Come si fa a leggere il codice a barre di un prodotto e magari velocemente sapere quanto verrebbe comprandolo online?

Sembra incredibile, ma mentre la lettura dei QRcode abbiamo visto (Come leggere un codice QR con il proprio telefonino senza dover installare un’app apposita… e come generarsi un proprio QR code) è integrata oramai in qualsiasi telefonino come funzionalità offerta dal produttore e anche generalmente nei browser, per la lettura dei “vecchi” codici a barre che identificano ad esempio un prodotto (sequenza di cifre stampata sotto le linee – EAN/UPC, vale a dire European Article Number o Universal Product Code), si deve ricorrere ad un’app, soprattutto se si desidera avere proprio la sequenza di numeri associati a quel codice e non attivare subito necessariamente una ricerca del prodotto associato.

Infatti, ad esempio Google Lents, generalmente preinstallato in un telefonino Android, consente anche la lettura di codici a barre, ma non fa vedere solo il codice (nella descrizione che compare in basso), ma attiva subito una ricerca su quella immagine.

Soprattutto se si è in un negozio e si desidera sapere velocemente quanto può costare un medesimo prodotto se acquistato online, si può utilizzare può risultare conveniente usare l’app o il sito di Amazon che ha integrata la funzionalità di lettura di un codice a barre che porta immediatamente al prodotto se venduto in quello store online:

Anche l’app Trovaprezzi, uno dei principali comparatori di prezzi online in Italia, ha questa funzionalità: infatti, funziona come un motore di ricerca dedicato allo shopping e, leggendo un codice a barre (o inserendo il nome di un prodotto), mostra le offerte disponibili nei vari negozi online, con prezzi, condizioni di spedizione e recensioni.

Qualora si desideri solo visualizzare il codice associato al codice a barre, magari per poi copiarlo ed usarlo diversamente, consiglio l’app Lettore QR – Niente pubblicità che mostra subito il codice numerico senza aprire browser o effettuare ricerche: è 100% gratuita, senza annunci e funziona anche offline!

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Come fare per migliorare le performance di alcuni programmi indicando loro di utilizzare la GPU più appropriata

NOn sempre un programma utilizza la GPU più appropriata. Ad esempio, La RTX dedicata che uno ha magari nel PC non viene sfruttata perché il programma non supporta CUDA o NVENC in modo diretto. In pratica, anche se hai una scheda potente (RTX A500), il programma preferisce la GPU integrata, ad esempio per la codifica video. Per vedere quale GPU usa un programma durante una elaborazione, basta andare alla scheda Prestazioni (Performance) del Task Manager (visibile premendo Ctrl + Shift + Esc).

Nel pannello a sinistra seleziona GPU (se il PC ha più GPU, vedrai GPU 0, GPU 1…) e si vede quale sta lavorando:

Si può comunque provare a forzare l’uso della RTX in Windows 11 andando su Impostazioni > Sistema > Schermo > Grafica e aggiungendo quel programma specificando di usare la GPU desiderate. Si noti che questa impostazione può aiutare, ma non è comunque sempre detto che quell’app specifica la sfrutti poi davvero!

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Come usare funzionalità avanzate dello Snipping Tool/Strumento di cattura di Windows 11: sull’immagine tracciare a mano linee/figure geometriche/frecce e fare in modo che questi disegni vengano automaticamente migliorati graficamente (i.e. linea dritta, cerchio perfetto, freccia precisa)

Molti anni fa (2018) avevo già scritto il post Windows 10 Snipping Tool replaced by the better Snip & Sketch app in cui mostravo come utilizzare il “nuovo” Snip & Sketch che aveva sostituito il “vecchio” Snipping Tool per catturare l’intera pagina a video o parte di essa, apportando eventualmente aggiunte quali tratteggi, frecce… e molto altro.

Ora dopo tanti anni in Windows 11 c’è l’evoluzione di quel Snip & Sketch… che ora però è chiamato nuovamente con il nome del buon vecchio Snipping Tool! 🙄😊

Lo uso spesso anche per catturare immagini da poi ridurre di dimensioni con tinyPng (vedi Come fare per riuscire a caricare allegati quando si compila un modulo online, alias come ridurre agevolmente le dimensioni di una foto o di un documento) e generalmente devo sottolineare o evidenziare parti della schermata salvata per rendere più agevole comprendere i passaggi da fare in un processo.

Pur usandolo da anni ho scoperto solo ora, casualmente, una sua funzionalità assai utile che probabilmente esiste da tempo ma che non sapevo: c’è sempre da imparare!! 😉

Se uno infatti desidera avere una linea ben diritta, ad esempio per sottolineare qualcosa, o una ellisse perfetta per cerchiare una scritta, basta che con il tool matita tracci rispettivamente una riga o un cerchio (ovviamente non perfetti come avrebbe fatto Giotto!) e poi, invece di rilasciare subito il tasto sinistro che ha permesso di effettuare il disegno, stia fermo qualche secondo (tenendo sempre il tasto del mouse premuto) per dar sì che il programma comprenda che il disegno lo consideri finito e applichi quindi la funzione per migliorarlo, vale a dire raddrizzarlo se è una linea, o migliorare la figura geometrica. Una volta rilasciato il pulsante del mouse e visualizzato ciò che ha realizzato il programma, si possono poi modificare in dimensione e forma le trasformazioni proposte, agendo sui pallini bianchi. Questi ultimi scompariranno poi cliccando in qualsiasi altro punti dell’immagine (che non siano quei pallini bianchi), rendendo così non più possibile alcuna modifica: ovviamente si può cancellare il disegno, ad esempio tornando indietro con cntl+z / Undo

Questo vale anche se si vuole disegnare una freccia! Se

Ecco l’immagine catturata con i disegni da me tracciati e migliorati dal programma:

Vedi anche il mio post Acquisisci schermata web: come catturare del contenuto di una pagina di un sito web anche quando risiede su parti che richiedono uno scroll (verticale/orizzontale) per poterlo visualizzare interamente se desideri appunto catturare una parte di una pagina di un sito che non è visibile interamente senza effettuarne uno scroll!

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Come fare a ricavare, da uno spartito stampato, un file modificabile, eseguibile e di cui salvare l’esecuzione in MP3… il tutto gratuitamente!

Talvolta si ha uno spartito che si desidera rendere digitale, eventualmente modificabile, in modo da poterlo ascoltare e magari salvarne in mp3 la sua esecuzione (e/o quella di ciascuna parte) per poterci suonare insieme ed impararlo meglio.

Primo passo è quello di avere un file .pdf o immagine (ad esempio .png) di ottima/buona qualità. Talvolta uno ha già il file di testo in formato pdf e non c’è quindi necessità di scansionare uno spartito cartaceo per generane uno. Il “problema” è come poi, utilizzando un programma OCR, riuscire a generare uno spartito musicale in modo da renderlo eseguibile da strumenti appropriati ed eventualmente poterlo modificare!
Il tutto possibilmente a costo zero! 😉

Esistono molteplici OCR in grado di comprendere un rigo musicale, come ad esempio l’ottimo PlayScore che non ha un prezzo nemmeno eccessivo: tuttavia ha il difetto che si può “acquistare” solo per la durata di un mese o di 1 anno… e questo non è bello!

Ci sono comunque diverse alternative valide, tra cui anche una opensource e quindi gratuita. Nel seguito un elenco di SW analoghi con licenza “per sempre”, trovati agevolmente chiedendo a Copilot, programma di AI di Microsoft di cui ho già parlato in precedenti post!

  • SmartScore (Windows/Mac)
    Uno dei più completi software di riconoscimento musicale (OCR). Permette di scansionare, modificare, trasporre e stampare spartiti.
  • PhotoScore Ultimate (Neuratron)
    Molto usato in ambito professionale, specialmente con Sibelius. Legge partiture complesse, anche orchestrali.
  • SharpEye
    Software più semplice e leggero, ma efficace per OCR musicale. Licenza perpetua, costo inferiore rispetto a SmartScore e PhotoScore.
  • Capella-scan
    Specializzato per utenti del software Capella, ma esporta anche in MusicXML. Licenza perpetua.
  • Audiveris (open source, gratuito)
    Alternativa libera e senza costi. Converte spartiti cartacei in MusicXML, utilizzabile con MuseScore, Finale, Sibelius. Non ha la stessa interfaccia intuitiva dei software commerciali, ma è molto potente.

Ovviamente la mia scelta è ricaduta su Audiveris, SW open-source e gratuito!

Nel seguito alcuni passi che possono agevolare chiunque desideri installarlo e utilizzarlo. Ovviamente quel programma è solo un OCR e, per quello che desideriamo ottenere, sarà poi necessario salvare lo spartito da lui riconosciuto nel formato standard MusicXML per poi aprire quel file con un editor, ad esempio il gratuito MuseScore.

Il sito in cui si può trovare Audiveris è https://audiveris.com. In particolare, per installare l’ultima versione si deve andare in https://github.com/Audiveris/audiveris/releases cioè nel repository di quel progetto open-source che risiede, come spesso avviene, in github.com.
In quella pagina si trovano tutte le versioni, tra cui due programmi di installazione per il sistema operativo Windows: conviene scegliere Audiveris-5.8.1-windows-x86_64.msi che installa la versione con interfaccia grafica (GUI). Quella consente di aprire il programma come una normale applicazione Windows, caricare PDF o immagini, vedere lo spartito riconosciuto e gestire l’esportazione in MusicXML con pulsanti e menu: è quindi la scelta ideale se vuoi lavorare in modo visivo e immediato. La versione attuale, la 5.8.1, si scarica dal link seguente (https://github.com/Audiveris/audiveris/releases/download/5.8.1/Audiveris-5.8.1-windows-x86_64.msi) ma, in futuro, conviene vedere il link relativo alla versione più recente!
Invece, il programma Audiveris-5.8.1-windowsConsole-x86_64.msi installa la versione console (CLI), cioè senza interfaccia grafica. Si usa da riga di comando (Prompt dei comandi o PowerShell): è utile quindi per automatizzare processi, batch di conversioni o integrare Audiveris in script, ma richiede più dimestichezza tecnica, perché si devono passare manualmente parametri e percorsi.

Scaricato questo eseguibile, come tutti i programmi opensource scaricati da GitHub, non essendo verificati, per installarlo si deve forzare Windows a farlo selezionando keep anyway:

Dopo averlo installato, il programma si presenta come segue e propone subito di scegliere il riconoscimento di alcuni linguaggi, per cui conviene scegliere sia l’italiano sia l’inglese.

Si noti che in Audiveris, i pacchetti lingua servono solo a Tesseract OCR per riconoscere testi scritti (titoli, indicazioni, dinamiche, ecc.) in quella lingua: quindi l’interfaccia grafica del programma non cambia e rimane in inglese. Quindi:

  • Install languages → ITA = abiliti il riconoscimento dei testi italiani negli spartiti (es. “Allegro”, “Moderato”, “Voce”, “Coro”).
  • Interfaccia = al momento Audiveris non ha traduzioni ufficiali, è solo in inglese.

Con Audiveris apre il file che contiene lo spartito, ad esempio nel formato .pdf o come immagine, e quindi si preme il pulsante triangolare di play per attivare il processo di riconoscimento che procede passo passo, riconoscendo un po’ per volta le note e le notazioni musicali. In basso c’è una finestra di log che mostra ciò che sta avvenendo e che segnala anche eventuali anomalie durante il processo:

Quindi si esporta il tutto in un file in formato MusicXML (Book -> Export Book) in modo da poterlo poi aprire con un editor per musica.

Io ho poi usato l’editor MuseScore, anch’esso SW open-source gratuito (si paga solo l’app su smartphone che, in realtà, non realizza la funzione di editor, bensì “solo” quello di ricerca, visualizzazione e stampa di spartiti).

Come mi aspettavo, il file dello spartito, scansionato e salvato in quel formato standard, è stato perfettamente riconosciuto da MuseScore: l’unica modifica che ho dovuto apportare è stata relativa allo strumento a cui quella parte era stata assegnata di default (voce), operando dalle opzioni di quel programma. Selezionando il rigo musicale e quindi cliccando con il tasto destro sul fondo, compare un menù con anche una voce che consente di impostarne le proprietà (Staff/part properties) tra cui lo strumento associato: qui si può scegliere tra tutti gli strumenti disponibili (e.g. archi, fiati, chitarre, percussioni). Le note rimangono le stesse, ma verranno riprodotte con il timbro del nuovo strumento selezionato (e.g. chitarra classica): è possibile anche cercare direttamente il nome dello strumento. Confermando con OK, MuseScore aggiornerà il nome del rigo e il suono associato (playback). Si può anche rinominare ciascuna “parte” in modo appropriato.

Infine, oltre a eseguire il brano dal programma, si può anche salvarne la versione in mp3, assai utile per studiare quella parte e magari poi eseguirla con uno smartphone, utilizzando app quale  Music Speed Changer che consentono anche di modificarne la velocità e/o la tonalità [vedi post Come modificare all’ascolto la velocità di esecuzione di un brano Mp3 (e anche eventualmente metterne in loop una sezione e/o modificarne la tonalità)]. Ovviamente si può esportare tutto il brano (se esistono più parti) o anche ciascuna parte singolarmente:

Nel caso in cui la partitura abbia più parti, tutto comunque funziona analogamente sia su Audiveris sia sue su MuseScore dove poi si possono escludere/includere le parti desiderate prima di effettuare l’esecuzione e il salvataggio in mp3:

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È sufficiente riaprire biblioteche ristrutturate per avere più Cultura e, direi, più educazione? … forse no!

Sono reduce da un’esibizione di un ensemble di chitarre del CFM in cui suono da alcuni anni e a cui era stato richiesto di partecipare alla cerimonia ufficiale di riapertura della biblioteca Cesare Pavese, in seguito ad una sua importante ristrutturazione.

Ovviamente tutti quanti noi abbiamo aderito con entusiasmo e ci siamo preparati con impegno per eseguire il numero di brani richiesti… non molti in verità, ma comunque notevoli se si pensa che la scuola ha iniziato l’anno scolastico da poco più di un mese ed alcuni di noi sono nuovi nel gruppo! La presenza all’evento del Sindaco in persona, ci aveva poi ancor più reso orgogliosi di poter intervenire per cercare di dar ancor più lustro al piacevole evento!

Resoconto?
A parte il primo brano, suonato prima dei discorsi delle amministranze e del Sindaco, in cui c’era solo un comprensibile brusio, gli altri brani li abbiamo dovuti eseguire nel contesto che si può apprezzare nel seguente video: 🧐😒

Da notare che non c’era alcun buffet o altro… ma solo gente “educata” e “colta”, penso per la maggior parte invitata a quell’evento pubblico! Costoro non solo non erano minimamente interessati alla musica nemmeno come forma culturale, ma evidentemente non erano neppure in grado di comprendere come il loro parlare ad alta voce potesse essere di disturbo sia per i musicisti sia per le altre persone che invece avrebbero voluto ascoltare nel dovuto silenzio!! Se non erano interessate, nulla di male… avrebbero potuto semplicemente andare in un altro locale della biblioteca, senza disturbare in questo in cui si stava suonando.
Insomma, una questione di semplice educazione! … e penso che l’educazione venga ancor prima della Cultura, anche se quest’ultima dovrebbe aiutare ad avene almeno un minimo! 🙄

Penso sia stata un’esperienza forte per tutti noi che eravamo partiti con ben altri intenti che non fosse quello di cercare di superare, con il suono delle chitarre, le discussioni ad alta voce, i telefoni che suonavano… insomma, la maleducazione di molti, direi di troppi…
Neppure diversi richiami al silenzio (seppur lanciati ad alta voce) non avevano sortito alcun effetto, non trattandosi di casi singoli di disturbo!

Il tutto stride ancor più se si pensa che, poco prima, nei discorsi istituzionali si era disquisito sull’importanza della diffusione della Cultura grazie alle biblioteche rinnovate, dell’importanza dei libri (con citazione ironica del detto “Leggere pregiudica gravemente l’ignoranza“).
Si era parlato di come, in questi tempi complessi, fosse necessario investire in Cultura e in spazi in cui questa si potesse diffondere, di come le biblioteche non fossero solo un posto dove il cittadino va per trovare dei libri, ma anche luoghi in cui ci sia uno spazio di socialità…
Insomma, un presidio positivo in cui poter stare e di come questo non sia una cosa scontata di questi tempi, soprattutto in alcune zone della città!

Tutti discorsi con tanto di applausi di tutti i presenti…

Per noi non può quindi che stonare un po’ la frase associata alla seguente foto di circostanza apparsa su Instagram nel sito istituzionale: è stato davvero bello vedere tanto entusiasmo alla riapertura di un presidio importante?? 🤔

Da questa esibizione abbiamo comunque imparato qualcosa… e ora siamo pronti a suonare nei peggiori locali di Caracas! 😏

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L’inadeguatezza della procedura adottata dal servizio della tassa rifiuti del Comune di Torino relativamente alla comunicazione dell’avviso di accertamento concordato

Se per qualche motivo, ad esempio per decesso di parenti proprietari di immobili, un erede non ha richiesto subito il passaggio dell’iscrizione al pagamento della tassa rifiuti, almeno a Torino è possibile effettuarla telematicamente in modo veloce: infatti, per utenze domestiche (abitazioni e box), tale richiesta si può presentare online da un’apposita sezione del portale TorinoFacile.

Viene così presa in carico con una tempestiva comunicazione via e-mail… ma per ricevere il concordato da firmare è necessario attendere diverso tempo, vale a dire diversi mesi. Per poi ricevere il bollettino dalla Soris per effettuare il pagamento, non ve lo so ancora dire perché oramai sono passati più di 4 mesi e ancor nulla ho ricevuto via posta ordinaria… perché così sembra preveda venga inviata, la procedura in essere.

Nel caso analizzato nel presente post, le richieste per 3 immobili sono state effettuate contestualmente il 28/7/2025 (rispettivamente TARI_UD_ATT.0023448, TARI_UD_ATT.0023447, TARI_UD_ATT.0023446):

Si è dovuto aspettare più di 2 mesi per ricevere il terzo concordato da firmare di cui si è fatto appunto richiesta il 28/7/2025 (in concomitanza degli altri due immobili di cui si è ricevuto l’esito del procedimento – con allegato il concordato da restituire firmato – il 5/8/2025 per uno e il 29/8/2025 per l’altro): per quest’ultimo la e-mail è stata inviata da tassarifiuti@comune.torino.it ben il 1/10/2025.

Ma a parte le tempistiche lunghe e le enormi diversità di tempi di risposta (tra l’altro per immobili di cui si è effettuata la medesima richiesta contestualmente, con indirizzo identico, addirittura come scala e piano), la cosa più assurda della procedura attualmente adottata è che questo avviso di concordato viene sempre inviato via e-mail e non per raccomandata o PEC.
È risaputo che l’e-mail è un mezzo di comunicazione non di sicura ricezione, tanto più quando non viene chiesto un riscontro e, all’atto dell’invio della e-mail, non sono neppure impostate le opzioni di conferma di recapito e di lettura!

Sta di fatto che la terza e-mail del concordato da loro inviata era finita nello spam e per questo non si è potuto rispondere tempestivamente, come fatto nei precedenti due casi. Si era addirittura già inviato una e-mail a tassarifiuti@comune.torino.it per appunto chiedere notizie, visto l’enorme lasso di tempo trascorso dalla ricezione del concordato degli altri due immobili. Solo dopo una loro risposta in cui si comunicava “Gentile contribuente, avrebbe già dovuto ricevere risposta”, si è allora pensato, per scrupolo, di guardare nello spam, dove si è trovata quella loro comunicazione:

Prontamente si è quindi inviato il concordato firmato, con soli 5 giorni di ritardo rispetto alla scadenza in esso arbitrariamente indicata.

In risposta, si riceve la non accettazione “per mancata restituzione del provvedimento firmato entro il termine dei 10 giorni“:

Si è quindi prontamente risposto, motivando il ritardo (seppur minimo) nella restituzione del concordato firmato, ma l’operatore 208/3 che ha in gestione il ticket relativo a quell’immobile (istanza TARI_UD_ATT. 0023446), ha ignorato completamente quanto da noi riferito e, applicando alla lettera e rigidamente le tempistiche dettate dal regolamento (unilateralmente decise da questa procedura assurda), ha ribadito quanto espresso nella precedente comunicazione: “il concordato si intende non perfezionato. Sarà quindi emesso avviso di accertamento con sanzioni piene“.

Nessuna indicazione sul motivo della necessità della restituzione di quel concordato firmato (se uno ha presentato la richiesta per pagare quella tassa rifiuti, è ovvio che accetta di pagarla con la minore maggiorazione!), sul perché di quella scadenza di soli 10 giorni, sulla scelta di applicare una procedura inaffidabile per quella comunicazione, inviata infatti per e-mail ordinaria senza accertarsi minimamente che sia ricevuta e letta dall’interreessato.

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Personalmente reputo scorretto sia non inviare in modo sicuro un concordato di tale importanza (senza nemmeno preoccuparsi di richiedere, pur nell’invio di una semplice e-mail, una richiesta di conferma di recapito e di lettura della stessa), sia mandarlo con così tanto ritardo in relazione alla data di presentazione della domanda (contestuale ad altre due richieste analoghe, evase oramai da mesi – di cui uno, relativo ad un alloggio allo stesso indirizzo, scala e piano di quest’ultimo), sia non recepire le oggettive giustificazioni presentate e quindi applicando rigidamente una regola che non tiene assolutamente conto dei punti precedenti e che fa riferimento a tempistiche incompatibili con la lunga e farraginosa procedura in essere.

Una qualsiasi comunicazione importante, anche relativamente a tassazioni o a multe, deve essere inviata con metodologie atte ad assicurare che sia stata ricevuta dal destinatario e solo allora si può applicare l’eventuale maggiorazione per scadenza di tempistiche indicate.

Anche per ricevere successivamente il bollettino dalla Soris per effettuare il pagamento, la procedura in essere prevede il suo invio via posta… altra metodologia non certo sicura: Nell’avviso di accertamento concordato c’è scritto “Il relativo bollettino di pagamento per il versamento dell’importo dovuto, sara’ successivamente inviato da Soris S.p.A.“. A distanza di mesi dalla accettazione del primo dei concordati (5/8/2025) nulla è ancora arrivato nella buca delle lettere! Si sarà persa anche questa notifica o i tempi sono biblici anche in questo caso ? 🤔
P.S. 24/10/2025 – Sono arrivare proprio oggi 24/10/2025 due raccomandate della Soris relative al pagamento della TARI per i due immobili di cui da tempo (5/8/2025 per uno e il 29/8/2025 per l’altro) si era firmato il concordato. Quindi, correttamente la Soris ha inviato il tutto con un metodo che accerta l’effettiva ricezione della loro comunicazione.

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Nel seguito il resoconto dello scambio di e-mail con l’operatore 208/3 che ha evidentemente in carico la gestione di questo concordato:

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Ho presentato reclamo tramite il portale TorinoFacile, dal servizio online dedicato alla TARI per utenze domestiche e andando nell’apposita sezione, e anche inviando lo tramite PEC alla posta certificata tributi@cert.comune.torino.it.

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Invio comunque la presente all’URP del Comune di Torino che sicuramente (come già ho verificato in passato) saprà inoltrarla a chi di dovere, sperando di avere una risposta che non tenga unicamente conto semplicemente di un regolamento rigido e di un’assurda procedura in essere.
Ovviamente ho anche inserito in Cc, per conoscenza, a tassarifiuti@comune.torino.it anche se non so bene chi prenderà in carico tale email a cui è stato associato un generico Codice Identificativo: quindi non ho molta fiducia sulla risposta, dal momento che la richiesta (presente nel penultimo scambio di e-mail con l’operatore 208/3) di avere un contatto di un responsabile del servizio, è rimasta completamente ignorata nella sua risposta autoreferenziale che si è limitata a specificare che “i motivi dell’annullamento del concordato, con conseguente emissione dell’accertamento a sanzioni piene, le sono già stati ampiamente spiegati nelle precedenti e-mail“.

P.S. Come mi aspettavo, prontamente l’URP ha inviato la mia segnalazione a chi ha reputato di competenza, vale a dire all’e-mail Segreteria Direzione Tributi: resto in attesa di una loro risposta.

___________

P.S. 25/10/2025 – Non avendo ad oggi ricevuto ancora riscontri se non quello dell’URP, ho inviato il tutto anche alla posta certificata tributi@cert.comune.torino.it:

__________________

P.S. 10/11/2025

Ad oggi, non ho ricevuto alcuna risposta né da Segreteria Direzione Tributi (a cui l’URP aveva inoltrato la mia e-mail), né da tassarifiuti@comune.torino.it a cui avevo inoltrato le mie rimostranze, né dal reclamo inserito tramite il servizio online dedicato alla TARI per utenze domestiche, né dalla richiesta inoltrata alla posta certificata tributi@cert.comune.torino.it.
Assoluto silenzio e nemmeno una risposta di circostanza: mi verrebbe da pensare che tutte quelle mie e-mail siano finite nel loro spam, se non fosse che ho usato anche la PEC!

Mi è invece arrivata proprio oggi, tramite PEC, la richiesta di pagamento della Soris con l’importo a sanzioni piene.

Insomma, sono state ignorate completamente le motivazioni addotte del minimo ritardo nell’accettare il concordato e prontamente hanno provveduto all’invio (questa volta tramite PEC) dell’istanza di pagamento con una sollecitudine non certo paragonabile ai tempi di invio del concordato da firmare inviato, ricordo, tramite via e-mail ordinaria e a cui viene richiesto di rispondere entro 10 giorni senza preoccuparsi se effettivamente quella loro comunicazione sia stata effettivamente ricevuta e letta (era infatti finita nel mio spam).

Amareggiato, concludo dicendo che questa è stata una esperienza assai negativa di un cittadino rispettoso delle leggi. Tutto ciò non può che nuocere all’opinione che necessariamente uno viene ad avere nelle istituzioni del Comune di Torino sia relativamente alle procedure in essere per la tassazione, sia per la scarsa disponibilità (da parte di singoli operatori e di uffici appositamente preposti) nel recepire giustificazioni/reclami.

Ho inviato queste novità e mie considerazioni sia nuovamente all’URP sia a tutti quegli attori che erano stati contattati da settimane:

_____________
P.S: 11/11/2025

Questa volta con sollecitudine, ho ricevuto questo riscontro: restiamo in attesa…

P.S. 27/11/2025
Non solo non ricevo alcun riscontro sulle valutazioni di cui sopra, ma ricevo la seguente comunicazione che informa che, per errore, era stato inviato il prospetto di un provvedimento intestato ad altra persona. 🙄

Ho infatti ricevuto il 27/11/2025 14:20 una email che recitava “Gentile signora XXXX, l’Ufficio TARI sta procedendo con l’annullamento dell’accertamento e il conseguente ripristino del concordato n.2505040/C da Lei già sottoscritto. 
Si allega alla presente il prospetto corretto del concordato in quanto, per errore, Le era stato inviato il prospetto di un provvedimento intestato ad altra persona. Come potrà vedere, il numero indicato sul prospetto del concordato inviatole l’1-10-2025 e da Lei sottoscritto e inviato al Servizio scrivente in data 15-10-2025 non corrisponde al numero presente sulla lettera sempre inviata in quella data. La si prega, pertanto, di non tenere in considerazione quel documento.“

Ho subito risposto chiedendo le seguenti spiegazioni senza ricevere a tutt’oggi nessuna risposta, neppure di presa in carico, nonostante i successivi solleciti e precisazioni su ulteriori errori individuati analizzando attentamente i bollettini Soris che nel frattempo mi sono arrivati (in cui sono conteggiate ben 3 persone residenti, mentre nell’alloggio non c’è nessuno da anni, da quando appunto sono deceduti i parenti e per cui ho richiesto il concordato per sanare la situazione):

Scusate, ma sono confusa…

Io ho ricevuto via email un prospetto di concordato il 1/10/2025.

Essendo finito nello spam, è stato trovato, letto e sottoscritto solo dopo avere contattato Elisabetta Console per sapere notizie: in quella proposta di concordato vi era indicato totale ridotto 616,14 euro e totale pieno 905,70 euro.

Essendo stato rispedito qualche giorno di ritardo rispetto al termine indicato (15/10/2025) per il motivo suddetto, il concordato da me firmato era stato rifiutato e mi era stato detto che avrei ricevuto la richiesta di pagamento con importo pieno: inutili erano state le mie rimostranze per la procedura non sicura adottata e per la poca attenzione al cliente, anche verso chi è corretto e in buona fede.

Pochi giorni dopo (il 10/11/2025) mi è arrivata (questa volta per PEC) dalla SORIS la richiesta di pagamento (… con tanto di allegati che evidenziano aumenti della sanzione per eventuali ritardi! ) di 984,86 eurocifra ancora superiore al totale pieno di 905,70 che era stato indicato precedentemente
Per non incorrere in ulteriori spese, ho pagato quindi subito con PagoPA senza neppur chiedermi più di tanto del perché di quegli 80 euro in più! D’altra parte, non avevo ricevuto risposte nemmeno ai miei precedenti reclami inviati per più canali….

Ora mi mandate un altro concordato (anche questo con una tabella piuttosto incomprensibile, almeno per i non addetti ai lavori, come d’altra parte lo era quella del precedente) in cui non viene indicato neppure il mio codice fiscale, un riferimento all’alloggio al quale è associato… insomma una tabella di cui io personalmente comprendo solo chiaro l’imposto totale ridotto e quello pieno.
In questa nuova tabella leggo un totale di 803,72 euro per importo ridotto e di 1185,80 euro per importo pieno.

Vi chiedo quindi:

  1. Devo rispedirvi indietro firmato, entro i 10 giorni (in questa vostra comunicazione non più indicati) questo nuovo concordato per quest’ultimo prospetto riepilogativo?
  2. L’importo calcolato corretto da pagare è quello ridotto di 803,72 euro?
  3. Se sì, come penso essendomi comunicato solo ora, io ho già pagato (come da ricevuta allegata) 984,86 euro richiestimi dalla SORIS in data 10/11/2025. Come faccio, a questo punto, a chiedere un rimborso?

Resto in attesa di indicazioni

7/12/2025
Non avendo ricevuto alcun riscontro, in risposta a quella email dell’11/11/2025 in cui mi veniva detto che le mie richieste erano in fase di valutazione e sarebbe stato cura della Città dare un riscontro il prima possibile, ho inviato (a ‘Tassa Rifiuti’ tassarifiuti@comune.torino.it; ‘Segreteria Direzione Tributi‘; tributi@cert.comune.torino.it; ‘URP Citta’ di Torino‘) la seguente email, sperando che almeno ci sia una tempestiva risposta di ricezione e presa in carico:

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Audio allegati al libro “Solfeggiar cantando (volume 2)” del prof. Flavio Bar

Avevo già pubblicato un post per scaricare gli audio relativi al primo corso di Solfeggiar cantando (Audio allegati al libro “Solfeggiar cantando (volume 1)” del prof. Flavio Bar): in questo rendo disponibili gli audio degli esercizi del suo secondo libro di solfeggio.

Nel seguito il link per poter sentire/scaricare la versione mp3 degli audio associati agli esercizi del libro “Solfeggiar cantando (volume 2) del prof. Flavio Bar, edito da Musica Practica (ISBN-13 ‏: ‎ 978-8831274104):

Link per sentire/scaricare gli mp3

In particolare, quel libro è in uso al Centro Formazione Musicale della Città di Torino al secondo corso di solfeggio cantato tenuto dall’autore.

Si tratta di un metodo pratico, innovativo e musicale per la lettura dei gruppi irregolari in alternativa al tradizionale solfeggio parlato. Ideale per il secondo anno dei corsi di musica. Uno strumento didattico innovativo in 2 volumi per l’apprendimento della lettura musicale, dell’intonazione dei suoni e dei gruppi ritmici irregolari. Un approccio visivo-sonoro e fortemente melodico per imparare ad affrontare l’esecuzione dei gruppi ritmici irregolari, superando l’eccessivo e ossessivo approccio “matematico” dei metodi tradizionali. Esercizi di difficoltà progressiva in varie tonalità. Indicazioni metodologiche sul solfeggio cantato estemporaneo a cura del jazzista e docente Guido Canavese.

