Era il 24/4/2019 quando, a seguito dell’azione ruspe distruttrici a dicembre 2018, avevo scattato e pubblicato le seguenti foto su un album Flickr apposito o su quello condiviso in Amazon Photo:
Poi, a distanza di mesi (4/3/20920) avevo scritto il post “Trincerone: sacrificati centinaia di alberi per nulla! Come era prevedibile, solo dopo pochi mesi la presenza di rifiuti è tornata quasi al livello preesistente” dove mostravo come nuovi rifiuti, anche di ingombranti, fossero nuovamente stati gettati nel fossato senza che nessuno fosse intervenuto ad impedirlo o almeno avesse provveduto a multare i trasgressori dopo avere adottato tecniche opportune ad individuarli. Invece sono stati messi solo cartelli di divieto assolutamente inefficaci allo scopo oltre ad orribili teli arancioni di plastica per impedire teoricamente l’accesso ai sottoponti, laddove un tempo esisteva una muratura abbattuta per far transitare sul fondo del Trincerone le ruspe distruttrici da un lato all’altro dei ponti.
Oggi, a distanza di circa un anno e mezzo dall’atto vandalico, nonostante il virus persista a tormentarci, i rifiuti sono continuati ad aumentare costantemente nel tempo, indisturbati gli autori di tale misfatto non esistendo alcun serio controllo per individuarli.
Per fortuna gli arbusti ed i tronchi degli alberi decennali, sebbene fossero stati segati alla base, sono tornati a ricoprire buona parte di queste bruttezze nuovamente buttate da umani troppo poco umani. I primi alberi a riprendersi sono state le flessibili acacie, ma poi anche i grossi tronchi dei pioppi hanno preso a gettare nuovi ramoscelli ed ora sembrano siepi rigogliose di vita.
Anche gli orribili, quanto inutili, divisori arancioni posati da mesi ai lati dei ponti, ipoteticamente per impedire l’accesso al sotto ponte, ormai divelti agevolmente da tempo, stanno per essere almeno nascosti da rampicanti con un senso estetico migliore di chi ha scelto di collocarli in quel luogo in un modo che ormai si può tranquillamente dire permanente, senza rischio di essere smentiti, sebben siano pensati per opere di lavori in corso temporanei.
Gli uccelli quest’anno potranno finalmente ritrovare qualche rifugio dal caldo afoso della prossima estate e forse anche qualche anfratto in cui costruire i loro nidi. Certo non saranno più le ampie fronde di un tempo, quelle di quegli alberi decennali, alti quasi come i palazzi presenti dall’altro lato delle strade adiacenti, ma si accontenteranno di ciò che la natura ha saputo rimediare in solo un anno e mezzo dalla rasa al suolo di chilometri di bosco urbano.
Chissà se almeno qualcuno degli abitanti della zona, che aveva ignorato l’offesa recata a quel territorio e forse addirittura inneggiato alla presenza delle ruspe, almeno ora, con il senno di poi, abbia compreso qualcosa di più?
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