Bere l’acqua del rubinetto utilizzando i punti acqua o predisponendo a casa propria sistemi economici per avere acqua filtrata e gassata a piacere – (prima parte)

Il business dell’acqua minerale ci hanno portato spesso ad acquistare decine di bottiglie di plastica ogni settimana senza farci troppo pesare l’impatto ambientale che ne deriva in termini sia di plastica prodotta (e non sempre neppure riciclata a dovere), sia d’inquinamento dovuto al trasporto di questo articolo alimentare ingombrante e pesante … tra l’altro non solo per quanto riguarda il tragitto dalla sorgente ai negozi, ma anche da questi ultimi a casa propria!!

Un primo tentativo di riciclo ben fatto, almeno dei contenitori di plastica residui, si era visto, anni fa, in qualche supermercato: appositi macchinari pressavano una ad una le bottiglie rese, restituendo addirittura un minimo di sconto per un successivo acquisto, come premio per l’impegno mostrato dal cliente, dal momento che l’operazione richiedeva ovviamente del tempo. Evidentemente neppure questo tentativo di rendere almeno un po’ meno invasivo questo grande quantitativo di plastica ha portato a significativi vantaggi, forse per mancata risposta della gente all’iniziativa come inizialmente sperato, o più probabilmente perché antieconomico seppur sicuramente utile! Sta di fatto che, così come decenni fa erano scomparsi i sistemi di restituzione del vetro perché meno vantaggiosi economicamente rispetto alla politica dell’usa e getta di contenitori di plastica o di Tetra Pak, così sono scomparsi dai pochi supermercati anche questi macchinari che limitavano almeno l’ingombro dei resi delle bottiglie di plastica e conseguentemente anche i costi per un loro riciclo.

Chi ha i miei anni si ricorda bene come almeno fino agli anni ’70 esistesse un servizio di reso del vetro per le bottiglie dell’acqua, del latte e addirittura per quelle piccole delle bibite.
Ormai da decenni, solo più alcuni ristoranti sembrano ancora godere di tale servizio di restituzione al mittente delle bottiglie di vetro, dove evidentemente il costo di gestione è minimo trattandosi di una periodica sostituzione tra bottiglie piene portate e vuote recuperate: si tratta comunque della vendita di un prodotto di nicchia, talvolta esteticamente anche bello da posare su un tavolo di un rinomato ristorante e ad un prezzo che non deve essere così concorrenziale come quello di articoli esposti sugli scaffali di un supermercato.

Ricordo ancora, da adolescente, quando, soprattutto al mare, tra ragazzini si andava alla ricerca di bottigliette incautamente abbandonate da qualcuno magari sulla spiaggia, per poi andarle a restituire nei negozi: con i pochi spiccioli recuperati per il reso, si prendeva poi tutti assieme un ghiacciolo o un cono gelato. … davvero cose di altri tempi!!
Chissà se i ragazzi d’oggi, lo farebbero ancora, magari anche stimolati da un sentimento di rispetto verso il Pianeta e non solo per un minimo ritorno economico … ma oramai i contenitori di vetro sono sempre più rari ed i pochi rimasti (e.g. vino, birra, olio) sono sempre usa e getta!

Il problema deve essere quindi risolto ben più all’origine, cercando di diminuire la produzione di contenitori in PVC che invece sembrerebbero avere avuto sempre più il sopravvento, per via della loro economicità nel produrli ed utilizzarli.
I contenitori per l’acqua sicuramente incidono notevolmente e credo siano i primi da prendere in considerazione anche perché sono relativi ad un prodotto non indispensabile e che non giustifica un suo utilizzo massivo. Infatti, anche così com’è, l’acqua potabile del rubinetto di casa rispetto a quella acquistabile, molto spesso non è tanto differente in termini minerali, microbiologici e chimici. Sul fatto che quella imbottigliata sia più controllata nutro seri dubbi, … anzi! Quella del rubinetto ha additivi, quale il cloro, che la rendono comunque potabile; quella in bottiglia per essere conservata correttamente dovrebbe stare al riparo dalla luce e da fonti di calore. Mi ricordo che già in gioventù mi aveva fatto pensare vedere la commedia Un nemico del popolo di Ibsen!

Non solo dai rubinetti di casa propria, ma anche dalle fontane pubbliche si può avere un’acqua fresca e gradevole, e ti invito a visitare il mio post seguente a tale riguardo: Le fontane pubbliche ed i Turet di Torino: posizione di quelli doppi, tripli e persino di sette disposti a semicerchio!

Io, come penso la maggior parte delle persone degli anni ’50 -’70, sono vissuto bevendo abitualmente l’acqua potabile del rubinetto o addirittura quella di pozzi. Infatti, in molte zone d’Italia ed anche nei centri urbani, l’acqua fornita dagli acquedotti non solo risulta potabile, ma è anche gradevole al gusto.
Questo vale anche per l’acqua del rubinetto della mia casa a Torino, sebbene quando sono in montagna o in campagna, nel bere quella locale, noto una certa differenza!