Il link consente di accedere ai file mp3, suddivisi per ciascun capitolo del libro:

I file risultano anche scaricabili in modo tale da poterne usufruire localmente, anche offline. Ad esempio, se si mettono sul proprio smartphone, possono essere ascoltati con una qualsiasi app di lettura per file mp3: come sempre, anche quest’album potrà essere ricercato tramite sia il suo titolo (Solfeggiar cantando) sia il suo autore (Flavio Bar), essendo stati valorizzati tutti i metadati associati ai diversi file.

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NOTA:
Se, per studio, si desidera sentire i brani eseguiti a una velocità inferiore in modo da facilitarne il solfeggio cantato, vedere il post Come modificare all’ascolto la velocità di esecuzione di un brano Mp3 (e anche eventualmente metterne in loop una sezione e/o modificarne la tonalità)

Altri link utili:

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Come fare a convertire un video DVD in un file mp4?

Lo so, esistono diversi metodi, ma questa volta ho voluto provare a chiedere all’Intelligenza Artificiale di Copilot cosa mi consigliava! Ebbene sì, ultimamente sto indagando le potenziialità dell’AI che mi stupisce sempre più!

Io: Come faccio a convertire un dvd in un file mp4?

Copilot: Convertire un DVD in un file MP4 è un ottimo modo per preservare i tuoi film e guardarli su qualsiasi dispositivo, senza bisogno del lettore fisico. Ecco una guida pratica con strumenti gratuiti e video tutorial che ti accompagnano passo passo:

🛠️ Strumenti consigliati

  1. HandBrake – Gratuito, open-source, compatibile con Windows, macOS e Linux.
  2. VLC Media Player – Oltre a riprodurre video, può anche convertire DVD.
  3. WinX DVD Ripper – Più avanzato, utile per DVD protetti.

📀 Passaggi generali per la conversione

1. Inserisci il DVD nel computer

Assicurati che il tuo PC abbia un lettore DVD. Se non ce l’ha, puoi usare un masterizzatore esterno.

2. Usa HandBrake

  • Apri il programma e seleziona il DVD come sorgente.
  • Scegli il titolo principale (di solito il film completo).
  • Imposta il formato di output su MP4.
  • Avvia la conversione.

👉 Il video Convertire un DVD in MP4 con Handbrake ti mostra ogni passaggio, dalla configurazione iniziale alle impostazioni finali.

3. Alternativa con VLC

  • Vai su Media > Converti/Salva.
  • Aggiungi il DVD e scegli MP4 come formato di destinazione.
  • Avvia la conversione.

🎥 Dai un’occhiata a Convertire video in tutti i formati, con VLC per vedere come si fa, incluso il salvataggio in MP4.

4. Copia su USB o disco esterno

Una volta convertito, puoi trasferire il file MP4 dove vuoi.

📹 Il video Come copiare un video DVD su pendrive USB gratis con il … ti guida nel trasferimento su chiavetta USB.

💡 Altri tutorial utili

  • Trasformare i DVD in video su PC: panoramica generale per utenti meno esperti.
  • Come convertire i nostri video in Dvd: utile se vuoi fare il processo inverso.
  • Come convertire un file audio o video e rippare un DVD, CD o …: spiega anche come estrarre solo l’audio o usare VLC per rippare.

Se vuoi, posso consigliarti il software più adatto in base al tuo sistema operativo o se il DVD è protetto. Vuoi fare la conversione su Windows o Mac?

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Io, tra le opzioni suggerite, ho scelto la strada già conosciuta, vale a dire l’uso di VLC Media Player, ma comunque anche gli altri suggerimenti sarebbero da provare. Nel seguito i semplici passi da effettuare con VLC per effettuare la conversione, spiegati d0’altra parte in modo esaudiente anche da Copilot:

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Io: Ma può essere convertito anche un film commerciale in DVD?

Sì, tecnicamente è possibile convertire anche un film commerciale in DVD in un file MP4, ma ci sono alcune importanti considerazioni legali e tecniche da tenere a mente 👇

⚖️ Legalità: cosa dice la legge italiana

Secondo la normativa italiana, puoi convertire un DVD commerciale solo se:

  • Hai acquistato legalmente il DVD originale
  • La copia è destinata esclusivamente a uso personale
  • Non condividi, vendi o distribuisci la copia digitale

Questa pratica rientra nella cosiddetta “copia privata”, che è consentita purché non venga violato il diritto d’autore. Tuttavia, non puoi aggirare sistemi di protezione (come il CSS o altri DRM) se ciò comporta la rimozione di misure anti-copia.

🔐 Protezioni sui DVD commerciali

La maggior parte dei film commerciali su DVD è protetta da crittografia (es. CSS, codici regionali). Per convertirli:

  • HandBrake da solo non basta: serve anche il plugin libdvdcss per decriptare i contenuti
  • VLC può leggere alcuni DVD protetti, ma non tutti
  • Software come WinX DVD Ripper o Leawo DVD Ripper sono più adatti per gestire DVD protetti

🧠 In sintesi

Puoi convertire un film commerciale in MP4 se:

  • Lo hai acquistato
  • Lo usi solo per te
  • Non rimuovi protezioni in modo illecito

Non puoi:

  • Distribuirlo
  • Condividerlo online
  • Usarlo per scopi commerciali

Se vuoi, ti posso guidare passo passo nella conversione di un DVD protetto usando HandBrake + libdvdcss o suggerirti un software più semplice. Vuoi procedere in quella direzione?

… e qui mi fermo! 😉

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Copilot: come utilizzare l’Intelligenza Artificiale per risolvere problematiche/dubbi sulla compilazione del 730 2025

Anche quest’anno mi riduco a settembre per inviare il 730 partendo dalla sua versione precompilata che tiene già conto di tutto (o quasi)… ma un’analisi è comunque sempre necessaria prima d’inoltrare tale dichiarazione all’Agenzia delle Entrate!

Quest’anno, in particolare, ho notato delle differenze rispetto agli anni precedenti relativamente alla dichiarazione degli immobili e precisamente nella sezione RB specifica agli immobili: infatti, compaiono le sezioni Redditi imponibili, Redditi non imponibili e dati relativi ad “Abitazione non soggetta a IMU“.

Ho subito riscontrato il problema relativo alla mia abitazione principale che è composta da due immobili catastalmente distinti, ma fisicamente e funzionalmente uniti (unione di fatto): a complicare ulteriormente le cose, uno dei due è 100% di mia proprietà, mentre l’altro lo è solo per il 50%. Fino allo scorso anno avevo indicato per uno dei due l’Utilizzo a 1 e per l’altro quello a 2 con valorizzato Casi particolari a 1 (valore tra l’altro specifico per ben altri scopi nella sua descrizione!).

Così facendo quest’anno mi veniva valorizzato erroneamente il campo Immobili non locati… Ho provato anche a indicare per entrambi l’Utilizzo 1, sperando che quest’anno avessero risolto la problematica di impedire di indicarne più di uno di immobile come abitazione principale… ma compare il “solito” errore relativo a “Giorni di possesso dell’abitazione principale maggiore di 365“. Altri errori compaiono con scelte differenti…

Ho cercato un po’ una soluzione effettuando una semplice ricerca su Internet, ma non ho trovato nulla di così specifico. Ho pensato quindi di chiedere chiarimenti direttamente all’Agenzia delle Entrate tramite i suoi contatti, o al limite poi ad un commercialista:
numero verde 800.90.96.96 da rete fissa, il numero 0696668907 da cellulare e il numero +39 0696668933 dall’estero.

Ho provato anche a inoltrare una richiesta di assistenza compilando l’apposito form presente online: https://www1.agenziaentrate.gov.it/servizi/assistenza_telefonica/call_back/scheda.htm che consente addirittura di indicare il giorno/ora in cui essere chiamati… pur specificando che, nel caso in cui uno poi non ricevesse la telefonata, uno deve ripetere quella procedura! 🙄🙄

Allora mi sono detto: perché non provare a usare l’Intelligenza Artificiale, ed in particolare quella integrata di default nel browser Edge preinstallato in qualsiasi PC Windows?

Nota: Copilot lo si può sia lanciare dall’icona multicolore presente sul browser Edge di Microsoft sia utilizzando l’app Copilot Microsoft:

Ho lanciato quindi Copilot dall’icona multicolore  presente sul browser Edge:

Prima cosa gli ho chiesto perché non trovavo la sezione “Dati del sostituto d’imposta“: infatti è conveniente impostarla nel caso in cui risulti un credito e nel frontespizio non mi ritrovavo tale sezione! Ecco la sua chiara ed esaustiva risposta:

Enzo, ho capito perché non la trovi: nel 730 precompilato la sezione “Dati del sostituto d’imposta” non è sempre visibile. Il sistema la mostra solo se, nella scelta iniziale, hai indicato che presenterai il 730 con sostituto. Se invece hai selezionato “senza sostituto” (o se il sistema ha preimpostato questa opzione), il riquadro nel Frontespizio sparisce.

🔹 Come farla comparire

  1. Torna alla schermata iniziale della dichiarazione (dove c’è il riepilogo e le opzioni di invio).
  2. Cerca la voce “Scelte di presentazione” o “Tipo di dichiarazione”.
  3. Seleziona “730 con sostituto d’imposta”.
  4. Salva: a questo punto, nel Frontespizio comparirà la sezione Dati del sostituto d’imposta.
  5. Potrai inserire:
    • Codice fiscale del datore di lavoro o ente pensionistico
    • Denominazione (ragione sociale o nome dell’ente)
    • Eventuali altri dati richiesti

Si noti che, cambiando il tipo di presentazione e/o di dichiarazione, si perdono gli eventuali inserimenti/modifiche già effettuati, per cui è importante selezionare fin da subito la scelta più opportuna che, almeno nel mio caso, è la seguente in quanto consente di avere tutte le voci disponibili (quindi anche quella relativa al sostituto d’imposta):

Per cui, se non vedi elencato nel menù a sinistra la voce Sostituto d’imposta, ti conviene tornare indietro e selezionare le scelte che ho precedentemente indicato:

Sono passato quindi a chiedere a Copilot come risolvere il mio problema sulla valorizzazione del quadro RB per i due immobili. Nel seguito il dialogo che ha risolto tutti i miei dubbi:

Io: compilazione 730 2025: come indicare nel quadro RB i due immobili uniti di fatto? Se indico utilizzo 1 e giorni di possesso 365 per entrambi mi viene dato l’errore “Giorni di possesso dell’abitazione principale maggiore di 365”

Copilot: Il problema che stai incontrando nasce dal fatto che, nel Quadro RB del 730, il software di controllo dell’Agenzia delle Entrate non consente di sommare più di 365 giorni di possesso per immobili indicati come “abitazione principale” (utilizzo 1). Se inserisci due unità immobiliari entrambe con utilizzo 1 e 365 giorni, il sistema interpreta che tu abbia due abitazioni principali contemporaneamente per tutto l’anno — cosa che, fiscalmente, non è ammessa.

💡 Come gestire il caso di due immobili uniti di fatto Se i due immobili sono fisicamente uniti e costituiscono un’unica abitazione principale, ma al Catasto risultano ancora come due subalterni distinti, la compilazione corretta è questa:

  1. Indica come “abitazione principale” (utilizzo 1) solo l’unità immobiliare principale.
    • Giorni di possesso: 365
    • Percentuale di possesso: la tua quota reale (es. 100% o 50%)
    • Rendita catastale: quella dell’unità principale.
  2. Per l’altra unità (che fa parte della stessa casa ma è catastalmente separata)
    • Se è pertinenza (box, cantina, soffitta) → utilizzo 5 (pertinenza dell’abitazione principale)
    • Se è abitazione ma di fatto unita alla principale → in genere si indica utilizzo 9 (“immobile che non rientra nei casi da 1 a 15”) con codice IMU 1 nella colonna “Casi particolari IMU” per esenzione, oppure si tratta come pertinenza se rientra nelle categorie C/2, C/6, C/7.
    • Giorni di possesso: 365
    • In questo modo non si sommano due “abitazioni principali” e l’errore sparisce.

📌 Nota importante

  • Se i due immobili sono entrambi abitazioni (categoria A) e non sono ancora fusi catastalmente, ai fini fiscali solo uno può avere codice utilizzo 1.
  • Per evitare complicazioni future, può essere utile richiedere al Catasto la fusione catastale: in quel caso avrai un’unica rendita e un solo rigo RB.

Se vuoi, posso prepararti un esempio di compilazione rigo per rigo per il tuo caso specifico, così da evitare l’errore e mantenere le agevolazioni per abitazione principale. Vuoi che lo faccia?

Io: Si, grazie
Copilot: Perfetto, ecco un esempio pratico di compilazione del Quadro RB per il tuo caso — due immobili catastalmente distinti ma uniti di fatto e utilizzati come unica abitazione principale.

📝 Esempio di compilazione

ColonnaImmobile 1 (abitazione principale)Immobile 2 (parte unita di fatto)
Rendita catastaleRendita dell’unità principaleRendita della seconda unità
Utilizzo1 – Abitazione principale9 – Altro immobile (oppure 5 se pertinenza)
Giorni di possesso365365
Percentuale di possessoQuota reale (es. 100% o 50%)Quota reale (es. 100% o 50%)
Casi particolari IMUVuoto1 (esenzione IMU per unione di fatto)
Canone di locazioneVuotoVuoto

Ho notato, però, che così operando non venivano applicate le deduzioni attualmente previste per l’abitazione principale se non relative a quella parte di alloggio che avevo indicato con utilizzo 1. Ho quindi continuato a chiedere spiegazioni:

Io: Sì, ma indicando per Secondo immobile abitativo (cat. A) unito di fatto l’utilizzo 9, non viene applicata la deduzione per abitazione principale nel rigo RN2!

Copilot: Esatto: il comportamento che hai notato è “normale” per il software dell’Agenzia delle Entrate. La deduzione per abitazione principale che compare in RN2 viene calcolata solo sui fabbricati indicati in Quadro RB con utilizzo 1 (abitazione principale) o utilizzo 5 (pertinenza dell’abitazione principale). Se per il secondo immobile unito di fatto metti utilizzo 9, il programma lo tratta come “altro immobile” e quindi non lo include nella deduzione RN2.

🔹 Come risolvere in caso di due unità abitative unite di fatto

Se entrambe sono categoria A e costituiscono un’unica abitazione principale:

  1. Soluzione “tecnica” in dichiarazione
    • Indica utilizzo 1 per entrambi i subalterni
    • Giorni di possesso: 365
    • Percentuale di possesso: la tua quota
    • Ma: per evitare l’errore “giorni di possesso > 365” devi sommare le rendite e indicarle in un solo rigo RB, lasciando l’altro rigo vuoto.
      • In pratica, riporti la rendita complessiva dell’abitazione (somma delle due rendite catastali) in un solo rigo con utilizzo 1.
      • Questo è ammesso se i due subalterni sono uniti di fatto e adibiti interamente ad abitazione principale.
  2. Soluzione “formale”
    • Richiedere la fusione catastale all’Agenzia delle Entrate – Territorio.
      • Dopo la fusione avrai un’unica rendita e un solo rigo RB, senza dover fare accorgimenti.

📌 Esempio di compilazione “unione di fatto” senza fusione catastale

ImmobileRendita catastaleUtilizzoGiorni possesso% possessoNote
A (principale)Somma rendite A+B1365100%Unico rigo per abitazione principale
B (unito di fatto)Non compilato

La soluzione proposta tuttavia non mi calzava ancora, in quanto uno degli immobili lo posseggo al 100%, mentre l’altro al 50%.

Io: Sì, ma uno dei due immobili è mio al 100% mentre l’altro, unito di fatto, è al 50% con mia moglie! Come fare?

Copilot: Ok, qui la situazione si complica un po’ perché oltre all’unione di fatto catastale c’è anche una differenza di quote di possesso tra i due subalterni. Il problema è che il 730 e il calcolo della deduzione per abitazione principale in RN2 lavorano per singolo rigo RB e per singolo contribuente, quindi bisogna impostare i dati in modo che:

  • Tutta la rendita complessiva dell’abitazione principale (somma delle due unità) sia considerata come “abitazione principale” per te
  • Non si superino i 365 giorni di possesso
  • Si rispettino le quote di possesso reali

🔹 Come impostare il Quadro RB nel tuo caso

1. Unico rigo RB per te

  • Somma le rendite catastali delle due unità proporzionate alla tua quota di possesso:
    • Immobile 1: 100% → prendi tutta la rendita
    • Immobile 2: 50% → prendi metà della rendita
    • Somma questi due importi → questa è la rendita da indicare
  • Utilizzo: 1 (abitazione principale)
  • Giorni di possesso: 365
  • Percentuale di possesso: 100% (perché il rigo rappresenta il totale della tua quota di possesso complessiva)
  • Casi particolari IMU: vuoto
  • Canone di locazione: vuoto

In questo modo il programma considera tutta la tua quota di rendita come abitazione principale e applica la deduzione RN2 sull’intero importo.

2. Come farà tua moglie

  • Anche lei compilerà un solo rigo RB nella sua dichiarazione:
    • Immobile 1: 0% → non lo indica
    • Immobile 2: 50% → prende metà della rendita
    • Utilizzo: 1
    • Giorni di possesso: 365
    • Percentuale di possesso: 100% (perché per lei quel rigo rappresenta tutta la sua quota)
  • Così anche lei avrà la deduzione RN2 sulla sua parte.

📌 Esempio numerico

  • Immobile 1 (100% tuo): rendita € 500
  • Immobile 2 (50% tuo, 50% moglie): rendita € 300

Tuo RB:

  • Rendita: 500 + (300 × 50%) = 650
  • Utilizzo: 1
  • Giorni: 365
  • % possesso: 100%

RB di tua moglie:

  • Rendita: (300 × 50%) = 150
  • Utilizzo: 1
  • Giorni: 365
  • % possesso: 100%

💡 Perché così funziona

Rispetti le quote di possesso reali


Ecco il fac‑simile del Quadro RB già pronto per il tuo caso specifico: due immobili uniti di fatto, uno al 100% tuo e l’altro al 50% con tua moglie, in modo da ottenere la deduzione per abitazione principale in RN2 senza errori di “giorni > 365”.

📄 Fac‑simile Quadro RB – Tua dichiarazione

ColonnaValore da indicare
Rendita catastaleSomma della tua quota di rendita: Rendita immobile 1 (100%) + Rendita immobile 2 × 50%
Utilizzo1 – Abitazione principale
Giorni di possesso365
Percentuale possesso100% (perché il rigo rappresenta tutta la tua quota complessiva)
Canone di locazione(vuoto)
Casi particolari IMU(vuoto)

📄 Fac‑simile Quadro RB – Dichiarazione di tua moglie

ColonnaValore da indicare
Rendita catastaleRendita immobile 2 × 50%
Utilizzo1 – Abitazione principale
Giorni di possesso365
Percentuale possesso100% (perché per lei questo rigo rappresenta tutta la sua quota)
Canone di locazione(vuoto)
Casi particolari IMU(vuoto)

🔍 Perché funziona

  • Un solo rigo RB per ciascun contribuente con utilizzo 1 → niente errore di giorni > 365.
  • La rendita indicata è già proporzionata alla quota di possesso → correttezza fiscale.
  • La deduzione per abitazione principale in RN2 viene calcolata sull’intera quota di rendita di ciascuno.

💡 Se vuoi, posso prepararti anche un mini‑schema di calcolo per determinare rapidamente la rendita da indicare, così non rischi di sbagliare le proporzioni. Vuoi che te lo faccia?

Io: Si, grazie

Copilot: Perfetto, ecco il fac‑simile del Quadro RB già pronto per il tuo caso specifico: due immobili uniti di fatto, uno al 100% tuo e l’altro al 50% con tua moglie, in modo da ottenere la deduzione per abitazione principale in RN2 senza errori di “giorni > 365”.

📄 Fac‑simile Quadro RB – Tua dichiarazione

ColonnaValore da indicare
Rendita catastaleSomma della tua quota di rendita: Rendita immobile 1 (100%) + Rendita immobile 2 × 50%
Utilizzo1 – Abitazione principale
Giorni di possesso365
Percentuale possesso100% (perché il rigo rappresenta tutta la tua quota complessiva)
Canone di locazione(vuoto)
Casi particolari IMU(vuoto)

📄 Fac‑simile Quadro RB – Dichiarazione di tua moglie

ColonnaValore da indicare
Rendita catastaleRendita immobile 2 × 50%
Utilizzo1 – Abitazione principale
Giorni di possesso365
Percentuale possesso100% (perché per lei questo rigo rappresenta tutta la sua quota)
Canone di locazione(vuoto)
Casi particolari IMU(vuoto)

💡 Se vuoi, posso prepararti anche un mini‑schema di calcolo per determinare rapidamente la rendita da indicare, così non rischi di sbagliare le proporzioni. Vuoi che te lo faccia?

Io: per mia moglie, si potrebbe indicare la rendita catastale totale (100%) e poi la percentuale di possesso 50%?

Copilot: Sì, Enzo — tecnicamente è proprio così che si fa normalmente nella compilazione del Quadro RB:

  • Colonna “Rendita catastale non rivalutata” → si indica sempre la rendita catastale intera dell’immobile (quella risultante dalla visura catastale, al 100%), senza ridurla in base alla quota.
  • Colonna “Percentuale di possesso” → qui si mette la quota effettiva di proprietà (nel caso di tua moglie, 50%).

Sarà poi il software dell’Agenzia delle Entrate a calcolare automaticamente la quota di rendita imponibile in base alla percentuale di possesso e ai giorni di possesso.

💡 Nota importante

  • Questo metodo è corretto e conforme alle istruzioni ufficiali: la rendita catastale va sempre riportata per intero, mentre la quota di possesso si indica separatamente.
  • Vale sia per immobili singoli sia per casi come il vostro, con due unità unite di fatto.
  • Così la deduzione RN2 per abitazione principale verrà calcolata sulla metà della rendita (550 × 50% = 275) in automatico.

Se vuoi, posso prepararti lo schema finale per entrambi — tuo e di tua moglie — con questa modalità, così avresti la versione definitiva pronta da inserire nella precompilata. Vuoi che lo faccia?

Io: si, ma tu mi avevi suggerito di indicare metà della rendita catastale e poi indicare 100% di possesso

Copilot: Esatto Enzo, ti avevo proposto quell’impostazione (rendita già ridotta alla tua quota e possesso 100%) come “trucco operativo” per aggirare il limite dei 365 giorni di abitazione principale quando si vogliono unire due subalterni in un solo rigo RB.

In realtà, le istruzioni ufficiali dell’Agenzia delle Entrate dicono che nel campo “Rendita catastale non rivalutata” va sempre riportata la rendita intera dell’immobile (quella al 100% risultante dalla visura), e la quota di possesso si indica nella colonna “Percentuale di possesso”. Il software poi calcola automaticamente la quota di rendita imponibile.

🔹 Differenza tra i due metodi

MetodoCome si compilaProContro
UfficialeRendita intera + % possesso realeConforme alle istruzioni, nessun dubbio in caso di controlloSe vuoi unire due subalterni in un solo rigo, devi fare un calcolo “fittizio” della rendita totale proporzionata alle tue quote e indicare quella come “rendita intera” (non è la prassi standard)
Quota già calcolata + possesso 100%Rendita già ridotta alla tua quota + possesso 100%Permette di sommare due subalterni in un solo rigo senza errori di giorni > 365Formalmente non è la modalità indicata nelle istruzioni; in caso di verifica, dovresti spiegare il criterio

🔹 Nel tuo caso specifico

  • Se vuoi seguire la prassi ufficiale:
    • Per il tuo rigo RB:
      • Immobile 1: rendita → quota 100%
      • Immobile 2: rendita → quota 50%
      • Soluzione: due righi RB separati, entrambi con utilizzo 1, ma questo genera l’errore dei giorni > 365 → quindi non va bene.
  • Se vuoi evitare l’errore e avere RN2 corretto:
    • Sommi le tue quote e le metti come “rendita catastale” in un unico rigo RB con possesso 100% e utilizzo 1.
    • Tua moglie farà lo stesso con la sua quota e possesso 100%.

💡 In sintesi:

  • Metodo ufficiale → rendita intera + % possesso reale (ma non risolve il problema dei due subalterni uniti di fatto).
  • Metodo pratico → rendita già proporzionata + possesso 100% (risolve il problema, ma è un adattamento tecnico).

Se vuoi, posso prepararti la versione “ufficiale” e la versione “pratica” affiancate per il tuo caso, così puoi decidere quale usare e vedere subito le differenze compilative. Vuoi che lo faccia?

Io: Potrei nel mio 730 usare il metodo “quota calcolata + possesso 100%” e per mia moglie invece il metodo ufficiale “Rendita intera + % possesso”?

Copilot: Sì, Enzo — dal punto di vista tecnico il sistema del 730 lo accetta: tu potresti usare il metodo “quota calcolata + possesso 100%” per evitare l’errore dei 365 giorni e far calcolare a RN2 la deduzione sull’intera tua quota, mentre tua moglie potrebbe usare il metodo “ufficiale” (rendita intera + % possesso) per il suo rigo.

Non c’è un vincolo che obblighi entrambi i coniugi a usare lo stesso criterio di compilazione, perché ogni dichiarazione è autonoma e il software calcola la deduzione RN2 in base ai dati presenti nel singolo modello.

🔹 Cosa comporta questa scelta

  • Per te (metodo “quota calcolata + possesso 100%”):
    • Inserisci direttamente la somma delle tue quote di rendita (intera per quella posseduta al 100% e metà per quella posseduta al 50%)
    • Percentuale possesso: 100%
    • Utilizzo: 1 – Abitazione principale
    • Giorni: 365
    • Nessun errore di giorni > 365 e deduzione RN2 calcolata sulla tua quota complessiva.
  • Per tua moglie (metodo “ufficiale”):
    • Rendita catastale: (intera)
    • Percentuale possesso: 50%
    • Utilizzo: 1 – Abitazione principale
    • Giorni: 365
    • Il software calcola automaticamente la quota e applica la deduzione RN2 su quella.

📌 Pro e contro

AspettoMetodo quota calcolata + 100%Metodo ufficiale
Conformità alle istruzioniÈ un adattamento tecnico, non la prassi standardConforme alle istruzioni AE
Gestione errore 365 giorniLo evita unendo le quote in un solo rigoNon risolve il problema se ci sono due righi con utilizzo 1
Trasparenza in caso di controlloVa spiegato il criterio di calcoloNessuna spiegazione aggiuntiva necessaria

Già che c’ero, ho chiesto anche conferma su come indicare un box:

IO: compilazione 730 2025: come indicare nel quadro RB un box?

Copilot: Per indicare correttamente un box (garage, posto auto coperto o scoperto) nel Quadro RB del 730/2025, la regola dipende da come lo utilizzi e dalla sua categoria catastale.

🚗 Caso più comune: box come pertinenza dell’abitazione principale

  • Categoria catastale: C/6 (o C/2, C/7 per altre pertinenze)
  • Utilizzo: 5 – pertinenza dell’abitazione principale (box, cantina, ecc.)
  • Giorni di possesso: 365 (o quelli effettivi se acquistato/venduto in corso d’anno)
  • Percentuale di possesso: la tua quota reale (100%, 50%, ecc.)
  • Canone di locazione: vuoto (se non affittato)
  • Casi particolari IMU: vuoto, se è pertinenza di abitazione principale ed esente IMU

💡 In questo caso il reddito fondiario non concorre all’IRPEF, perché la pertinenza segue il regime dell’abitazione principale.

📦 Box non pertinenziale (tenuto a disposizione o affittato)

  • Utilizzo:
    • 2 – immobile ad uso abitativo tenuto a disposizione (se non locato e non pertinenza)
    • 9 – immobile che non rientra nei casi da 1 a 15 (per box non abitativo e non pertinenza)
  • Giorni di possesso: 365 o effettivi
  • Percentuale di possesso: la tua quota
  • Canone di locazione: indicare l’importo se affittato
  • Cedolare secca: solo se locato a uso abitativo con contratto che lo consente (in genere non applicabile ai box locati separatamente)

📌 Esempio pratico – Box pertinenza di abitazione principale

Colonna Quadro RBValore
Rendita catastale220,00
Utilizzo5
Giorni possesso365
Percentuale poss.100%
Canone locazione
Casi particolari IMU

Se vuoi, posso prepararti un fac-simile del rigo RB già impostato per il tuo caso specifico, così puoi copiarlo direttamente nella precompilata senza rischiare errori. Vuoi che lo faccia?

IO: si grazie

Copilot: Perfetto, ecco un fac‑simile di rigo RB già impostato per il caso di un box pertinenza dell’abitazione principale nel 730/2025.

📄 Esempio di compilazione – Box pertinenziale (categoria C/6)

Colonna Quadro RBValore da indicare
Rendita catastale220,00 (esempio: inserisci la rendita reale del box)
Utilizzo5 – Pertinenza dell’abitazione principale
Giorni di possesso365 (o i giorni effettivi se acquistato/venduto in corso d’anno)
Percentuale possesso100% (o la tua quota reale)
Canone di locazione(vuoto, se non affittato)
Casi particolari IMU(vuoto, se esente come pertinenza)

🔍 Perché così

  • Utilizzo 5 segnala al sistema che il box è fiscalmente legato all’abitazione principale e gode dello stesso regime agevolato.
  • Non si calcola IRPEF sul reddito fondiario, perché segue l’esenzione dell’abitazione principale.
  • Se il box fosse locato o non pertinenziale, cambierebbero sia il codice utilizzo sia la tassazione.

Se vuoi, posso prepararti anche la versione per un box non pertinenziale o affittato, così hai entrambi i modelli pronti e non rischi errori in caso di variazioni. Vuoi che te la includa?

Io: ok

Copilot: Perfetto, allora ti preparo anche il fac‑simile per un box non pertinenziale o affittato, così hai entrambi i modelli pronti e puoi scegliere in base alla situazione reale.

📦 Esempio 1 – Box non pertinenziale (tenuto a disposizione)

Colonna Quadro RBValore da indicare
Rendita catastaleInserisci la rendita reale del box
Utilizzo9 – Immobile che non rientra nei casi da 1 a 15 (per box non abitativo e non pertinenza)
Giorni di possesso365 (o effettivi)
Percentuale possesso100% (o la tua quota)
Canone di locazione(vuoto, se non affittato)
Casi particolari IMUCompila solo se hai agevolazioni particolari

📑 Esempio 2 – Box locato

Colonna Quadro RBValore da indicare
Rendita catastaleInserisci la rendita reale del box
Utilizzo9 – Immobile che non rientra nei casi da 1 a 15 (per box non abitativo e non pertinenza)
Giorni di possesso365 (o effettivi)
Percentuale possesso100% (o la tua quota)
Canone di locazioneImporto annuo del contratto
Cedolare seccaSolo se il contratto lo consente (in genere non applicabile ai box locati separatamente)
Casi particolari IMUCompila se esente o con riduzione

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Conclusione

Direi che l’Intelligenza Artificiale sviluppata da Copilot ha soddisfatto pienamente le mie aspettative.

Chi critica l’Intelligenza Artificiale a priori, secondo me dovrebbe riflettere…
Certo, come per qualsiasi conquista tecnica dell’Uomo, anche questa può essere utilizzata a vantaggio o meno dell’umanità e del mondo nel suo complesso… ma questo è un altro discorso!

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Come inviare le pratiche di Ecobonus 2025 all’ENEA (es. per sostituzione infissi)… con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale di Copilot ;-)

Avevo già scritto nel 2021 il post Come effettuare la certificazione energetica con l’ENEA (e.g. per un insufflaggio di materiale termico all’interno dell’intercapedine dei muri esterni) … e info per detrazioni fiscali (bonus facciata, cessione del credito).

