La raccolta differenziata è oramai anni che la si fa e, per ‘invogliare’ i cittadini a operare correttamente, è sicuramente servito collocare opportunamente contenitori per strada o nei condomini! La diffusione di cassonetti che si aprono solo mediante un’apposita carta personale, può essere poi una soluzione idonea anche per distribuire eventualmente in modo più corretto i costi della raccolta rifiuti… sempre che ci siano i controlli adeguati e quei sistemi funzionino sempre a dovere: quante volte si vede – soprattutto dove c’è questa tipologia di cassonetti – immondizia collocata fuori sul selciato!! Mi sembra perciò assodato che non ci si possa semplicemente affidare al livello di responsabilità e civiltà della popolazione! 🙄
Tuttavia mi aveva sempre stupito come non esistessero diffusamente contenitori anche per smaltire olio esausto da cucina e non si facesse un’adeguata propaganda all’utilizzo di una forma di raccolta differenziata per questa tipologia di rifiuto altamente inquinate e assai comune. Infatti quasi tutti sanno e comprendono che se non si ricicla la carta si devono abbattere più alberi, se non si ricicla il vetro/metalli i prezzi di produzione aumentano oltre ad aumentare il quantitativo dell’indifferenziato! Per l’organico – che costituisce, da un punto di vista del peso, una gran parte dei rifiuti – è facile intuirne poi un suo utilizzo per produrre concimi e per la plastica la sua pericolosità e possibile riutilizzo sono ancora più evidenti. Ma troppe poche persone sanno o hanno valutato il costo ambientale nel buttare nel lavandino sia olio di frittura sia quello dei barattoli di cibo sott’olio (e.g. tonno, carciofini): consuetudine tra le più sbagliate e inquinanti per i mari, per i fiumi… insomma, per l’ecosistema in generale.
Guarda sulla pagina specifica del sito dell’AMIAT per sapere dove si trova quello a te più comodo! Sono elencati tutti gli indirizzi divisi per quartiere: https://www.amiat.it/servizi/raccolta-oli-vegetali-esausti. Da qui si può scaricare anche un opuscolo con quell’elenco completo dei punti di conferimento attivi, suddivisi per ogni Circoscrizione, dove conferire i recipienti in plastica contenenti l’olio esausto per uso domestico.
Ho letto che, da un calcolo fatto da alcuni esperti del settore, su un consumo annuale di 1.400.000 tonnellate di oli vegetali, poco meno della metà (800.000 tonnellate) finiscono nell’ambienteattraverso le reti fognarie. Inoltre, analogamente a quanto avviene per gli altri rifiuti differenziati, anche con la raccolta degli oli vegetali esausti, oltre a non inquinare gravemente l’ambiente, mediante specifici trattamenti di rigenerazione viene ricavata materia prima riutilizzabile. Circa il 50% dell’olio esausto raccolto, viene recuperato per la produzione di biodiesel, ma il suo riutilizzo va ben oltre: dai grassi vegetali esausti si possono ricavare energia elettrica, lubrificanti per macchine agricole, compostaggio, asfalti, bitumi, prodotti per l’edilizia, mastici, collanti, mangimi per animali, ingredienti per realizzare creme, saponette, ecc.
Mi sembra tuttavia che non sempre le autorità competenti (e.g. Comune, Regione) effettuino la dovuta opera di sensibilizzazione verso il cittadino per la raccolta degli oli esausti ed evitare così che si buttino nel lavandino. Perciò, anche se l’olio di frittura è considerato un RUP (rifiuto urbano pericoloso) e, in quanto tale, dovrebbe essere smaltito correttamente, ben pochi cittadini hanno la volontà e mostrano la disponibilità non solo a conservalo, ma soprattutto a portarlo nei pochi centri di raccolta differenziata – perché possa essere smaltito correttamente -, isole ecologiche comunali spesso dislocate a chilometri di distanza dal loro domicilio! È vero che alcuni distributori di benzina e supermercati da qualche tempo collaborano a questo tipo d’iniziativa – come già fanno per la raccolta delle pile esauste – , ma questo non è sicuramente sufficiente.