Comunque anche l’acqua potabile di città può facilmente essere migliorata, ad esempio depurandola da agenti quali il cloro aggiunto e possibili impurità derivanti dalle tubazioni: chi non ha sperimentato di trovare granelli di materiale sabbioso svitando i rompi-getto dei rubinetti?

A questo riguardo, validissime sono le iniziative, presenti soprattutto nei piccoli paesi, di distributori di acqua sia naturale raffreddata sia anche gassata, a prezzi decisamente stracciati: si parla di pochi centesimi al litro e addirittura gratuita almeno nella sua versione non gassata. Se si pensa anche solo ai costi risparmiati per lo smaltimento rifiuti plastici, si capisce bene come possano risultare socialmente vantaggiose queste iniziative non solo in termini ambientali.
Basta quindi recarsi in uno di questi distributori con il classico cestino da sei bottiglie di vetro con chiusura ermetica, e si possono riempire in pochi minuti con dell’acqua fresca e opportunamente filtrata oltre che controllata. Niente più bottiglie di plastica e costi decisamente minori.
Ho letto che si calcola che un Punto Acqua, con un normale attingimento di circa 4.000 litri al giorno, permetta un risparmio di quasi 1 milione di bottiglie di plastica all’anno. L’ipotesi di un quantitativo così elevato di litri erogati al giorno, seppur sicuramente possibile tecnicamente, mi sembra personalmente un po’ ottimistica perlomeno in diversi di quei punti acqua vista l’effettiva affluenza di persone, ma rende comunque bene l’idea dei benefici, almeno teorici, che ne possono derivare.

Nei piccoli centri urbani, come quello di Villanova Mondovì dove spesso mi reco in campagna, per usufruire del distributore collocato al centro del paese è sufficiente introdurre della monetina (seppur non sia previsto un resto) … oppure, ancor meglio, si può ritirare in Comune una carta ricaricabile che può poi essere all’occorrenza ricaricata direttamente al distributore, inserendola e quindi introducendo del denaro: semplice no? Si riesce così ad avere a pochi passi da casa (spesso più vicino del supermercato) un prodotto più economico ed ancora migliore (in quanto già rinfrescato)!

Questi distributori d’acqua esistono generalmente anche nei grossi centri urbani. A Torino, tuttavia, la procedura di acquisto e caricamento della tessera non erano particolarmente agevoli in quanto ci si doveva recare in Circoscrizione, ad orari prestabiliti non compatibili per chi lavora, sia per acquistare la tessera sia per ricaricarla in quanto non era previsto farlo localmente introducendo denaro nel distributore. Questo fatto, in aggiunta alla distanza spesso non indifferente per raggiungere il punto più vicino, facevano desistere molti cittadini ad utilizzare questo servizio, anche chi come me normalmente usa tali distributori quando si trova in un paese dove le distanze sono ridotte e la difficoltà di ricarica è nulla. Per fortuna ora i punti SMAT hanno da non molto tempo attivato l’erogazione registrando una propria carta bancaria/postale o prepagata dotata di lettura “contact-less” (e.g. Pago bancomat, VISA, Maestro, Mastercard) con quindi la possibilità di attivare così un proprio conto virtuale.

Distributore per l’acque della SMAT con la possibilità di attivare un proprio conto virtuale per ottenere l’erogazione con qualsiasi carta contact-less (e.g. bancomat, Visa)

Si noti, comunque, che solo l’acqua gasata risulta a pagamento.
Rimane il problema della distanza che spesso non è indifferente seppur ne esistano diversi in provincia di Torino come mostrato nella pagina apposita del sito di SMAT dove, per ciascun paese, viene indicata la sua esatta collocazione. Per un paese anche solo un unico punto acqua è più che sufficiente, ma per una città grande come Torino personalmente penso che i seguenti 12 punti siano davvero troppo pochi:

Non ne comprendo bene il motivo (risparmio energetico per via del refrigeratore che non viene alimentato nelle ore di chiusura?), ma si legge che l’erogazione del servizio è limitato dalle 6:00 alle 24:00.

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Cosa fare infine se i Punti Acqua sono troppo distanti o non presenti?
Si può allora vedere come provvedere ad installarsi un sistema di depurazione casalingo con eventualmente anche la possibilità di gassare l’acqua per renderla ancora più gradevole, senza per questo dover spendere grosse cifre od occupare uno spazio che spesso non esiste in un appartamento condominiale.
Ad esempio, pochi mesi fa io ne ho installato uno in cucina, sfruttando quel seppur minimo spazio presente tra il muro ed i cassettoni rientranti sotto il lavabo. Questo sarà quindi l’argomento specifico della seconda parte di questo post che potete trovare a questo link ma …

… eccovi un’anteprima!
😉

Impianto sotto lavabo di depurazione casalinga dell’acqua

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