Ora ho dovuto nuovamente effettuare una certificazione energetica per il cambio di infissi.. Ovviamente chi me li ha installati avrebbe potuto far fare lui tale inserimento nel sito dell’ENEA… ma avrebbe avuto un costo non indifferente e penso proprio che uno possa provvedere a farlo personalmente… tanto più che ora c’è l’assistenza dell’Intelligenza Artificiale (vedi Copilot: come utilizzare l’Intelligenza Artificiale per risolvere problematiche/dubbi sulla compilazione del 730 2025)!! 😉

Diciamo innanzitutto che pur avendo effettuato il cambio di infissi a inizio anno, ho potuto solo ora compilare la dichiarazione nel sito dell’ENEA perché almeno fino a luglio non consentiva ancora di farlo per lavori terminati nel 2025!! Infatti le leggi cambiano e i portali devono aggiornarsi alle nuove specifiche… e lo fanno non sempre con la dovuta velocità! Le pratiche di Ecobonus vanno inviate ad ENEA dal portale https://detrazionifiscali.enea.it/ecobonus.asp entro 90 gg dalla data di fine lavori… ma se ci sono ritardi nella disponibilità del sito di recepire il tutto, i 90 giorni partono da quando il portale risulta aggiornato a dovere. Si noti che se si inserisce in ritardo tale dichiarazione nel sito dell’ENEA, si può rimediare pagando una sanzione all’Agenzia delle Entrate, inserendo la pratica oltre i 90 gg. Il ritardo non può comunque superare il termine ultimo indicato dall’Agenzia delle Entrate per presentare la dichiarazione dei redditi relativa all’anno fiscale pertinente. Nel sito dell’AdE si legge:
Entro 90 giorni dalla data di fine lavori in alcuni semplici casi il beneficiario della detrazione può fare la dichiarazione senza l’ausilio di un tecnico. Stampa e conserva il documento generato. Registrati per compilare la pratica direttamente sul portale Bonus fiscali (https://bonusfiscali.enea.it/)

Diciamo innanzitutto che nel caso di sola sostituzione di infissi si tratta di ecobonus [https://detrazionifiscali.enea.it/ecobonus.asp] (bonus casa è quando ci sono lavori di ristrutturazione) per cui si deve effettuare tale scelta nel sito dell’ENEA.

Per quanto riguarda la percentuale, si può detrarre il 50% se i lavori sono stati effettuati nella casa di residenza, diversamente solo il 36%. Attenzione che per default il sito dell’ENEA considera la detrazione al 50% e si deve eventualmente modificare la tabella finale (agendo sul pulsante apposito a matita) per “spostare l’importo nella casella a destra relativa appunto a lavori effettuati non nella casa di domicilio se questo è il vostro caso. Si noti che viene chiesto sia il proprio domicilio sia quello dell’appartamento in cui sono stati effettuati i lavori… per cui quel portale potrebbe inserire già correttamente la percentuale di detrazione… ma evidentemente chi ha sviluppato tale funzionalità non si è impegnato più di tanto! 🙄

La compilazione della dichiarazione è comunque semplice avendo a disposizione le dimensioni degli infissi e le informazioni tecniche degli stessi. Molte informazioni vengono già precompilate (e.g. zona climatica, gradi giorno, fascia solare) una volta indicata l’ubicazione dell’alloggio in cui si sono effettuati i lavori. Vengono tuttavia richieste informazioni anche sul sistema di riscaldamento e per questo oltre all’amministratore, può risultare di aiuto interrogare l’Intelligenza Artificiale! Ho chiesto quindi alcune informazioni a Copilot (vedi post precedente) che anche questa volta ha saputo sanare tutti i miei dubbi.

Nel seguito il mio colloquio con “lui”!
😉

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Io: Ho un alloggio a Torino con teleriscaldamento. Ho cambiato gli infissi e devo fare la dichiarazione di efficienza energetica all’Enea. Mi viene chiesto di indicare il tipo di generatore: penso che sia giusto indicare Scambiatore per teleriscaldamento. Mi viene in questo caso richiesto il numero di generatori, la potenza utile nominale [kW] e il Rendimento al 100% della potenza [%]. Cosa devo indicare?

Copilot: Hai fatto bene a selezionare Scambiatore per teleriscaldamento come tipo di generatore: è la scelta corretta per gli impianti che ricevono calore da una rete di teleriscaldamento, come nel tuo caso a Torino.

Ora, per compilare correttamente la dichiarazione ENEA, ecco come puoi procedere:

🔧 Dati da inserire per lo Scambiatore per Teleriscaldamento

  1. Numero di generatori
    • Di solito è 1, a meno che il tuo impianto non abbia più scambiatori distinti. Se hai dubbi, puoi verificare con l’amministratore del condominio o il gestore dell’impianto.
  2. Potenza utile nominale [kW]
    • Questo dato rappresenta la potenza termica massima che lo scambiatore può trasferire all’impianto.
    • Puoi trovarlo:
      • Sul libretto di impianto.
      • Chiedendo al gestore del teleriscaldamento (es. IREN Torino).
      • Oppure stimarlo in base alla superficie dell’alloggio (approccio meno preciso, da usare solo in mancanza di dati ufficiali).
  3. Rendimento al 100% della potenza [%]
    • Per gli scambiatori di teleriscaldamento, il rendimento è molto elevato, spesso vicino al 100%, perché non c’è combustione ma solo trasferimento di calore.
    • Puoi indicare 98–100%, ma se non hai un dato preciso, 99% è una stima accettabile e coerente con le linee guida ENEA.

📌 Nota importante

Nel portale ENEA viene specificato che:

“Nel caso di più generatori dello stesso tipo indicare la somma delle potenze e il valore medio pesato rispetto alla potenza nominale del rendimento.”

Quindi, se hai più scambiatori (caso raro), somma le potenze e calcola il rendimento medio pesato.

Se vuoi, posso aiutarti a stimare la potenza utile nominale in base alla metratura del tuo alloggio. Fammi sapere quanti metri quadri è e se hai riscaldamento centralizzato o autonomo.

Io: puoi suggerirmi tu un valore verosimile per Potenza utile nominale [kW]?

Copilot: Certo Enzo! Per uno scambiatore di teleriscaldamento in un appartamento a Torino, possiamo stimare la potenza utile nominale [kW] in base alla superficie dell’alloggio e al tipo di utilizzo (solo riscaldamento o anche acqua calda sanitaria).

📐 Stima indicativa della potenza utile nominale

Ecco una guida pratica:

Superficie alloggioSolo riscaldamentoRiscaldamento + ACS
50 m²~5–6 kW~7–8 kW
70 m²~7–8 kW~9–10 kW
90 m²~9–10 kW~11–12 kW
120 m²~12–14 kW~15–17 kW

Questi valori sono coerenti con le stime utilizzate in ambito tecnico e con esperienze condivise da altri utenti che hanno compilato la pratica ENEA.

📌 Suggerimento finale

  • Numero di generatori: 1
  • Potenza utile nominale [kW]: ad esempio, 9 kW per un appartamento di circa 90 m²
  • Rendimento al 100% della potenza [%]: 99–100% (puoi tranquillamente indicare 100%, come suggerito da tecnici del settore)

Se mi dici quanti metri quadri ha il tuo alloggio, posso darti un valore ancora più preciso. Vuoi che lo calcoliamo insieme?

Io: Mi viene anche chiesto il Vettore enegetico. Il sistema di teleriscaldamento a Torino sarà a gas metano?

Ottima domanda, Enzo! Il vettore energetico del teleriscaldamento a Torino non è semplicemente “gas metano”, anche se il metano può essere una componente del mix.

🔍 Ecco cosa usare come Vettore Energetico

Il sistema di teleriscaldamento gestito da IREN Energia a Torino è alimentato prevalentemente da impianti di cogenerazione ad alto rendimento, che utilizzano gas naturale (metano) come combustibile principale. Tuttavia, il calore che arriva al tuo alloggio è energia termica distribuita tramite rete, quindi il vettore energetico da indicare nella dichiarazione ENEA è:

Teleriscaldamento

📌 Perché non “Gas Metano”?

  • Il gas metano è usato a monte, nelle centrali di cogenerazione.
  • Tu ricevi calore già prodotto, non bruci gas direttamente.
  • ENEA considera il teleriscaldamento come un vettore energetico a sé stante, con propri fattori di conversione energetica.

✅ In sintesi

Nel campo Vettore energetico, seleziona o scrivi: Teleriscaldamento

Se vuoi, posso aiutarti anche con i fattori di conversione energetica (fP,ren, fP,nren) se ti servono per la classificazione energetica. Basta dirlo!

Io: la trasmittanza del vecchio infisso in legno a singolo vetro quanto è?

Copilot: La trasmittanza termica di un infisso in legno con vetro singolo è piuttosto elevata, il che significa che disperde molto calore. In base ai dati tecnici e alle stime ENEA, puoi considerare un valore indicativo di:

🔢 Trasmittanza vecchio infisso legno + vetro singolo: ~5,8 W/m²K

Questo valore rappresenta la media del flusso di calore che passa per ogni metro quadro di finestra quando c’è una differenza di temperatura di 1 grado tra interno ed esterno. È uno dei peggiori in termini di isolamento, motivo per cui la sostituzione con infissi moderni a doppio o triplo vetro porta a un notevole miglioramento energetico.

Se stai compilando la pratica ENEA per l’Ecobonus, questo è il valore che puoi inserire come trasmittanza del vecchio infisso. Fammi sapere se vuoi anche stimare il nuovo valore per confrontare il miglioramento!

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Conclusione

Direi che anche questa volta l’Intelligenza Artificiale sviluppata da Copilot ha soddisfatto pienamente le mie aspettative.

Mi viene quindi da ripetere le considerazioni già fatte nel post precedente.
Chi critica l’Intelligenza Artificiale a priori, secondo me dovrebbe riflettere…
Certo, come per qualsiasi conquista tecnica dell’Uomo, anche questa può essere utilizzata a vantaggio o meno dell’umanità e del mondo nel suo complesso… ma questo è un altro discorso!

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Come creare gratuitamente un QR code (e un link) per agevolare i propri clienti a inserire una loro valutazione/recensione sul nostro profilo Google

Se si ha una attività commerciale apprezzata dalla clientela è sicuramente conveniente fornire un agevole metodo per consentire di lasciare una propria valutazione su Google review. Ciascuno di noi può naturalmente andare su Google Maps e scrivere una recensione o eventualmente rivedere/modificare le recensioni/valutazioni già lasciate andando su https://www.google.com/maps/contrib//reviews/ (ovviamente dopo essesi autenticato con le proprie credenziali Google). Tuttavia, può risultare più comodo per un cliente leggere un QR code che indirizza subito alla pagina utile a recensire una attività commerciale.

Ci sono diversi modi per riuscire a generarsi tale QR code associato alla propria attività e nel seguito ne mostrerà ben tre… scegli quello che trovi più facile!!

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Primo metodo

Ecco i passaggi su come creare un codice QR di Google per le recensioni dei clienti. 

  1. Vai al sito Web di Google Maps Platform nella sezione relativa al Place ID Finder e cerca la tua attività nella casella di ricerca.
  2. Copia il Place ID della tua attività mostrato nella dinestra di dettaglio nella mappa.
  3. Modifica l’URL seguente delle recensioni inserendo in fondo il tuo “Place ID”: https://search.google.com/local/writereview?placeid=….. (e.g. https://search.google.com/local/writereview?placeid=ChIJf4Y544ttiEcR70gOdyYiKXE)
  4. Seleziona uno dei tanti generatori di codici QR a partire da una URL (e.g. uno gratuito è https://www.qrstuff.com)
  5. Inserisci l’URL delle recensioni relative al tuo sito Web (come generato nel passaggio 3) e fai creare il codice QR scaricabile come immagine.
  6. Inserisci quel tuo codice QR generato, in siti online o su volantini per pubblicizzare la tua attività e iniziare a ricevere più recensioni!

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Secondo metodo

Una alternativa è anche quella di usare siti appositi che, sempre gratuitamente, sono in grado di generare tale QR code semplicemente ricercando la propria attività commerciale (e.g. https://embedsocial.com/tools/google-review-link-generator).

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Terzo metodo

Una terza alternativa è quello di iscriversi gratuitamente come utente Google Business dal sito https://business.google.com/it/business-profile , inserire i dati relativi alla propria attività e quindi, nella pagina di riepilogo, selezionare la sezione relativa a “Chiedi recensione” come mostrato nel seguito:

Si noti che i QR code generati con le tre metodologie viste sono visivamente differenti ma portano tutti al medesimo risultato… quello di puntare alla pagina che consente al cliente di lasciare agevolmente una valutazione/recensione sulla tua attività!!
Perché non provi anche tu, usando il metodo che più ti sembra agevole per farlo? 😉😎

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La medicina al servizio dell’uomo: appunti dal corso UNI3 Torino

Avevo già scritto un post relativamente al costo di informatica base che tengo all’Università della terza età di Torino (UNI3 – Università della terza età: corso di informatica (livello 1)).

In questo nuovo post metto a disposizione alcuni appunti di un altro corso, La medicina al servizio dell’uomo, coordinato da mia moglie, dr.ssa Maria Carla Deabate, medico specialista in nefrologia.

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Programma del corso

  • Nozioni di base per comprendere la meravigliosa “macchina umana”.
  • Quando un pezzo della macchina si inceppa…
  • … e se alcuni organi “vitali” non funzionano più, cosa succede? Esiste una sostituzione?
  • I trapianti e la necessità di diffondere la cultura della donazione di organi.
  • I farmaci sono presidi indispensabili se usati bene… ma attenzione al “fai da te”!
  • Perché è importante difendere la Sanità Pubblica.
  • Come è fatto il nostro corpo: lezioni su alcuni organi di interesse della classe (e.g. reni, fegato, apparato gastroenterico, sistema nervoso).
  • Una risposta ai vostri dubbi e curiosità.

Ogni anno verranno trattati anche nuovi argomenti…

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Appunti

NOTA: si tratta solo di appunti realizzati come traccia per alcune delle lezioni e nulla più, per cui devono essere considerati come tali… e comunque potranno essere migliorati nel tempo, magari nelle edizioni del corso dei prossimi anni.
Penso tuttavia che possano comunque risultare di interesse soprattutto per le persone che hanno seguito il corso, sebbene siano scaricabili da chiunque.

Sulla lezione del trapianto è nato poi il seguente post che ha fornito anche ulteriori informazioni: Perché è importante fare conoscere la realtà del trapianto per poter esprimere, con coscienza, la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti

Pubblicato in Arte e Bellezza, Pensieri&Parole, Review e test, Torino e dintorni | Lascia un commento

Perché è importante fare conoscere la realtà del trapianto per poter esprimere, con coscienza, la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti

Tempo fa avevo scritto il post Cosa rispondere quando, contestualmente alla richiesta della Carta d’Identità Elettronica (CIE), viene domandato se si desidera anche esprimere la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti? che vi invito a leggere e in cui avevo trattato i seguenti argomenti:

In questo nuovo post fornirò ulteriori informazioni relativamente ai trapianti d’organo e all’importanza di esprimere le proprie volontà in materia.

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Indice del post

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Che cos’è il trapianto?

Il trapianto si può definire come trasferimento di cellule, tessuti o di un intero organo da un organismo (donatore) ad un altro (ricevente): il tipo più comune di trapianto è la trasfusione di sangue. Ci sono anche altri tipi di trapianti di cellule (cellule staminali): i trapianti di tessuti possono essere di cornee, di segmenti di osso, di pelle, valvole cardiache e per questo esiste un’apposita “banca di tessuti”.

Ci sono poi i trapianti di organo che possono essere di organi interi (e.g. cuore, rene, pancreas, polmoni, intestino) o anche solo porzioni di organo (fegato, polmone). Inoltre, esistono anche i trapianti multiorgano (e.g. rene + fegato, cuore + polmoni, rene + pancreas)

Generalmente i trapianti sono allotrapianti, cioè i tessuti o gli organi provengono da donatori appartenenti alla stessa specie (uomo-uomo), ma possono anche esserci xenotrapianti (tessuti o organi provenienti da specie diverse): è questo il caso, ad esempio, delle valvole cardiache. Di recente ci sono sperimentazioni di xenotrapianto anche di altri organi (e. g. di rene da maiale geneticamente modificato) ma per ora si tratta di nuove frontiere della ricerca…

Nella natura stessa dell’allotrapianto o dello xenotrapianto c’è il concetto di diversità per cui è necessario sempre cercare la maggior compatibilità possibile e comunque poi ridurre le inenvitabili risposte immunologiche di “rifiuto” del ricevente nei confronti dell’organo estraneo con una adeguata terapia che si chiama appunto “immunosoppressiva”: gli unici trapianti che non richiedono tale terapia sono quelli rarissimi tra gemelli monovulvari.

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Perché è importante fare conoscere la realtà del trapianto?

Il trapianto di organi permette di curare efficacemente persone affette da insufficienza d’organo grave e ormai terminale, in cui non sono disponibili terapie alternative. Nel caso del rene una terapia alternativa esiste (i.e. la dialisi), ma non è sufficiente a ristabilire completamente la funzione renale andata perduta.  Per questo il trapianto d’organo è considerato il salvavita nella maggior parte dei casi.

Il trapianto è una terapia ben consolidata in Italia e nel mondo ed è possibile solo grazie alla donazione, che è l’altro aspetto della medaglia. La donazione è riconosciuta e regolata da leggi ben precise: deve essere un atto volontario, consapevole, informato, cosciente, etico, solidale, anonimo e soprattutto gratuito. Tutte le religioni monoteistiche (cristianesimo, l’islam, la religione ebraica) sono favorevoli alla donazione come atto estremo di amore verso il prossimo.

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Il trapianto in Italia

Il primo trapianto di rene nel mondo è del 1954 (Boston da gemelli monocoriali). Il primo Trapianto di cuore nel mondo è del 1967 (Christian Barnard Sudafrica).
L’attività di trapianto in Italia nasce nel 1966 a Roma, dove viene eseguito il primo trapianto di rene, quindi circa 60 anni fa.

Nel 1981 viene fatto il primo rene-pancreas, nel 1983 il primo fegato, poi il primo cuore a Padova nel 1985. Quindi negli anni 80 c’è un grande impulso, ma il trapianto non ha ancora una grande sopravvivenza. Ad allora, dal punto di vista chirurgico e medico c’erano stati grandi progressi, ma i frequenti rigetti limitano la durata del trapianto specialmente nel breve termine.
La ricerca va avanti e con l’avvento di nuove terapie immunosoppressive, che riducono la possibilità di rigetto e aumentano la sopravvivenza degli organi trapiantati, negli anni 90 il trapianto decolla.
Nel 1999 nasce il Centro Nazionale Trapianto (CNT), fondamentale per la regolamentazione, il controllo, le scelte, l’analisi dei dati, l’archivio etc.
Dal 1999 al 2024 in Italia sono stati fatti 75.000 trapianti di cui:

  • 60% rene
  • 33% fegato
  • 9% cuore
  • 3,7% polmone e 1,8% pancreas

Fortunatamente l’attività di trapianto è in aumento. Negli ultimi anni (dati aggiornati al 2024) in Italia vengono eseguiti più di 4000 trapianti l’anno. Per la precisione, nel 2024 sono stati eseguiti 4692 trapianti in Italia, di cui 2393 sono di rene (>60%).
Tradotto in altri termini, in Italia ci sono in media 75 nuovi trapianti all’anno per milione di popolazione. Ma l’Italia non è omogenea: le regioni dove si trapianta di più sono concentrate al nord. In Veneto ci sono 130 nuovi trapianti pmp all’anno, in Piemonte 115, in Emilia 100, in Sicilia 63, in altre regioni del sud ancora meno. Torino è al primo posto in italia per numeri di trapianti di rene e fegato eseguiti all’anno, seguono Padova e Bologna.

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Perché nonostante questi successi e questa grande attività i trapianti non sono ancora sufficienti ad esaurire il fabbisogno?

Nel 2024 in Italia si contavano circa 8000 pazienti in lista d’attesa per il trapianto, di cui circa 6000 per il rene,1000 per il fegato, 700 per il cuore, 300 per il polmone, 200 per il pancreas.
Nel 2024 nella Regione Piemonte 621 pazienti aspettavano ancora un rene, nonostante nel corso dell’anno i trapianti di rene siano stati 266. Quindi siamo ben lontani dall’esaurire le liste d’attesa!

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In media quanto si aspetta un trapianto?

Quando il paziente affetto da una grave insufficienza d’organo ha terminato gli accertamenti indispensabili ((quindi è stato studiato dal punto di vista genetico secondo il sistema HLA e ABO) è dichiarato idoneo dal punto di vista clinico a ricevere il trapianto: viene quindi ufficialmente inserito in una lista d’attesa. Attualmente il tempo d’attesa medio per ricevere un rene è di 3 anni, per il fegato 1 anno e 7 mesi, per il cuore 3 anni e 7 mesi, per il polmone 2 anni e mezzo, per il pancreas ancora di piu.

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Come si può fare per aumentare il numero di trapianti?

In attesa di ulteriori sviluppi della ricerca scientifica su xenotrapianti geneticamente modificati, che potrebbero rappresentare una riposta futura alla riduzione delle lunghe liste d’attesa, è necessario attuare tutte le strategie possibili per aumentare la disponibilità di organi da trapiantare, nella consapevolezza che il trapianto rappresenta la vera terapia sostitutiva e salvavita dell’insufficienza d’organo, se non l’unica. Nel 5/2024 c’è stato il primo caso al mondo di xenotrapianto di rene da maiale geneticamente modificato, impiantato su paziente di 62 anni a Boston, che aveva iniziato a funzionare: purtroppo il paziente dopo due mesi è deceduto.

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La donazione d’organo… da donatore vivente o deceduto

La donazione da donatore vivente è regolata dalla legge n 458 del 26/6/1967.
Il primo trapianto nel mondo  coronato da successo è stato eseguito a Boston (USA) nel 1954 ed  è stato possibile grazie alla donazione da vivente tra 2 gemelli monocoriali.
Il donatore vivente può essere geneticamente (genitore, figlio, fratello, nonno, cugino) o emotivamente (moglie, marito, compagno, compagna) correlato al ricevente. Dal 2014 è possibile la cosiddetta donazione Samaritana, cioè da persona estranea a legami. In questo caso l’accertamento della gratuità e dell’anonimato è ancora più pressante.
La donazione da vivente è possibile per il rene (ne basta uno ben funzionante per svolgere completamante le funzioni necessarie all’organismo: è necessario solo avere riguardo e fare controlli periodici per verificarne il corretto funzionamento!), per il fegato (se ne può donare una parte: il fegato poi ha capacità di rigenerarsi parzialmente).

Nonostante il trapianto di rene da donatore vivente garantisca in genere risultati migliori rispetto a quello da donatore deceduto, anche con una compatibilità minore, in Italia non è una realtà molto diffusa per molte ragioni. Rappresenta comunque una minoranza e non è aumentato negli ultimi 3 anni.

È quindi necessario anche promuovere, quando possibile, la donazione da vivente:

  • Selezionare accuratamente gli organi donati, cercando di valorizzarli al meglio (es: utilizzo anche di organi provenienti da pazienti anziani se con funzione accettabile)
  • Utilizzare sempre di più sistemi di conservazione (macchine da riperfusione)
  • Utilizzare (ma solo in casi selezionati ed in centri autorizzati dove c’è una grande macchina organizzativa in funzione) anche donatori a cuore fermo.

Attualmente il tasso medio Nazionale di donazione è di 30 per milione di popolazione pmp, ed è uno dei tassi più alti in Europa.
L’Italia è anche in questo contesto disomogenea. In Toscana c’è il più alto numero di donatori pmp (i.e. 49, in Emilia 45, in Veneto 44).  Al sud è intorno a 17.
Ma il vero problema sono le opposizioni alla donazione e il trapianto da donatore vivente, che nonostante sia il favorito, non decolla. In altri Paesi del mondo non è così (es. molto diffuso nei paesi Nordici).

Per la donazione da donatore deceduto è necessario innanzitutto fare chiarezza! In questo caso il tutto è regolato dalla legge 578 del 1993 (in precedenza legge 644 del 1975) che stabilisce in modo chiaro alcuni criteri fondamentali:

Articolo 1: definizione di morte. La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello (morte encefalica)… non solo morte cerebrale.

Articolo 2: accertamento di morte. La morte delle persone affette da lesioni encefaliche ricoverate in terapia intensiva si intende avvenuta quando si verifica in  modo irreversibile la cessazione di tutte le funzioni dell’encefalo ed è accertata con le modalità cliniche e strumentali definite dal decreto le Ministero della Sanità del 22/8/94, successivamente rivisto fino all’ultima versione del 2008. Nel decreto si definiscono le condizioni la cui presenza simultanea determina il momento della morte e definisce il periodo d’osservazione (non inferiore alle 6 ore), durante il quale deve verificarsi il perdurare di tali condizioni.
L’accertamento di morte deve essere effettuato da un collegio medico (nominato dalla Direzione sanitaria della struttura pubblica), composto da:

  • Medico legale (o anatomopatologo o medico della direzione sanitaria)
  • Medico anestesista rianimatore
  • Medico neurologo o neurochirurgo esperto di EEG.

Il collegio medico accerta la contemporanea presenza di:

  1. Stato di incoscienza previa sospensione di tutti i farmaci interferenti
  2. Assenza di riflessi corneale, foto motore, oculare, oculovestibolare, doloroso nel territorio di irradiazione del trigemino
  3. Assenza di respirazione spontanea dopo sospensione della ventilazione artificiale fino a raggiungimento di un valore soglia di CO2 con un certo pH ematico
  4. Silenzio elettrico all’EEG ( che si presenta piatto)
  5. Assenza di flusso ematico cerebrale, dopo la sospensione di qualsiasi farmaco interferenti e dopo la normalizzazione delle anomalie metaboliche che potrebbero influenzarlo.

La contemporanea presenza di tutte le sopracitate condizioni deve essere rilevata dal collegio medico per almeno tre volte durante il periodo d’osservazione.
La morte coincide con l’inizio dell’esistenza simultanea di tutte le sopracitate condizioni. Da quel momento parte il periodo di osservazione di almeno 6 ore, durante i quale ogni 2 ore vengono rivalutate le stesse condizioni.

Al termine del periodo di osservazione, in caso di consenso alla donazione espresso in vita dal soggetto [o espresso dai familiari in mancanza del primo], il cadavere viene indirizzato alla donazione: la respirazione artificiale e l’ossigenazione del sangue viene mantenuta unicamente per non degradare gli organi da prelevare. Il prelievo degli organi verrà poi effettuato da specifiche équipe in sala operatoria: solo dopo i prelievi degli organi da donare, verranno interrotti i supporti meccanici che consentono la respirazione artificiale e l’ossigenazione del sangue.
In caso contrario, cioè in caso assenza del consenzo alla donazione di organi della persona [o, in mancanza di dichiarazione, dei familiari], sono comunque interrotti i supporti meccanici che consentono la respirazione artificiale e l’ossigenazione del sangue.

Tutte le procedure sono registrate e conservate secondo disposizioni di legge secondo un rigido protocollo.

Lo scopo della terapia in rianimazione è sempre il tentativo, condotto fino all’ultimo, per evitare la morte encefalica.
NON È POSSIBILE CONFONDERE LO STATO DI MORTE ENCEFALICA CON IL COMA ANCHE PROFONDO: perciò, i casi di persone in coma che si riprendono dopo tempo, non rispettano mai le condizioni precedentemente indicate, essendo queste ultime specifiche di un coma irreversibile, mancando una qualsiasi attività cerebrale e dove il funzionamento degli altri organi (i.e. polmoni e cuore) viene mantenuta artificialmente solo grazie a supporti meccanici senza i quali anche questi terminerebbero immediatamente di operare.

Quando la Rianimazione segnala al Centro Regionale Trapianti la possibile presenza di un donatore: in attesa che si concluda l’iter, parte la ricerca dei possibili candidati, scelti in base alle caratteristiche genetiche di compatibilità.
L’iter può concludersi con il successo o con un nulla di fatto… per i candidati e per gli operatori sono ore frenetiche ed inizia la corsa contro il tempo.

Le donazioni spesso sono multi organo e coinvolgono tanti gruppi di persone sparse anche fuori Regione.
Gli organi prelevati non possono essere conservati a lungo perché si degradano: ecco perché tutto deve essere fatto nel più breve tempo possibile.

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Breve storia del Sistema Sanitario Nazionale e, parallelamente, dell’accesso alle cure delle malattie croniche nel mondo e in Italia

NEL MONDO:

1943 – un medico olandese (Willem Kolff) sperimentò il primo rene artificiale rudimentale (dialisi di 16 persone di uni solo una sopravvisse). Seguirono altri studi.

1948  –  Articolo 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. La legge non può in alcun caso violarei limiti imposti dal rispetto della persona umana“.
…quindi la salute è un diritto individuale inviolabile ed assoluto!

Anni ‘50 – Nascono gli “enti mutualistici” (es. INAM, mutua coltivatori diretti, mutua artigiani) che garantiscono una diffusa assistenza sanitaria non a pagamento.
Negli anni 50 maggiori esperienze di trattamenti dialitici rudimentali nel mondo (cura di soldati in Corea affetti da insufficienza renale acuta).

I primi reni artificiali costruiti in Italia risalgono al 1947 e 1952 (Dogliotti, Molinette di Torino): sono pochi e ancora rudimentali. La dialisi dura molte ore, solo pochi pazienti possono essere curati.

Nel 1958 nasce il Ministero della Sanità

IN ITALIA:

1966 – Primo trapianto di rene a Roma

Negli anni 70 la dialisi ed il trapianto non sono ancora un bene a disposizione di tutti i pazienti con insufficienza renale: spesso i medici sono costretti a scegliere chi lasciare morire…

Nel 1978 la svolta: con la legge 833 del 1978 nasce il Servizio Sanitario Nazionale costituito dal complesso di funzioni, strutture, servizi e attività destinate alla promozione, mantenimento, recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione. (N.B. sempre nel 1978 la cattolica Tina Anselmi firma la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza).

Negli anni 80 la terapia dialitica è ormai consolidata (la dialisi dura 4 ore, i reni artificiali sono prodotti in serie, sempre più sicuri, l’offerta dialitica è ampia). Anche il trapianto diventa una vera alternativa, con valide terapie immunosoppressive.

Negli anni ’90 nascono le Aziende Sanitarie. Cambia la storia del trapianto con l’adozione di terapie immunosoppressive più efficaci.

Negli anni 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ridefinisce il concetto di salute, non solo come assenza di malattia, ma di completo benessere fisico, mentale e sociale. Nel frattempo l’aspettativa di vita si è allungata, vengono sempre più curate patologie croniche, si riconosce l’importanza della prevenzione. Fino agli anni 2000 il nostro SSN era considerato tra i migliori al mondo: oggi è al 22° posto in Europa.

Nonostante tutto, i trapianti continuano ad aumentare e aumenta la possibilità di curare qualsiasi malattia cronica proprio grazie ad un sistema sanitario gratuito e universale.

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Link e trascrizione della puntata “Si può dare di più” della trasmissione RAI3 Scienza del 15/3/2025

Consiglio anche di sentire la puntata “Si può dare di più” della trasmissione RAI3 Scienza del 15/3/2025 che ha appunto trattato l’argomento della donazione d’orano e delle problematiche relative a dichiararsi donatore quando si rinnova la Carta di Identità Elettronica.

Nel seguito riporto parte della trascrizione di quella puntata in quanto penso contenga informazioni utili e da conoscere:

Sono 380.000 le persone che nei primi tre mesi del 2025, al momento di rinnovare la carta di identità, hanno espresso la volontà di non donare i propri organi. In molti di più, 570.000, hanno accettato. Ma i più numerosi di tutti – ben 680.000 cittadini – si sono astenuti. Dall’inizio dell’anno in Italia sono stati trapiantati oltre 1.100 organi grazie a 450 donatori, ma i pazienti in attesa sono ancora moltissimi, più di 8.200: l’ampia quota di astenuti che non si è espressa potrebbe fare la differenza? Che cosa succede se non si indica una preferenza? E cosa accade negli altri Paesi europei? Rispondono Giuseppe Feltrin, direttore del Centro Nazionale Trapianti, e Marco Annoni, bioeticista del CNR e coordinatore del comitato etico della Fondazione Veronesi. Al microfono Roberta Fulci

Se qualcuno vi chiedesse ora se un giorno, dopo la vostra morte, volete donare i vostri organi direste di sì, direste di no, magari non rispondereste rimandando la decisione o delegandola a magari ai vostri cari? Oggi partiamo da una serie di numeri di tutti coloro che nei primi 3 mesi del 2025 hanno rinnovato la carta d’identità: si tratta di 1.630.000 persone si è effettivamente visto chiedere se vuole donare i propri organi. Andiamo a vedere questa torta come si compone: il 35%, quindi poco più di un terzo, ha detto donerà i propri organi, il 23% ha detto di no (quindi circa un quarto, una quota un pochino più alta rispetto ai dati precedenti questa dei primi 3 mesi del 2025) e la fetta più grossa, quindi il restante 42% ,non ha risposto cioè ha scelto di non scegliere, almeno per il momento.

