Questo è un post a cui tengo particolarmente e che cercherò di pubblicizzare a dovere, sperando possa dare i suoi frutti! Nel tempo si è arricchito di contenuti grazie anche ai contributi di coloro che sono intervenuti all’evento “Inclusione nel territorio degli armadi collocati in strada dai diversi fornitori di servizi” realizzato nell’ambito della TIM Inclusion Week.
Dal momento che il post è molto lungo e difficilmente riuscirai a leggerlo tutto in una volta, ho pensato bene di introdurre il seguente indice affinché risulti più agevole raggiungere di volta in volta le diverse sezioni:
- Premessa
- La situazione attuale: un giro per una città (e.g. Torino)
- Ora ti chiedo: cos’è meglio?
- Analisi di alcune iniziative dove si sono personalizzati armadi con pitture o fotografie
- Cosa si può fare per migliorare l’attuale situazione che, di anno in anno, peggiora sempre più?
- La mia proposta: condivisione di obiettivi tra più attori e realtà del territorio, per dare continuità all’iniziativa e renderla economicamente sostenibile
- Dove trovare/cercare sponsorizzazioni?
- Perché un fornitore di servizi dovrebbe favorire un’iniziativa di questo tipo?
- ANNESSO 1 – Foto dell’iniziativa di Usseaux
- ANNESSO 2 – Foto dell’iniziativa di Milano
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Premessa
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Dopo una descrizione delle problematiche ed un’analisi di iniziative trascorse o in essere, questo post si propone di tracciare alcune linee guida e lanciare alcune proposte affinché alcuni dei molteplici armadi collocati ovunque nelle città/paesi da diversi fornitori di servizi (e.g. telecomunicazioni, gas, luce) possano costituire un’occasione per abbellire il territorio nazionale e magare servire anche come tramite per fornire servizi.
Se preferisci, puoi anche vedere su YouTube il seguente video che contiene buona parte delle informazioni contenute in questo post, e/o scaricare la presentazione da questo link.
Infine, ti invito, dopo avere letto questo post e/o avere partecipato all’evento menzionato della TIM Inclusion Week, a contribuire alla seguente indagine a cui si può partecipare anche in modo completamente anonimo: sicuramente mi potrà tornare utile nel tentativo di dare concretezza alle ipotesi tracciate! Per accedere all’indagine fai click sull’immagine seguente o, se preferisci, utilizza questo QR Code.
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La situazione attuale: un giro per una città (e.g. Torino)
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Durante una passeggiata in bici nel centro di Torino, mi è stato assai facile fotografare alcuni armadi collocati ovunque, anche in luoghi storici della mia città. Senza dubbio la loro presenza non può che farci storcere la bocca … se ancora abbiamo la sensibilità di notarli!
La situazione torinese è ovviamente analoga a quella di tutte le altre città, italiane e non solo. Per piccoli o grandi che siano, incassati o meno in un muro, di fatto tutti gli armadi collocati per strada da diversi fornitori di servizi deturpano il paesaggio e le architetture presenti. Siamo talmente ormai abituati a vederli che quasi non notiamo nemmeno più quanto degradino il territorio e neppure più quanti siano … ed ovunque il loro numero è in continua crescita. Nel caso poi di quelli relativi alle telecomunicazioni, si potrebbe avere un ulteriore incremento anche per via sia di eventuali nuovi operatori sia della dismissione programmata di diverse centrali della telefonia tradizionale (divenute obsolete con l’avvento della fibra) e la possibile distribuzione territoriale di alcune funzionalità attualmente centralizzate.
Eccovi alcuni esempi:
Si può notare come molto spesso alcuni siano raggruppati, rubando ampie aree di spazio a piazze e marciapiedi e rendendo il tutto ancora più spiacevole alla vista. Questo avviene per armadi relativi alle linee telefoniche poiché generalmente hanno adiacenti anche armadi di altri operatori che si collegano alla medesima rete di accesso.
Per non parlare poi di quelli aperti, oltre che sporchi!
L’immagine seguente (trovata in questo sito) mostra chiaramente la situazione descritta precedentemente, in cui coesistono in un medesimo territorio più armadi, ciascuno relativo ad un specifico operatore telefonico:
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Ora ti chiedo: cos’è meglio?
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La seguente foto dimostra come, talvolta, basti veramente poco per trasformare un oggetto, avulso dal contesto, in qualcosa di perlomeno simpatico e capace di suscitare emozioni in chi lo osserva, come d’altra parte dimostrano anche alcuni graffiti e la street art in generale!

Talvolta basta veramente poco per trasformare un oggetto, avulso dal contesto, in qualcosa di perlomeno simpatico e capace di suscitare emozioni in chi lo osserva
Osserva ora, per gli armadi mostrati nel seguito, il prima e il dopo aver loro applicato una forma artistica, in questi casi simulata da me tramite fotoritocco … ma ovviamente l’effetto sarebbe il medesimo se fosse stata effettivamente realizzata!
Cerca poi di immaginare come un territorio, che conosci ed a cui sei affezionato, potrebbe cambiare radicalmente in meglio!
Il primo esempio è un fotomontaggio realizzato utilizzando un mio dipinto ed alcune foto di nuvole:
Il trompè l’oeil ovviamente può essere utilizzato sapientemente anche in questo contesto ed i seguenti esempi spero riescano a dimostrarlo:
A conferma poi di come la street art potrebbe tornare utile, ho effettuato il seguente fotomontaggio utilizzando una foto che ha immortalato uno dei tanti murales del Parco Dora di Torino ora scomparsi perché cancellati per sempre dai muri da altri dipinti sovrapposti … d’altra parte questo è il naturale ciclo di vita della street art che la rende, secondo me, ancora più speciale!
