WhatsApp, Telegram o Signal? L’8/2/2021 entreranno ufficialmente in vigore i nuovi termini di servizio per WhatsApp e già l’effetto si fa sentire! Confronto tra i diversi servizi offerti (e.g. condivisione della posizione, gestione da PC, privacy)

INDICE

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Premessa

Ormai da diversi mesi fior fiore di articoli ne parlano e video, talvolta terrorizzanti, descrivono le possibili implicazioni della prossima entrata in vigore dei nuovi termini di servizio di WhatsApp.

Tuttavia io, che ho da tempo tutti e tre questi programmi di messaggistica (WhatsApp, Telegram o Signal) oltre anche a Skype e Messenger, sto notando solo in quest’ultima settimana una notevole installazione di Telegram e Signal da parte di diversi miei contatti. Infatti, non appena qualche persona, presente nei propri contatti, installa per la prima volta una di quelle applicazioni, subito giunge una notifica con un messaggio apposito. Ovviamente quella chat si può poi subito eliminare se non s’intende, almeno nell’immediato, iniziale un dialogo con quella persona: la gesture da utilizzare è sempre la medesima oramai assodata, cioè tenere premuta la chat da eliminare per qualche secondo in modo da vederla selezionata (tramite un segno di spunta), quindi premere l’icona del cestino (in alto a destra) e infine confermare.

Cancellare una chat, magari una che segnala che un nuovo contatto appena installato l’app

Ovviamente questa cancellazione non preclude la possibilità in futuro d’iniziare una nuova chat ricercando quel contatto tramite l’apposita lente di ricerca (in alto a destra).

Insomma, nulla di nuovo rispetto alle procedure utilizzate anche da WhatsApp.
Si noti infatti che, sebbene le interfacce dei tre sistemi di quei messaggistica differiscano esteticamente, la maggior parte delle operazioni risultano molto simili se non identiche: d’altra parte come non potrebbero essendo così uguali le funzionalità principali fornite (invio/ricezione messaggi, videotelefonata)?

Differenze maggiori si possono notare semmai nelle opzioni che si possono impostare (e.g. sicurezza e privacy) o nelle metodologie utilizzate per realizzare alcune funzionalità più avanzate (e.g. associazione e collegamento con altri dispositivi quale il proprio PC personale): comunque, generalmente la metodologia e procedura da utilizzare è spesso pressapoco analoga (e.g. lettura di un QR code per ottenere l’associazione).

Anche relativamente alle prestazioni dei servizi principali non ho notato un’evidente differenza e questo anche utilizzando la videotelefonata (i.e. sicuramente il servizio che tecnicamente potrebbe maggiormente fornire qualità differenti in quanto le metodologie di codifica e adattamento alla qualità della rete possono essere differenti, magari utilizzando modalità proprietarie). Tuttavia, anche per le videotelefonate, per tutti tre i sistemi di messaggistica la qualità è più che buona qualora entrambi i terminali siano collegati a un WiFi e risulta comunque, in genere, accettabile anche con un buon collegamento tramite una rete mobile 4G.

Differenze più sostanziali invece ci sono relativamente alla privacy e alle sue impostazioni, come in alcuni servizi opzionali. Nel seguito ne analizzerò alcune nel dettaglio.

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Condivisione della posizione corrente magari fornita addirittura per un certo tempo in real-time

Per il momento quest’ultima condivisione in real-time per un determinato lasso di tempo viene consentita solo in WhatsApp e in Telegram.

In WhatsApp la procedura è questa:

Condivisione della posizione in real-time per un certo lasso di tempo con WhatsApp (1)
Condivisione della posizione in real-time per un certo lasso di tempo con WhatsApp (2)
Condivisione della posizione in real-time per un certo lasso di tempo con WhatsApp (3)

In Telegram la procedura è questa:

Condivisione della posizione in real-time per un certo lasso di tempo con Telegram (1)
Condivisione della posizione in real-time per un certo lasso di tempo con Telegram (2)

Invece, nel caso di Signal si riesce per ora solo a condividere la mappa statica di una posizione, ad esempio quella corrente: non penso che questa limitazione sia voluta per motivi a priori di privacy, per cui probabilmente verrà introdotta a breve.