Oggi noi proveremo a leggere questi dati a interpretarli anche a capire meglio come funziona in italia la catena dei trapianti di organo, come ci si può esprimere, che cosa succede se non ci si esprime, come si muovono questi dati e anche che cosa succede all’estero.

Do il buongiorno ai nostri due ospiti di oggi, Marco Annoni, bioeticista del CNR, coordinatore del comitato etico della fondazione Veronesi; buongiorno anche a Giuseppe Feltrin, direttore del centro nazionale trapianti che ci parla oggi da Praga. Feltrin comincerei da lei: perché molte testate in questi giorni, dopo la pubblicazione dei dati che abbiamo in parte menzionato all’inizio, hanno riportato questi dati come un po’ preoccupanti soffermandosi soprattutto su questo aumento percentuale di coloro che nei primi 3 mesi di quest’anno hanno detto di no? Il dato che esce è che un 40% delle persone che si esprimono in vita alla donazione dice di no. È interessante analizzare la composizione di questo no in funzione dell’età delle delle persone in un contesto in cui viene fatta la domanda al momento del rilascio del rinnovo della carta d’identità: quindi siamo in Comune, siamo all’ufficio anagrafe e il cittadino va a chiedere la la nuova carta d’identità. Dentro questo 40% delle persone che dicono, quelli sicuramente più dubbiosi sono i cittadini con più di 60 anni di età, dove addirittura il no supera anche ad arrivare supera anche il 40% complessivamente. Altro dato che deve farci credo riflettere un pochino, è che questo no è cresciuto tra i giovani intendo le persone tra i 18 e i 30 anni. Sicuramente invece più propensi alla donazione sono i cittadini tra i 40 e 50 anni, dove quel 40% di no scende al 30%… o se vogliamo invertirla, dal 60% di sì arriviamo al 70% di sì in questa fascia di età. C’è quindi una composizione di questi no che varia molto in funzione dell’età.

Diciamo naturalmente i numeri sono diversi se noi prendiamo, come nostra torta intera, tutto il campione oppure se prendiamo solamente coloro che si sono espressi per il sì o per il no, quindi se prendiamo solo quelli che si sono espressi abbiamo un 60% di sì e un 40% di no. Se prendiamo tutti quanti, comprendendo anche chi ha non ha deciso, cioè il 42% (la maggioranza) delle persone che di fatto non ha deciso… poi il resto si divide tra chi ha detto di sì e chi ha detto di no. Provando a semplificarla, 10 persone questa mattina vanno a fare la carta d’identità: 4 non si esprimono, 6 si esprimono di cui 4 dicendo sì e 2 dicendo no. Quindi 4 sì, 2 no e 4 che non sanno cosa dire!

I comuni che aderiscono a questo censimento aumentano negli anni per cui sempre più persone sono di fatto chiamate a esprimersi: la perdita di persone disponibili a donare gli organi, in realtà si colloca dentro un campione che cresce, quindi in numeri assoluti di fatto le disponibilità stanno continuando a crescere negli anni. Ormai abbiamo superato i 21 milioni di dichiarazioni: adesso la possibilità di esprimersi è altissima, superiore al 95%… in quasi tutti i comuni d’italia, dai più grandi a più piccoli, c’è la possibilità di esprimersi quando si chiede la carta d’identità elettronica.

Tanto più si ampia il campione tanto più sale la probabilità di vedere anche i no. Moltissime persone scelgono di non scegliere, non si sono espresse (4 ogni 10 persone): che succede se non ho risposto e la morte arriva prima che io abbia detto se voglio non voglio donare i miei organi? Allora, la legge in Italia prevede l’assenso di senso esplicito e ovvero che una persona si sia espressa in vita. Nel caso in cui questo non succede, i medici al momento della comunicazione del decesso vanno dai familiari aventi diritto ai quali chiediamo di opporsi o meno alla donazione: cioè chiediamo insieme di ricostruire con loro quale potrebbe essere stata la volontà rispetto alla alla donazione della persona deceduta. Comunque, alla fine, resta loro la facoltà di opporsi o meno. È interessante notare che, mentre l’opposizione espressa in vita è intorno al 40% come abbiamo detto, quando invece i medici vanno a chiedere per la donazione (di quelle persone che non si sono espresse in vita) parlando con i familiari, l’opposizione scende al 26-27%, quindi c’è un salto del 13%.

Molto interessante è anche la differenza che c’è nel modo in cui è formulata la domanda ai cittadini perché poco fa si parlava di consenso esplicito, dissenso esplicito, si parla anche di consenso presunto: qual è la differenza? Cosa succede nei diversi paesi? Oggi sappiamo che, come la domanda viene posta, può fare una grandissima differenza. Quanto è facile dire di sì, quanto è facile dire di no. L’esempio che possiamo porre è quello di un supermercato: se mettiamo la verdura all’inizio o alla fine, cambieremo le abitudini dei consumatori, pur lasciando loro la possibilità di decidere ogni volta che cosa vogliono comprare. La stessa cosa avviene anche quando facciamo scelte come, per esempio, quella dell’assenso esplicito o del dissenso esplicito. In Italia abbiamo un modello un po’ misto, mentre all’estero oramai la tendenza generale è quella di andare verso un modello che privilegia il silenzio assenso: quindi in mancanza di una espressione della volontà della persona che decide esplicitamente di chiamarsi fuori dal sistema, si presume che la persona abbia dato il proprio consenso. Questa era la direzione di una legge anche italiana del 1999 che però, purtroppo, non ha mai trovato attuazione. Infatti, oggi il nostro sistema, quando si va a vedere poi la modulistica, è un sistema un po’ peculiare perché da una parte chiede il consenso esplicito, dall’altra chiede il dissenso esplicito (cioè la possibilità di barrare sì o no alla donazione di organi tessuti), però lascia comunque anche la possibilità di non rispondere… e sono tante le persone che scelgono di non rispondere! È interessante vedere come i numeri delle persone disposte a donare i propri organi o non disposte a donare i propri organi, cambia moltissimo in base a come è formulata la domanda. Paesi in cui c’è un consenso presunto, quindi si presume che se tu non ti esprimi sei disposto a donare gli organi, la donazione degli organi è molto più alta che nei paesi in cui invece bisogna esplicitare di volerli donare.

Proviamo a dar voce ai messaggi che stanno arrivando. Per esempio, riguardo la donazione degli organi io avevo detto no: poi una mia amica ha ricevuto un rene adesso ho detto sì. Ancora… mio marito è vissuto 24 anni più di quanto gli sarebbe stato possibile grazie a un donatore: nella scelta bisognerebbe chiedersi “se fossi io ad aver bisogno di un trapianto?”… allora saremmo tutti donatori! Ancora… Le persone della mia età, 69 anni, forse hanno il dubbio che non abbiano più la possibilità di offrire organi. C’è un’età massima? Dobbiamo innanzitutto ribadire sempre che i nostri no o i nostri sì non sono scritti sulla pietra: anche se diciamo no/si in carta d’identità e poi intendiamo cambiare idea, lo possiamo fare sempre in qualsiasi momento perché la nostra legge ci tutela in questo senso. Ad esempio, se un cittadino che ha detto no in carta d’identità intende dire sì, non deve aspettare il rinnovo della carta d’identità, ma semplicemente può iscriversi a un’associazione di volontariato, piuttosto che fare un un banalissimo pezzo di carta firmato e datato in cui dice “io sottoscritto intendo donare gli organi”: per il nostro sistema, vale sempre l’ultima espressione rilasciata in ordine di tempo quindi anche coloro che hanno deciso no e magari ascoltando ascoltandoci oggi cambiano idea lo possono assolutamente fare. L’altro punto è quello dell’età, il discorso ho più di 60 anni, sono vecchio, che cosa vuoi che possa donare! Ricordo intanto a tutti coloro che ci ascoltano che più del 60% dei nostri donatori di oggi ha più di 60 anni di età: quindi, noi spesso ci troviamo a gestire donazioni di persone anziane. Ricordo inoltre che qualche anno fa in Italia abbiamo fatto una donazione di un fegato con un organo di una donatrice che aveva superato i 100 anni di età. Il messaggio cioè è questo: separiamo separiamo le due cose. Io se voglio scegliere di donare dico di sì: poi sulla qualità degli organi che donerò ci penserà qualcun altro cioè il medico che si occupa dei trapianti. L’organo ha un’età biologica, ma questa età molto spesso può andare bene, può essere comunque un organo funzionale. Non dimentichiamoci mai che ci sono 8.000 persone che aspettano un organo e per queste persone anche un organo di età avanzata può fare la differenza tra la vita e la morte! Quindi il mio messaggio è, per tutti coloro che decidono volessero pensare ad un sì: non vi preoccupate la vostra età, preoccupatevi del vostro progetto di vita cioè, io credo o non credo nel gesto del dono… poi sulla qualità degli organi ci sarà qualcun altro che se ne occupa in quel momento e che farà di tutto per onorare quella volontà di dono e, quindi, per cercare di utilizzare quell’organo per trapiantare qualcuno, per salvare la vita a una persona.

C’è un messaggio di un ascoltatore che si chiede in modo un po’ polemico sarebbe interessante capire le ragioni del no, perché non li vuole donare. Altre persone si sono dette preoccupate delle modalità con cui una persona che si dice disposta a donare i propri organi poi di fatto viene sottoposta al prelievo dei propri organi… c’è ancora una certa confusione preoccupazione rispetto alle modalità di questo passaggio. Gli studi ci dicono che ci sono almeno quattro grandi categorie di ragioni che possono spiegare l’esitanza di opposizione: 1) alcune sono relative a credenze semplicemente false, per esempio quello che abbiamo appena detto riguardo all’età o alla propria condizione magari patologica che si pensa incompatibile e invece è compatibile con la donazione; 2) poi ci sono ragioni relative al disgusto di pensare a questi scenari futuri e alla propria condizione dopo la morte; 3) questioni che riguardano l’integrità del proprio corpo; 4) una ragione che mi preme molto sottolineare, in alcuni casi un sospetto, a volte una mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni oppure della scienza, della medicina contemporanea. Su questo ultimo fattore in particolare penso sia molto importante fare più indagini, quindi più survey, più studi che proprio vadano a chiedere alle persone le proprie opinioni le proprie idee a riguardo per verificare cercare di capire meglio a che punto siamo. Oggi naturalmente ci sono tante fonti di informazioni sulla questione della donazione del corpo dei tessuti. Però spesso le persone non arrivano molto preparate e si trovano il modulo da compilare quando rinnovano la carta d’identità e spesso questo non è accompagnato da adeguate campagne di informazione o da adeguati materiali: per cui molto spesso le persone si trovano a dover decidere quando sono appunto l’anagrafe per rinnovare la carta d’identità, oppure per qualcun altro magari dopo che è avvenuto il decesso… Meglio sarebbe investire di più sull’informazione , anche per aumentare la fiducia proprio in quello che è un sistema di assoluta eccellenza oggi in Italia…

Messaggio: Mi sono iscritta per donare il sangue a 18 anni ora ne ho 57 sono iscritta anche all’adido ehm però quando anni fa mi è stata posta la domanda ho detto sì la domanda su se vuole o non vuole donare gli organi però per la prima volta mi sono sorti ci scrive questa ascoltatrice alcuni dubbi: “vista la masticcia diffusione della sanità privata a discapito della sanità pubblica, vorrei che i miei organi rimanessero nell’ambito della sanità pubblica: si può esprimere questa opzione?
Esiste un circuito della sanità pubblica e uno della sanità privata… vediamo come funziona. Come vedete ci sono molte molte paure… stiamo veramente cercando con il ministero della salute anche quest’anno di fare un lavoro di sensibilizzazione, cercando anche di capire perché quelle persone che non si sono espresse non si sono espresse quindi quali sono le motivazioni profonde della loro perplessità. Allora… sanità pubblica e sanità privata: risolvo immediatamente la questione dicendo che l’attività dei trapianti è tutta svolta all’interno dei enti pubblici, tutta l’attività di donazione e trapianto è governata in termini di trasparenza e tracciabilità dalle Regioni e dal Centro Nazionale Trapianti, ente del ministero della salute. Quindi nessuna donazione può avvenire se non perfettamente verificata e se non perfettamente verificati tutti i criteri che poi porteranno alla selezione di un ricevente piuttosto che di un altro. La rete nazionale trapianti è una rete che garantisce trasparenza e tracciabilità. Invito tutti ad andare a vedere (non ci sono i dettagli dei nomi dei donatori ovviamente) il sito del centro nazionale trapianti dove sono disponibili tutti i dati sulla qualità sulle donazioni, sui numeri delle donazioni, sui numeri dei trapianti e sulla qualità di vita dei pazienti dopo il trapianto. Il nostro sistema è un sistema che garantisce trasparenza e tracciabilità in ogni circostanza e tutto avviene all’interno di un sistema pubblico quindi tutto sotto il controllo degli enti istituzionali.

Giuseppe Feltrin lei, in questo momento, è a Praga per preparare un prossimo convegno della proprio della piattaforma europea che si occupa della dotazione di organi e dei trapianti. Solo nel 2023, quindi un paio di anni fa, l’Italia figurava al secondo posto tra i donatori più virtuosi. Qual è adesso lo scenario e come interagiscono le diverse associazioni dei diversi Paesi creando appunto questa rete collettiva? Sono il presidente di questa piattaforma che si chiama Foedus: è una piattaforma dove aderiscono 24 paesi europei… andiamo Bulgaria, Cipro fino all’Inghilterra, la Svizzera, la Spagna e che a livello istituzionale chiaramente si scambiano gli organi. Qual è il significato di questa cosa? Perché può succedere che ad esempio in Italia magari ci sia un donatore che, per le sue caratteristiche, non è compatibile con nessuno dei riceventi nella nostra lista d’attesa, in nessuna delle Regioni: a quel punto, piuttosto che perdere la possibilità del dono e onorare la volontà di quella persona che ci ha detto sì al dono, noi possiamo immettere le caratteristiche di quel donatore all’interno di un portale Internet e quindi chiedere se ci sono delle altre nazioni in cui ci sono dei riceventi che potrebbero accettare quell’organo. Lo scorso anno, il 2024, questa piattaforma ha offerto più di 600 organi e 219 sono andati trapiantati: sono organi quindi che sono stati trapiantati su riceventi che abitavano al di fuori delle proprie nazioni e che sono stati trapiantati in altre nazioni. È bellissimo notare che nel 2020 (pieno covid lo ricordo) gli organi trapiantati con questa piattaforma erano stati 50 e adesso sono 200, cioè è quadruplicato.

Domanda: quando si decide il sì per donare gli organi esiste la possibilità che qualcuno ci lucri sull’organo che si è donato e poi un messaggio che non è firmato che penso riassuma la preoccupazione di tantissimi… non ho molta fiducia nella sanità magari mi fanno morire per avere l’organo da trapiantare… quali sono le garanzie che ci permettono di escludere un scenario come questo?

Risposta: due cose, innanzitutto, tutte le paure vanno accolte e vanno comprese; quindi, tutte le paure sono in un certo senso legittime. Però dobbiamo anche sapere come stanno le cose il nostro come si diceva prima è un sistema trasparente che garantisce assolutamente la sicurezza della donazione quindi molte di queste paure poi di fatto, quando si va a vedere, ci si informa, si dissolvono semplicemente andando a capire come davvero avvengono queste donazioni. Io ribalterei, il consiglio a quanti pensano appunto di dire un no, a queste persone cercherei di dire che ognuno può avere le proprie buone ragioni ma devono essere buone ragioni, bisogna informarsi bene visto tutto il bene che si può fare con la donazione di organi e tessuti, arrivando a salvare sette a volte addirittura nove vite. Il mio consiglio è quindi questo: se non ci sono delle buone ragioni, davvero fondate, allora scegliete di diventare donatore e donatori tessuti.Sono state 450 le persone che dall’inizio di quest’anno hanno donato gli organi dopo la loro morte e questo ha permesso più di 10000 trapianti, a dimostrazione che un solo donatore può anche significare più di un organo, più di un trapianto per quindi più di una persona… insomma, è effettivamente un un regalo molto prezioso!

Voglio leggere in chiusura il messaggio di un neurofisio patologo: faccio gli elettroencefalogrammi per valutare la morte cerebrale dopo la quale si può definire morta una persona e si può intraprendere l’espianto degli organi. Vorrei dire alle persone scettiche che la cosa è molto seria, molto scrupolosa e che tutti noi medici, tecnici e infermieri diamo il massimo e con dolore ed empatia.

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Nuovo spettacolo teatrale della compagnia Laboratorio dell’Arco: “SI può FA RE”

Eccoci alla prima di un altro nuovo spettacolo teatrale originale che strizza l’occhio al film cult “Frankenstein Junior” pur avendo un suo copione originale con ampie variazioni sul romanzo gotico, horror e fantascientifico composto dalla scrittrice britannica Mary Shelley fra il 1816 e il 1817, all’età di soli 19 anni.

Frankenstein è uno dei miti della letteratura proprio perché affonda le sue radici nelle paure umane: è probabile che il suo successo sia dovuto proprio alla figura del mostro, espressione della paura al tempo diffusa per lo sviluppo tecnologico… ma assai attuale anche oggi! La “creatura” è l’esempio del sublime, del diverso, che in quanto tale causa terrore… e anche qui esistono stretti legami con l’attualità!

Dopo avere messo in scena lo spettacolo “… e per compagna la luna!“, spettacolo di contenuto seppur avesse alcuni quadri davvero comici nel contesto drammatico in cui si svolgono, torniamo a una rappresentazione apparentemente più spensierata e comica, seppure presenti spunti di riflessione che, d’altra parte, già esistevano sia nel romanzo originale sia nel film di Mel Brooks!

Lo spettacolo è arricchito da una colonna sonora originale, composta appositamente dal maestro Flavio Bar e la cui melodia principale è interpretata dalla violinista Chiara Lopresti, figlia del maestro di chitarra Gian Paolo Lopresti. Entrambi i maestri insegnano al CFM (Centro Formazione Musicale di Torino), una bellissima realtà della mia città che ho il piacere di frequentare da diversi anni…
Si noti che la composizione utilizza in modo appropriato, come richiamo per il Mostro, le tre note (SI FA RE) presenti nel titolo dello spettacolo, che si rifà anche alla frase pronunciata dal giovane Frankenstein quando visiona gli appunti dell’esperimento effettuato da suo nonno!

Versione orchestrata e solista:

Ecco i Karaoke delle 3 canzoni originali che ho fatto con il grande aiuto dell’AI!!! Saranno inserite nelle prossime repliche dello spettacolo a partire da quella di domenica 23 novembre 2025

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Vi aspettiamo!! 😉

Ecco le locandine:

Attualmente le date previste sono le seguenti, sebbene ci saranno probabilmente anche successive repliche il prossimo anno:

  • Venerdì 6 giugno 2025 – ore 21:00 – Teatro Provvidenza – Via Asinari di Bernezzo 34/A Torino.
    Anche se è un teatro assai capiente, consiglio di prenotare inviando un WhatsApp a uno dei numeri indicati nella locandina (3476017631 / 3343178782 / 3387646902).
  • Domenica 23/11/2025 – ore 16:00 – Teatro Sant’Anna – Via Brione 40 Torino
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How to save passwords securely and standardly, sharing them with all your devices (updated post)

I already wrote an article on this blog that spoke about how to save passwords securely (How to save passwords securely and standardly, sharing them with all your devices): there I suggested using PassKeep app on Windows and the Keepass2Android app on Android smartphone/tablet, reading the same Database.kdbx file, synchronized through one Cloud.
So, see in detail that old post of mine, taking into account this update…

A few days ago, I tried to open that DB from my smartphone, and it appeared the following error:

So I went to my PC to see if there was a new version of PassKeep app in the Microsoft Store: searching “passKeep” I did not find any more that program (passKeep – Microsoft Apps) even though, from a link (https://www.microsoft.com/it-it/p/passkeep/9wzdncrdkvg5?&activetab=pivot:overviewtab) I have in that article in my blog, I could still reach it in that store.

So I wrote to the developer of that app that kindly answered as follows:

Hi Enzo, thank you for your message.
I also use
Keepass2Android, but have not seen the error below before. This looks like it might be some sort of issue with the OneDrive app on Android synchronizing the database to the Keepass2Android app.
Unfortunately, I have stopped development of
PassKeep on Windows as I found myself unable to invest the time needed to maintain it over the years – you can find more info here: Winding down PassKeep : r/PassKeep.

On Windows I highly recommend KeePassXC which is available in the Windows Store. It is what I use now for Windows on most of my machines. You can save to the OneDrive folder on your PC and it should sync for you across devices.

Thank you for the support,
Steven

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Therefore, now I am using that KeePassXC too, even though its user interface is not as friendly as the other one…
There is a tutorial/help page at https://keepassxc.org/docs/KeePassXC_UserGuide

Note that all those apps are using a standard format to save data securely the data and that allows to use any of them to read/write/share any Database.kdbx file.

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Meta AI (Facebook, Instagram): oggi ultima opportunità contro l’utilizzo in modo retroattivo delle informazioni personali (sebbene risulterà comunque possibile arginarne l’utilizzo da quel momento in poi). Istruzioni passo-passo

Oggi 26 maggio 2025 è l’ultimo giorno utile per potersi opporre all’utilizzo dei dati personali diffusi su Instagram e Facebook per l’addestramento delle AI di Meta. Da domani, 27 maggio, non sarà più possibile ottenere la retroattività dell’accesso alle informazioni postate nei giorni, settimane e anni precedenti, ma sarà soltanto possibile arginare l’utilizzo dal momento in cui ci si oppone in poi. È quindi molto importante comprendere cosa effettivamente sarà dato in pasta per il training delle intelligenze artificiali generative e come accedere agli appositi moduli per dichiarare il proprio dissenso.
Per maggiori dettagli vi invito a visitare l’apposito articolo dettagliato su www.wired.it.

L’attuale legame esistente tra certa politica e tecnologia penso imponga una risposta attiva da parte di ciascuno di noi. Conoscendo il mondo dell’informatica, non sono davvero certo che questa opposizione possa servire effettivamente a impedire l’utilizzo delle informazioni da me inserite in FaceBook per istruire qualsiasi forma di AI: personalmente non demonizzo certamente l’intelligenza artificiale bensì il possibile uso improprio della stessa da parte di coloro che gestiscono il potere e la sudditanza anche delle big tech verso costoro…
In particolare, leggo che dopo la vittoria di Trump alle elezioni di novembre, Meta e altre grandi aziende tecnologiche si sono affrettate a fare il possibile per dimostrare la propria buona volontà verso la nuova amministrazione. A dicembre, Meta ha donato 1 milione di dollari al fondo inaugurale di Trump, e Zuckerberg ha cenato con lui nella sua tenuta in Florida: insomma, tutti gesti che sembrano mirati a ricucire i rapporti tra Meta e Trump (inaspriti dopo il ban da Facebook imposto al magnate in seguito all’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti a inizio 2021, quando la big tech sentenziò – secondo me giustamente – che i suoi post sulla piattaforma avevano contribuito ad alimentare la violenza di quel giorno).
Per fortuna esistono ancora leggi sulla privacy che devono essere rispettate da tutti…

In questo mio post mi limito a fornire le semplici istruzioni passo passo che mostrano come operare su Facebook per opporsi: come c’era da immaginarselo, la procedura (seppur semplice) non è certo agevolata dalla mancata traduzione in italiano di parte delle pagine su cui si deve interagire!

Innanzitutto, si deve andare sull’icona del proprio profilo (in alto a destra) per aprire il menu e quindi la sezione Centro sulla privacy. In questa pagina si trova il link (indicato nel punto 4) che consente di raggiungere la pagina in cui è possibile opporsi all’uso delle proprie informazioni per le finalità indicate precedentemente. A questo punto si apre una pagina non tradotta dove viene formulata (in modo prolisso) la propria opposizione all’uso delle proprie informazioni personali: sostanzialmente viene già precompilata l’email con cui ci si è registrati su FB (unico campo richiesto), opzionalmente si può indicare il motivo per cui si desidera opporsi, e infine si deve premere il pulsante Submit (IT: Invia). Viene quindi confermato che la richiesta inviata verrà preso in considerazione.

P.S. Anche chiedendo a Meta AI stessa (ad es. da WhatsApp) come fare opposizione, le istruzioni vengono fornite ma non certo chiare per chiunque:

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Ritrovarsi dopo (quasi) 50 anni: 5A del 1977, liceo scientifico Einstein di Torino

Sembra ieri che si frequentava il liceo e invece sono trascorsi oramai quasi 50 anni! … insomma, una vita da un punto di vista sia umano sia professionale.
Ritrovarsi anche solo per un pranzo dopo così tanti anni si poteva definire davvero un azzardo: già decenni fa, il film “Il grande freddo” ne aveva mostrato le possibili conseguenze… e in quella trama erano passati “solo” 15 anni.
… e invece tutto è andato per il meglio!

Tutto è partito dalla seguente foto, ritrovata per caso, di un bel disegno di un ex-compagno, opera salvata (di straforo) dal macero insieme ad altri miei disegni e a tabelloni di esiti che erano stati un tempo affissi in bacheca… dopo un “bliz” di alcuni di noi negli scantinati della scuola, nel settembre successivo all’esame di maturità.

Qualche messaggio WhatsApp con quell’ex-compagno (già rivisto nel tempo durante riunioni di lavoro), curioso di sapere come facessi a possedere quel suo disegno scolastico, l’incontro per strada con un altro di noi e poi… la pazza idea di cercare di creare un gruppo WhatsApp in cui invitare tutti gli ex-compagni di liceo della sezione A (anche quelli che non erano rimasti tra noi fino alla 5a, per diverse motivazioni) e combinare quindi una rimpatriata per un pranzo o una cena!
Una quindicina di anni fa, alcuni si erano già ritrovati, ma erano in numero molto ridotto e poi insieme ad altre persone del liceo di quei tempi: insomma non era stato propriamente un ritrovo di classe! Questa volta l’intenzione era quella di non lasciare fuori nessuno della sezione A tra il 1972 e il 1977… o almeno provarci!
Con l’aiuto dei social (Facebook in primis), di LinkedIn e di ricerche libere sul Web, coadiuvati anche da un passaparola tra quelli di noi di volta in volta rintracciati, si è riusciti a recuperare i numeri telefonici di quasi tutti (una sola irreperibile della 5aA!) e costituire un gruppo WhatsApp di ben 24 persone… quando in 5a, dopo le bocciature e le defezioni negli anni, eravamo rimasti solo più in 26 (benché in 2a si fosse accorpata parte di una classe femminile… di cui solo due promosse in 3a!! 🙄). Una selezione impensabile nei tempi odierni: evoluzione o involuzione di un sistema scolastico? Da tenere presente, inoltre, che 3 di noi ci hanno da tempo lasciati prematuramente… forse a ricordarci che siamo fortunati a poter ancora operare nel mondo e che nostra vita non è eterna.

Può forse stupire qualcuno come oggi sia possibile rintracciare agevolmente così tante persone grazie a Internet. Ma quello che personalmente mi ha stupito maggiormente è che solo uno degli ex-compagni ha declinato l’invito di aderire a quel gruppo WhatsApp, motivandolo con il fatto che i tre anni frequentati assieme non li ricordava volentieri e avrebbe avuto poco da condividere con tutti noi… Insomma, una mosca bianca tra le molte altre che invece svolazzavano felici a proprio agio, visti i messaggi di entusiasmo inviati in quella chat di gruppo!

Per quello che mi riguarda, da teenager trascorrere assieme circa metà delle giornate per 5 anni, soprattutto in quegli anni “caldi”, è stata un’esperienza direi irripetibile: forse solo all’università si è potuta sperimentare una situazione simile, ma i numeri in gioco erano ben diversi e questo sicuramente ha fatto la differenza nella creazione di un gruppo in qualche modo coeso! Anche negli ambienti lavorativi, seppur si possano trascorrere ancor più ore assieme e la vicinanza possa durare per tempi ancora maggiori, difficilmente si riesce a pareggiare quell’esperienza, probabilmente per via della differente età! Infatti, penso sia comune sperimentare come un anno solare di quegli anni giovanili rimanga impresso temporalmente nella memoria molto più di quelli più recenti: insomma, indubbiamente quei 5 anni di liceo sembrano oggi essere durati molto di più, ad esempio, degli ultimi nostri 5 anni di vita!!
Erano stati anni intensi, in cui lo studio era stato sì prioritario, ma erano iniziate anche le esperienze di vita sociale, la diffusione di ideali e di aspettative di miglioramento della società, con la certezza di poter dare poi personalmente un contributo concreto in tal senso nel corso della propria futura vita.
Non so se le classi scolastiche di oggi riescano appieno a sperimentare i medesimi sentimenti, in questa società odierna, così bombardata dai social e da una mancanza di confronto diretto… e in questo mio pensiero (sebbene solo in questo! 😊) sento il peso dei miei anni! Mi viene in mente la canzone Compagno di scuola di Venditti, cantata spesso a squarciagola in quegli anni, quando si strimpellava la chitarra in compagnia, e in particolare alla frase “Mezzogiorno, tutto scompare,
Avanti, tutti al bar! Dove Nietsche e Marx si davano la mano e parlavano insieme dell’ultima festa
“. Anche chi di noi non era in quegli anni schierato apertamente, comunque respirava quell’aria di confronto, di volontà di migliorare non solo le proprie condizioni sociali, ma anche quelle di tutte le persone, senza confini territoriali. Non c’era ancora l’immigrazione, ma di problemi ce ne erano di sicuro molti anche se proprio in quegli anni terminava la ventennale guerra del Vietnam e anche se, come dice Gaber in una delle sue canzoni, “non ci avevano detto proprio tutto“! Oggi che, teoricamente, con Internet si potrebbe conoscere meglio e più velocemente ogni fatto storico (e quindi prendere coscienza della realtà dei fatti e comportarsi di conseguenza), in realtà dilaga l’ignoranza (e addirittura il revisionismo di fatti storici sebbene assodati) solo perché lo si è letto da qualche parte sul Web! Il populismo sembra avere la meglio un po’ ovunque nel mondo, coadiuvato dalle paure indotte, dal progressivo scardinamento di diritti faticosamente conquistati dalle generazioni precedenti. Mi ritrovo quindi nelle parole di canzoni come “La nostra generazione ha perso” di Gaber. … e posso comprendere lo stato confusionale di molti giovani, le loro fragilità dettate da mancanza di certezze e di speranza in un futuro migliore.

Ritrovarsi ora noi così numerosi, dopo esperienze sicuramente diverse, ma comunque generalmente formative e di rilievo, ha comunque confermato quel legame che si era creato allora, quasi magicamente, quasi cameratesco seppur l’ambiente fosse ben differente da quello militare! Anche solo il ricordare alcuni professori ed episodi a loro associati, ancora oggi ha avuto il potere di testimoniare quel fattore comune che si è mantenuto nel ricordo di tutti noi. Talvolta, a fatica ci siamo riconosciuti fisicamente, perché negli anni l’aspetto può cambiare di molto, ma il modo di sorridere, lo sguardo, gli atteggiamenti e la voce difficilmente cambiano e sono quelli che realmente fanno di ciascuno di noi una persona unica e quindi necessariamente individuabile. … così come la schiettezza e la correttezza, come anche alcuni messaggi circolati nella chat hanno potuto evidenziare.