[P.S. grazie Flox “17” di averlo disegnato … semmai navigassi in questa pagina, spero non ti dispiaccia che l’abbia pubblicato su Internet!!]
Talvolta poi capita di leggere sui muri frasi che fanno riflettere. Infatti, alcune forme di street art possono essere viste, secondo me, come collegate ad una sorta di “street philosophy/psychology” … altre fanno magari solo sorridere, ma a modo loro sono ugualmente speciali.
Nel seguito riporto alcune immagini di esempio ma, se desideri vederne altre, puoi visitare il mio precedente post specificatamente dedicato alla Street philosophy/psychology …
Anche questa forma di “arte” potrebbe trovare una sua collocazione sugli armadi, magari per veicolare messaggi con finalità sociali e di ausilio alla diffusione nella cittadinanza di una educazione civica.
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Analisi di alcune iniziative dove si sono personalizzati armadi con pitture o fotografie
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Iniziative analoghe si sono già viste? Sicuramente, quella di abbellire artisticamente degli armadi e aggiungere magari funzionalità aggiuntive non è certo una nuova idea. Tuttavia, tutte le iniziative da me conosciute e che andrò a considerate, sono relative a piccole realtà paesane o a singole città o sono state realizzate solo per un limitato periodo temporale: quindi hanno interessato un numero troppo esiguo di armadi per raggiungere un qualsivoglia obiettivo.
Diverso sarebbe il discorso se una iniziativa in quel senso fosse adottata da una o più ditte di distribuzione di servizi a livello nazionale e riuscisse a trovare sinergie con realtà locali tali da potersi sostenere nel tempo anche da un punto di vista economico.
Come impone ogni operazione efficace sia di marketing sia sociale, si deve raggiungere una massa critica. Inutile è avere pochissimi armadi “abbelliti”, dispersi in modo sporadico su un vasto territorio in quanto non hanno alcuna visibilità e, qualsiasi fosse l’obiettivo, questo è sicuramente mancato! Senza trovare le opportune sinergie con iniziative locali, i risultati sono quelli che si sono visti fino ad oggi!
Solo una condivisione di obiettivi tra più attori può consentire una loro crescita numerica nel tempo, aumentandone quindi la visibilità e potendo così pensare a soluzioni che permettano di rendere l’iniziativa anche economicamente sostenibile.
Analizzo nel seguito alcune delle iniziative pregresse, scegliendole in base alla tipologia che le caratterizza ed evidenziando per ciascuna sia i risultati raggiunti sia i loro possibili limiti. “Una hirundo non facit ver”: seppure si sia trattato di iniziative tutte lodevoli, senza avere trovato le opportune sinergie, i risultati raggiunti sono stato limitati geograficamente e temporalmente! In ogni modo risulta interessante analizzare le scelte effettuate e le forme di risultati comunque ottenuti, ad esempio in termini di pubblicità, di promozione turistica, di immagine e di aggregazione dei dipendenti.
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1) Piccolo paese montano: Usseaux
Ho visto proprio poco tempo fa la soluzione adottata da un piccolo paese di montagna, Usseaux, che è riuscito a trasformare in piccole opere d’arte tutti gli elementi che stonavano con il suo territorio, dagli armadi dei contatori del gas alle buche delle lettere.
In questo modo, non solo hanno abbellito il paese, ma è anche accresciuto il numero di turisti che lo visitano proprio per ammirare quei suoi murales e dipinti.
Sicuramente quello non è il primo ed unico paese al mondo a fare uso della pittura per migliorare l’estetica del suo paesaggio, ma penso renda bene l’idea di che cosa si possa fare in tal senso, anche solo con piccole iniziative locali e con bassi investimenti alla portata di un Comune di poche anime!
Ecco un esempio del prima e dopo relativamente ad una cassetta contenente il contatore del gas:
Il limite ovvio di questa iniziativa, come di quella di altre analoghe, è quello geografico, in quanto ha interessato piccole realtà paesane, generalmente montane o di campagna. I risultati ottenuti sono comunque andati ben oltre alle possibili aspettative iniziali.
Al fondo del post ho inserito ulteriori foto di alcune delle opere realizzate in quel paese che hanno interessato principalmente armadi di proprietà privata (e.g. cassette contenenti il contatore del gas, buche delle lettere).
La foto successiva mostra un esempio di cabina elettrica “con arte” presente all’ingresso di un agriturismo a Vauda Canavese (TO):
Nel seguito un ulteriore esempio di come dei cassonetti dell’immondizia possano diventare addirittura piacevoli alla vista:
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2) Grande metropoli: Milano [2015]
A Milano, nell’anno dell’Expo (2015), c’è stata una interessante iniziativa nell’ambito del progetto di arredo urbano Urban Art Renaissance: promossa da A2a e Fondazione Aem, ha permesso a 50 artisti di realizzare ciascuno 3 opere di street art sugli armadi delle centraline semaforiche presenti nella città, per un totale di ben 150 dipinti.
Nel seguito riporto alcuni articoli apparsi sui giornali al riguardo che evidenziano come anche i residenti abbiano apprezzato i risultati ottenuti e siano stati loro stessi coinvolti nell’iniziativa. Questa iniziativa dimostra come iniziative analoghe possano essere realizzate concretamente anche in una grande città e non solo in piccole realtà paesane.
Tuttavia, anche quella bella iniziativa ha avuto, a mio parere i limiti seguenti:
- Seppur abbia coinvolto un numero considerevoli di armadi, purtroppo è rimasta limitata nel tempo non essendo agganciata ad iniziative periodiche del territorio (e.g. concorsi annuali): persino 150 armadi si perdono in una città grande come Milano, se il loro numero rimane tale mentre il quello degli armadi continua a crescere sempre più!