Infatti tutti quei sistemi si appoggiano, di fatto, a funzionalità proprie di Google Maps e quindi non introducono nullo di nuovo, sebbene forse il tutto venga reso più facilmente usufruibile essendo integrato nell’app.

Per maggiori dettagli su come condividere sempre o per un periodo limitato la propria posizione con altre persone (e.g. parente, amico) direttamente utilizzando la funzionalità fornita da Google Maps, puoi vedere il mio post How to share current position among family members (especially useful for elderly people, kids, teenagers) (eventualmente tradotto in italiano utilizzando Google translator come ho descritto in questo altro mio post).

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Gestione delle chat anche da altri dispositivi (e.g. PC Windows 10) e non solo da app sullo smartphone

Molto comoda è poi la possibilità di poter gestire le chat anche da altri dispositivi (e.g. PC Windows 10) e non solo da app sullo smartphone. Mi ha sempre stupito il fatto che molti amici che utilizzano da anni WhatsApp non utilizzassero (e neppure conoscessero) la possibilità di condividere quel sistema di messaggistica anche sul proprio PC dal momento che risulta spesso assai utile, ad esempio quando si scambiano nella chat dei link che è meglio utilizzare da un PC (e.g. quelli per iniziare videoconferenze con Zoom).
Anche qui tutte e tre le piattaforme prevedono di farlo installando un’apposita applicazione sul computer che poi viene associata al proprio account tramite la lettura di un QR code (in WhatsApp e Signal) o indicando il proprio numero telefonico ed effettuando quindi verifiche tramite OTP sul cellulare (in Telegram).

Nel seguito mostro i passaggi per effettuare una associazione di un dispositivo (e.g. PC) con WhatsApp, dopo avere installato l’apposita applicazione desktop scaricabile da Scarica WhatsApp oppure utilizzando da un browser WhatsApp Web:

Nel seguito mostro i passaggi per effettuare una associazione di un dispositivo (e.g. PC) con Telegram, dopo avere installato l’apposita applicazione desktop scaricabile da Telegram Messenger:

Nel seguito mostro i passaggi per effettuare una associazione di un dispositivo (e.g. PC) con Signal, dopo avere installato l’apposita applicazione desktop scaricabile da Signal >> Download Signal:

Si noti che può succedere, come è successo a me, che inizialmente, effettuando l’associazione di Signal, l’importazione dei contatti non avvenga correttamente seppur sia il PC sia lo smartphone fossero collegati al medesimo WiFi e, tramite questo, connessi a Internet. Ovviamente senza i contatti importati, risulta impossibile effettuare alcuna chat oltre a non vedere quelle precedentemente effettuate. Personalmente ho risolto ripetendo l’importazione (i.e. pressione del pulsante Importa ora) dopo avere cambiato la tipologia di connessione dello smartphone (i.e. connessione tramite la rete mobile e non tramite WiFi) ipotizzando che tale problematica fosse imputabile a quello. Nel seguito mostro la segnalazione di errore e quindi, con il secondo tentativo effettuato modificando la tipologia della connessione dati del cellulare, l’importazione corretta dei contatti e la visualizzazione delle chat già aperte visibili infatti in background: si noti che, con una procedura scomoda e poco intuitiva, è necessario dopo l’importazione scorrere in altro la finestra di Preferenze per riuscire a chiuderla tramite il tasto X [in alto a destra]!

Si noti che esistevano già sistemi di chat e videoconferenza prima di WhatsApp, quale ad esempio Skype ma richiedevano (e richiedono tutt’ora) una registrazione dell’utente. Anche Messenger, l’originaria applicazione di messaggistica associata a Facebook, ha come utenza quella collegata appunto a quel social. La grande novità e intuizione di WhatsApp è stata quella di non richiedere nulla all’utente se non, verificato il suo numero telefonico, richiedere il permesso di recuperare i contatti presenti nel suo telefono e quindi riuscire ad avere subito l’elenco dei propri amici/conoscenti con cui scambiare i messaggi.
Questa stessa peculiarità è stata poi adottata anche da Telegram e Signal per cui anche da questo punto di vista non esiste nessuna differenza e l’installazione/configurazione avviene per tutti e tre in pochi secondi.

