avanzata? Talvolta la superficialità è, sempre secondo me, anche peggiore dell’incompetenza! No era certo quello non il momento di fare battute, se lo erano, ma piuttosto quello di ribadire piuttosto le indicazioni precise di comportamento alla popolazione, avendone la possibilità, essendo in un programma ad ampia visibilità, … sottolineare insomma e non minimizzare!
E’ vero, le mascherine erano già introvabili, allora, anche per i medici ed erano razionate pure negli ospedali stessi. Ma farne una scorta a priori, anche prima che scoppiasse quella specifica pandemia in Cina, era chiedere troppo? Era chiedere di essere preveggenti? Non sono bastate le precedenti pandemie a mettere tutto il sistema sanitario nazionale ed internazionale in pre-allarme?
L’epidemia, è vero, non si era ancora manifestata, ma
su come un virus si può diffondere e sulla sua pericolosità, mi aspetto che un virologo intervistato ogni giorno e che rilascia dichiarazioni ovunque, abbia una percezione migliore … e, nel dubbio, dia consigli pubblici precauzionali.
Se più persone avessero comprato e portato per tempo le mascherine, probabilmente la diffusione del coronavirus sarebbe stata minore.
Ritengo confermata la mia convinzione espressa in un precedente post: era già tutto previsto o prevedibile! 😦
“Il dubbio è scomodo, ma solo gli imbecilli non ne hanno” (Voltaire).
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