- L’aver interessato poi solo gli armadi delle centraline semaforiche, cioè di un’unica tipologia, è poi stata una limitazione notevole, anche se ha probabilmente semplificato le autorizzazioni necessarie!
- Non esiste un legame, un tema conduttore tra le diverse opere realizzate.
- Non è stata neppure sfruttata la possibilità di richiamare oggetti d’arte o architetture caratteristiche di quel territorio e/o affrontare tematiche sociali specifiche.
Se desideri saperne di più su quella comunque bella iniziativa che può essere di riferimento anche per attività future, puoi vedere i seguenti link e video:
- https://urbanpromo.it/2015/progetti/urban-art-renaissance da cui si vedono quali erano stati i partner dell’iniziativa (Ministero dello sviluppo economico, Ministero per i beni e le attività culturali, Ministero dell’ambiente, Regione Lombardia, Città di Milano, ACRI)
- https://www.mam-e.it/milano/da-centraline-semaforiche-a-opere-darte-street-art-a-milano
- http://www.atomoproduction.com/energy-box59

Articoli apparsi su i giornali relative all’iniziativa del progetto di arredo urbano Urban Art Renaissance, che ha interessato 150 centraline semaforiche (Milano, 2015)
Si noti che, oltre richiamare l’attenzione dei media, ottenere l’apprezzamento dei residenti, derivarne un libro illustrato presentato alla Triennale di Milano, anche quella iniziativa ha contribuito a far prosperare una nuova forma di turismo orientato a visionare graffiti e street art, veri e propri musei a cielo aperto tutti da scoprire e fotografare:
- https://milanosguardinediti.com/itinerario-alla-scoperta-della-street-art
- https://amilanopuoi.com/it/2018/02/25/street-art-murales-milano
- http://www.hiphopstarztour.com/event/another-tour-in-the-wall-171118
- https://www.getyourguide.com/milano-l139/milano-street-art-food-tour-t131133

Queste iniziative hanno contribuito a far prosperare una nuova forma di turismo orientato a visionare graffiti e street art
Analogamente anche a Torino esistono Tour turistici analoghi :
Come verrà descritto più nel dettaglio successivamente nel post, a Milano esiste addirittura il MAUA (Museo di Arte Urbana Aumentata) che è “una galleria a cielo aperto, fuori dal centro di Milano, che consta di oltre 50 opere di street art animate con altrettanti contenuti virtuali“. Come specificherò meglio poi nel seguito, quella iniziativa si sta anche estendendo in altre città tra cui Torino.
In fondo al post potete vedere alcune delle realizzazioni artistiche che mi sono piaciute maggiormente: potete comunque vedere tutte le 150 opere accedendo alla sezione pubblica delle foto del sito Facebook di Davide Atomo Tinelli.
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3) Iniziativa di una ditta: FotoGraffiTI di Telecom Italia [2011]
In Telecom Italia (nell’aprile 2011) c’è stata un’iniziativa chiamata FotoGraffiTI che ha portato l’anno seguente (marzo 2012) ad alcune realizzazioni concrete.
Si è trattato di un concorso fotografico interno, cioè rivolto ai dipendenti, pensato proprio per selezionare alcune immagini paesaggistiche con cui “abbellire” alcuni armadi ripartilinea delle principali città italiane.
Anche in questo caso si possono evidenziare alcuni limiti di questa iniziativa:
- Solo 64 sono state le foto selezionate che hanno trovato una collocazione reale in alcune delle maggiori città italiane, quindi un numero troppo esiguo per raggiungere un qualsivoglia obiettivo. A Torino questi armadi dovrebbero (o dovevano) trovarsi nei pressi di p.zza Solferino ma, anche se frequento spesso quella zona, non li ho davvero mai notati, così come non ne ho mai visti in altre parti d’Italia, essendo poche decine su migliaia armadi presenti 😦
- Forse sarebbe stato meglio sia puntare sull’originalità dell’opera, suggerendo tematiche specifiche sull’innovazione e/o di interesse sociale, e magari non limitarsi alla forma artistica fotografica.
- Soprattutto si doveva dare continuità all’iniziativa, agganciandola anche ad iniziative locali periodiche, prevedendo poi anche una partecipazione attiva non solo dei dipendenti ma anche degli abitanti del territorio, contribuendo così a migliorare l’immagine del marchio.
Su YouTube si possono ancora vedere i seguenti video che pubblicizzano quella iniziativa aziendale.
Video 1 – Patrizia Nobile (Responsabile Open Access — Governace) e Fabio Galluccio (Responsabile Risorse Umane — People Caring) descrivono il progetto che, attraverso il coinvolgimento di tutto il personale Telecom Italia, trasforma gli armadi ripartilinea presenti sul territorio in elementi decorativi.
In quel video ormai datato del 2012 viene detto che Telecom gestisce 152000 armadi ripartilinea (“dove vengono attestati alcuni elementi di rete della parte di rete di accesso, la cosiddetta ultima miglia“) su tutto il territorio nazionale: oggi ovviamente sono molti di più. “Questi armadi devo essere gestiti, mantenuti, bonificati periodicamente“. “Il merito è quello di rendere particolari i nostri armadi ripartilinea che altrimenti sarebbero delle scatole grigie ed anonime“. E’ stato un “modo partecipativo di sentirsi parte dell’azienda“.
Video 2 – FotograffiTi è il progetto di trasformazione degli armadi ripartilinea che ha coinvolto tutto il personale di Telecom Italia, che hanno inviato e poi scelto le fotografie più significative, raffiguranti bellezze architettoniche o paesaggistiche tipiche di un capoluogo italiano. Le immagini sono state applicate sullo sportello degli armadi Telecom presenti nelle varie città. La prima installazione ha avuto luogo a Modena.