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Considerazioni relative alla privacy

Relativamente alla privacy, tutte e tre presentano una sezione apposita al riguardo ma le possibili impostazioni sono assai differenti dal momento che diverso è il business plan di ciascuna.

WhatsApp sfrutterà la sua relazione con Facebook per guadagnare sempre più denaro grazie alla profilazione degli iscritti, conservando, elaborando i dati raccolti e utilizzandoli come materia prima preziosa per mettere aziende paganti in contatto con potenziali clienti. Perciò per lei le impostazioni di privacy disponibili nell’applicazione sono principalmente orientate nei confronti della condivisione di proprie informazioni verso gli altri utenti della piattaforma e non tanto verso il provider del servizio, vale a dire WhatsApp stesso. Anzi nei termini di servizio è esplicitamente indicato che viene effettuata una profilazione dell’utente a fini pubblicitari su Facebook (che ha appunto acquistato WhatsApp per tale scopo), sebbene sembri che un regolamento UE impedisca attualmente di vendere tali nostri dati a scopi pubblicitari. Sul sito online inoltre ci sono rassicurazioni sul rispetto della security/privacy: si parla di crittografia end-to-end di ogni media trasferito (messaggi, foto, video, messaggi vocali, documenti e chiamate) in modo che niente possa cadere nelle mani sbagliate. Tuttavia nei nuovi prossimi termini di servizio sembrerebbe che se uno avvia una conversazione con un account Business, quell’informazione venga acquisita dal sistema per poi eventualmente presentare su Facebook pubblicità targettizzate, cioè quelle meglio remunerate. Leggi anche FAQ di WhatsApp – Informazioni sulle nuove funzionalità business e sull’Informativa sulla privacy di WhatsApp, FAQ di WhatsApp – Privacy e sicurezza per i messaggi business, FAQ di WhatsApp – Come modificare le impostazioni sulla privacy.

Nel seguito mostro la sezione relativa alla privacy dell’app WhatsApp:

Nel caso di Telegram, piattaforma di messaggistica di Pavel Durov, per ora sembra si mantenga grazie agli investimenti privati del suo fondatore che, dopo aver creato Vkontakte (il “Facebook” russo), sembra non avere problemi di liquidità. Tuttavia ora che l’app ha raggiunto centinaia di milioni di utenti attivi, si parla già di possibili fonti d’introito esterne, quali annunci pubblicitari all’interno dei Canali (i.e. le stanze nelle quali un solo autore diffonde messaggi/aggiornamenti rivolti a un pubblico interessato) e i pacchetti di sticker a pagamento dei quali gli autori percepiranno comunque una percentuale degli incassi. Comunque sia, almeno dichiaratamente, il punto centrale della piattaforma rimarrà il rispetto della privacy, per cui anche questi eventuali annunci pubblicitari non saranno tarati su dati relativi agli utenti.

Nel seguito mostro la sezione relativa alla privacy dell’app Telegram:

Nel caso di Signal sembrerebbe che l’app si mantenga solo grazie all’afflusso di denaro che proviene dalla Signal Foundation, organizzazione non-profit co-fondata da Brian Acton, il fondatore di WhatsApp. Lo scopo della fondazione è proprio quello di rendere le comunicazioni private accessibili a chiunque e disponibili ovunque. Perciò, Signal, pur non richiedendo pagamento di canoni mensili e non raccogliendo alcun tipo di dato dagli utenti, non ha un vero modello di business basandosi solo su donazioni esterne.

Nel seguito mostro la sezione relativa alla privacy dell’app Signal dove rilevanti sono, a mio parete, la possibilità di disattivare l’apprendimento delle parole digitate sulla tastiera software e di avere un PIN, viene periodicamente richiesto, che mantiene crittografa le informazioni memorizzate dal programma:

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Alcune peculiarità distintive

Ciascuno di questi sistemi di messaggistica ha ovviamente alcune peculiarità distintive. Nel seguito analizzerò quelle che reputo più interessanti.