Da quello scambio di messaggi è poi saltata fuori anche l’idea di ritrovarsi, prima del pranzo, proprio nel liceo per poter scattare qualche foto di “classe”, magari entrando proprio in quell’aula che ci aveva ospitati tanto tempo fa! Contattato il Preside e ottenuta l’autorizzazione, un gentile operatore scolastico (mi sembra che così oggi debbano essere chiamati i “vecchi” bidelli!) ci ha accompagnati nei locali del liceo, prestandosi anche a farci da fotografo! Un grazie anche a lui per la disponibilità…

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Come eravamo:

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Come siamo oggi:

Ecco, infine, il cartellone dei risultati dell’esame di maturità (anno scolastico 1976 – 1977) della nostra 5aA del liceo scientifico statale Albert Einstein e della 5aC del liceo scientifico privato Carlo Alberto, giudicato dalla medesima commissione.
Dagli esiti mi sembra traspaia come la formazione della scuola pubblica (e/o delle persone che la frequentavano) fosse decisamente un passo avanti 😉😎 rispetto a quella privata che oggi va così di moda! 🙄🤔

Altri documenti scolastici, salvati dal macero, li puoi trovare in questo mio album su Facebook

Alcuni messaggi, circolati nella chat dopo l’incontro, dimostrano che diffuso è stato quel sentimento da me espresso in questo post:
È stato bellissimo: si è rispolverata una comunicazione sì, forse un po’ disorientata all’inizio ma prontamente ristabilita come di dovere. Dopo tanti anni, trascorsi in vario modo, c’è un gusto per il ritrovamento, fatto di complicità coetanea, che a me farà piacere anche in futuro“;
La cosa che mi è piaciuta di più è stato parlare con ciascuno di voi e rivedere espressioni, risate e sguardi che ricordavo…“;
È stato molto bello, ritrovarci e scoprire che non siamo cambiati, al limite migliorati come il buon vino“…

Sicuramente, ora che si è costituito quell’apposito gruppo WhatsApp, ci sarà occasione sia di rivedersi tutti insieme per un incontro non necessariamente mangereccio sia magari di riallacciare amicizie sopite nel tempo.
… anche perché alcuni di noi, loro malgrado, non hanno potuto partecipare a questo evento per via del maltempo (ponti chiusi e strade inagibili) o per sopraggiunti impegni improvvisi e inderogabili!

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Nuovo spettacolo teatrale della compagnia Laboratorio dell’Arco: “… e per compagna la luna”

La compagnia Laboratorio dell’Arco posta in scena uno spettacolo nuovo, dell’autore/regista/attore Alberto Giovannini Luca: “… e per compagna la luna“.

Lo spettacolo è composto da 8 scene tragico-comiche (delle 14 presenti nel copione dell’autore/regista Alberto Giovannini Luca), intervallate da letture, proiezioni e monologhi, relativi alla Prima Guerra Mondiale: una guerra di poco più di un secolo fa, ma che sembra oramai dimenticata soprattutto dalle nuove generazioni, ora che non è rimasto nessun testimone oculare. Invece, si tratta di un conflitto da ricordare oggi più che mai, in quanto smaschera visibilmente le assurdità e le atrocità presenti dietro ogni guerra.

Uno spettacolo di contenuto quindi, … ma non spaventatevi: alcuni quadri sono davvero comici, pur avendo stretti legami con la realtà dei fatti e pur nel contesto drammatico in cui si svolgono! Insomma, uno spettacolo impegnato in cui, comunque, sicuramente non mancherete anche di ridere!

Ecco le locandine con le date:

Le date attualmente previste sono le seguenti, anche se probabilmente ci saranno altre repliche:

  • Sabato 17 maggio 2025 ore 20:45Sala Scicluna (via Renato Martorelli 78, Torino): i posti sono limitati per cui consiglio di prenotare via SMS o WhatsApp al numero 3474002314
  • Domenica 26 ottobre 2025 ore 16:00 – Teatro Sant’Anna (via Brione 40, Torino)… dove i posti a sedere saranno molti di più 😉

Nel seguito propongo innanzitutto il video promozionale che ho realizzato partendo da alcune delle foto che mio nonno Elia aveva fatto durante il conflitto e che religiosamente ho scansionato e recuperato con un notevole lavoro di fotoritocco, viste le condizioni in cui versavano data l’età! Sono quindi foto originali, mai pubblicate prima.

Ho realizzato poi anche una seconda versione di video promozionale più lunga, inserendo anche alcuni spezzoni da filmati realizzati durante le prove in corso (per cui mancano del tutto di scenografia e costumi). In questo secondo video viene quindi mostrato solo un esempio per ciascuna tipologia di elementi che compongono lo spettacolo: uno spezzone di lettura di un brano, uno spezzone di un quadro drammatico, uno spezzone di scena di amore, un monologo, uno spezzone di un quadro comico, una poesia. In realtà, come già indicato, le letture saranno 3, i monologhi 3, molteplici le proiezioni e i quadri saranno 8… alcuni, come già evidenziato, davvero comici pur nel contesto drammatico in cui si svolgono!

Infine, nel seguito riporto parte di una presentazione fatta dal regista stesso dell’opera, Alberto Giovannini Luca, durante gli eventi (relativi alla Giornata mondiale del Teatro) che si sono avuti il 27/3/2025 nei locali della circoscrizione di via Dego, Torino.

Questo spettacolo teatrale non tratta della guerra di per sé, ma racconta quello che la guerra determina sulle persone che la vivono, sia quelle che sono al fronte sia quelle che restano a casa. Perché allora, all’inizio del ‘del ‘900, era una guerra ancora di trincera, … non poi come nella Seconda Guerra Mondiale dove il fronte è diventato tutto il territorio. La guerra era ovviamente sentita in prima persona da coloro che erano al fronte, ma ovviamente lo stato di ansia, la situazione di estrema tristezza e di momentanea impossibilità di avere una situazione sicura di vita normale, lo avvertivano tutti coloro che restavano a casa, soprattutto le donne.
Qual’era il momento di contatto tra questi due mondi (che oggi sembrano così vicini – in 2 ore di treno si raggiungono -, ma che allora ci volevano invece tre o quattro giorni per percorrere quel percorso partendo dalle nostre parti)? Era il nostro satellite, la luna. Quando alla sera i soldati da una parte e le mogli, i familiari dall’altra comunicavano attraverso quell’astro, mandandosi i rispettivi saluti, le carezze, i baci, le gentilezze, raccontando un tratto della loro vita e della loro giornata, molto miserevole e pericolosa da una parte, molto ansiosa dall’altra.
Questo vuole essere il significato di questa commedia, tramite la storia di un montanaro: perché mio bisnonno (che è il protagonista) era un montanaro che è dovuto partire al fronte, ovviamente senza volerlo, questo di sicuro, ma anche senza sapere che cosa andava a fare. Questa penso fosse la situazione della gran parte dei soldati che sono andati al fronte: magari andavano per un sentito dovere verso una Patria, ma comunque senza sapere bene che cosa andassero appunto a combattere. Questo ovunque, non solo tra i nostri soldati, ma anche tra i loro nemici… perché poi la guerra veniva fatta tra la gente, tra il popolo, anche se a dirigerla erano i condottieri e ad accenderla erano stati i governanti, i monarchi, le grandi famiglie imperiali, i grandi industriali...
E oggi, i signori della Guerra chi sono? Lo spettacolo cercherà anche di sfiorare questo discorso e le responsabilità che anche tutti noi abbiamo…

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La scaletta attuale dello spettacolo (che potrebbe ancora subire variazioni) è la seguente:

  • Brano di introduzione commedia con proiezioni
  • 1° Intervento della Storia
  • 1° quadro: LA LOCANDA DEL PAESE
  • Intermezzo con Proiezione diapositive della guerra
  • 2° quadro: MEO E GIANNINA
  • 1° Lettura L’Assalto di Emilio Lussu
  • 3° quadro: DONNE AL LAVATOIO MARIA
  • Intermezzo con Proiezione diapositive del Re
  • 4° quadro: LA TRADOTTA TA-PUM
  • Intermezzo con Proiezione diapositive della guerra
  • 2° Intervento della Storia
  • 5° quadro: LETTERE DAL FRONTE
  • 2° Lettura Poesia alla Luna
  • 6° quadro: LE SOUBRETTE
  • Intermezzo con Proiezione diapositive della guerra
  • 3° Lettura Madri di Paolo Monelli
  • 7° quadro: LA LETTERA
  • 3° Intervento della Storia
  • 8° quadro: IL SALUTO DI MEO
  • Finale di Commedia con Proiezione diapositive Bollettino Diaz

https://www.nuovecosmogonieteatro.com/index.php/it/eventi-e-corsi/148-e-per-compagna-la-luna?date=2025-05-17-20-45

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Link al set completo di foto:

https://www.amazon.it/photos/share/XTzsV2dTcEL1zpOFJp2emEOyvza21NV7GcDTZGzS11I

Alcune delle foto scattate da Massimo Brenta:

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Come fare se, su un dispositivo Android, usando una tastiera Bluetooth esterna italiana, alcuni tasti non corrispondono alle rispettive lettere indicate (e.g. lettere accentate, caratteri speciali)

Talvolta succede che, collegando via Bluetooth a un dispositivo Android una tastiera esterna con i caratteri italiani, non esiste una corrispondenza corretta per alcuni di questi (e.g. le lettere accentate e i caratteri speciali). Ho sperimentato questo comportamento anomalo personalmente, anche dopo avere verificato che l’impostazione della tastiera esterna collegata via Bluetooth fosse correttamente impostata a “Italiano (Italia)“.

La soluzione al problema è risultata complicata dal fatto che talvolta, collegando la medesima tastiera, tutti i suoi tasti venivano riconosciuti correttamente (compresi quelli accentati ecc…), producendo la scrittura voluta! 😮

Questo comportamento è assai fastidioso perché comporta di dover comunque usare la tastiera a video quando si devono scrivere quei caratteri che non corrispondono ai tasti…
È assai frustrante continuare a provare a configurare la tastiera, magari provando anche a cancellare il suo collegamento Bluetooth con il tablet per poi ricrearlo nuovamente… senza che nulla cambi!! Inutile anche cercare aggiornamenti del SW del tablet Android o addirittura provare a usare un’altra tastiera Bluetooth anch’essa con i tasti italiani!! 😔

Ho scoperto che la problematica è imputabile a qualche interferenza/malfunzionamento di Gboard, la tastiera virtuale sviluppata da Google per dispositivi Android e iOS: è sempre presente nei sistemi Android e non mi sembra si possa disinstallare bensì solo disattivare, anche qualora uno preferisca poi utilizzare un’altra tastiera virtuale, ad esempio la bella e funzionale Microsoft SwiftKey AI Keyboard! Infatti, come si può vedere anche dalla videata delle impostazioni della tastiera fisica associata via Bluetooth, Gboard è in qualche modo coinvolto nel processo di impostazione di una tastiera esterna collegata al dispositivo via Bluetooth:

Quindi la problematica si risolve semplicemente andando nelle impostazioni del dispositivo Android, cercare “gboard” e per quell’app premere “Forza interruzione:

Purtroppo, quella problematica si può ripresentare in futuro e sarà quindi necessario ripetere questa seppur semplice operazione!

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Come scaricarsi il manuale di un’automobile (e.g. Mini Cooper)… o di qualsiasi altro oggetto!

Avevo già scritto il post Manuale utente della Volkswagen T-CROSS in cui ho spiegato come ho potuto venire in possesso del manuale utente anche in italiano di quell’automobile andando su https://ownersmanuals2.com, quando non solo non era stato fornito all’acquisto, ma neppure ero riuscito a trovarlo online su siti della Volkswagen stessa!

Nel caso dei modelli della Mini, non avevo trovato nessun manuale recente su quel sito di manuali utenti e ho dovuto cercare altrove: diversi sono i siti che operano come repository di manuali utenti di prodotti anche datati e quindi difficili da reperire, ma spesso per scaricarli richiedono un pagamento… È comunque sufficiente approfondire la ricerca e si riesce comunque a trovare come ottenere il manuale gratuitamente, anche se è necessario cliccare sui pulsanti opportuni, … altrimenti nuovamente ti viene proposto un sito dove è necessario pagare 🙄!

Ho trovato il manuale del modello più recente del 2024 su https://www.manualslib.com ricercando marca e modello opportunamente: https://www.manualslib.com/brand/mini/automobile.html. Purtroppo, anche qui il manuale esiste solo in inglese operando come segue:

Se invece lo si vuole scaricare localmente come pdf, lo si può fare solo in quella lingua inglese in cui quel file è presente nel repository, operando come indicato nel seguito:

Nota che, anche indicando di voler visualizzare quel pdf sul browser, non viene più consentito da quest’ultimo di operare una traduzione in italiano, se non solo di alcune frasi dopo averle selezionate con il mouse!

In altri siti, come ad esempio https://www.manualeduso.it/mini/cooper-2024/manuale, viene visualizzato il manuale a video dove si può leggere gratuitamente, ma i link per cercare di salvarlo portano a siti dove è richiesto un pagamento. Comunque, esiste sempre l’icona di stampa, che opportunamente utilizzata, può consentire non solo di stampare il manuale (operazione generalmente non conveniente essendo spesso di centinaia di pagine!) ma anche di salvarne il pdf localmente sul proprio PC/tablet/smartphone: è infatti sufficiente selezionare “Salva come pdf” nella scelta della stampante da utilizzare, :

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Recuperare digitalmente delle foto stampate anche quando rovinate, sbiadite o con colori alterati: i miracoli del fotoritocco

Non di rado si hanno fotografie di parenti o amici assai datate e che per questo risultano assai rovinate, al punto che uno dispera di poterle recuperare. Invece, con programmi che consentono il fotoritocco, perizia e (soprattutto) pazienza, si possono sorprendentemente ripristinare, a una qualità più che accettabili, immagini che uno disperava di poter recuperare. Anche le foto a colori spesso alterano i colori nel tempo e anche sotto questo aspetto possono essere migliorate per poi essere eventualmente ristampate a nuovi colori (o, al limite, in bianco e nero!)!

Nel seguito mostro alcune foto di esempio da me ritoccate utilizzando Photoshop: penso dimostrino meglio di tante parole come (quasi) tutto sia possibile!

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Cosa rispondere quando, contestualmente alla richiesta della Carta d’Identità Elettronica (CIE), viene domandato se si desidera anche esprimere la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti?

Come chiaramente indicato nel sito del Ministero dell’Interno relativamente alla Carta d’Identità Elettronica (CIE), durante la pratica di rilascio di tale carta, “il cittadino può dichiarare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti. Dopo l’emissione della CIE, se il cittadino decide di cancellare la dichiarazione di volontà espressa, deve rivolgersi al Comune seguendo la procedura sotto indicata. Per ricevere ulteriori informazioni, contattare l’assistenza progetto comuni inviando un’e-mail all’indirizzo progettocomuni.cnt@iss.it“. Tale dichiarazione può essere data sia in positivo, qualora la persona sia d’accordo alla donazione, o in negativo, nel caso opposto.

Se devi andare a richiedere la carta d’identità (o sei già andato e, impreparato a rispondere adeguatamente, hai preferito non esprimere alcuna dichiarazione in merito), leggi quanto segue per essere informato e decidere poi con cognizione di causa: è infatti indispensabile sapere cos’è il trapianto d’organo e come avviene la donazione d’organo, in modo da sfatare completamente le ipotesi di possibili comportamenti non consoni e/o di complotti, come talvolta si sente da discorsi tra persone non certo ben informate!

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Indice del post

Nel post successivo Perché è importante fare conoscere la realtà del trapianto per poter esprimere la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti, ho poi approfondito l’argomento con i seguenti punti:

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Introduzione e premessa sui punti salienti relativi alla donazione d’organo e tessuti

Molte risposte alle domande che una persona può porsi in merito si possono trovare ovviamente in siti appositi, ad esempio, in questa pagina di donalavita.net o in questa pagina del sito dell’AIDO che sicuramente invito a visitare!


Tuttavia, nel seguito del post, cercherò comunque di fornire alcune informazioni specifiche che possono fare ulteriore chiarezza sia su come potere anche a posteriori esprimere/modificare le proprie volontà sulla donazione di organi e tessuti sia sulle procedure, anche legali, che determinano quando una persona può essere dichiarata donatrice: in particolare, quell’ultima parte spero possa servire a sfatare completamente le ipotesi di possibili comportamenti non consoni e/o di complotti, come talvolta capita di ascoltare nei discorsi tra alcune persone evidentemente poco informate!

Consiglio la lettura di tutto il post ma, per invogliarvi a farlo, incomincio a riassumere, in questa introduzione, alcuni punti salienti.

La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello (i.e. morte encefalica… non solo morte cerebrale).
L’accertamento di morte deve essere effettuato da un collegio medico (nominato dalla Direzione sanitaria della struttura pubblica), composto da:

  • Medico legale (o anatomopatologo o medico della direzione sanitaria)
  • Medico anestesista rianimatore
  • Medico neurologo o neurochirurgo esperto di EEG.

La contemporanea presenza di una serie di condizioni deve essere rilevata da quel collegio medico per almeno tre volte durante il periodo d’osservazione. La morte coincide con l’inizio dell’esistenza simultanea di tutte quelle condizioni: da quel momento parte il periodo di osservazione di almeno 6 ore, durante il quale, ogni 2 ore, vengono rivalutate le stesse condizioni.

Al termine del periodo di osservazione, in caso di consenso alla donazione espresso in vita dal soggetto [o espresso dai familiari, in mancanza del primo], il cadavere viene indirizzato alla donazione e la respirazione artificiale, con relativa ossigenazione del sangue, viene mantenuta unicamente per non degradare gli organi da prelevare. Il prelievo degli organi verrà poi effettuato da specifiche equipe in sala operatoria: solo dopo i prelievi degli organi da donare, verranno interrotti i supporti meccanici che consentono la respirazione artificiale e l’ossigenazione del sangue.
In caso contrario, cioè in caso assenza del consenso alla donazione di organi della persona [o, in mancanza di dichiarazione dei familiari], sono comunque interrotti i supporti meccanici che consentono la respirazione artificiale e l’ossigenazione del sangue, per cui anche il cuore smetterà di battere.

Lo scopo della terapia in rianimazione è sempre il tentativo, condotto fino all’ultimo, per evitare la morte encefalica.
NON È POSSIBILE CONFONDERE LO STATO DI MORTE ENCEFALICA CON IL COMA ANCHE PROFONDO: perciò, i casi di persone in coma che si riprendono dopo tempo, non rispettano mai le condizioni precedentemente indicate, essendo queste ultime specifiche di un coma irreversibile, mancando una qualsiasi attività cerebrale e dove il funzionamento degli altri organi (i.e. polmoni e cuore) viene mantenuta artificialmente solo grazie a supporti meccanici, senza i quali anche questi terminerebbero immediatamente di operare.

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Andiamo innanzitutto nel dettaglio su come esprimere/modificare le proprie volontà sulla donazione di organi e tessuti

Diciamo innanzitutto che, nonostante esistano associazioni specifiche da tempo che operano in tutta Italia, la sensibilizzazione della popolazione non è certo sufficiente e troppo poco viene fatto dai mezzi di comunicazione: d’altra parte, delle trasmissioni che parlano di eventi associabili alla morte non fanno certo audience! Perciò, purtroppo troppi Cittadini sono impreparati a rispondere in modo consapevole al quesito inaspettatamente posto dall’impiegato dell’anagrafe che chiede appunto se, contestualmente alla richiesta della CIE, uno desidera anche dichiarare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti: per questo motivo molti, nell’incertezza e in mancanza di informazioni adeguate, non esprimono una loro volontà… o addirittura esprimono un loro esplicito diniego, quando sospettosi di possibili comportamenti non consoni e/o di complotti!

Innanzitutto, c’è da sottolineare che ovviamente tale dichiarazione si può sempre dare (o modificare/annullare) anche successivamente recandosi, ad esempio, sia nuovamente a una delle anagrafi sia agli sportelli abilitati delle ASL. Infatti, se si va in questa sezione del sito donalavita.net, si legge quanto segue:

Qualora, poi, si decida di esprimere il proprio consenso, esiste anche la possibilità di operare online iscrivendosi gratuitamente all’AIDO (Associazione italiana per la donazione di organi) tramite il loro sito o la loro app:

La procedura consente di procedere non solo utilizzando un’autenticazione sicura con SPID o CIE ma anche operando tramite una firma Verisign, oppure firma digitale o anche olografa:

P.S. Ho scritto anche a progettocomuni.cnt@iss.it per sapere se esitessero ancora altri modi attualmente implementati o comunque previsti, per esprimere/modificare online il proprio consenso o meno. Questa la loro gentile ed esaustiva risposta che chiarisce, completa e corregge alcune mie dichiarazioni precedenti (d’altra parte tratte da siti istituzionali!): “Sul sito istituzionale del Centro Nazionale Trapianti (indirizzo https://www.trapianti.salute.gov.it/trapianti/dettaglioContenutiCnt.jsp?lingua=italiano&area=cnt&menu=cittadini&sottomenu=diventare&id=245) sono indicate le diverse modalità utilizzabili per esprimere la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti dopo la morte, in base alle normative vigenti.
La scelta di esprimersi al Comune è utilizzabile solo al momento del rilascio/rinnovo della carta d’identità, diversamente il cittadino può recarsi presso gli sportelli abilitati nella propria ASL oppure iscriversi all’AIDO (solo in caso di consenso); questi 2 canali (ASL e AIDO) sono pertanto quelli utilizzabili per modificare una scelta precedentemente effettuata al Comune (va ricordato che ai fini della donazione vale sempre e solo l’ultima in ordine di tempo).
Il Comune, invece, in qualità di “Titolare del trattamento dei dati”, può intervenire successivamente alla registrazione di una dichiarazione di volontà solo per consentire il diritto al recesso (articoli 15 – 22 del Regolamento UE 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati) con conseguente cancellazione della dichiarazione.
La possibilità di consultare, registrare, modificare, cancellare tramite strumenti online è prevista dal Portale del cittadino (CIE) ed è in fase di implementazione.

Sito istituzionale del Centro Nazionale Trapianti

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TIM Power Famiglia Iron a 4,99€: un’ottima offerta… ma attenzione a disattivare per tempo le (subdole) opzioni attivate di default (gratuite solo per poco)!!

TIM Power Famiglia Iron a 4,99€ è sicuramente un’ottima offerta per la telefonia mobile per chi ha già il fisso con TIM e quindi può attivare gratuitamente l’opzione Unica che consente di estendere le potenzialità di ben 6 SIM in modo da avere per loro giga illimitati a 5G. Si noti che il nome dell’offerta (attualamte indicata come TIM Power Famiglia Iron) cambia nel tempo, pur mantenendo invariato il costo dell’abbonamento mensile…
Tra l’altro, si noti che qualcuna di quelle SIM (agganciate tramite Unica alla propria linea fissa) possono essere utilizzate eventualmente anche per avere un collegamento a Internet in seconde case: essendo SIM con giga illimitati, si possono vedere in streaming anche dei film dal proprio Smart TV. Vedi, a tal proposito, il mio vecchio post Come avere, a poco prezzo, una connessione a Internet in una seconda casa (e.g. per domotica) senza necessità d’installare una linea fissa.

Tim Power Famiglia Iron – Chiamate e Giga illimitati

Un’ottima offerta che, tra l’altro, consente (se uno lo desidera) anche di acquistare, a un costo complessivo di soli 60€, attualmente un cellulare Motorola G04s con 128GB di memoria e 8 di RAM, Android 14, tecnologia della rete wireless LTE,: purtroppo questo modello non ha l’NFC (utile per autenticarsi con la Carta d’Identità Elettronica – CIE – Vedi: Carta d’Identità Elettronica (CIE): dopo anni dalla sua introduzione, risulta ancora oggi quasi impossibile riuscire a prenotare in un’anagrafe per ottenerla agevolmente).

In quest’ultimo caso si deve stipulare un contratto con TIMFin che prevede di pagare 2€ per 30 mesi (per un totale appunto di 60€) con il solo vincolo di rimanere in TIM (quindi per 2 anni e mezzo, altrimenti si paga per intero il costo di quel dispositivo nella rata finale). Quel cellulare Motorola G04s ho visto ora che costa su Amazon in offerta 90€ (sebbene sul listino TIM costi 150€), per cui lo si viene a pagare con uno sconto effettivo di 33% rispetto alle migliori offerte online.


Si noti, tuttavia, che solo ad agosto la medesima TIM forniva la stessa offerta (2€ per 30 mesi) proponendo però il cellulare Motorola G62, sempre con 128 GB di memoria (sebbene con solo 6GB di RAM anziché gli 8GB del cellulare attuale): tuttavia, quel modello aveva l’NFC e supportava anche il 5G (commercialmente ha attualmente un valore di 154€ sempre su Amazon) per cui si trattava di una offerta ancora migliore di quella attuale!

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Fino a qui, tutto positivo e mi sento disinteressatamente di consigliare tale promozione. Tuttavia, come spesso avviene nelle promozioni, ci sono dei vincoli e delle richieste/verifiche che è meglio fare per non avere, inaspettatamente, delle brutte sorprese in un secondo momento! Purtroppo, quella di offrire gratuitamente inizialmente dei servizi, sembra sia attualmente la formula magica che consente a operatori di telefonia (e altro) di inserire di default (spesso all’insaputa del cliente) opzioni che poi diventeranno a breve a pagamento, se non disdette per tempo!

Consiglio, innanzitutto, di rivolgersi a un negozio TIM (se non particolarmente scomodo) e non a un rivenditore autorizzato: il primo viene contrassegnato da una icona blu nella mappa che compare su https://www.tim.it/trova-negozio. In genere, hanno più attenzione al cliente e possono avere a disposizione un numero maggiore di offerte se disponibili in numero limitato.

Il primo vincolo per attivare TIM Power Famiglia Iron a 4,99€ è che, come ho già detto, uno deve avere una linea fissa TIM che consente di avere gratuitamente l’opzione Unica, utile per estendere a illimitati i (pochi) giga dell’offerta base.
Il secondo è che la SIM del cellulare, su cui cambiare il provider, deve essere Fastweb, Poste Mobili, Tiscali, Coop Voce o altri virtuali (ma non Kena, essendo questa la MVNOMobile Virtual Network Operator – di TIM stessa!). Questo requisito lo si può comunque ottenere passando temporaneamente a uno di questi operatori per poi passare/ripassare a TIM. Ad esempio, io sono passato temporaneamente per qualche mese da Kena a Coop Voce (che tra l’altro utilizza attualmente l’infrastrutture di rete TIM): la procedura di passaggio da un operatore ad un altro è assai veloce (meno di 15 minuti) per cui non ci si deve scoraggiare nel farlo…

Inoltre, le richieste da fare esplicitamente all’operatore TIM con cui si stipula il nuovo contratto per il cambio operatore, sono elencate nel seguito: infatti, come già evidenziato, con il fatto che certi servizi vengono offerti inizialmente gratuitamente per un certo periodo, questi vengono subdolamente resi di default attivi, per cui è necessario specificarlo esplicitamente di non volerli e magari procedere in autonomia a disattivarli prima che diventino a pagamento!

  • Richiedere di non attivare Google One, il servizio di cloud di Google, e nessun altro eventuale servizio, anche se inizialmente offerto gratuitamente per prova. Diversamente uno si troverebbe, dopo qualche mese, a pagare per un servizio probabilmente non desiderato! Comunque lo si può attivare anche in un secondo momento sia tramite TIM sia direttamente con Google! Se non attivato, arriverà comunque da TIM un SMS seguente che dice come eventualmente poter avere quell’opzione a pagamento dopo un primo periodo di prova gratuito:
  • Non avere attivata l’opzione TIM Navigazione Sicura. Probabilmente l’operatore del negozio TIM non potrà disattivarla nello stipulare quel nuovo contratto, ma uno può comunque disattivarsela poi autonomamente tramite l’app MyTIM prima che diventi a pagamento. Questo può essere fatto anche subito, una volta che la nuova SIM TIM risulti attiva, quindi anche prima che sia stata effettuata la portabilità del proprio numero telefonico e il numero risulti ancora quello provvisorio associato originariamente a quella SIM (infatti, l’attivazione avviene subito dopo avere ricaricato, quella nuova SIM inserita nel proprio telefono, di 9,99€ usando l’app MyTIM o tramite l’operatore di quel negozio TIM: per fortuna spesso oramai i telefoni sono dual SIM per cui si può lasciare come SIM1 quella del “vecchio” operatore e aggiungere come SIM2 quella nuova TIM in modo da avere continuità nel servizio). Nel seguito mostro i semplici passaggi da fare, ovviamente l’operatore potrà eventualmente aiutarti ad effettuare tale operazione di annullamento!
    Attenzione che, anche dopo che la procedura di disattivazione ha dato esito positivo, è necessario attendere qualche minuto affinché non compaia più, nella pagina dei dettagli relativi a quel numero telefonico della nuova SIM, quella indicazione relativa a TIM Navigazione Sicura (vedi l’ultimo screenshot in cui, dopo un po’, quell’opzione – dal costo non indifferente di 1.99€ al mese – non compare più, a testimoniare che quell’opzione si è effettivamente disattivata).
  • Qualora si sia acquistato il cellulare presente opzionalmente nell’offerta (con finanziamento TIMFin e a rate di 2 euro), richiedere di non attivare anche il finanziamento per una fantomatica assicurazione su quel telefono stesso in caso di rottura/furto, … anche questo probabilmente offerto gratuitamente per un tempo limitato! Talvolta i venditori (spesso giovani, con contratti non definitivi) hanno il mandato di inserire di straforo questo finanziamento opzionale: tanto quando dicono di fare una serie di firme su un tablet per confermare il contratto e il finanziamento, mica il cliente ha la possibilità di comprendere bene cosa sta confermando!! 😒 Se si trova un’operatrice gentile (come è successo a me), si scusa spiegandoti che ha “dovuto” farlo e ti dice di ripassare da lei tra qualche giorno per chiedere un annullamento di quella scelta di adesione a quella assicurazione entro i termini richiesti per disdirla: lei avrebbe così mandato un’apposita email di disdetta a chi di dovere (che mi sono fatta inviare in Cc!! 🤐

    P.S. Dopo una settimana, sono quindi tornato nel negozio TIM, come mi aveva suggerito la commessa gentile, richiedendole di disattivarmi quella assicurazione che aveva dovuto inserire (di straforo) per mandato. Ho quindi verificato che il costo di quella assicurazione era di ben 2€ al mese: sommandosi ai 2€ per il riscatto del telefonino, ne avrebbero raddoppiato il costo… rendendolo più costoso dell’offerta su Amazon! E se poi si romperà cadendo o lo ruberanno, direi che è un rischio che conviene correre!! 🙂
    Mi sono fatto mandare in Cc la sua email che ha dovuto inviare a assistenzatimfin@assurance.com per richiedere la disdetta di quella assicurazione e che riporto nel seguito:

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Insomma, in questo post ho voluto da una parte pubblicizzare un’offerta che reputo conveniente, dall’altro evidenziare come certi meccanismi commerciali del libero mercato siano oramai diventati nella prassi, seppur assurdi o addirittura disdicevoli.
Per poter aderire a un’offerta conveniente, uno deve prima passare a un altro operatore (tra quelli concorrenti, indicati nell’offerta stessa); se uno non è attento e informato, vengono attivati per default servizi e addirittura finanziamenti generalmente non desiderati, forniti di default grazie al solo pretesto che inizialmente questi risultano gratuiti: ma quanti se ne accorgono per poterli disdire per tempo? … siamo ai limiti della truffa!