Durante l’opera di manutenzione di quei 64 armadi interessati dall’iniziativa, la foto era stata collocata in pochi secondi ed modo molto agevole, essendo inserita dall’alto nella apposita fessura presente nella porta dell’armadio: quella tipologia di armadi è infatti dotata di uno sportello già pensato per ospitare un eventuale cartellone/foto. La semplice procedura di collocazione della foto è ben visibile nel video 2 (al minuto 1:43), nel video 3 (al minuto 1:25) e nel video 4 (ai minut1 0:16; 1:12). In alternativa si sarebbe potuto collocare l’immagine con un adesivo, ma per quegli armadi appositamente costruiti con quella feritoia, risulta sicuramente più agevole e veloce utilizzare quel metodo visto!
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Cosa si può fare per migliorare l’attuale situazione che, di anno in anno, peggiora sempre più?
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Le soluzioni possibili sono molteplici e cercherò di elencarne diverse e non sono solo estetiche e/o tecniche, ma riguardano anche il coinvolgimento del numero maggiore possibile di realtà locali, soprattutto quelle già da tempo affermate, ed anche della cittadinanza stessa.
1) Mimetizzazione dell’armadio
Talvolta basterebbe anche solo pitturare l’armadio con il medesimo colore del muro retrostante o riprodurre l’immagine dei suoi suoi mattoni. Un esempio in cui potrebbe essere utilizzata proficuamente tale modalità di mimetizzazione sono gli armadi collocati in p.zza Castello, proprio a fianco della cancellata destra del Palazzo Reale.
Talvolta si vedono poi enormi pannelli di copertura che riproducono la facciata di un palazzo durante la sua ristrutturazione, come nel caso di Palazzo Madama a Torino.
Analogamente, per coprire aree in edificazione, sono realizzati pannelli con stampati muri “finti“, come nel caso di c.so Bolzano angolo c.so Vittorio Emanuele II: in bella vista rimane solo la bruttezza di un armadietto isolato appoggiato al bel pannello di plastica!

Pannello di “muro finto” per coprire l’area in edificazione di c.so Bolzano angolo c.so Vittorio Emanuele II
Viene da chiedersi come mai non si riescano ad effettuare operazioni analoghe per degli armadi (almeno per alcuni), cioè per oggetti di ben più limitate dimensioni e che, per di più, permangono nel tempo!
Un’altra operazione di “mimetizzazione” è stata effettuata a Torino per delle barriere di cemento collocate in p.zza Castello, ricoprendole con un telo plastificato con stampata una semplice immagine di alberi con il cielo, rendendole così sicuramente più accettabili. Ovviamente per un armadio, che deve poter essere aperto, una soluzione di rivestimento analoga non potrebbe essere adottata: tuttavia penso possa rendere l’idea come si possa migliorare l’aspetto di un oggetto avulso dal contesto.
Relativamente agli apparati di rete, talvolta ne ho visti alcuni sapientemente mimetizzati quando collocati su architetture storiche, ma si tratta di casi assai sporadici. Inoltre per gli armadi, spesso sia le loro dimensioni sia il loro posizionamento sono tali che risulta alquanto difficile ed improbabile renderli quasi invisibili alla vista!
Incassarli nei muri o nel selciato può essere una soluzione talvolta percorribile: seppur anche solo gli sportelli metallici non siano certo esteticamente belli, almeno così non si ruba spazio a marciapiedi o piazze!
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2) Personalizzazione dell’armadio con pitture o immagini fotografiche
Se la soluzione di mimetizzarli o incassarli non è percorribile, come spesso purtroppo accade, sicuramente risulta possibile renderli almeno esteticamente più piacevoli, ad esempio personalizzandoli con pitture appropriate al contesto ed il più possibile originali.
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3) Inserzione di elementi e/o servizi “reali” che sappiano rendere socialmente utile la presenza dell’armadio nel luogo in cui si trova
La valorizzazione di un armadio potrebbe comprendere non solo realizzazioni grafiche, ad esempio per mimetizzarlo con trompè l’oeil, ma anche prevedere l’inserimento di elementi “reali” per rendere socialmente utile la sua presenza. Sempre più spesso, nelle città nascono zone di aggregazione, rivalutando piccole zone pedonali tramite anche solo la collocazione di qualche panchina. In questo modo vengono rivalutate aree precedentemente inutilizzate e che ora diventano punti di aggregazione per giovani e/o anziani. Soprattutto qualora più armadi si trovino in quelle aree, nel bel mezzo di una zona pedonale o piazza, si potrebbe cercare di sfruttare la loro presenza per trovarne un utilizzo concreto e socialmente utile, … oltre ovviamente ad abbellirli esteticamente. L’inclusione di un armadio potrebbe perciò anche comportare l’introduzione di funzionalità specifiche, tali da fornire servizi di pubblica utilità nell’area loro adiacente.
Ad esempio, potrebbe essere aggiunta una cassetta reale per contenere i libri in sharing per dare all’iniziativa un connotato ancora più socialmente utile: il book sharing si sta sempre più diffondendo grazie anche al supporto delle biblioteche o di alcuni musei che ovviamente potrebbero dare un contributo all’iniziativa.
Il fotomontaggio seguente penso renda bene l’idea sebbene, in verità, mostri solo dei trompè l’oeil e manchi quella cassetta reale con veri libri di cui si è ipotizzato sopra … ma è facile immaginarla collocata sopra l’armadio stesso, mischiando così finzione e realtà.
Inoltre, essendo alimentati, alcuni armadi potrebbero essere estesi nelle funzionalità per fornire servizi al cittadino. Ad esempio potrebbero all’occorrenza diffondere musica , con l’inserimento di eventuali spot pubblicitari periodici, per rendere l’operazione economicamente sostenibile.