Un diffuso pensiero comune indica poi l’olio di frittura come ottimo concime per piante, ma nulla è più sbagliato: oltre a impoverire il terreno di quei microrganismi necessari alla vita delle piante stesse, non unendosi all’acqua, penetrando nel terreno forma uno strato di sbarramento verso le radici capillari delle piante, impedendo così loro l”assunzione di sostanze nutritive e l’assorbimento naturale dell’acqua di cui necessitano. Anche solo un litro di olio esausto gettato nel lavandino, può danneggiare 1.000.000 di litri d’acqua, rendendola non più potabile, impedendo l’ossigenazione, alterando potenzialmente anche il funzionamento di depuratori. Oltre a essere nocivo per la salute di pesci e alghe, se poi raggiunge falde acquifere, oltre a contaminare l’acqua potrebbe anche ostruire reti idriche.
Per fortuna, almeno nel mio quartiere a Torino, ho potuto notare da non molto tempo la diffusa presenza sul territorio di appositi contenitori specifici per lo smaltimento dell’olio esausto: ne ho individuati ben quattro nel raggio di un 300 metri, il più vicino a meno di 100 metri! Averli a poche decine di metri da casa invoglierà sicuramente diversi cittadini a operare in modo corretto e rispettoso per l’ambiente, sebbene penso che sia anche necessaria una maggiore sensibilizzazione della popolazione a tale riguardo. Devo dire, tuttavia, che mi ha stupito trovare alcuni di quei contenitori collocati anche attaccati a un muro di edifici: si tratta, infatti, di materiale altamente infiammabile e, come già sottolineato, non sempre è opportuno fidarsi troppo del grado di civiltà della gente!
Come fare dunque a raccogliere l’olio esausto in cucina e smaltirlo nel modo corretto? È sufficiente tenersi da parte un contenitore di plastica – possibilmente uno con il tappo di dimensione non troppo piccola (e.g. bottiglia del latte; possono andar bene anche i contenitori per detersivo/ammorbidente non troppo grandi in modo da entrare nell’apposito buco presente sul coperchio del cassonetto) – dove, di volta in volta, versarci dentro l’olio da cucina da buttare, per poi richiuderlo ermeticamente fino a un suo successivo utilizzo. Mentre l’olio presente nei barattoli di cibi può essere messo direttamente nel contenitore, per quello di un fritto è ovviamente necessario prima farlo raffreddare: ma non penso che questo costituisca un grosso problema! Quando il contenitore sarà poi pieno, basterà ora fare davvero pochi passi (magari quando si va al mercato o a far spesa) per trovare l’apposito contenitore dove inserirlo ben chiuso. Si noti che quando si porta invece l’olio esausto in un’isola ecologica comunale, in genere viene richiesto di vuotarlo dal proprio contenitore dentro un apposito bidone di grandi dimensioni.
Non tutti si sono accorti che ora è possibile personalizzare gratuitamente l’URL del proprio canale YouTube in modo che sia facile da ricordare, ad esempio impostandolo al proprio NomeCognome anziché una serie di caratteri alfanumerici casuali come generalmente era impostato.
La procedura è assai semplice ed è fornita da YouTube Creator: conviene quindi rivendicare al più presto una propria URL personalizzata, prima che magari qualcun altro scelga proprio quella medesima che avresti voluto tu!! Insomma, un po’ come può succedere quando uno registra il proprio indirizzo di email su un provider di posta elettronica e magari scopre che il proprio nome.cognome è già stato scelto da qualcun altro, verosimilmente un proprio omonimo!! Ad esempio, questa spiacevole sorpresa io l’avevo sperimentata quando mi ero registrato in Gmail, seppur fosse il lontano 2005 quando quel servizio di Google era ancora in beta! Essendo già stato preso l’account enzo.contini, mi ero dovuto adattare a scegliere il meno usuale contini.enzo che per fortuna risultava ancora libero!! Ora, nel caso di YouTube sono stato più fortunato… o probabilmente ancora più veloce nel definirlo, per cui in nome del mio canale sono riuscito a impostarlo proprio a EnzoContini! 😎 😊
Mi è capitato proprio oggi di dover soccorrere un’amica che sperimentava delle continue e spiacevoli finestre di popup in basso a destra rispetto al suo browser Chrome che segnalavano che il PC non era protetto da antivirus e ne sollecitavano l’installazione di uno (nello specifico quello di McAfee… o un clone malevolo del medesimo!) Ovviamente non è assolutamente opportuno cliccare su quella finestrella, ma inutile chiuderla – agendo sulla x in alto a destra – in quanto ricompariva dopo pochi secondi. Connettendomi da remoto tramite l’app di Assistenza Rapida, ho effettivamente verificato che il problema esisteva e che inoltre l’antivirus Defender integrato in Windows risultava disattivo sul suo PC. Anzi!! Aprendo la sezione relativa alla Sicurezza di Windows presente in Tutte le impostazioni, veniva indicato che La protezione da virus e minacce è gestita dalla tua organizzazione!!!