Un peculiarità interessante di Signal è di poter impostare i messaggi di una chat con una durata temporale predefinita. Infatti, esiste l’impostazione Messaggi a scomparsa nel menù raggiungibile dai tre puntini [in alto a destra] che consente determinare la scomparsa dei messaggi inviati [anche lato destinatario] dopo un tempo definito impostato prima del loro invio.
L’impostazione di default è OFF, vale a dire i messaggi della conversazione permangono nel tempo fino a una loro eventuale cancellazione esplicita.
Tuttavia si può impostare, da 5 secondi fino a una settimana, la durata dei messaggi che si invieranno da quel momento in poi.
Nel seguito viene mostrato come si presenta la selezione del tempo di visibilità dei messaggi di una conversazione sia nell’app sia nell’applicazione desktop:

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Strategie di marketing e business plan

Senza volere fare dietrologie sulla decisione di WhatsApp di modificare le condizioni di servizio, si può affermare, senza timore di essere smentiti, che come spesso avviene quando un servizio ha molto successo, i gestori dello stesso cercano d’introdurre nuove fonti di guadagno introducendo forme di abbonamento (generalmente mal viste dagli utilizzatori) o trovando remunerazioni con la pubblicità e/o vendita d’informazioni utili al marketing … e questo anche se inizialmente il servizio magari era nato in forma sperimentale senza particolari finalità di lucro.
Nulla da stupirsi quindi che un servizio come WhatsApp, così tanto di successo, lo stia facendo! Vale la pena di ricordare che quell’app è stata lanciata proprio al momento giusto quando con la diffusione dei primi smartphone la loro soluzione di messaggistica è andata a sostituirne un altra metodologia (SMS/MMS) assai limitata (e.g. messaggi ciascuno di 160 caratteri al massimo, sebbene eventualmente fossero poi concatenabili) e decisamente (incomprensibilmente) costoso addirittura ancora oggi seppur molto meno di allora!
Insomma, una ricerca di guadagno senza chiedere nulla all’utenza che non è nulla di particolarmente scandaloso e a cui siamo già da tempo abituati (Google lo fa da sempre).
Infatti anche solo utilizzando un qualsiasi browser per ricercare qualcosa quelle informazioni su di noi vengono raccolte e magari anche associate a un account ben preciso qualora uno si sia anche autenticato in quel browser come spesso uno fa per usufruire di particolari servizi.
Anche andando a visitare la maggior parte dei siti, questi da tempo utilizzano capacità di memorizzazione intrinseche dei browser stessi (e.g. cookie) in modo da riuscire anche a tracciare le navigazioni dell’utente, sempre allo scopo principale di fornire pubblicità personalizzata, vale a dire quella più influente e quindi la meglio remunerata.
Le leggi sulla privacy hanno cercato, in teoria, di proteggere i cittadini da queste incursioni sulle proprie informazioni personali, per cui oramai è assai comune che, prima di riuscire a vedere bene un sito, venga presentata una finestra, parzialmente coprente la pagina, che chiede di accettare diverse condizioni di profilazione prima di poter procedere. Senza accettarle, risulta spesso impossibile visualizzare per intero il contenuto del sito stesso e, anche se magari alcuni permessi si potrebbero anche escludere, poi alla fine uno preme il pulsante indicato accettando tutto quello richiesto e finalmente poter visualizzare l’informazione ricercata senza più perdere tempo!!

Cosa dire poi dei risultati dei motori di ricerca e la loro incapacità di essere in balia di persone corrotte che utilizzano metodi illegali per fare pubblicità ai loro siti illegali sfruttando anche dati personali di persone che nulla hanno a che fare con quei loro loschi traffici? Ho già scritto un post relativamente a questo grave problema (Quando il motore di ricerca di Google lascia spazio alla diffusione di siti di pornografia e pedofilia non operando i possibili e dovuti filtraggi nel fornire i suoi risultati: alias come segnalare a Google violazioni legali ed effettuare eventuale denuncia): a distanza di più di 2 mesi, nessuna risposta da parte di Google e situazione immutata. Effettuando la ricerca del blog WordPress con quel motore di ricerca continuano a essere indicati siti di pedofilia illegali e per di più, nella loro relativa descrizione, sono presenti indicazioni improprie del nome e cognome del proprietario del blog!

NON HO PAROLE. A che servono i sistemi di controllo di abusi e di protezione dell’uso improprio dei propri dati?