Sapendo di una persona anziana che sta spendendo ben 59.90€ per una linea fissa e una SIM per il telefonino, mi sono anche informato del perché di quei 37.90€ per la fibra presente nella sua bolletta (dal momento che ovunque viene pubblicizzato un costo di 24,90€) chiedendo anche, in particolare, come si poteva ridurre almeno un po’ quella sua bolletta, dal momento che poi quella signora utilizzava la sua linea fissa solo per Internet e nemmeno per telefonare o per vedere film con TIM Vision

La risposta è stata che l’offerta per il fisso pubblicizzata vale solo per i nuovi clienti: insomma, gli operatori, anziché premiare i propri clienti affezionati, sembrano preferire effettuare sconti solo per attrarre i clienti di altri operatori concorrenti!! Insomma, un meccanismo davvero assurdo e perverso per cui, se uno vuole vedersi applicare un prezzo attualmente concorrenziale, deve prima passare a un altro operatore… per poi eventualmente ritornare al precedente!! Talvolta sono gli stessi commessi (in questo caso TIM) che ti suggeriscono di passare per il fisso ad un concorrente (e.g. Vodafone) per poi poter usufruire di un’offerta… Analogo discorso per il mobile!
Mentre cambiare operatore con il mobile è piuttosto agevole, per il fisso lo è meno in quanto comporta comunque di avere già riscattato il modem o comunque doverlo restituire (https://www.tim.it/assistenza/per-la-tua-linea/restituzione-prodotto-a-noleggio): questo verrà infatti poi sostituito con quello dell’altro nuovo operatore…
Quello che, però, non tutti i commessi ti dicono, però, è che per poter aderire all’offerta per il fisso può anche essere sufficiente cambiare l’intestatario di quella linea (ad esempio, intestandola al coniuge o al figlio), potendo così anche mantenere sia la forma di pagamento in corso sia il modem che uno ha già (sempre che, ovviamente, la tipologia di connessione rimanga la stessa, e.g. fibra).

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CONSIDERAZIONI FINALI

Oggigiorno siamo in un libero mercato in cui vige come regola primaria, non quella di premiare i vecchi buoni clienti per poterseli mantenere, bensì quella di effettuare sconti per attirarne di nuovi, “rubandoli” alla concorrenza.
Tutto ciò comporta che, per poter ottenere a buon prezzo un servizio (sia questo telefonico, luce, gas o altro ancora), l’utente debba passare periodicamente da un operatore/gestore a un altro, con ovvi costi globali per tutti gli operatori/gestori!!
Senza parlare dei call center o dei venditori porta-porta che offrono nuovi contratti, spesso passandosi per mentite spoglie e adducendo false motivazioni (ai limiti della truffa) per convincere ad aderire alla loro proposta… Vedi anche il mio vecchio post Regola n. 1: MAI firmare o accettare un contratto (e.g. luce/gas/telefono) proposto dai venditori porta porta o per telefono!!

Come spesso accade, perciò, la mancanza di una corretta regolamentazione e di etica nel commercio, non favorisce il mercato e la qualità dei servizi offerti, dovendo gli operatori stessi spendere risorse per catturare nuovi clienti, inventandosi offerte al limite del sottocosto, per poi doversi studiare meccanismi al limite della correttezza per raccimolare qualcosa in più.

Insomma, il marketing ha purtroppo la meglio sugli investimenti e la ricerca… 😒

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Nuovo sito ESPRIMERSI NEWS: per la prevenzione e cura della depressione, ansia e solitudine

Ho appena pubblicato il sito Esprimersi News che ho pensato per l’associazione Esprimersi, gestita dalle stesse persone che hanno fondato nel 1975 l’Università della terza età di Torino (https://www.unitretorino.it).

Avevo già pubblicizzato le belle iniziative proposte a gennaio 2025 nel mio post ESPRIMERSI NEWS: per la prevenzione e cura della depressione, ansia e solitudine, ma ho pensato che fosse utile fornire loro un ambiente con cui poter proseguire, in modo il più possibile autonomo, la pubblicazione dei loro futuri articoli ed eventi.

Nel seguito le immagini delle sezioni del sito:

Il sito è stato strutturato in modo semplice, fornendo comunque le funzionalità essenziali per poter pubblicare e pubblicizzare il tutto. In particolare, presenta un menu da cui si possono raggiungere le sezioni Articoli, Eventi (con sotto menù relativo a Incontri TRA NOI e Manifestazioni), Calendario di tutti gli eventi (lista, settimanale e mensile), About con contatti e mappa delle sedi sia di Torino sia di Graglia.

In particolare, nella barra laterale principale a sinistra, presente sia negli articoli sia negli eventi, vengono date al visitatore del sito le seguenti possibilità:

  • Registrare la propria email in modo da ricevere una notifica quando nuovi post vengono pubblicati
  • Effettuare una ricerca nel sito
  • Vedere l’elenco degli ultimi articoli/eventi pubblicati, in modo da velocizzarne la visualizzazione
  • Vedere quali sono gli eventi più prossimi in ordine temporale
  • Alcuni link utili
  • Una classifica degli articoli/pagine più visitati

Il sito risulta navigabile ovviamente anche accedendo tramite smartphone, anche se per visualizzare meglio soprattutto il Calendario risulta conveniente ruotare il dispositivo in orizzontale!

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ESPRIMERSI NEWS: per la prevenzione e cura della depressione, ansia e solitudine

Con questo post ho il piacere di pubblicizzare delle belle iniziative dell’associazione Esprimersi, gestita dalle stesse persone che hanno fondato nel 1977 l’Università della terza età di Torino (https://www.unitretorino.it).

In fondo al post l’articolo proposto questo mese: Come mantenersi in forma dopo i 60 anni, 7 buone abitudini: dallo sport all’alimentazione, dai controlli al buon umore: sono tanti gli aspetti su cui poter lavorare per vivere con slancio.

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GENNAIO 2025

Incontri TRA NOI – Via Grassi 7, Torino – Ore 21:00
Coordinatrice: Giusy IZZO


Martedì 7 gennaio
Dr. Giuseppe A. CAMPRA psicologo psicoterapeuta
“Elogio all’inutilità. Dai classici greci alla perdita del tempo in ognuno di noi”

Martedì 14 gennaio
Dr. Luigi CIAMPOLILLO dottore in giurisprudenza e counselor filosofico
“Gli archetipi e la criminologia. Da Lombroso alle sfide contemporanee.”

Martedì 21 gennaio
Dr. Antonino VIOLANTE dirigente medico
“Lo stress”

Martedì 28 gennaio
Dr.ssa Mariella REPELLINO laureata in psicologia e tecnica comunicazione
Dr. Fabrizio MAGLIOCCO consulente in psicopedagogia
“Amare se stessi, coltivare la vita attraverso il respiro e il movimento. Antichi esercizi cinesi per una mente e un corpo sani e sereni”.


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MANIFESTAZIONI

Sono aperte le iscrizioni a un corso base preserale di Lingua Inglese Francese Tedesco e Spagnolo (Metodo LAPIS).
Lunedì e Venerdì, dalle 18:00 alle 19:30 in Via Grassi, 7 (se venite in due il corso inizia subito).
Informazioni e iscrizioni in Segreteria UNITRE. Via Grassi 7 – tel. 339.540.56.00

Sabato 25 gennaio dalle 16:00 alle 18:00
A camino acceso: Castagne, pizzette, Musica dal vivo e altro…
presso il Casolare dei Campra in via Del Canale 3, 13895 Graglia (BI)
Partenza via Grassi 7, Torino – ore 14:00 e rientro in serata.
Partecipazione gratuita, gradita la prenotazione (telefonare al Dr. Pier Giuseppe 015-259 3649 / Giuseppe 339 540 5600)

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ARTICOLI

Come mantenersi in forma dopo i 60 anni, 7 buone abitudini: dallo sport all’alimentazione, dai controlli al buon umore: sono tanti gli aspetti su cui poter lavorare per vivere con slancio

Mariagiulia Porrello – Giornalista da “Il Giornale” (rivisitato da Iolanda D.)

Il passare del tempo è irrefrenabile ma a qualunque età si può vivere al meglio e mantenersi in forma. Certo, con gli anni gli acciacchi probabilmente aumenteranno ed è vero che non tutto è controllabile, però ciascuno può fare la sua parte per stare bene e cercare di rallentare il processo di invecchiamento. Ecco le sette abitudini da adottare:

1. Fare attività fisica regolarmente Fare movimento è importantissimo a tutte le età. Lo sport fa bene sotto tantissimi punti di vista: rinforza la muscolatura, l’equilibrio e la coordinazione, migliora la funzione respiratoria e l’attività cardiaca, stimola il sistema immunitario e ha un effetto positivo sull’umore, solo per citare alcuni dei numerosi vantaggi. Lo sport in generale rallenta l’invecchiamento. Non è necessario pensare ad alte prestazioni, basta anche una camminata per stare bene. Ciascuno inoltre deve scegliere quale attività praticare, e come praticarla, secondo il proprio stato. Se necessario occorre chiedere preventivamente un parere medico.

2. Adottare una dieta sana ed equilibrata Una dieta sana ed equilibrata è alleata della salute, permette di rimanere in forma e contribuisce altresì a prevenire alcune malattie. È meglio quindi limitare grassi, sale e zucchero e non far mancare mai in tavola frutta e verdura. Anche l’idratazione è essenziale. Occorre quindi bere e ricordarsi di farlo anche quando lo stimolo non è così marcato: gli anziani infatti sentono meno la necessità di apportare liquidi all’organismo.

3. Sottoporsi ai necessari controlli e provare la pressione La salute non va trascurata. È importante sottoporsi ai controlli consigliati dal medico, a eventuali esami del sangue, e giocare d’anticipo attraverso gli screening. La pressione arteriosa merita un capitolo a parte. Provarsi la pressione è un gesto semplicissimo (in commercio ci sono macchinette molto facili da usare anche a casa) e fondamentale. Ma troppo spesso tralasciato. I livelli irregolari di pressione arteriosa possono provocare danni gravi. Tante persone però, e di qualsiasi età, non sanno di avere problemi finché non presentano qualche sintomo: invece la prevenzione è semplice da mettere in pratica e in alcuni casi pure salvavita.

4. Smettere di fumare Se si fuma, smettere di farlo è una gran buona idea. Tutto il corpo ne gioverà, sia dal punto di vista della salute in generale, quella dei polmoni in primis, sia dal punto di vista estetico (il tabacco scurisce il colore dei denti ad esempio). Senza contare il risparmio economico derivante dal taglio delle sigarette.

5. Allenare la mente Cruciverba, carte, libri e penne sono alcuni degli attrezzi giusti per fare palestra. Quella della mente. Allenare il cervello è importante tanto quanto esercitare il fisico: contribuisce a rallentare l’invecchiamento e quel fisiologico deterioramento delle funzioni cognitive tipico del passare del tempo. Per stare in forma, quindi, come dicevano gli antichi, è necessario avere una “mens sana in corpore sano“.

6. Essere ottimisti Il modo con cui si affronta la vita ha ripercussioni sulla vita stessa. Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che il buon umore aiuta a stare bene, protegge maggiormente da alcune patologie e regala anche qualche anno in più. Dunque è il caso di godersi la vita apprezzando anche le cose più piccole e lasciare da parte le lamentele.

7. In forma grazie alla socializzazione Stare con gli altri aiuta a rimanere attivi, regala stimoli, apporta benefici alle funzioni psichiche e cognitive, e migliora l’umore. Quindi, ritrovarsi a cena o anche solo a bere un caffè con un amico, andare a trovare dei parenti, partecipare a una gita o mettersi al servizio degli altri facendo ad esempio volontariato, sono attività da segnarsi sull’agenda.

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Microsoft Access: esiste ancora?

Diciamo subito che la risposta è sì: è incluso in tutte le versioni di Office 365, anche in quelle più economiche quali la Personal o la Family.

Per gli addetti ai lavori forse la risposta poteva essere scontata, ma per le persone non del settore o per chi, come me, ha utilizzato l’ultima volta il database Access più di 30 anni fa, la domanda Microsoft Access: esiste ancora? può avere sicuramente senso…
Infatti, anche andando a vedere nel forum Microsoft relativamente a Microsoft 365 e Office, si trovano domande abbastanza recenti (fine 2023) quali Ho acquistato microsoft 365 personal ma non trovo l’applicazione Access, Ho scaricato Microsoft 365 Apps for business. Perchè non trovo Access?, … e anche alcune risposte lasciano perplessi e dubbiosi (e.g. “Microsoft 365 Apps for business include una serie di applicazioni e servizi offerti da Microsoft per scopi aziendali. Tuttavia, Access non fa parte del pacchetto standard di Microsoft 365 Apps for business. Access è un’applicazione separata e non è inclusa in tutte le versioni di Microsoft 365. Se hai bisogno di utilizzare Access, potresti dover acquistare una versione specifica che lo includa, come ad esempio Microsoft 365 Business Premium o acquistare Access come prodotto autonomo).

Anche andando a cercare sullo store Microsoft su Amazon relativamente a Office 365 i dubbi rimangono in quanto nella descrizione non viene mostrata l’icona di Access accanto a quelle dei più noti Word, Excel, Power Point, Defender, One Drive, Outlook

Se poi si va nel sito https://www.microsoft.com/it-it/microsoft-365/access (o anche su https://support.microsoft.com/it-it/topic/access-incluso-nell-ambito-di-microsoft-365-e-abbonamenti-office-365-f55c8362-5816-4f8b-897d-0a05e7ba0fef) risulta però chiaro che Access fa ancora parte dell’abbonamento a Office 365:

Diciamo subito che, mentre gli altri programmi di Office 365 sono disponibili anche come app sul Play Store di Google, il programma Access (così come Publisher) risulta disponibile unicamente per PC e lo si può ottenere solo installando localmente sul proprio computer tutta la suite di Office: per fare ciò si deve andare su https://office.com da un browser e accedere con il proprio account Microsoft (i.e. quello con cui si è attivato l’abbonamento Microsoft Office 365: vedi Come attivare/rinnovare un abbonamento a Office 365 tramite il codice ricevuto acquistandolo su Amazon). Da qui si può quindi procedere premendo il tasto Installa app. In alternativa, sempre per installarsi localmente sul proprio PC la suite di Office (completa di Access), si potrebbe anche accedere al sito di gestione del proprio account Microsoft, andare nella sezione Abbonamenti e visualizzandone i dettagli e quindi premere il pulsante Installa Microsoft 365 su tutti i dispositivi… anche se anche qui non appare l’icona relativa ad Access ma solo quella degli altri programmi del pacchetto Office!

Viene scaricato nella cartella Download dello PC il programma di installazione di Office 365 (OfficeSetup.exe) che eseguito rende disponibile la suite localmente: nella lista dei programmi installati compariranno Access, Excel, Microsoft Defender, Microsoft Teams, Microsoft ToDo, OneNote, Outlook, Power Point, Publisher, Word oltre a un’app Microsoft 365 (Office).

In particolare, l’app Microsoft 365 (Office) apre un’app con la visione complessiva del pacchetto Office 365, analogo alla visione online… senza che tuttavia riferimenti ad Access e a Publisher, le due uniche applicazioni solo per PC (non app).

Ho notato che, almeno per aggiornare Access, si deve reinstallare il pacchetto Office oppure forzarlo dalle sue impostazioni: infatti ho trovato aggiornata la versione di Access solo dopo avere scaricato ed eseguito OfficeSetup.exe a distanza di un anno:

Versione di Access prima e dopo l’aggiornamento effettuato manualmente:

Si ricorda che Access non può essere compilato in un file .exe : tuttavia un’applicazione specifica sviluppata con quell’ambiente può essere liberamente distribuita anche su macchine che non hanno la versione completa installata. In questo caso per l’esecuzione è necessario installare l’ultimo runtime (gratuito) scaricabile che risale al 2016: vedere Microsoft Access 2016 Runtime e Scaricare e installare Microsoft 365 Access Runtime

Sebbene si sia appurato che Access esiste ancora, vale la pena anche porsi altre domande… Che futuro ha? Ha ancora senso utilizzarlo? È opportuno sviluppare una nuova applicazione con Access?
Se uno cerca su Internet ci sono diversi articoli al riguardo, scritti negli anni (e.g. https://scaleupally.io/blog/is-ms-access-still-relevant/; https://www.software-solutions.be/future-of-ms-access/; https://witify.io/en/blog/the-dangers-of-microsoft-access-in-2024). Concordo con le conclusioni di questo articolo recente: Microsoft Access ha fatto molta strada dal suo lancio negli anni ’90. È stata una scelta popolare per le piccole e medie imprese e i singoli utenti, consentendo loro di sviluppare le proprie applicazioni di database e riducendo la loro dipendenza dagli sviluppatori.
Tuttavia, Access è ormai un sistema di gestione di database relazionali datato che deve affrontare una forte concorrenza nel mercato RDBMS. Sebbene abbia ancora un ruolo nel mercato dell’autocostruzione, per gli operatori di piccole imprese, la creazione di un database di contatti o l’impostazione di un modulo di fatturazione in Access potrebbe non essere l’opzione migliore perché sono disponibili numerose soluzioni già pronte online. Se MS Access sarà ancora rilevante nel 2025 o meno, solo il tempo lo dirà.

Infine, sebbene generalmente la comparabilità viene garantita per le nuove versioni di programmi Microsoft, nel seguito indico alcuni link su possibili problematiche evidenziate:

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Come attivare/rinnovare un abbonamento a Office 365 tramite il codice ricevuto acquistandolo su Amazon

Ho già scritto in passato un post in cui ho evidenziato come si possa acquistare su Amazon un codice per acquistare/rinnovare un abbonamento a Office 365 a un costo assai inferiore a quello che si ha impostando un acquisto o rinnovo in automatico direttamente dal sito di Microsoft (anche se questo può sembrare assurdo!).
[vedi Come comperare/rinnovare Microsoft 365 Family a 59,99€ per 15 mesi (anziché a 99€ per soli 12 mesi!)].

Per attivare il codice ricevuto una volta effettuato l’acquisto più opportuno su Amazon (o su altri siti online), si deve procedere come mostrato nel seguito:

  • Copiare il codice ricevuto via email o comunque recuperabile su Amazon anche andando nella sezione degli acquisti effettuati e quindi nella propria Libreria Giochi e Software;
  • Navigare nel sito https://account.microsoft.com, autenticandosi con le proprie credenziali Microsoft, e poi andare nella sua sezione Servizi e Abbonamenti;
  • Cliccare su Riscatta un codice o una carta prepagata: per mantenere l’abbonamento, attenzione a non attivare invece la fatturazione ricorrente in quanto, come già detto, questo comporterebbe rinnovi a prezzo pieno (99€) seppur con 1 mese in più gratuito (i.e. per 13 mesi e non 12).
  • Seguire la procedura di riscatto del codice mostrata nel seguito.
  • Per non attivare la fatturazione ricorrente, rispondere infine No grazie alla finale richiesta di Aggiungi metodo di pagamento, seppure quel pulsante sia in azzurro a indicarla come scelta preferita! Come già detto in un altro post, relativamente al pagamento di un abbonamento a un quotidiano (Acquisto dei quotidiani online (e.g. La Repubblica, La Stampa) tramite la piattaforma GEDI: problematiche e procedure assurde per riuscire a usufruire della lettura del giornale online da più dispositivi!), è sempre meglio NON impostare un metodo di pagamento (e.g. PayPal, carta di credito) né per Google, né per Microsoft né per Apple… molto meglio, se si comprano servizi tramite loro, dover reinserire i dati necessari per effettuare tale specifico acquisto, impedendo così di rendere il tutto automatico!

NOTA finale: anche applicando il rinnovo con Riscatto di un codice, il rinnovo dei 15 mesi previsti dall’acquisto del medesimo ha comportato comunque ancora un mese in più gratuito (scadeva il 9 dicembre 2024 e ora è valido fino all’8 marzo 2026, … 14 mesi:

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Come creare gratuitamente un calendario per eventi/corsi e renderlo visibile online

Non è inusuale voler pubblicare online un calendario per eventi o lezioni e magari desiderare di condividerlo anche tramite un sito.

Nel seguente post mostro come ciò possa essere fatto, agevolmente e gratuitamente, tramite il Calendario di Google.
Infatti ciascun utente Google ha a disposizione diversi servizi gratuiti (e.g. Gmail, Calendario, Meet, Contatti, Foto, Maps, Drive) con l’unica limitazione di non superare i 15GB di memoria occupata globalmente: diversamente si deve poi pagare per poter avere a disposizione più spazio dati! A tale proposito ho già scritto alcuni post per evitare che ciò accada, ad esempio cancellando periodicamente le vecchie email o comunque quelle non più utili [Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail] e/o impostando il salvataggio automatico delle foto altrove (in quanto più economico) [Come fare a bloccare il salvataggio automatico delle fotografie dello smartphone su Google Foto e cancellare in blocco quelle già salvate che saturano il proprio spazio sul cloud di Google, condiviso con Gmail e Google Drive].
Questa limitazione dei 15GB esiste per ciascun utente Google… ma è anche vero che uno può crearsi anche più utenze differenti a cui verrà associata una casella di posta elettronica Gmail specifica e un utilizzo dedicato di tutti quei servizi offerti, compreso il Calendario!

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Indice

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Come creare/utilizzare un calendario Google

Perciò per prima cosa probabilmente conviene (seppur se non sia indispensabile) crearsi un nuovo utente Google dedicato allo scopo specifico di pubblicare online il Calendario desiderato, in modo che questo risulti disgiunto da quello personale associato alla propria utenza privata Google, quello che uno molto probabilmente già utilizza anche solo perché possiede uno smartphone Android e magari usa Gmail come posta elettronica: magari quel Calendario personale lo si è anche condiviso con i propri familiari [vedi: Family useful features available for Microsoft/Google accounts: “Family Calendar” and more]).

Una volta creato un utente Google per questo utilizzo specifico, si deve andare ad aprire il suo Calendario e quindi nelle sue impostazioni per configurarlo opportunamente. Infatti, esiste anche un’opzione che consente di renderlo pubblico, quindi visibile a chiunque. Inoltre, è anche possibile indicare altri utenti Google che possano collaborare alla gestione di quel Calendario, indicando per ciascuno le autorizzazioni che si intende concedere (e.g. autorizzazioni complete o limitate alla sola modifica gli eventi).
Nel dettaglio, si deve operare come segue:

  • Utilizzando un qualsiasi browser (e.g. Chrome, Edge, Firefox, Opera) andare sul sito di gestione dell’account Google appena creato (nota: è necessario eventualmente effettuare il logout dalla propria utenza Google privata per potersi autenticare con le credenziali di quel nuovo utente: diversamente si accederà al proprio Calendario e non a quello che uno intende dedicare per pubblicizzare eventi/corsi);
  • Selezionare l’icona con i puntini (in alto a destra) per visualizzare tutti i servizi offerti da Google e scegliere Calendario;
  • Premere l’icona delle impostazioni (quella con la tipica rotella, presente nel calendario in alto, a destra del nome del mese) in modo da accedere alla pagina relativa alle impostazioni del Calendario;
  • Tra le Impostazioni generali si può indicare, ad esempio, la lingua, il giorno di inizio della settimana, la tipologia di visualizzazione di default. Conviene verificare attentamente tutte le opzioni, ad esempio disabilitando gli eventi inseriti automaticamente da Google (opzione Mostra gli eventi creati automaticamente da Gmail nel mio calendario);
  • Le impostazioni specifiche a ciascun calendario associato a quell’utente si visualizzano cliccando sul calendario specifico (e.g. UniTre Torino 1975) tra quelli elencati (a sinistra in fondo) nella sezione azioni per i miei calendari.
  • In particolare, tra le impostazioni specifiche del calendario di interesse (e.g. UniTre Torino 1974),
    – nella sezione Autorizzazione di accesso per gli eventi, selezionare Rendi disponibile pubblicamente per rendere appunto pubblico quel calendario,
    – nella sezione Condividi con persone o gruppi specifici inserire opportuni indirizzi email di coloro che saranno autorizzati a operare su questo calendario (esistono diversi livelli di abilitazione selezionabile per ciascun utente, ma in questo contesto può avere senso selezionare Fare modifiche e gestire opzioni di condivisione oppure limitare ad Apportare modifiche agli eventi)
    – nella sezione Integra calendario si possono trovare già le URL che consentono di vedere online quel calendario ed eventualmente incorporarlo in un sito: tuttavia conviene premere il pulsante Personalizza che consente appunto di meglio personalizzare come uno desidera venga mostrato: si può quindi definire meglio il titolo da dare al Calendario quando visualizzato online, quali campi rendere visibili (e.g. pulsanti di navigazione, visualizza menu, icona di stampa) e soprattutto quale sia la visualizzazione predefinita (i.e. Programma, Settimana, Mese). Sebbene, agendo su apposita selezione (in alto a destra) del calendario visualizzato si possa passare da visualizzazione mensile, settimanale o programma, può talvolta essere conveniente fornire (una sotto l’altra) sia la visualizzazione Programma sia quella Settimanale: la prima mostra l’elenco degli eventi /lezioni in ordine di tempo (a partire dall’istante corrente) la seconda fornisce una visione settimanale (generalmente più opportuna rispetto a quella mensile dove, pur consentendo una visione complessiva, non consente di individuare bene gli eventi soprattutto se numerosi). Ovviamente poi, cliccando su un evento specifico, viene aperta dal calendario di Google una finestra di dettaglio del medesimo, qualsiasi sia la modalità corrente di visualizzazione (programma, settimana o mese).

Nel seguito mostro gli screenshot di come appare quel calendario sia da PC sia da smartphone (avendo l’accortezza di ruotare in orizzontale il dispositivo nella visualizzazione settimanale, in modo da riuscire a vederla meglio).

Da PC:

Da smartphone:

Si noti che risulta possibile creare più calendari distinti anche con un solo utente Google. Basta andare su Impostazioni -> Aggingi calendario -> Crea nuovo calendario:

Se poi si vuole caricare gli eventi del calendario in un campo che richiede la URL di un calendario impostato come pubbico con formato iCal (e.g. https://calendar.google.com/calendar/ical/…/public/basic.icso) oppure il codice per incorporarlo in una pagina web (e.g. ), è sufficiente andare a copiare tali informazioni accedendo alla pagina che si può raggiungere anche semplicemente cliccando sui tre puntini a destra del nome del calendario selezionato che si desidera utilizzare (e.g. Esprimersi) e poi selezionando Impostazioni e condivisione dal nel menù a tendina che compare: nel caso di incorporazione del codice come <iframe> si può poi andare a personalizzare la stringa per la visualizzazione del calendario (in lista, settimanale o mensile) premento l’apposito pulsante Personalizza.

Nel seguito inserisco in questo post quel calendario (di test e in divenire) nelle sue tre possibili modalità di visualizzazione (programma, settimana e mese).
Ovviamente se si sta leggendo questo post da uno smartphone, mentre per una sua visualizzazione nella modalità programma va bene qualsiasi posizione di quel dispositivo, per una visualizzazione ottimale del calendario nella modalità settimana o mese conviene ruotare il dispositivo in orizzontale (modalità landscape) per poter meglio individuare gli eventi, essendo piccolo lo schermo di un cellulare:

Visualizzazione programma:

Visualizzazione settimana:

Visualizzazione mese:

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Come caricare nel calendario Google degli eventi

Per caricare poi nel calendario gli eventi ci sono due possibili modalità più o meno convenienti a seconda della situazione:

  • Inserimento manuale direttamente agendo sul calendario (necessita di un utente con autorizzazioni sufficienti come indicato nelle impostazioni del calendario stesso). Questa modalità è quella solita che generalmente uno segue quando utilizza il proprio Calendario di Google. Può risultare conveniente soprattutto quando ogni evento si ripete periodicamente nel tempo (e.g. lezione settimanale/quindicinale da una certa data a un’altra) in quanto è sufficiente definire il primo di questi eventi e impostarne opportunamente la periodicità (e.g. ogni settimana) personalizzabile a piacere: ad esempio, cambiando la periodicità da Non si ripete a Personalizza si può indicare sia la periodicità (e.g. 1 settimana) sia la data di Fine (e.g. 24 aprile 2025) essendo quella di inizio già indicata nell’inserimento di questo primo evento della serie. In questo modo vengono generati automaticamente nel Calendario di Google tutti gli eventi in quell’intervallo temporale: se necessario, eventualmente si possono poi apportare modifiche globali o puntuali su tutti o solo su alcuni di quelli così inseriti, cliccando sopra un evento per vederne i dettagli: premendo la icona a matita si possono modificare i suoi campi (indicando poi se tale modifica deve applicarsi a quel solo evento specifico o a tutti quelli della serie), mentre premendo l’icona a cestino si elimina ad esempio quell’evento specifico (facendo attenzione a indicare di cancellare solo quello e non tutti quelli della serie, se è questo quello che si desidera).
  • Importazione degli eventi presenti in un foglio di calcolo (e.g. spreadsheet Excel o Google Sheets) opportunamente configurato e salvato (e.g. formato .csv). Si può trovare un file di esempio, già con i campi richiesti da quel Calendario di Google, andando in questo link: quel template si può duplicare e salvare nella propria area del cloud Drive di Google (cartella Il mio Drive), per poi modificarlo a piacere online, inserendo i propri eventi; si può quindi scaricare sul proprio PC nel formato .csv per poi essere importato nel Calendario agendo dalla sezione Importazione ed esportazione -> Importa delle Impostazioni del Calendario online.
    Questa modalità di inserimento degli eventi nel calendario può essere conveniente quando si ha già un foglio di calcolo che contenga i dati relativi agli stessi e si debba eventualmente solo strutturarli in quel formato voluto dal Calendario di Google, magari importandoli da opportuni altri spreadsheet (e.g. MS Excel) o da tabelle di una base dati (e.g. MS Access). Il contenuto di quegli altri fogli di calcolo (o tabelle di una base dati) potrebbero essere poi essere utilizzati per generare brochure o altro ancora, oltre che essere una fonte per generare eventi nel Calendario. Diversamente, se si desidera unicamente inserire eventi nel Calendario soprattutto nel caso in cui questi siano periodici, risulta più agevole operare direttamente dal calendario inserendo la prima delle lezioni di ciascun corso e modificandone opportunamente la periodicità come indicato nel punto precedente…

Vedere anche la seguente pagina di Google Calendar Help: Importare eventi in Google Calendar

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Come fare per riuscire a caricare allegati quando si compila un modulo online, alias come ridurre agevolmente le dimensioni di una foto o di un documento

Spesse volte, quando si compila un modulo online, viene richiesto di caricare opportuni allegati quali il fronte/retro di un documento personale (e.g. carta d’identità, codice fiscale) o di altra tipologia (e.g. ricevuta fiscale, dichiarazione olografa firmata).
Generalmente la modalità più veloce per digitalizzare tali documenti è quello di fotografarli con il proprio cellulare, ma quasi sempre risultano di essere di dimensioni che superano quelle consentite dal sito che richiede di caricare tali informazioni! 😣
Infatti quasi sempre le foto scattate con uno smartphone, avendo oramai una buona definizione, superano (anche di molto) i 2 MB tipicamente consentiti e questo anche scegliendo (quando possibile) la definizione più bassa impostabile sul cellulare! La fotocamera principale del mio Galaxy S23 è dotato d’altra parte di un sensore da ben 200 Mpixel…

Come fare allora a riportare agevolmente quei documenti richiesti a dimensioni idonee affinché possano essere caricati in quei siti?
Proprio da poco mi sono trovato a dover aiutare un cittadino che non riusciva a richiedere online la modifica della sua residenza dal sito dell’anagrafe di Torino e che si è imbattuto appunto in questa problematica, nel corso della procedura richiesta.

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Sottolineo innanzitutto che il vero problema è all’origine: spesso i siti istituzionali (e.g. l’anagrafe di Torino) non hanno sviluppato i sw in modo tale da comprimere automaticamente (lato client o server) i file che richiedono ai cittadini di inviare loro per poter effettuare online una pratica (e.g. cambio di residenza) e anzi mettono assurdi vincoli sulle dimensioni del file da caricare… Tra l’altro richiedono addirittura di caricare la foto della carta d’identità anche quando, per effettuare quella procedura online, uno deve autenticarsi con SPID/CIE/CNS e quindi dovrebbe essere assolutamente inutile fornirla.