Un’eventuale collocazione nell’armadio di casse Bluetooth a cui poter collegare un proprio smartphone, potrebbe inoltre consentire di ascoltare loro brani specifici alle persone magari sedute sulle panchine adiacenti.
Si potrebbero anche fornire stazioni USB per la ricarica di apparecchiature (e.g. cellulari) ed rendere disponibile un servizio Wi-Fi e/o altri specifici relativi all’IoT (Internet of Things).
Infine, come ultimo ulteriore esempio, si potrebbe collocare dietro all’armadio (adiacente ma opportunamente staccato) un pannello con giochi educativi e/o supporti per canestri di mini-basket.
Tutti i servizi descritti precedentemente potrebbero essere offerti grazie ad accordi con le municipalità e/o tramite un accesso ai clienti tramite una RFID card e/o una mobile app.
Se collocati opportunamente, degli armadi potrebbero essere addirittura utilizzati come stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Questi avranno sempre maggiore diffusione soprattutto nelle grandi città e già oggi sono state collocate diverse stazioni di ricarica pensate esclusivamente a tale scopo e che quindi occupano un ulteriore considerevole spazio sui marciapiedi. Diversamente, se invece si utilizzassero per tale scopo infrastrutture preesistenti, quali appunto gli armadi, ciò consentirebbe di non rubare ulteriore spazio ai marciapiedi! Anche quest’ultima ipotesi è tutt’altro che futuribile o assurda, se è vero che la Deutsche Telekom ha già deciso di aggiungere, entro il 2020, capacità di ricarica per veicoli elettrici a 11.500 armadi di distribuzione collocati su strada e in 500 centrali telefoniche opportunamente selezionate, (*). Questi punti di ricarica per auto elettriche saranno utilizzabili dall’utenza tramite una RFID card ed una mobile app. Attualmente quella soluzione viene considerata l’opzione di ricarica più veloce disponibile per le e-Cars delle città tedesche: infatti, offrendo agli utenti fino a 150 kW, si consente ad un veicolo di ricaricarsi in soli 10 minuti di un’energia elettrica sufficiente per viaggiare circa 100 km.

Entro il 2020, Deutsche Telekom ha già deciso di aggiungere capacità di ricarica per veicoli elettrici a 11.500 armadi di strada
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4) Supporto dell’informatica.
L’informatica potrebbe essere di supporto all’iniziativa, consentendo anche di introdurre una possibile sponsorizzazione da parte di terzi, grazie alla pubblicità, senza per questo togliere nulla all’estetica dell’iniziativa artistica. Anzi, in tal modo l’iniziativa potrebbe diventare potenzialmente anche economicamente vantaggiosa.
Si potrebbe realizzare un semplice servizio web (utilizzabile poi da siti ed app) che fornisca le seguenti informazioni, per ciascun armadio così “abbellito”:
- La sua localizzazione, con funzionalità di navigazione per raggiungerlo;
- Una preview dell’opera;
- Informazioni sull’autore e sul significato dell’opera;
- Indicazione del promoter con eventuale breve spot pubblicitario. In questo modo si potrebbe contare su un appoggio economico di ditte in cambio di una pubblicità non particolarmente invasiva.
- Eventuali estensioni in 3D e/o multimediali.
Un’interfaccia utente che utilizzasse la realtà aumentata (o addirittura virtuale), sia per individuarne la presenza nelle vicinanze e mostrare le informazioni associate, sia per aggiungere contenuto all’opera (e.g. darle movimento, fare apparite nuovi dettagli) potrebbe ovviamente rendere ancora più appetibile una loro ricerca per un turista/fotografo: questa nuova forma di turismo abbiamo visto che è in crescita.
Anche questa non è un’idea completamente nuova ed esistono già app che realizzano, almeno parte, alcune delle funzionalità elencate: si considera nel seguito uno degli esempi più innovativi che si sta diffondendo sempre più in diverse città:
BEPART – the Public Imagination Movement
Un esempio di utilizzo di metodi informatici per coadiuvare iniziative collegate alla street-art è quella utilizzata da BEPART – the Public Imagination Movement, start up innovativa (Società Cooperativa Impresa Sociale) che “riempie la città di arte, design, video, suoni e parole, attraverso la realtà aumentata e che permette a chiunque di creare ed installare contenuti o semplicemente fruirli negli spazi urbani attraverso il proprio smartdevice e attraverso visori appositi“.
Da visitare sia il loro sito bepart.net sia quello Facebook del MAUA (Museo di Arte Urbana Aumentata) che propone in alcune città anche corsi (gratuiti grazie a sponsorizzazioni). Sulla pagina che descrive il progetto si legge che quel Museo di Arte Urbana Aumentata “è una galleria a cielo aperto, fuori dal centro di Milano, che consta di oltre 50 opere di street art animate con altrettanti contenuti virtuali fruibili attraverso la realtà aumentata: è nato grazie al Bando alle Periferie finanziato dal Comune di Milano” … “Le opere del MAUA sono state selezionate dagli abitanti dei quartieri, in un esperimento avanzato di curatela diffusa che ha previsto l’individuazione collettiva e partecipata delle opere e una discussione comune sul loro significato percepito e sul loro valore per le strade della città“.
Sottolineo l’importanza data di rendere partecipi gli abitanti del territorio dove le opere sarebbero state collocate.
Nel seguito un video che mostra come la realtà aumentata possa dare nuova vita ad opere di street art murali e come possa essa stessa essere un’opera d’arte autonoma, usufruibile semplicemente collocando il cartello con i riferimenti all’opera da visualizzare virtualmente (e.g. opera virtuale che mostra colorati tentacoli virtuali che fuoriescono dal fiume Po o da una finestra).