Insomma, a mio parere, di fatto la legge sulla privacy ha principalmente solo reso più fastidiosa e lenta la navigazione su Internet senza essere riuscita a garantire una reale maggiore sicurezza che dati relativi alla propria privacy risultino protetti! Si tratta di un discorso analogo alle miriadi di firme che si devono apporre tutte le volte che si effettua una qualsiasi operazione bancaria: risulta di fatto impossibile comprenderne realmente le implicanze di ciascuna di quelle firme a meno di perdere diversi minuti nella lettura delle condizioni spesso scritte in piccolo e che magari rimandano ad altri documenti o leggi. Mi sembrano tutte tipiche operazioni tese più a confondere che a chiarire, non aiutando affatto nella comprensione di ciò che si sta facendo e inducendo altresì comunque accettare tutto grazie all’ignoranza! Insomma … una presa per i fondelli, seppur avvalorata da leggi … 🙄

Esempio di messaggio su apposita finestra di popup che si sovrappone accedendo a una pagina di un sito, oscurandone per buona parte il contenuto fino alla sua accettazione.

Invece, sia Telegram sia Signal dichiarano di non essere interessate ai dati degli utenti basandosi su modelli di business differenti.
Inoltre, mentre il codice di WhatsApp non è pubblico, quello sia di Telegram sia di Signal sono open source (i.e. codice di Signal su GitHub sia lato client sia lato server; codice di Telegram solo lato client).

Si noti che solo Signal ha rilasciato open source anche il SW lato server: comunque sia, non è certo garantito che le versioni pubblicate sul repository pubblico siano poi esattamente quelle che stanno girando sui loro server per cui fidarsi è bene ma dubitare è altrettanto lecito! Infatti, la presenza di poche righe di codice potrebbero fare infatti la differenza in termini di privacy e questo qualsiasi programmatore lo sa. Anche relativamente al SW lato client, è vero che si potrebbe in teoria decompilare quello scaricato dallo Store per verificare l’esatta corrispondenza con i sorgenti presenti nel repository Git … ma penso che nessuno lo abbia fatto o lo farà mai!

In qualsiasi programma poi possono essere inserite backdoor, vale a dire modalità “segrete” per accedere a informazioni diversamente inaccessibili. Anche il backup che uno usualmente richiede per non rischiare magari di perdere delle chat in caso di rottura/furto del cellulare, comportano che quelle informazioni risultino memorizzare su qualche server e non necessariamente opportunamente crittografate in modo sicuro.

WhatsAppImpostazioni-> Chat-> Backup delle chat

In Telegram il backup è contemplato ufficialmente solo tramite l’applicazione desktop andando in Settings -> Advanced -> Export Telegram data. Tuttavia ho letto che esiste anche un Bot (GDPRbot) che consente di effettuare un qualcosa di analogo operando da smartphone, ma personalmente non l’ho mai effettuato (vedi anche Cosa sono e come funzionano i bot di Telegram):

Signal Impostazioni -> Conversazioni -> Backup delle chat crittografate su un proprio dispositivo di memoria esterno

Si noti, infine, che spesso questa come altre app, che diventano pressoché “indispensabili” seppur gratuite, poi obbligano a cambiare cellulare in quanto non supportano più modelli “vecchi“, ad esempio anteriori al 7/2013 per telefoni Android (vedi: WhatsApp, ecco gli smartphone non più supportati dal primo gennaio 2021).

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Considerazioni finali

Che fare allora?
Sicuramente è bene non trasferire mai informazioni sensibili (e.g. delle credenziali) tramite una chat, qualsiasi essa sia, così come non è opportuno farlo con qualsiasi altro mezzo anche più tradizionale come può essere una chiamata telefonica che comunque potrebbe sempre essere intercettata! Che poi qualcuno che ci offra un servizio gratuitamente e desideri trarre un profitto indirettamente non c’è da stupirsi e mi sembra anche sia accettabile se uno ne ha la consapevolezza. Anche i SW open source, d’altra parte, non sono quasi mai atti benefici, ma possono essere comunque un mezzo per trarre guadagni da per altre vie (e.g supporto tecnico).