Perciò soprattutto i siti istituzionali che richiedono il caricamento di documenti, ben sapendo che le dimensioni delle foto possono essere notevoli, potrebbero benissimo prevedere loro stessi una rielaborazione automatica per ridurne l’ingombro prima di memorizzarle nella loro base dati. Questa rielaborazione della foto/documento può infatti essere fatta da un SW sia lato telefonino/PC (lato client) sia sul server dove verrà memorizzato (lato server). Sperimentiamo frequentemente, magari senza neppure saperlo, questa compressione lato client, ad esempio, utilizzando WhatsApp che appunto degrada le foto riducendone la definizione (e quindi le dimensioni) prima di inviarle end-to-end (cioè direttamente) a un nostro contatto, rendendo quindi il loro trasferimento più agevole, pur mantenendone la qualità al di sopra delle aspettative dell’utenza. Infatti, gli ambienti di sviluppo utilizzabili per realizzare app già prevedono librerie in grado di operare compressione di immagini e documenti in genere.
[Nota: io consiglio comunque di farsi inviare le fotografie che veramente interessano con una modalità differente a WhatsApp in modo che ne sia mantenuta intatta la definizione, e.g. invio tramite email, condivisione su un cloud, trasferimento in locale tramite Bluetooth].

Analogamente, anche quando invece si opera da un sito tramite un browser, un tempo risultava più agevole rielaborare le fotografie/documenti lato server, vale a dire tramite codice eseguito sulla piattaforma informatica remota… ma oggi giorno esistono potenti framework per sviluppare front end quindi anche lato client (e.g. Angular con librerie disponibili su npm – e.g. per immagini, per file pdf -, utilizzando l’oramai affermato linguaggio di programmazione Typescript): questo ovviamente richiede un minimo di sforzo in più e un mantenimento nel tempo del SW per aggiornarsi con le nuove librerie. Evidentemente questi requisiti non erano stati richiesti da chi ha definito le specifiche del sistema che non si è poi aggionato nel tempo, con noncuranza del fatto che poi l’utenza riscontri sistematicamente difficoltà nel caricare i documenti richiesti! 🙄

Insomma, le librerie per ridurre le dimensioni di file esistono da tempo lato server e da qualche anno anche lato client: che le utilizzino chi espone moduli che richiedono di caricare file per poter essere accettati… I servizi delle pubbliche amministrazioni si DEVONO rendere realmente utilizzabili a tutti i cittadini, altrimenti generano solo un gap ulteriore nella popolazione.

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Essendo la situazione attuale quella che è, vediamo quindi come comunque riuscire a procedere.
Ovviamente per farlo si possono utilizzare programmi specifici (e.g. Photoshop o Adobe Acrobat) ma ora cercherò di mostrare metodi gratuiti e assai più agevoli da utilizzare.

Personalmente credo che i siti che forniscono servizi online traggano guadagni dalle pubblicità o da altri servizi a pagamento venduti dai medesimi: generalmente poi dichiarano il rispetto alla privacy e protezione dei dati (vedi ad es. https://www.ilovepdf.com/it/aiuto/security e condizioni d’uso per Tinypng). Comunque non utilizzerei certo questi metodi se i documenti da comprimere contengono dati altamente sensibili quali credenziali o dati bancari.

Se si tratta di dover caricare una fotografia, generalmente file con estensione .jpg , si può utilizzare il servizio online gratuito offerto dal sito tinypng di cui ho già scritto tempo fa in un post: vedi Come ridimensionare delle foto in blocco utilizzando una funzionalità incorporata in Windows 10 o servizi gratuiti offerti online

Se uno opera da un browser (e.g. Chrome, Edge) su smartphone, l’interfaccia è analoga: conviene in questo caso scaricare i file singolarmente in modo da poi ritrovali separati nella cartella di Download del proprio smartphone e non tutti insieme dentro un unico file .zip che sarebbe poi da decomprimere. Basta toccare dentro l’area tratteggiata e viene proposto o di attivare la telecamera per acquisire l’immagine da caricare oppure scegliere il file tra i media già presenti nella memoria del cellulare. Una volta caricata la foto, questa viene compressa e si deve poi selezionare l’icona JPEG verde per scaricarne la versione compressa (ricordarsi di confermare, nella finestrella in popup, di voler scaricare il file). Selezionando quindi dettagli, viene aperta direttamente la cartella in cui si trova il file scaricato. Comunque, nel ricercarlo poi dal modulo in cui lo si deve caricare, è sufficiente andare nella cartella Download dello smartphone per trovarlo e selezionarlo!

Qualora invece il file da caricare nel modulo sia un file pdf (ad esempio una o più ricevute disponibili in formato pdf o acquisite tramite scanner e salvate in quel formato), per diminuirne le dimensioni (e anche in questo caso ovviamente la qualità) si può utilizzare anche qui un servizio online gratuito, ad esempio quello offerto dal sito Ilovepdf di cui ho già parlato nel post Convertire delle immagini jpg in un file pdf; comprimere un file pdf perché risulti di dimensioni minori.

Anche in questo caso il tutto si può fare non solo da PC ma anche da cellulare operando in modo analogo:

Anche in questo caso, per ricercare quel file compresso scaricato per allegarlo al modulo online che lo richiede, si dovrà sempre andare nella cartella Download dello smartphone.

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Dizione… questa sconosciuta: le utili registrazioni fonetiche allegate a IL MaPI – Manuale di pronuncia italiana di Luciano Canepari sono ancora presenti online gratuitamente (anche se su un altro sito)!

Oramai più di 8 anni fa (novembre 2016) avevo scritto il post Dizione … questa sconosciuta: le utili registrazioni fonetiche allegate ad IL MaPI – Manuale di pronuncia italiana di Luciano Canepari che ho ora aggiornato dopo una segnalazione di un visitatore che mi evidenziava il fatto che alcuni dei link forniti per il download dei file audio inerenti alla 2^ edizione di quel manuale non funzionavano.

Il libro originale ora non è più agevolmente acquistabile in quanto non si trova disponibile neppure su Amazon e risulta fuori commercio anche dal sito della casa editrice Zanichelli (la sua ultima edizione – ancora con allegate cassette audio! – risale al 2005: quando avevo pubblicato il mio vecchio post nel 2016 si vendeva ancora a un prezzo non irrisorio essendo un libro corposo ben rilegato!).

Che vada persa un’opera unica del genere è davvero un peccato: comunque, se desideri avere solo il testo delle registrazioni (parole/frasi pronunciate), lo puoi scaricare da qui (e i file audio allegati da qui). Penso, infatti, che quella sia la parte più interessante per i non addetti ai lavori come me… e forse anche per voi!!

Non era la prima volta che cambiano le URL del sito del professore Canepari (dove aveva reso scaricabili le registrazioni mp3 audio di quel manuale, venduto con obsolete allegate cassette audio anche nella sua ultima versione del 2005): il sito originario venus.unive.it dell’università non esiste neppure più e anche il successivo si è modificato rendendo non più validi link che avevo tempo fa fornito.
Già in quel post comunque  davo la possibilità di scaricare il tutto da quanto da me direttamente condiviso, temendo che tutto questo prezioso materiale di studio potesse andare perso nel tempo!

Ho comunque ricercato ora in rete e ho trovato dove (a oggi) risulta pubblicato il tutto e ho aggiornato nuovamente i link: il sito attuale del professore è www.canipa.net dove, in particolare, rilevanti sono le sue sezioni Italian Sound Files e Italian Pronunciation and Accents in cui è possibile ascoltare singole parole pronunciate con la dizione corretta. Il sito è ora solo in inglese (sebbene ovviamente i file audio siano in italiano! 🙂): evidentemente lo studio della pronuncia corretta risulta più ricercato per chi, straniero, studia la lingua italiana, magari in quanto cantante d’opera …    😦

Comunque mi sembra che si sia mantenuta l’impostazione del precedente sito e non quella originaria allegata (in cassette) al libro, che personalmente trovavo più idonea a uno studio.
Come già avevo evidenziato nel post precedente, in queste più recenti versioni del sito purtroppo non mi sembra esista più la possibilità di scaricarsi in locale per ciascun argomento tutto l’audio in sequenza (ora si riescono a scaricare solo i singoli audio disgiunti), in modo da ascoltarli (magari da uno smartphone) leggendo il testo direttamente sul MaPi (o sul pdf da me reso scaricabile) o semplicemente ripetendo parola per parola, durante l’intervallo opportunamente lasciato nella registrazione: personalmente trovo quest’ultimo metodo di studio più comodo rispetto a dover premere ogni volta il tasto play per ciascuna voce o gruppo di parole!

Se anche voi la pensate come me e preferite operare su unici file presenti in locale, vi ripeto il link con cui li ho condivisi (me li ero infatti scaricati quando risultavano ancora accessibili nel primordiale sito): sono proprio queste registrazioni che, seppure molto datate, ritengo siano assai utili per migliorare la propria dizione. Infatti, come in genere si fa per imparare la pronuncia di una lingua straniera, ogni singola parola viene letta dallo speaker con la dizione corretta e poi viene lasciato un tempo di silenzio sufficiente per consentire all’ascoltatore di ripeterla, prima di passare alla successiva. Collegando il proprio telefonino via Bluetooth al dispositivo audio del proprio veicolo, risulta così agevole l’ascolto e lo studio della fonetica anche in macchina, addirittura durante la guida!

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PosteID: come modificare i dati del documento di riconoscimento quando scaduto, in modo da poter continuare a utilizzare quello SPID

Premessa

Autenticarsi in modo “sicuro” è diventato praticamente d’obbligo almeno nei siti istituzionali (e.g. INPS, Agenzia delle Entrate, TorinoFacile) e l’uso di credenziali specifiche di sola username/password è solo un ricordo… In un mio post del 2021 (“Dal 1/10/2021 i cittadini potranno accedere all’area riservata solo con SPID, CIE o CNS nei siti dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate: la “rivoluzione” informatica inadeguata che complica solo la vita ai cittadini!“) avevo già espresso i miei dubbi sulla convenienza di abbandonare (eliminandole anche se già presenti) metodologie di autenticazione tradizionali già in corso da anni, in nome di un’ipotetica maggior sicurezza assicurata da SPID/CIE/CNS: comunque per molteplici dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione (e.g. scaricare il proprio CUD) sicuramente quel livello di supposta assoluta sicurezza è proprio necessario? D’altra parte, già quelle tre metodologie di autenticazione consentite ora realizzano livelli di sicurezza ben diversi, anche solo per via del differente supporto utilizzato!

Ricordiamo che ora si possono generalmente utilizzare tre modalità di accesso autenticato:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) rilasciato da diversi attori (e.g. Poste Italiane, TIM);
  • CIE (Carta Identità Elettronica) documento d’identità emessa dal Ministero dell’Interno che oramai sta andando progressivamente a sostituire completamente quella cartacea;
  • CNS cioè la Tessera Sanitaria abilitata a essere Carta Nazionale dei Servizi, emessa dall’Agenzia delle Entrate, spedita a casa del cittadino alla sua naturale scadenza. Nota: vedi qui per sapere come abilitare semplicemmente la Tessera Sanitaria a diventare Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Tutti quei tre metodi indicati permettono una verifica dell’identità del titolare e l’accesso ai servizi online di pubbliche amministrazioni e imprese.
Non so come avvenga in altri Paesi ma è davvero singolare che qui in Italia si sia deciso di adottare ben tre metodologie alternative di autenticazione sicura, una affidata ad attori privati su macro specifiche fornite (ciascuno dei quali le ha implementate in modo differente, rendendo la procedura utente differente per ciascuno), e le altre due istituzionali (una governativa Agenzia delle Entrate e l’altra dicastero del Governo Italiano Ministero dell’Interno) che le hanno implementate anche loro con due metodologie differenti scegliendo anzi due tecnologie differenti La tessera CNS ha un microchip che richiede il suo inserimento in un apposito lettore e inoltre, essendo quel microchip differente, sia su base regionale che temporale, a seconda del chip installato sulla propria carta, si dovrà installare e utilizzare un software diverso! Insomma un bel pasticcio… 🙄
La CIE invece nasce con un microprocessore del tipo contactless e risulta quindi agevolmente leggibile anche solo da un comune smartphone dotato di interfaccia NFC.

Ho già scritto diversi post (vedi in fondo all’articolo) su SPID CIE e CNS evidenziando come attualmente io reputi la CIE spesso la metodologia si autenticazione più comoda e facile da utilizzare, avendo al suo interno microchip contactless leggibile tramite uno smartphone dotato di lettore NFC… oramai quasi tutti.
Anche la CNS sarebbe una buona alternativa in alcune situazioni, ad esempio quanto si deve operare per conto di una persona anziana o comunque incapace di utilizzare servizi offerti online, … anche se poi ci scontra su problematiche di scelte informatiche, come ho evidenziato in quel post, che spesso ne ostacolano l’utilizzo ai non addetti ai lavori.
Infine lo SPID, oltre al fatto che ora ha un costo richiederlo, presenta nel tempo sempre nuove problematiche collegate a come lo specifico fornitore di quel servizio ha implementato il servizio.

Almeno per il PosteID rilasciato dalle Poste Italiane, una problematiche nasce quando scade il documento di riconoscimento che uno aveva fornito nel richiedere tale SPID: infatti, questo comporta il blocco dell’uso dello SPID fin quando non si aggiornano i dati del documento d’identità, operazione non certo agevole per qualsiasi cittadino!
Magari, il documento di identità era stato cambiato mesi prima della sua effettiva scadenza (ad esempio per sostituire una logora carta d’identità cartacea con la più comoda CIE) e quindi questa notifica di Autorizzazione fallita può giungere inaspettata e creare problemi contingenti.
Ovviamente questa problematica di aggiornamento del documento di identità non si presenta nel caso di CIE e CNS, carte intrinsecamente collegate alla persona.

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Andiamo quindi nel vivo del tema affrontato da questo post, vale a dire come aggiornare i dati del documento di riconoscimento quando scaduto, in modo da poter continuare a utilizzare il proprio SPID!

Questo è il messaggio che compare la prima volta che si cerca di autenticarsi con PosteID ed è scaduto il documento di identità originariamente indicato quando la sui è richiesta (nell’esempio si è provato ad autenticarsi con lo SPID per accedere all’app IO):

Si noti che non viene consentito dall’app di effettuare tale aggiornamento del proprio documento di identità che deve invece essere fatto tramite un browser (e.g. Chrome, Edge) accedendo al sito posteid.poste.it, autenticarsi per accedere alla propria area personale e quindi operare nella sezione “I tuoi dati“.
Già questo ovviamente complica inutilmente la procedura (in teoria tale aggiornamento dovrebbe addirittura essere fatto in automatico dal sistema di backend, richiedendolo informaticamente all’anagrafe) e risulta anche incomprensibile da un punto di vista tecnico! Tra l’altro ho verificato che se uno aggiorna i dati del proprio documento d’identità nel sito poste.it sempre delle Poste Italiane, questo non è sufficiente per riattivare l’uso del PosteID: i due siti posteid.poste.it e poste.it hanno una base dati degli utenti disgiunta, ciascuna con i dettagli del documento d’identità della persona che risultano quindi duplicati (entrambi si devono manualmente aggiornare quando si rinnova il documento d’identità per poter proseguire a utilizzare i rispettivi servizi offerti da quei due siti… pur essendo entrambi delle Poste Italiane!! Una mancanza di integrazione tra i due sistemi davvero inconcepibile tecnicamente…
Quindi inutile, ai fini di rendere nuovamente operativo il PosteID, operare come segue nel sito poste.it, aggiornando i dati del documento di identità nella sezione Documento, in quanto questo non ha ripercussioni sulla riattivazione del proprio PosteID:

Si deve invece andare (come già evidenziato e indicato leggendo attentamente il messaggio di motivazione della Autorizzazione fallita) nel sito posteid.poste.it, autenticarsi per accedere alla propria area personale e poi a operare nella sezione “I tuoi dati“.

Ora non so bene se fosse dovuto al fatto che io avessi tentato di autenticarmi con l’app PosteID diverse volte prima di leggere attentamente il messaggio di motivazione di quella Autorizzazione fallita e avessi compreso il da farsi, ma cercando di autenticarmi poi sul sito posteid.poste.it mi era stato segnalato: Attenzione. Credenziali temporaneamente bloccate.

Nella spiegazione sottostante veniva indicato che questo era dovuto al superamento del numero massimo di tentativi (senza specificarne il numero). In verità su quel sito posteid.poste.it il tentativo era stato unico, sebbene le stesse credenziali le avessi usate anche nell’app PosteID, ricevendo quella segnalazione di Autenticazione fallita! Veniva anche indicato che, se uno non ricordava la password poteva chiamare il numero 0645263893 dal cellulare che si era associato a PosteID abilitato a SPID.
Pur essendo sicuro della correttezza della password inserita, ho comunque iniziato quella procedura che mi avrebbe così evitato di attendere i 30 minuti indicati prima di riprovare: il reset della password è stato quindi agevole. Una voce automatica mi ha richiesto se desideravo effettuare tale reimpostazione, premendo un opportuno tasto numerico, e ho ricevuto quasi subito una email con un link idoneo ad accedere alla pagina di definizione di una mia nuova password. Insomma una procedura tutta regolare e usuale… anche se continuo a domandarmi se proprio alla portata di tutti i cittadini.

Mi autentico quindi nel sito posteid.poste.it, tramite un browser, entrando nell’area personale in cui posso gestire la mia identità digitale. In particolare, seleziono la sezione I tuoi dati dove posso effettivamente verificare che i dati presenti sono relativi alla vecchia carta d’identità scaduta. Premo il tasto Modifica dopo avere inserito tutti dati della nuova CIE (facendo attenzione a indicare che era stata emessa dal Ministero dell’Interno e non dall mio Comune come era avvenuto per il precedente documento cartaceo).
Tuttavia, cercando di inoltrare i dati inseriti dopo averli ben verificati, la procedura si blocca inaspettatamente con questa segnalazione: “Attenzione: Si sono verificati degli errori in fase di compilazione. Verifica la correttezza dell’indirizzo prima di proseguire“. Scorro il modulo per raggiungere la sezione dell’indirizzo che verifico essere corretto, ma in cui è stata inserita questa segnalazione: Attenzione: il servizio non può verificare la correttezza dell’indirizzo di domicilio. Per proseguire conferma la scelta… con una checkbox per confermare appunto la correttezza dell’indirizzo inserito. 🙄
Ho selezionato quel checkbox e questa volta l’inoltro di modifica va a buon fine: ricevo a breve una email con allegato un file con tutti i dati anagrafici, compresi quelli della nuova CIE.

Ovviamente le medesime operazioni, viste utilizzando un browser sullo smartphone, si possono effettuare tramite un PC, andando nel medesimo sito posteid.poste.it:

Ancora una volta mi chiedo: quanti cittadini ce l’avrebbero fatta?
Ma proprio non si poteva rendere meno macchinosa una procedura che addirittura poteva essere automatica?

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Altri link:

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Come configurare l’Assistente di Google, uno strumento utile in diverse situazioni, e utilizzarlo per farsi leggere i messaggi, impostare il navigatore, telefonare, effettuare ricerche su Internet e altro ancora!

Tra i molteplici assistenti, quello di Google è probabilmente il più utilizzato e forse uno di quelli che funzionano meglio. Basta dire “Hey Google” o anche “OK Google” e, se configurato nello smartphone, si apre una finestrella in basso dell’assistente che recita “Ciao, come posso aiutarti?“… e questo anche con il telefonino bloccato e il suo schermo spento. Soprattutto se gli si forniscono le dovute autorizzazioni, uno può chiedergli di tutto, da domande semplici quale l’ora e giorno attuale, ad altre più complesse dando una risposta vocale trovata su Internet, che sarà puntuale se possibile o fornendo dei link ad alcuni siti che, se visitati, possono fornire informazioni al riguardo (dicendo: “Ecco cosa ho trovato sul Web“).

Si può anche chiedergli di attivare il navigatore per darti le indicazioni per raggiungere un luogo (e.g. “Ok Google. Portami in via Roma 20“): queste saranno fornite solo vocalmente o anche visivamente qualora il cellulare sia collegato a una vettura con il sistema Android Auto, spesso oramai installato di serie.

Android Auto è un’applicazione che permette di riportare lo schermo del proprio smartphone sul display di bordo dell’auto, ma con un’interfaccia studiata appositamente per un suo utilizzo mentre si è alla guida, evitando quindi distrazioni. Oltre all’utilizzo dei comandi presenti sul volante dell’auto si può quindi ora interagire anche con comandi vocali che consentono di attivare molteplici funzionalità appunto tramite l’Assistente Google (e.g. leggere/inviare messaggi WhatsApp, effettuare chiamate a un numero presente nella nostra rubrica, ottenere indicazioni stradali, riprodurre musica, conoscere la temperatura esterna e le previsioni meteo) in questo caso tramite l’app Android Auto (sempre di Google, e in cui è integrato quell’assistente) che deve essere ovviamente installata nello smartphone.
Ma l’utilizzo di Android Auto consente unicamente di avere oltre a un riscontro solo audio anche uno visivo sul display a bordo dell’auto a cui è collegato lo smartphone via bluetooth (o tramite collegamento con cavo usb, talvolta indispensabile se il modello non è recente): per il resto si possono realizzare le medesime funzionalità richiedendole vocalmente all’Assistente Google del proprio smartphone e utilizzando eventualmente il suo display. Ho notato che in questo caso alcune funzionalità non possono essere attivate per problemi di privacy, se il telefono è nello stato bloccato, quale ad esempio chiedere “Ok Google. Portami a casa” e quindi non indicando un indirizzo generico (e.g. “Ok Google. Portami in via Roma 20”), in quanto fornire tale indicazione può ledere il diritto alla privacy del possessore del cellulare che, solo se sbloccato con il PIN, potrà fornire anche tale tipologia di navigazione.

Se uno è impegnato o impossibilitato a leggere il testo di un messaggio WhatsApp (e.g. è alla guida o sta effettuando un lavoro manuale) si può farsi leggere i nuovi messaggi ricevuti tramite sintesi vocale, sempre tramite quell’assistente. Basta dire “Ok Google. Leggimi i messaggi WhatsApp”.

Perché tutte le funzionalità dell’assistente Google siano disponibili, è necessario non solo renderlo attivo quale assistente scelto dall’utente per quel suo smartphone (di assistenti possibili ce ne sono diversi, alcuni specificatamente sviluppati dal costruttore, quale ad esempio Galaxy AI di Samsung, o Alexa integrato nei dispositivi Amazon), ma anche avere attivato, se già non è stato fatto, lautorizzazione all’Assistente di Google di leggere le notifiche arrivate sul proprio cellulare [andando nelle Impostazioni del telefono e quindi in Accesso speciale /Accesso alle notifiche e infine mettendo a ON l’interruttore relativo all’app Google], indispensabile se si desidera ad esempio farsi leggere a mani libere i nuovi messaggi ricevuti (e.g SMS, WhatsApp).

L’app di riferimento è infatti quella Google, quella stessa spesso utilizzata anche per le ricerche su Internet [anche se io, personalmente, preferisco utilizzare un browser, vala e a dire un’app appositamente realizzata solo a tale scopo (e.g. Chrome di Google stessa o Edge di Microsoft) e non quell’app Google che racchiude in se molteplici funzionalità, tra cui anche quelle di configurazione dell’Assistente vocale e del proprio account Google].
Infatti, andando lanciando l’app Google e facendo click sull’icona (in alto a destra) della persona attualmente autenticata in Google, si apre un menù in cui c’è una voce Impostazioni e, se si seleziona quest’ultima, si passa a una pagina successiva che consente tra l’altro sia di configurare l’Assistente Google.

In particolare, andando nella sezione Assistente Google, si trovano molteplici impostazioni che si possono configurare tra cui:

  • Hey Google e Voice Match, per fargli riconoscere la tua specifica voce, distinguendola da quella di altre persone (un semplice wizard fa leggere alcune frasi/comandi e consente all’assistente di riconoscere il proprio parlato);
  • Lingue, per definire le lingue con cui parlare all’assistente: consiglio di impostarne una sola per facilitare il riconoscimento, sebbene se ne possano indicare anche diverse;
  • Voci e suoni dell’assistente, per selezionare appunto la voce preferita e che verrà utilizzata dall’assistente per rispondere: attualmente ce ne sono solo due, una maschile e una femminile.
  • Schermata di blocco, per consentire all’assistente di rispondere anche con lo smartphone bloccato (per ricevere risultati personali, ad esempio contatti e messaggi, vedi qui);
  • Generali, per attivare l’assistente Google e regolare la sua modalità di risposta;
  • Notifiche: si possono impostare anche le notifiche ma consiglio di disattivare tale funzionalità per evitare di essere sommersi di email/notifiche sul cellulare;
  • Riconoscimento vocale offline: per scaricare in locale il pacchetto per il riconoscimento, in modo che l’assistente possa funzionare anche in temporanea assenza di collegamento dati, ovviamente limitatamente non avendo in quel momento accesso alle informazioni presenti su Internet!
  • Risultati personali, per ricevere info/suggerimenti personalizzati;
  • Assistenti digitali di Google: se uno non lo sa già, qui tra l’altro si scopre che Google ha ben due assistenti, l’Assistente Google e Gemini, il nuovo assistente vocale multilingue basato sull’intelligenza artificiale, anche questo gratuito e integrato con le app di Google: da poco (ottobre 2024) parla anche italiano e offre interazioni naturali e attività complesse. A differenza di altri assistenti, consente di chiudere la conversazione senza interrompere la sessione. A Gemini, in quanto assistente AI, si può chiedere di generare contenuti (e.g. un’email, un messaggio di testo o un documento) descrivendogli quello che uno desidererebbe. Diversamente ad altri assistenti AI – e.g. ChatGPT, Apple IntelligenceGemini è gratis e risulta disponibile per tutti (anche in Europa), oltre a essere integrato in tutte le app di Google!
    Ma di Gemini in dettaglio ne parlerò sicuramente in futuro… per ora “accontentiamoci” di impostare l’Assistente Google!!
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Come dettare il testo da inviare su WhatsApp in modo che venga trascritto e si eviti così di inviare messaggi vocali spesso fastidiosi e che comunque occupano inutilmente spazio dati sul cellulare sia di chi lo invia sia di chi lo riceve

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Premessa

È oramai risaputo che una delle maggiori cause di riempimento della memoria di uno smartphone è l’app WhatsApp, troppo spesso utilizzata non solo per chattare, ma anche e soprattutto per scambiarsi video, GIF animate, immagini e audio anche di notevoli dimensioni: questi, se non cancellati una volta visti/sentiti, vanno appunto gradualmente a saturare lo spazio a disposizione sul telefonino. Per di più, tutta questa mole di messaggi, seppur siano generalmente usa e getta, contribuisce anche a saturare la memoria fornita sul cloud di Google (i soli 15 GB gratuiti) se, come quasi sempre avviene, si è impostato di effettuare il backup delle chat su quel cloud. Come si vede dall’immagine seguente, seppure io cerchi sempre di cancellare (o salvare esternamente a WhatsApp se di interesse futuro) i contenuti multimediali dei messaggi, attualmente il backup del mio WhatsApp è di ben 2,36 GB, più di 1/3 di tutte le mie email su Gmail!!

Vedi anche i miei post Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail e Come fare a bloccare il salvataggio automatico delle fotografie dello smartphone su Google Foto e cancellare in blocco quelle già salvate che saturano il proprio spazio sul cloud di Google, condiviso con Gmail e Google Drive.

È vero che sono soprattutto i video e le immagini a pesare in termini di dimensioni, ma anche i messaggi vocali non scherzano… soprattutto quelli di diversi minuti: mi capita talvolta di ricevere messaggi audio anche di più di 15 minuti 😮… e non da belle fanciulle con voce suadente!! 🙄
Ho voluto fare una semplice prova, mandando un messaggio vocale della durata di un minuto e poi inviandone un altro con solo testo e il medesimo contenuto. Salvando poi entrambi localmente, si crea rispettivamente un file di più di 100KByte e un altro inferiore a 700 byte: quel file audio occupa perciò una memoria 142 volte superiore al solo medesimo messaggio inviato come testo!
Qualcuno potrebbe obiettare che con le memorie attuali degli smartphone non è poi così penalizzante… ma provate e moltiplicare il tutto per la durata effettiva di alcuni messaggi vocali (alcuni, come ho già detto, anche di diversi minuti) e per quanti ne ricevere ogni giorno, e comprenderete bene che nel giro di qualche mese/anno l’occupazione di spazio dati imputabile a loro non è indifferente.
Non mi stupisco quindi che spesso, andando a vedere l’occupazione di memoria dalle Impostazioni di uno smartphone di amici (che mi hanno chiamato preoccupati per il fatto che il loro cellulare non funziona più come un tempo), trovo che l’app che occupa più memoria è proprio quella di WhatsApp. Talvolta l’unico consiglio che posso dare loro per far rivivere quello smartphone magari datato, è quello di disinstallare completamente quell’app e di non recuperare il suo backup (anzi di cancellare i backup dei messaggi di WhatsApp presenti su Google One!) per poi reinstallarla da zero… Ovviamente non ci saranno più tutte le chat pregresse che andranno perse… ma almeno si riesce nuovamente a utilizzare quel telefono! Purtroppo, non salvando per tempo localmente i (pochi) messaggi utili che uno ha ricevuto, questa soluzione drastica terrorizza 😱e si tende a non percorrerla… anche se sarebbe assai opportuna!

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Come fare a dettare il testo da inviare su WhatsApp in modo che venga trascritto e si eviti così di inviare messaggi vocali spesso fastidiosi e che comunque occupano inutilmente spazio dati sul cellulare sia di chi lo invia sia di chi lo riceve

Andiamo ora al tema specifico di questo post! 🤗
Sì, perché abbiamo già visto nella premessa che inviare solo il testo di un messaggio vocale occupa molto meno spazio che inviarne la sua registrazione, ma esistono anche ulteriori motivi per cui inviare/ricevere un messaggio di testo risulta più conveniente e preferibile:

  • Lo si può leggere anche quando uno si trova in un luogo dove non si può disturbare (e.g. cinema, teatro, sul lavoro) e senza necessariamente fare sapere ad altri il suo contenuto.
  • La lettura di un messaggio di testo è sicuramente più veloce rispetto all’ascolto di un messaggio vocale (anche se, per fortuna, WhatsApp consente di accelerarne la lettura a x1.5 o x2!)
  • Se il messaggio contiene informazioni utili (e.g. nome di persone/negozio, data, indirizzo, ora), queste risultano più agevoli da riprendere in un secondo momento… senza doversi poi risentire il messaggio vocale dall’inizio!
  • Utilizzando la trascrizione, la velocità e comodità che si ottiene è identico a quello che si avrebbe inviando un messaggio vocale.
  • E infine, qualora uno sia impegnato o impossibilitato a leggere il testo di un messaggio (e.g. è alla guida o sta effettuando un lavoro manuale) si può sempre farsi leggere i nuovi messaggi ricevuti tramite sintesi vocale. Basta dire “Ok Google. Leggimi i messaggi WhatsApp” dopo avere ovviamente attivato, se già non è stato fatto, l’autorizzazione all’Assistente di Google di leggere le notifiche [andando nelle Impostazioni del telefono e quindi in Accesso speciale /Accesso alle notifiche e quindi mettere a ON l’interruttore relativo all’app Google] (vedi il post Come configurare l’Assistente di Google, uno strumento utile in diverse situazioni e utilizzarlo per farsi leggere i messaggi, impostare il navigatore, telefonare, effettuare ricerche su Internet e altro ancora!).

Vediamo quindi come fare a mandare un messaggio WhatsApp trasformando, in modo semplice e veloce, ciò che diciamo vocalmente in un testo che viene scritto nel campo da inviare:

  • Toccare il campo di immissione di un nuovo messaggio: viene aperta automaticamente la tastiera che consentirebbe appunto la scrittura del testo che ora invece verrà inserito automaticamente trascrivendo ciò che detteremo, tramite riconoscimento vocale.
  • Cercare e toccare l’icona del microfono presente nella tastiera (NOTA: non il pulsante verde del microfono di WhatsApp che invece attiverebbe la registrazione vocale solita!). Tale icona può essere posizionata in punti differenti a seconda della tipologia di tastiera e addirittura della sua versione. Ad esempio, la tastiera Samsung ha recentemente spostato tale icona del microfono dalla barra dei comandi presente sopra i tasti (dove un tempo era e abitualmente ancora oggi è presente in altre tastiere quale quella Microsoft [Microsoft SwiftKey AI Keyboard]): ora si trova in basso a sinistra, al livello dei tre pulsanti standard dei dispositivi Android (i.e. per intenderci, quelli che consentono di vedere le app attive, andare nella homepage e tornare indietro).