Anche a Torino esistono alcune opere collegate a quella iniziativa: ad esempio nei pressi del teatro Colosseo esiste un enorme murales rappresentante un orso e dove in prossimità è affisso il cartello seguente che invita ad installarsi l’app Bepart per poter visualizzare le estensioni di realtà aumentata relative a quell’opera artistica.

Cartello presente in prossimità di un’opera di street art che aderisce all’iniziativa bepart, con il link per scaricare l’app che consente di usufruire di ulteriori contenuti in realtà aumentata.
Inoltre, sempre a Torino proprio recentemente nei week-end (24/25 novembre e 1/2 dicembre 2018), c’è stato un workshop gratuito finalizzato alla formazione di AR Content Creator e AR maker, condotto dai designer di animazione digitale di BEPART, in collaborazione con Camera Centro Italiano per la Fotografia e PUSH.
Come indicato nella pagina del sito BEPART relativo a quella iniziativa, “Come materiale di partenza, i partecipanti utilizzano le foto di 40 opere di street art distribuite tra i diversi quartieri di Torino, selezionate dagli stessi abitanti dei quartieri.
Le animazioni in AR saranno parte dell’edizione torinese di MAUA – Museo di Arte Urbana Aumentata. Nel corso del workshop le foto delle opere di street art sono elaborate in digitale, animate e trasformate in opere d’arte digitale, in realtà aumentata. Le migliori opere entrano a far parte dell’edizione torinese di MAUA, di una pubblicazione in AR e di una mostra itinerante“.
Quindi stanno continuando le iniziative anche del MAUA Torino che, si legge, sono “a cura di BEPART, Avanzi (Sostenibilità per Azioni), BASE Milano, Camera Centro Italiano per la Fotografia, IUR (Innovazione Urbana Rigenerazione), PUSH., Terre di mezzo Editore, Toolbox Coworking.
Quel progetto è sostenuto da AxTO (Azioni per le periferie torinesi) ed è finanziato dalla Città di Torino e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri“.
Anche da questa informazione deduco che piccoli finanziamenti da parte delle amministrazioni sono ancora possibili anche in questo periodo di crisi economica, per realizzazioni che sappiano dare dei risultati concreti nell’ambito della sostenibilità ed arredo del territorio urbano.

Progetto sostenuto da AxTO (Azioni per le periferie torinesi), finanziato dalla Città di Torino e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
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La mia proposta: condivisione di obiettivi tra più attori e realtà del territorio per dare continuità all’iniziativa e renderla economicamente sostenibile
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L’idea di abbellire esteticamente un armadio non risulta perciò sicuramente di per sé un’idea originale ma, se fosse adottata da una o più ditte di distribuzione di servizi, con una iniziativa non limitata nel tempo oltre che territorialmente, penso potrebbe costituire sia una forma di valorizzazione di diversi territori a livello nazionale sia un valido mezzo pubblicitario originale, sicuramente apprezzato dai cittadini/clienti.
Ovviamente non si potrebbero “abbellire” tutte le miriadi di armadi esistenti in Italia, ma penso sarebbe agevole selezionare il sott’insieme più conveniente su cui operare. Infatti, ogni città ha zone storicamente rilevanti dove questa forma di miglioramento estetico sarebbe davvero auspicabile e costituirebbe un’indubbia forma pubblicitaria, essendo in genere zone molto frequentate.
Ad esempio a Torino, la mia città, il quadrilatero romano potrebbe essere una zona conveniente allo scopo, essendo un punto nevralgico della movida cittadina.
Si potrebbero anche sfruttare i percorsi (tematici o meno) già attualmente proposti dalle guide turistiche e dai dépliant forniti dagli uffici di informazioni della città, interessando perciò tutti gli armadi presenti lungo quei percorsi che risultano ovviamente particolarmente battuti dai turisti. Si è visto come si stia diffondendo sempre più quella forma di turismo orientato a visionare graffiti e street art, considerati veri e propri musei a cielo aperto tutti da scoprire e fotografare.
L’iniziativa potrebbe inoltre servire anche a valorizzare alcune zone della periferia, se concentrati in modo da richiamare l’attenzione di passanti e turisti: i bei murales di Millo costituiscono uno degli esempi di valorizzazione di un quartiere popolare di Torino.
Tuttavia, come impone ogni operazione efficace sia di marketing sia sociale, si deve raggiungere una massa critica: inutile sarebbe avere pochissimi armadi “abbelliti”, dispersi in modo sporadico su un vasto territorio. Non avrebbero alcuna visibilità e, qualsiasi fosse l’obiettivo, questo sarebbe sicuramente mancato!
Come sempre, la condivisione di obiettivi tra più attori può essere di grande aiuto, così come la sinergia con concorsi/iniziative artistiche locali e periodiche.
Diversi sono i possibili i coinvolgimenti di interesse e nel seguito ne presento una lista non certo completa, in ordine alfabetico e non di importanza:
- Artisti di strada
- Biblioteche
- Circoli artistici (pittura, fotografia)
- Ditte private e pubbliche
- Istituti artistici e di design
- Istituti bancari o di assicurazioni
- Istituzioni territoriali (Circoscrizioni, Comune, Regione, Enti di promozione turistica)
- Laboratori ed esponenti della Street art (cittadina, nazionale, internazionale)
- Musei cittadini (e.g. A come ambiente; Museo di scienze naturali; musei Reali)
- Negozi (es. librerie)
- Organizzatori di concorsi di grafica e di fotografia
- Scuole dell’obbligo (medie, elementari)
- …
Nel seguito analizzerò con maggior dettaglio, alcune specifiche realtà di Torino (la città in cui vivo) proprio perché come evidenziato, proprio nel territorio specifico è opportuno indagare e ricercare le collaborazioni!