Sicuramente WhatsApp sfrutta maggiormente la sua predominanza e diffusione e quindi può permettersi d’imporre condizioni che possono dar fastidio a chi ci tiene alla propria privacy, sopratutto se si tratta di un personaggio pubblico o di una azienda. Da quello che ho letto, delle ripercussioni in tal senso si avrebbero anche semplicemente mantenendo installata quell’app, senza neppure usarla se non raramente, da momento che per installarla già si sono dovuti dare diversi permessi (e.g. accesso alla memoria e ai propri contatti, localizzazione) come d’altra parte avviene anche per le altre app dal momento che per operare anche solo per le funzionalità dichiarate l’accesso a quelle informazioni risulta necessario (e.g. se si vuole in una chat inviare una foto o un documento, l’app deve necessariamente avere i diritti per accedere alla memoria così come poter leggere i contatti del telefono per riuscire a sapere se a quel numero è associato un’utenza WhatsApp.

Personalmente ho installato tutte e tre le app da tempo, anche solo per il fatto che non è mai un bene avere un predominio di una soluzione rispetto ad altre che di fatto sono tecnicamente analoghe e anzi, sotto certi aspetti addirittura superiori (e.g. per funzionalità specifiche, maggiori garanzie di privacy e configurazione/gestione dei gruppi). Penso quindi sia un bene provare anche le altre soluzioni e anche incominciare a utilizzarle con quei contatti che già le possiedono: lo sforzo è minimo e sicuramente il vantaggio sia di contrastare l’egemonia di WhatsApp sia di poter sfruttare eventualmente se d’interesse in alcune situazioni, alcune delle peculiarità specifiche di ciascuana di quelle applicazioni di messaggistica.

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Informazioni su Enzo Contini

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7 risposte a WhatsApp, Telegram o Signal? L’8/2/2021 entreranno ufficialmente in vigore i nuovi termini di servizio per WhatsApp e già l’effetto si fa sentire! Confronto tra i diversi servizi offerti (e.g. condivisione della posizione, gestione da PC, privacy)

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  3. emanuele ha detto:

    D’accordo anche io difatti uso solamente telegram. Grazie delle utili informazioni.
    Purtroppo su W10M da qualche tempo le notifiche di telegram (o unigram) non arrivano più.

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    • Enzo Contini ha detto:

      Con W10M vuoi intendere uno smartphone Windows 10 Mobile? Quale?
      Io oramai, da quando è stato dismessa la produzione e non risultano più supportati, sono passato a un Samsung utilizzando un launcher che fornisce una interfaccia Metro…
      Guarda i post che ho scritto su Square Home: https://enzocontini.blog/?s=square+home&submit=Cerca

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      • emanuele ha detto:

        Esatto Windows 10 mobile su. Lumia 950. A parte Cortana che non funziona completamente come prima per il resto funziona bene e non solo in locale:.intendo Outlook, one drive, navigatore, calendario sincronizzato con pc ecc.
        Ma ora telegram che non notifica è un problemino da non poco… 😦

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  4. Mauro ha detto:

    Per un certo periodo avevo installato Viber in aggiunta a Whatsapp, me l’ho tolta per inutilizzo in quanto lo usava forse il 20% dei miei contatti. Forse installerò Telegram, ma senza piallare WA in quanto le nuove policy si applicano solo agli utenti business, e comunque contravvengono ai regolamenti europei per cui noi ne siamo esclusi, e non vedo il motivo di tutto questo panico visto che in ogni caso i nostri dati li lasciamo disponibili a cani e porci in dozzine di altre occasioni, dalle app alle carte fedeltà eccetera.

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    • Enzo Contini ha detto:

      Pienamente d’accordo … il discorso che ho fatto nel post è infatti di provare e utilizzare anche gli altri (che magari hanno qualche funzionalità diversa che può talvolta tornare utile) in modo da contrastare il predominio di uno solo: non fa mai bene, in quanto la concorrenza stimola a migliorare i prodotti e a non approfittarsene troppo! Sul discorso della privacy se usi Internet la battaglia è direi persa …
      Se decidi d’installarne solo un altro, allora ti consiglio più Signal di Telegram, perché ha funzionalità più particolari anche se probabilmente per ora è ancora meno diffuso … ma tanto se uno lo una con qualcuno in particolare basta averlo installato anche solo entrambi! 😉

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