Sarete sbalorditi dalla bontà della trascrizione, ovviamente se uno si trova in un posto non rumoroso dove nessuna altro sta parlando. Se per caso ciò non avvenisse, sicuramente è imputabile al fatto che si è impostato nell’Assistente Google una lingua che non è quella con cui si è parlato per la trascrizione in testo. Lanciare quindi l’app Google, andando nelle sue Impostazioni e operare come segue. In particolare, se si fossero impostate più lingue (anche se è consentito) e sorgesse questa problematica, consiglio di provare a lasciare solo quella con cui si intende dettare.

Si noti che, se uno tiene premuto quell’icona di microfono per un 3″ al posto di toccarlo normalmente, anziché attivarsi la trascrizione compare una finestra di popup che consente di selezionare Inserimento vocale o Metodo di inserimento: selezionando quest’ultima scelta, vengono proposte le diverse la tipologia di tastiera installate (e.g. Tastiera Microsoft SwiftKey, Tastiera Samsung) o appunto la Digitazione vocale di Google:

  • A questo punto si aprirà la finestra seguente dove la registrazione e trascrizione risulta già attiva e tutto quello che uno dice sarà trasformato in testo: premendo il pulsante azzurro si può mettere in pausa l’ascolto/trascrizione (magari per eventualmente correggere qualcosa nel testo già trascritto), per poi eventualmente riattivarlo premendolo nuovamente.

Infine, non molti sanno che tra le impostazioni di WhatApp c’è anche una sezione che consente di gestire (ed eventualmente cancellare) gli allegati multimediali (audio, foto e video) presenti nei messaggi inviati/ricevuti e quindi presenti nella memoria occupata da quell’app stessa. Vii invito (oltre a non inviare più messaggi audio che intasano inutilmente sia il vostro cellulare sia quello del ricevente) ad andare in quella sezione e cancellare tutti gli audio (difficilmente uno li vuole mantenere!) e magari anche alcuni video/immagini… sicuramente quelli indicati come inoltrati molte volte e i GIF animati!

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Laboratorio dell’arco: spettacolo teatrale “Assassinate la zitella” (Sala Scicluna 6 aprile 2024)

A memoria di una rappresentazione teatrale passata, eccovi il link di alcune fotografie dello spettacolo:

https://www.amazon.it/photos/share/5h7c0zbqbszEyGSczX3FilTtxOPh7gQe2APVaSkUumc

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Come fare a bloccare il salvataggio automatico delle fotografie dello smartphone su Google Foto e cancellare in blocco quelle già salvate che saturano il proprio spazio sul cloud di Google, condiviso con Gmail e Google Drive

Tempo fa avevo scritto il post Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail in cui avevo mostrato come poter ridurre lo spazio occupato dalle mail di Gmail sul cloud di Google, qualora uno utilizzi quel server di posta elettronica. Questa necessità risulta quanto mai impellente quando uno riceve l’avvertimento che lo spazio a propria disposizione (15 GB gratuitamente) sta per esaurirsi, con il rischio quindi presto di non poter più neppure ricevere/inviare delle email!
In quel post avevo anche evidenziato come quei 15 GB di spazio offerti gratuitamente da Google non sono molti se si tiene conto che vengono utilizzati non solo per memorizzare le proprie mail su Gmail (se uno utilizza quel server di posta) ma anche i contenuti del proprio Google Drive e Google Foto. Spesso lo spazio occupato dalle email è minore di quello occupato da foto/video: infatti, sebbene la quantità di email ricevute giornalmente (comprese quelle di spam e pubblicitarie) può essere elevato, la quantità di foto scattate con lo smartphone e magari salvate in automatico come backup su Google Foto è tale che qualsiasi sia lo spazio a disposizione, questo prima o poi si esaurisce… è solo questione di tempo!!
Avevo quindi consigliato di riservare quello spazio su Google principalmente a contenete le email di Gmail e quindi effettuare i salvataggi di foto (e documenti) su altri cloud più economici, ad esempio OneDrive associato a Office 365 o, relativamente al solo backup delle immagini, ancor meglio su Amazon Photos essendo senza limiti e compreso tra i servizi inclusi con Amazon Prime: vedi Come comperare/rinnovare Microsoft 365 Family a 59,99€ per 15 mesi (anziché a 99€ per soli 12 mesi!)).

In questo post estenderò le informazioni là già fornite indicando sia come bloccare il salvataggio automatico delle proprie foto del telefonino su Google Photos e magari impostare di farlo su un altro cloud sia come poi cancellare le innumerevoli foto che sono già presenti sul cloud di Google e che contribuiscono a saturare lo spazio gratuito a disposizione (insieme alle mail di Gmail e ai documenti su Google Drive). Infatti, generalmente una grossa percentuale di spazio viene proprio utilizzata per contenere il backup di tali fotografie, dal momento che avviene in automatico (anche se magari solo quando lo smartphone è collegato a un WiFi). Spiegherò quindi anche come velocizzare tale cancellazione di foto sul server di Google, effettuandola in blocco e non agendo su singole o poche foto.

A questo punto lo spazio fornito da Google rimarrà principalmente dedicato a contenere le proprie email su Gmail e i backup delle app presenti sul proprio smartphone ed eventualmente dei messaggi su WhatsApp: sicuramente i tempi per saturarlo si accorciano di molto se uno utilizza pesantemente gli altri due servizi Google che utilizzano quel medesimo spazio di memoria personale (i.e. Google Drive e Google Foto)!

Cancellando le mail di pubblicità e il salvataggio delle foto, pur utilizzando Gmail come mail personale principale, lo spazio a disposizione gratuito mi risulta ancora sufficiente dopo diversi decenni, nonostante spesso abbia inviato email con allegati anche pesanti.

Nel seguito mostro come raggiungere, con un browser su PC, la sezione del sito di Google che mostra l’occupazione attuale dello spazio di memoria che uno ha disposizione e.g. i 15 GB gratuiti se uno non ha aderito a un piano di abbonamento a pagamento): il link diretto è https://one.google.com/storage ma si può anche raggiungere, ad esempio, dalla pagina del sito Gmail, cliccare sulla propria immagine in alto a destra, selezionare il link con l’immagine della nuvola in cui viene anche indicata la percentuale utilizzata del proprio spazio dati. Qui si può quindi andare a vedere il dettaglio sia dell’Archiviazione (dove si vede anche graficamente la percentuale occupata da ciascuno dei servizi Google (i.e. Google Drive, Gmail, Google Foto, Backup del dispositivo, Altro in cui ci sono tipicamente i backup dei messaggi di WhatsApp). In particolare, nella sezione Backup del proprio cellulare, si può conoscere la quantità di dati impiegati per salvare Foto e video, SMS e MMS, Cronologia chiamate, Impostazioni dispositivo e infine dati relativi a ciascuna app installata). Se uno ha cambiato smartphone nel tempo, può essere che uno trovi, nella sezione Copie di Backup, anche il backup di telefoni in disuso, sicuramente da eliminare liberando ulteriore spazio.

Per cancellare quindi tutte le foto salvate sul cloud di Google, basta cliccare sull’iconcina a sinistra della riga relativa a Google Foto (evidenziata nella figura): si apre infatti così il sito Google Foto che mostra tutte le foto presenti. Per cancellare in blocco un intervallo temporale anche di centinaia di foto, è sufficiente cliccare nel cerchietto in alto a sinistra sulla prima foto da selezionare e poi, tenendo premuto il tasto di Maiuscolo della tastiera fisica del PC, scorrere il tempo a ritroso tramite il cursore che compare a destra se si posiziona il mouse sul bordo destro della galleria di immagini e infine cliccando (sempre nel cerchietto in alto a sinistra) nell’ultima foto che si intenderà poi eliminare: in questo modo verranno selezionate tutte le foto di quell’intervallo temporale, il cui numero viene indicato in alto a sinistra. A questo punto per cancellare tutte le foto selezionate è sufficiente premere sul cestino in alto a destra:

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Se poi si desidera bloccare il salvataggio in automatico di foto/video dal proprio smartphone sul cloud Google in Google Foto, si deve agire come segue andando nelle impostazioni dell’app Google Foto sul proprio cellulare verificando (ed eventualmente bloccando tale tipologia di backup delle foto):

Anche andando nelle Impostazioni del telefono nella sua sezione Account e backup, si può andare nella parte relativa a Google Drive e verificare quei dati sono sottoposti a backup su quel cloud: in particolare si deve verificare che relativamente a Foto e video ci sia scritto off, a indicare la disattivazione di quel salvataggio in automatico:

Infine, se uno ha un abbonamento a Microsoft 365 Family che include 1Tera di spazio sul cloud OneDrive di Microsoft (fino a 6 persone associate a quell’abbonamento, per un totale di 6 TB di spazio dati), può quindi effettuare un salvataggio in automatico delle foto e dei video su quel cloud impostandolo tipicamente dalle impostazioni dell’app di visualizzazione delle foto scattate, ad esempio l’app Galleria presente di default in tutti gli smartphone Samsung.

In altermantiva, si può operare direttamente tramite l’app OneDrive:

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P.S.

Un altro metodo alternativo per effettuare il backup è quello di utilizzare il cloud di Amazon: il salvataggio illimitato delle sole fotografie è compreso gratuitamente tra i servizi offerti dell’abbonamento a Prime di Amazon.

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Come comperare/rinnovare Microsoft 365 Family a 59,99€ per 15 mesi (anziché a 99€ per soli 12 mesi!)

Ho già in passato scritto alcuni post in cui indicavo il pacchetto Microsoft 365 Family come un’ottima soluzione che consente a ben 6 persone (chi acquista l’abbonamento + 5 utenti Microsoft che lo stesso può indicare) di avere non solo la suite Office 365 (i.e. Word, Excel, PowerPoint, Access, Outlook, OneNote, OneDrive, Microsoft Defender, Clipchamp, Microsoft Teams, Microsoft Forms, Copilot) sempre aggiornata, ma anche 1 Tera di memoria su OneDrive (o meglio, 1 TB a ciascuna delle 6 persone specificate, vale a dire complessivamente 6 TB).
[Vedi: How to have, for only 12€/year, automatically saved your photos and videos from your smartphone to OneDrive (till 1TB) and much more!; Microsoft regala Office 365 Personal e 1TB di OneDrive per 1 anno; Use of Office 365 in a business working group; OneDrive e Office Online: un connubio perfetto … con possibilità di co-authoring in tempo reale!; Family useful features available for Microsoft accounts: “Family Calendar” and more; Speech-to-Text: come trascrivere automaticamente una registrazione audio in un documento Word].
Si noti che la suite comprende anche SW un tempo non presenti in Office quale, ad esempio, Clipchamp (si tratta di editor video online che permette di migliorare e modificare video direttamente dal browser, senza dover caricare i file sul cloud: è stato progettato per rendere la creazione di video facile per tutti, anche per chi non ha esperienza di editing, consentendo di combinare video, immagini e file audio, aggiungere testo ed effetti e salvare quindi il video finito nel computer).

In questo link puoi eventualmente trovare ulteriori informazioni sul contenuto di questo pacchetto e in quest’altro un confronto tra tutte le diverse versioni di Office. Tutte le app si troveranno online su https://www.microsoft365.com/apps.
Avevo fatto notare come anche solo il Tera di memoria in cloud per ben 6 persone per un anno valesse ampiamente la spesa, tenendo conto di quanto costerebbe annualmente ampliare il proprio spazio sul Cloud di Google (utilizzato sia da Google Drive sia da Gmail sia da Google Foto). Infatti, si noti che questi 3 servizi condividono tutti i soli 15GB forniti gratuitamente a tutti gli utenti di Google: soprattutto se uno ha Gmail come email (e riceve/spedisce posta con allegati) e per di più salva in automatico tutte le foto scattate dal proprio smartphone (nota: spesso di default c’è questa configurazione su un telefonino Android), quello spazio si esaurisce abbastanza facilmente, generalmente in pochissimi anni. Se non si libera spazio, ad esempio salvandosi le foto altrove (in locale o su altro cloud) e/o cancellando parte delle email ricevute/inviate, ci si ritrova a dover acquistare da Google dell’ulteriore spazio, venduto a caro prezzo (100GB per 19,99€/anno) [vedi Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail]. Si noti che 100GB sono 1/10 di 1TB (i.e. 1TB = 1000GB) per cui anche solo il Tera fornito su OneDrive a chi acquista Microsoft 365 Family costerebbe in proporzione sul cloud di Google 199,9€/anno (19,99€/anno x 10)… senza contare gli altri 5 Tera che possono essere utilizzati (1 Tera ciascuno) da altri parenti/amici (associabili da chi lo acquista) a quel medesimo abbonamento a Microsoft 365 Family!! Insomma, una diversità di prezzo incredibile!

Si noti che se quello spazio di 15GB forniti gratuitamente da Google si saturano, non si possono più neppure ricevere/inviare email qualora uno utilizzi Gmail come servizio di posta!! A tale proposito vi invito a leggere il mio vecchio post Come fare quando si è quasi esaurito lo spazio di archiviazione su Gmail in cui mostro come agevolmente liberare spazio e continuare a rendere quel minimo spazio gratuito ancora sufficiente…
Vi invito inoltre a cambiare sul vostro smartphone, l’impostazione (che uno si trova generalmente di default, essendo spesso utilizzata l’app Google Foto come gestore/visualizzatore delle foto scattate) che fa in modo di salvare automaticamente tutte le foto scattate sul cloud di Google. Se avete Microsoft 365 Family e quindi 1TB su OneDrive, potete installarvi sul vostro smartphone l’app OneDrive e impostare quel cloud per salvare le foto effettuate, in alternativa a quello di Google.
[Nota – In alternativa o in aggiunta, si può anche utilizzare il cloud Amazon: molte persone che hanno l’abbonamento Prime su Amazon, non sanno che tra i servizi compresi c’è anche la possibilità di memorizzazione illimitata di fotografie tramite l’app Amazon Photos, con anche la possibilità di condivisione (e.g. Immondizia che continua a essere presente a tutt’oggi – nel Trincerone permangono a tutt’oggi (6-1-2019), a più di un mese dalla inutile devastazione di tutta la flora presente, tutti i rifiuti che non sono stati ancora raccolti].
[Vedi: Amazon Prime: di tutto e di più … e per gli studenti universitari ora è ad un prezzo scontatissimo!]

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Se ora sei convinto della convenienza di acquistare il pacchetto Microsoft 365 Family o lo possiedi già e prossimamente dovrai rinnovare l’abbonamento annuale, eccoti alcuni consigli per minimizzare la spesa in modo da quasi dimezzarla rispetto ai 99€/anno previsti di default se si imposta una fatturazione ricorrente annuale.

Se hai già un abbonamento a Microsoft 365 Family ti consiglio innanzitutto di modificare l’opzione di rinnovo automatico con pagamento tramite la carta impostata nel tuo account Microsoft, in modo da poter effettuare in alternativa il rinnovo acquistando quel medesimo pacchetto altrove: ad esempio da un’offerta presente sul sito Amazon e inserendo poi (come si vedrà nel seguito) il codice di attivazione fornito tramite quell’acquisto. Il prezzo che si pagherà sarà decisamente inferiore a quello di default… talvolta anche quasi la metà se si tratta di un’offerta!!

Ad esempio, ora che c’è la settimana del Black Friday, Microsoft 365 Family lo si trova a soli 59,99€ per 15 mesi (non 12!!): si tratta di un bundle che prevede di ottenere anche un antivirus – Norton, F-Secure o McAfee – che consiglio comunque poi di non utilizzare, essendo già ottimo l’antivirus Microsoft Defender presente già di default e gratuitamente in tutti i PC Windows 10/11)!

Ecco i link per approfittare dell’offerta che ora c’è del black friday (P.S. generalmente comunque queste tipologie di bundle sono sempre scontate e, tenendo conto che forniscono un abbonamento per 15 mesi, sono in genere sempre più convenienti che acquistare il solo pacchetto Microsoft 365 Family che, pur costando forse qualche euro in meno, è per soli 12 mesi)

Ripeto, penso sia indifferente scegliere uno o l’altro bundle, il costo è identico e, come ho sottolineato, sconsiglio comunque di installare un altro antivirus che può solo rallentare Windows senza portare particolari giovamenti relativamente alla protezione già effettuata da Microsoft Defender, antivirus Microsoft già presente gratuitamente di default.
Conviene comunque acquistare quel bundle dal momento che l’acquisto del solo pacchetto Microsoft 365 Family sempre su Amazon (venduto da Microsoft) verrebbe a costare di più (attualmente 67,99€ tra l’altro per soli 12 mesi e non 15), seppur sempre meno dei 99,9€ che uno pagherebbe se si ha impostato un rinnovo/pagamento automatico dall’impostazione dell’abbonamento sulla propria utenza Microsoft!

Se uno è già abbonato a Microsoft 365 Family, quando si è in prossimità della scadenza, compare, accedendo ad esempio a OneDrive, la seguente segnalazione: si noti comunque che uno può acquistare il codice di attivazione/rinnovo anche mesi prima che l’abbonamento in corso scada ed eventualmente può anche prolungarlo già mesi prima della sua effettiva scadenza!
Per questo conviene approfittare di offerte in corso anche mesi prima dell’effettiva data di scadenza di quell’abbonamento…

Per attivare quindi il codice ricevuto una volta effettuato l’acquisto più opportuno su Amazon, si deve procedere come mostrato nel seguente mio post: Come attivare/rinnovare un abbonamento a Office 365 tramite il codice ricevuto acquistandolo su Amazon

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App “112 Where are U”, un’app da avere sul proprio smartphone: sua utilità e limitazioni

Sono venuto a conoscenza di questa app 112 Where are U gratuita non da molto sebbene esista da molti anni, penso dal 2015: è stata sviluppata da AREU, Agenzia Regionale Emergenza e Urgenza della Regione Lombardia.
Sicuramente si è evoluta nel tempo anche se, stranamente, sembra non sia ancora possibile utilizzarla in tutte le regioni (vengono elencate solo Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Toscana, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trento, Bolzano, Marche, Umbria, Sicilia, Sardegna)… anche se non ne comprendo il motivo anche da un punto di vista tecnico!

Scrivo questo post quindi per pubblicizzarla ulteriormente riportando informazioni che già si trovano agevolmente su Internet se uno conosce l’esistenza di tale app: il suo nome non aiuta molto a comprenderne bene l’utilizzo, seppure l’icona 112 meglio esplicita la sua funzione. Quest’app è infatti strettamente collegata al Numero di Emergenza Europeo 112, che è il punto di contatto unico per richiedere assistenza da parte di Polizia, Vigili del Fuoco o servizi di ambulanza. Sostanzialmente consente di agevolare la comunicazione con il 112, rendendola più efficiente e immediata in situazioni di emergenza.
Gli utenti hanno la possibilità di scegliere, lanciando l’app, la modalità di comunicazione più appropriata in base alla situazione in cui si trovano. Possono infatti inoltrare la richiesta di aiuto sia tramite una chiamata vocale standard sia utilizzando una chat sia con una modalità silenziosa.

Trovo soprattutto quest’ultima possibilità molto utile, ad esempio nel caso in cui la situazione di pericolo non consenta di poter parlare e neppure di scrivere in una chat: tanto le informazioni essenziali per ricevere un aiuto adeguato sono già inviate dall’app stessa in autonomia. Infatti, dopo un’opportuna configurazione assai semplice da effettuare, quell’app invia al 112 la posizione GPS di chi richiede aiuto, i suoi dati anagrafici ed eventuali contatti di persone (e.g. figli, parenti, amici) se configurati dall’utilizzatore dell’app.
La geolocalizzazione viene sicuramente in aiuto soprattutto per quelle persone che, durante la chiamata al servizio di emergenza, facilmente vanno in panico e non riuscirebbero a dire dove si trovano esattamente. 
Inoltre, nell’inoltrare la richiesta, la persona può selezionare il tipo di servizio di emergenza richiesto (Soccorso Sanitario, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine). Tuttavia, trovo un po’ limitative queste sole tre possibilità previste, in quanto richiedono alla persona una selezione del servizio da richiedere piuttosto che un’indicazione della situazione di emergenza in cui si sta trovando: quest’ultima sarebbe, a mio parere, l’informazione più utile da inviare al centro servizi 112 che dovrebbe poi di conseguenza inoltrare la segnalazione ai servizi che reputa più adeguati alla segnalazione ricevuta. Mi sarei aspettato quindi delle icone con scritte che indicassero possibili situazioni tipiche di richiesta di emergenza (e.g. fuoco, perdita gas, allagamento, ladro, furto, aggressione, incidente, persona che sta male, intervento psichiatrico, altro): ovviamente questa indicazione puntuale servirebbe soprattutto qualora la richiesta venga inoltrata in modo silenzioso e quindi non ci sia la possibilità da parte dell’operatore del 112 di ricevere, tramite un colloquio, ulteriori informazioni dal richiedente aiuto.

Come funziona l’app Where Are U, lo spiega bene questo video realizzato anche con il linguaggio LIS, per renderlo comprensibile anche ai non udenti:

Penso che comunque quest’app possa risultare utile a chiunque, soprattutto alle persone anziane, in quanto consente di inviare automaticamente le informazioni di localizzazione e numeri telefonici (e.g. quelli dei figli) che possono essere eventualmente utilizzati dal soccorritore in caso di necessità. Reputo perciò importante configurare l’app in tutte le sue (poche e semplici) sezioni, anche relativamente ai contatti da associare ciascuno a una specifica tipologia (e.g. moglie/marito, figlio, parente, amico). L’insieme di tutte queste informazioni ricevute automaticamente servono per accelerare i tempi di intervento anche qualora uno scelga di effettuare un collegamento vocale con il 112, venendo già subito l’operatore a conoscenza delle informazioni essenziali sulle quali si dovrà intervenire.

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Link utili

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Surface 2, alias quando un PC diventa inutilizzabile, anche solo per navigare su Internet, dopo meno di 10 anni dalla sua fine produzione: possibili soluzioni per renderlo ancora utile

Oramai è palese che un dispositivo informatico ha una vita limitata anche se il suo HW funziona ancora perfettamente e le funzionalità che era in grado di fornire erano sufficienti per il suo utilizzatore! Purtroppo infatti è il SW a decretarne la morte, sistema operativo in primis ma anche i programmi essenziali quali i browser, che non si aggiornano più e di fatto lo rendono inutilizzabile.

Ho un Surface 2,  tablet ibrido con Windows RT rilasciato da Microsoft il 22 ottobre 2013 e non più prodotto da gennaio 2015. Microsoft ha fornito aggiornamenti di sicurezza per il dispositivo fino a gennaio 2023 ma solo fio a qualche mese fa era ancora comunque utilizzabile per le sue funzionalità base.

Ho ripreso in mano ultimamente questo tablet che ha sempre funzionato egregiamente per le sue possibilità e mi sono accorto che comunque l’ultimo suo aggiornamento reso disponibile da Windows Update risale a 18/4/2024 quindi posteriore al dichiarato termine di supporto (10 gennaio 2023): tuttavia ora ho provato anche solo a navigare su Internet e mi viene detto che il browser Internet Explorer non è più supportato e praticamente la navigazione sul Web risulta quasi impossibile (e.g. YouTube non funziona su quel browser e anche altri siti, quale questo mio blog, hanno un rendering non corretto). Inutile provare a installare altri browser (e.g, Edge o Chrome) in quanto gli eseguibili non risultano compatibili con quel sistema operativo sviluppato per piattaforma ARM.

Che farne? Poco utile è stato scrivere nel forum della community Microsoft in cui gentilmente qualcuno si è limitato a confermarmi che Microsoft ha sospeso da tempo il supporto sia per l’hardware che per il browser e, relativamente alla possibilità di installarci altri sistemi operativi, a indicarmi che esistevano altri forum non Microsoft al riguardo. 🙄

Ho quindi effettuato una più approfondita ricerca sul Web e ho trovato principalmente questi due riferimenti che reputo di interesse e che quindi appunto in questo post per eventuali futuri indagini e prove:

Non so se avrò tempo o voglia di provare a riportare in vita questo dispositivo sebbene perfettamente funzionante da un punto di vista hardware, anche relativamente alla tenuta della sua batteria.
Tuttavia è un vero peccato buttarlo in discarica quando potrebbe ancora egregiamente servire a qualcuno… 😥

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UNI3 – Università della terza età: corso di informatica (livello 1)

Quest’anno abbiamo conosciuto, casualmente a un concerto di musica classica, Giuseppe Campra, fondatore nel lontano 1975 della prima Università della Terza Età (UNI3 di Torino): dopo avergli parlato e avere avuto modo di apprezzarlo sia per la sua cultura sia per le sue molteplici iniziative, sia io sia mia moglie ci siamo resi disponibili a insegnare a un corso relativo al computer, lei alla medicina. Sebbene esistano oggi ben altre due università della terza età nella sola Torino, abbiamo apprezzato il clima familiare che si respira in questa UNI3 che è stata la prima a nascere ben 50 anni e continua a offrire una buona scelta tra corsi e laboratori oltre a molteplici iniziative culturali in Torino e a Graglia:

Nel seguito riporto quanto ho indicato relativamente all’obiettivo di questo mio corso e ai suoi contenuti. In fondo a questo post troverete poi un elenco di link (che andrò ad ampliare nel tempo) utili per ripassare/approfondire argomenti trattati a lezione.

Il corso di informatica (livello 1) ha come obiettivo principale quello di aiutare gli iscritti a usare il loro computer per le funzionalità di cui hanno necessità e di far loro scoprire in che cosa un PC può tornare loro utile in prima persona.
In quest’ottica, è opportuno che chi possiede un PC portatile personale (con qualsiasi versione di Windows) lo porti con sé durante le lezioni, per poterlo utilizzare in alternativa a uno comunque in dotazione nell’aula: in questo modo si potrà rendere più familiare l’utilizzo di quello specifico dispositivo, risolvendo insieme eventuali problematiche di configurazione che potrebbe presentare.

Per seguire il corso non è richiesta alcuna conoscenza specifica pregressa, anche se è opportuno avere alcune delle nozioni base che generalmente possiede chi ha già un PC: un corso propedeutico può essere, ad esempio, quello di Informatica base 1 (sempre dell’UNI3), sebbene diversi dei punti lì trattati potranno comunque essere ripresi qualora fosse necessario.

A seguire, un elenco degli argomenti che si intende trattare e che potranno essere più o meno approfonditi in base sia agli interessi dei partecipanti sia al livello medio della classe:

  • Come è fatto un computer: cos’è l’hardware e il software? Nozioni di base per comprendere meglio come funziona e quali sono i suoi componenti principali.
  • Quali sono le caratteristiche più importanti di cui tener conto quando si acquista un nuovo PC.
  • Cos’è un sistema operativo (S.O.), cioè quel software di base adibito a gestire le risorse hardware e software di un computer. Quali le differenze tra le diverse versioni di  Windows e come riuscire a orientarsi passando a una versione più recente (generalmente presente acquistando un nuovo PC).
  • Analisi dell’interfaccia utente di Windows e dei componenti più importanti che è utile conoscere e utilizzare.
  • Le estensioni dei file e il programma lanciato di default per aprire un file in base alle sue caratteristiche.
  • I programmi presenti già di default, quelli eventualmente scaricabili dal Microsoft Store, installabili da DVD o acquistandoli online: come avere disponibili quelli desiderati e mantenerli aggiornati nel tempo.
  • Analisi di alcuni dei programmi più utili: i browser, la posta elettronica, gli editor, i riproduttori audio/video, il calcolatore, il registratore audio…
  • Come mantenere il PC sempre aggiornato e come proteggersi dai virus informatici.
  • Cos’è Internet e come utilizzarlo per ricercare ciò che ci interessa.
  • Come proteggere i dati importanti presenti nel PC (documenti, foto) in modo da essere sicuri che non possano andare persi nel tempo. Cos’è OneDrive e in generale un Cloud.
  • Cosa fare se il PC si blocca, è lento o comunque si comporta in modo indesiderato.
  • Come utilizzare il PC per salvare foto/documenti presenti sul nostro smartphone (sia per liberare spazio sul cellulare sia per essere sicuri di non perderli).
  • L’accesso a siti istituzionali (INPS, Agenzia delle Entrate, anagrafe, CUP, TorinoFacile) tramite un browser, utilizzando un accesso autenticato se richiesto (uso dello SPID/CIE/ CNS).
  • Come si fa a sviluppare un programma: i diagrammi di flusso, i linguaggi di programmazione, gli interpreti, i compilatori… Informazioni base per riuscire ad avere almeno un’idea di cosa c’è “dietro” allo sviluppo di un programma!
  • Una risposta ai vostri dubbi e curiosità

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Nel seguito metterò il link sia di alcuni miei post vecchi (che andrò eventualmente ad ampliare opportunamente) sia di altri articoli su Internet che possono risultare utili per un ripasso su argomenti trattati a lezione o per approfondirli:

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Nel 1975 nasce a Torino questa prima UNI3 (Università della terza età) che estende nel tempo gli anni minimi per iscriversi, attualmente 40 anni,

In Italia e persino in altre parti del mondo, nascono progressivamente altre iniziative analoghe riprendendo talvolta anche il logo originario di questa prim a realtà. Nel seguito un elenco non esaustivo di alcune UNI3:

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Bollo auto per un autoveicolo venduto da tempo: quando una tassa non può che essere percepita come ingiusta

Un tempo il bollo di un automobile si poteva pagare anche solo per 6 mesi: ora, invece, si paga una volta l’anno anticipatamente per 12 mesi, entro il mese successivo alla scadenza indicata nella ricevuta di pagamento: quella tassa è dovuta da chi risulta proprietario l’ultimo giorno utile per effettuare quel pagamento (anche se, ho visto, ci sono alcune eccezioni che comunque non riguardano i “comuni” autoveicoli privati).

Le “regole” sono quelle e non si possono discutere, come mi è stato detto dall’operatore del call center regionale da me contattato per capire quanto dovevo pagare per un’auto da me venduta a un concessionario, con atto di trascrizione datato tre giorni dopo la scadenza di pagamento del bollo di quell’auto. Infatti proprio ieri mi era arrivato, inaspettatamente, un avviso bonario relativo alla tassa automobilistica relativa a quella automobile venduta da tempo… e non sapevo quanto pagare dal momento che neppure la vedevo più registrata tra le auto in mio possesso dall’app iPatente del Ministero dei Trasporti.

Sinceramente mi aspettavo di dover pagare qualche mese e non l’intero importo annuale (di centinaia di euro) essendo un’auto non più di mia proprietà per quasi l’interezza del periodo a cui è riferita quella tassa.
Penso che nessun cittadino possa trovare logica ed equa questa norma fiscale… e questo non è assolutamente bello! Chi amministra dovrebbe pensarci, prima di stabilire regole che non possono che indignare la popolazione e far sì che una tassa venga percepita come ingiusta e non, come dovrebbe, come utile socialmente.

Comunque lascio il link della sezione Tassa Auto Piemonte con cui risulta possibile pagare la scadenza dell’anno in corso o degli anni precedenti, anche se uno non li hai pagati per tempo e se non sono ancora stati accertati. Il calcolo è fatto in tempo reale per cui, se si paga in ritardo il bollo, l’importo totale tiene conto già delle sanzioni e degl’interessi dovuti. Non si richiede necessariamente un accesso autenticato tramite SPID/CIE, ma è sufficiente indicare il codice fiscale, la targa e il periodo (da indicare per un autoveicolo sempre solo 12 mesi sebbene – pur uno abbia indicato che si tratta di un autoveicolo – viene proposta la possibilità di indicare il numero di mesi da 1 a 12!!).

Il pagamento può essere fatto con carta di credito o con altri strumenti messi a disposizione dai prestatori di servizi di pagamento tramite pagoPA. Personalmente consiglio di pagare tramite Satispay in quanto aggiunge solo 1 euro di commissione, inferiore a tutti gli altri metodi consentiti. Tra l’altro, se l’auto è ancora in tuo possesso, il pagamento del bollo risulta tra quelli predefiniti nella sezione Servizi di Satispay, in cui tra l’altro puoi verificare la data di scadenza per non incorrere in sanzioni:

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