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1) Artisti di strada
Il coinvolgimento di artisti di strada potrebbe essere una possibile fonte di originalità non indifferente ed un richiamo anche a livello internazionale, come ad esempio, in passato, è già avvenuto per il parco Michelotti, nella zona dell’ex-zoo di Torino, dove opere artistiche erano state eseguite addirittura gratuitamente dai pittori. Nel seguito alcuni di quei murales: per vederne altri, visita i miei precedenti post sul Parco Michelotti ed in particolare Il passato del parco Michelotti e dello zoo di Torino: quale il suo futuro?.
Il parco Dora, sempre a Torino, è poi un ulteriore esempio di come la street art possa abbellire un territorio di per sé asettico: … ed anche qui le opere vengono realizzate principalmente solo per la passione degli artisti!
2) Partnership con iniziative artistiche locali già affermate
Si potrebbero anche trovare partnership con iniziative artistiche locali già affermate, riducendo così di molto i costi di realizzazione dell’iniziativa: nel seguito ne prenderò in considerazione alcune che operano da tempo a Torino. L’utilizzo di stampe autoadesive, agevolmente collocabili sugli armadi, nel rispetto delle giuste proporzioni, potrebbe eventualmente velocizzare l’operazione di collocazione, … anche se un dipinto, direttamente realizzato sul supporto, ha sicuramente un altro effetto! L’utilizzo di stampe autoadesive l’ho visto comunque frequentemente utilizzato per le pubblicità non solo su armadi ma anche su pullman/metropolitane leggere, pannellate esternamente addirittura sui vetri oltre che sulla carrozzeria, … e devo dire che talvolta i risultati sono notevoli!
2.1) Concorso fotografico Italia Photo Marathon
Ad esempio, in ambito fotografico, esiste in diverse città italiane il concorso fotografico Italia Photo Marathon che si tiene annualmente e coinvolge centinaia di fotografi che si cimentano su temi assegnati. Pur non essendo professionisti, i risultati sono degni di nota e gli autori delle immagini sarebbero ben contenti di contribuire ad abbellire il territorio con la loro opera … anche gratuitamente (vedi i miei precedenti post Turin Photo Marathon 2018: ancora una volta è stato bello parteciparvi!! Italia Photo Marathon Torino 2016, Torino Photo Marathon: una bella esperienza da ripetere! ).
2.2) Iniziativa grafica internazionale “That’s a mole”
Nel caso di Torino, sempre come esempio, si potrebbe trovare una collaborazione con l’iniziativa grafica internazionale That’s a mole, anche questa a cadenza annuale (vedi il mio precedente post That’s a Mole!! Bella iniziativa a cui partecipare): le opere dei finalisti vengono esposte nei pressi della Mole Antonelliana per un breve periodo, su cartelloni supportati da un piedestallo metallico (funzionale, ma in verità poco estetico!). Molto meglio sarebbe rendere più permanente la loro visibilità (almeno per un anno e non per sole poche settimane, come avviene attualmente) stampando le opere su un supporto adesivo e collocandole in modo da abbellire gli armadi presenti, ad esempio, sempre nei pressi della Mole Antonelliana.
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3) Coinvolgimento diretto del personale delle ditte che collocano gli armadi su strada, tramite un concorso artistico interno
Un’ulteriore possibilità di trovare materiale utile (minimizzando i costi), potrebbe essere quella di coinvolgere direttamente il personale delle ditte che collocano gli armadi su strada, tramite un concorso artistico interno (e.g. fotografico, di pittura), magari tematico e specifico per ciascuna località coinvolta nell’iniziativa, con potenziale sponsorizzazione anche da parte di quel Comune e/o Regione.
Ad esempio, un’iniziativa di quel tipo era stata utilizzata nel 2007 da Telecom Italia per dare una veste grafica al calendario aziendale, un tempo distribuito in prossimità del Natale: quel concorso interno aveva coinvolto centinaia di dipendenti che si erano cimentati sul tema assegnato dell’innovazione (vedi il mio precedente post: Foto per concorso calendario aziendale 2007 ).
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4) Coinvolgimento di scuole locali e dei licei artistici in particolare
Si potrebbero anche coinvolgere le scuole locali ed i licei artistici in particolare, che sicuramente sarebbero felici di aderire ad un progetto di riqualificazione urbana, magari seguendo tematiche di educazione civica del cittadino. Per esempio, nel suo piccolo, la scuola media Norberto Bobbio di Torino, ha appeso da anni, lungo la ringhiera del suo cortile, diversi pannelli ideati e realizzati dai ragazzi e tesi ad “educare” i padroni dei cani che transitano sul marciapiede antistante l’istituto.
5) Coinvolgimento di Comuni e Regioni
Infine, un coinvolgimento dei Comuni/Regioni non è da escludersi, soprattutto se le tematiche rappresentate sono di interesse sociale e civico: ad esempio, a Torino alcune panchine della città sono state oggetto e fonte di diffusione di iniziative specifiche (e.g. per l’inclusione; contro la violenza alle donne):
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Dove trovare/cercare sponsorizzazioni?
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Già precedentemente ho cercato di identificate possibili fonti di sponsorizzazioni in modo da rendere l’iniziativa economicamente sostenibile e magari addirittura vantaggiosa. Vediamo di ricapitolarle e di ipotizzarne anche di ulteriori 😉
Sponsorizzazioni potrebbero arrivare da:
- Ditte in cambio di un breve spot pubblicitario usufruibile tramite l’app associata all’iniziativa: si tratterebbe comunque di una forma di pubblicità non invasiva che manterrebbe inalterata l’estetica dell’opera (che comunque potrebbe riportare una piccola targhetta del promoter).
Ciascuna ditta potrebbe decidere specificatamente l’opera/le opere che desidera sponsorizzare, magari scegliendole da un portale in cui viene mostrata una sua anteprima (e.g. schizzo, bozzetto su carta, descrizione). - Gli enti locali (Comuni/Provincia ma abbiamo visto, per operazioni analoghe, anche finanziamenti provenire da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri / Ministero per beni e le attività culturali) per promuovere l’arredo urbano e rendere anche le periferie luoghi non dimenticati dalle istituzioni. Predisporre negli armadi alcuni dei servizi pubblici già evidenziati (e.g. casse Bluetooth, punti di ricarica USB, punto di accesso Wi-Fi, servizi IoT) costituirebbe un incentivo per favorire quelle auspicate forme di aggregazione tra giovani, famiglie, anziani.
- Gli enti del turismo in modo da promuovere ed incrementare quelle forme di richiamo associate alla visite di questi musei a cielo aperto che si è visto essere in grande crescita, con veri e propri tour a pagamento i cui profitti potrebbero essere utilizzati per estendere l’iniziativa localmente.
- I musei (pubblici e privati) possono promuoversi utilizzando foto di loro opere (o pitture originali che le ricordino) in modo da pubblicizzarle e richiamare i turisti, abbellendo contemporaneamente il territorio in prossimità.
- L’utilizzo di forme di crowdfunding reward-based utilizzando piattaforme pensate appositamente pensate per trovare finanziamenti a progetti culturali e artistici, grazie alla quale gli artisti e i promoter possono proporre i propri progetti e finanziarli tramite l’aiuto della community. Becrowdy è una di queste ed è spesso utilizzato per finanziare ad esempio esibizioni, opere artistiche, incisione di dischi. In questo caso il reward potrebbe essere, ad esempio, l’inserimento del proprio nominativo nella lista pubblica delle persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, l’invio di una copia stampata dell’opera firmata dall’autore(magari con numerazione limitata, creando il presupposto di un valore anche commerciale per collezionisti). Le amministrazioni potrebbero pubblicizzare l’iniziativa alla popolazione, ad esempio presentandola nella homepage del loro sito, e risultando loro stesse tra i primi sostenitori. Non è inusuale che si chieda un contributo volontario, magari presentandosi come ONLUS Culturale, in modo tale che i contributi risultino detraibili dalle tasse e quindi anche più appetibili. Ad esempio il portale govenativo ArtBonus, pensato proprio per raccogliere fondi per la cultura, pubblicizza che le erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano consentono un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua. Anche la Fondazione Musei Torino ha creato un apposito sito alla ricerca di fondi da parte di ditte e singoli cittadini, con lo slogan “Sostieni la cultura della tua città. Sostieni Palazzo Madama“.
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Perché un fornitore di servizi dovrebbe favorire un’iniziativa di questo tipo?
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Nonostante la pubblicità, potrebbe comunque non essere un’operazione a costo zero, ma neppure a costi elevati.
Un fornitore di servizi che favorisse un’iniziativa in oggetto (anche solo mettendo a disposizione gratuitamente alcuni gli armadi perché possano essere “abbelliti”) otterrebbe sicuramente dei vantaggi a livello di immagine sulla propria clientela e sulla popolazione in generale oltre che avere una pubblicità positiva sui media. Collaborazioni con realtà artistiche del territorio potrebbero inoltre portare vantaggi di diverso tipo (e.g. ulteriori sinergie/collaborazioni e nuovi clienti sia nel privato sia nel pubblici).
È vero che talvolta qualche ditta ha cercato di trarre profitto vendendo lo spazio disponibile sull’armadio di sua proprietà per l’affissione di pubblicità … ma i risultati mi sembra non siano particolarmente esaltanti. Ad esempio, di armadi TIM con affisso un manifesto pubblicitario ne ho visti ben pochi (almeno in Torino) e non mi sembra che quell’iniziativa sia comunque adeguatamente pubblicizzata: non compare neppure un cartello temporaneo sugli armadi dove lo spazio pubblicitario risulta ancora disponibile, come generalmente avviene negli usuali cartelloni di pubblicità.
Nel seguito la foto di una delle poche pubblicità presenti sugli armadi di Torino: colgo l’occasione per mostrare come sicuramente un armadio incassato non solo occupi meno spazio, ma sia anche più agevolmente mimetizzabile. Tutti quei pannelli pubblicitari non sono incollati ma vengono utilizzate le apposite fessure presenti in quella tipologia di armadi: nei video realizzati per l’iniziativa FotoGraffiTI di Telecom Italia, si è già visto come si tratti di un’operazione agevole e veloce.

Questo è l’unico armadio in Torino in cui ho notato una (seppur piccola) indicazione che lo spazio presente sull’armadio è disponibile per effettuare pubblicità
E poi … quanti soldi vengono talvolta spesi in pubblicità per iniziative non utili socialmente o edificanti per il territorio, oltre ad essere di dubbio ritorno economico?
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ANNESSO 1 – Foto dell’iniziativa di Usseaux
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Nel seguito riporto alcune foto che ho fatto ai dipinti che hanno sapientemente migliorato/mimetizzato gli armadi presenti nel paese di Usseaux, dipinti che hanno voluto calarsi sulla realtà di quel territorio montano.
Seguono alcune delle realizzazioni dell’iniziativa Energy Box del 2015 a Milano.
Ovviamente, in un contesto cittadino l’originalità del dipinto può spaziare invece spaziare dall’arte astratta al richiamo di oggetti d’arte o architetture caratteristiche di quel territorio e/o affrontare tematiche sociali specifiche.
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Usseaux
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ANNESSO 2 – Foto dell’iniziativa di Milano
Milano (2015)
Nel seguito riporto alcune delle realizzazioni artistiche che mi sono piaciute maggiormente: potete comunque vedere tutte le 150 opere accedendo alla sezione foto pubblica del sito Facebook di Davide Atomo Tinelli da cui sono state tratte.
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