La sezione relativa alla Sicurezza di Windows non indicava come in figura che l’antivirus era attivo ma anzi (in rosso) che La protezione da virus e minacce è gestita dalla tua organizzazione!!
Ovviamente, trattandosi di un PC casalingo e non aziendale, collegato unicamente al proprio account personale Microsoft, quella impostazione era sicuramente non veritiera. Ho visto che questo comportamento può verificarsi in diversi casi, ad esempio dopo la rimozione di un antivirus di terze parti o magari indotto da qualche malware non bloccato da un PC probabilmente non aggiornato in modo appropriato. Già in diversi post (e.g. questo) ho consigliato a non installare antivirus di terze parti (o meglio disinstallarlo in quanto in genere presenti in PC quando acquistati, gratuiti per breve periodo) e affidarsi a Defender che è l’antivirus che Microsoft stessa fornisce integrato nel suo sistema operativo. Chi meglio di quello può avere convenienza a proteggere il sistema operativo di Microsoft, senza penalizzarne troppo le prestazioni? In particolare il PC della mia amica, non aveva effettuato alcun aggiornamento del sistema operativo da più di un anno. Ovviamente è essenziale, per proteggersi dai sempre nuovi virus, avere il sistema sempre aggiornato e per questo è raccomandabile collegarsi, almeno mensilmente, a una rete WiFi in modo tale da poter scaricare i dovuti file in tempi brevi, senza tra l’altro “sprecare” traffico della SIM presente sul proprio telefonino, talvolta utilizzato in tethering per avere una connessione su un PC/tablet.
Soluzioni per riattivare Defender nel caso in oggetto ce ne sono diverse, ma alcune risultano disponibili solo per la versione Professional di quel sistema operativo. Trattandosi nel caso della mia amica di un tipico Windows 10 nella versione Home, ho preferito applicare la soluzione che modifica semplicemente un valore del registrydi Windows. Si tratta di un’operazione semplice e alla portata di tutti, seppur richieda la massima attenzione in modo da modificare unicamente quel valore indicato e non altro! Nel registry infatti ci sono tutti i parametri di configurazione e altro ancora per cui una modifica non opportuna può determinare anche seri problemi…
Per potere visualizzare ed eventualmente modificare le chiavi del Registry basta cliccare con il tasto destro sulla finestra Windows in basso a sinistra e scegliere dal menu Esegui (o tasto Windows + r): quindi eseguire il comando regedit. Il path da aprire nel registro di sistema è:
Non resta quindi che modificare la DWORD 32bit: DisableAntispyware, relativa alla chiave di relativa Windows Defender, impostandola al valore0(la si trova al valore 1). Dopo avere chiuso regedit, è infine necessario effettuare un riavvio (non uno spegnimento) del PC, per fare sì che quella modifica abbia effetto.
A questo punto, una volta ripartito il PC, basta tornare nella sezione di Sicurezza in Windows/Windows Defender (ad esempio ricercandola con la lente di ricerca di Cortana dalla barra in basso) e attivare la protezione da virus e minacce, che è tornata a essere gestibile dall’utente: dopo quella modifica nel registry è infatti ritornato il pulsante Attiva ed è scomparsa quella segnalazione in rosso relativa all’ipotetica gestione della sicurezza da parte di una fantomatica organizzazione!)
Ritorna possibile attivare personalmente l’antivirus Defender
Ovviamente è a questo punto conveniente sia aggiornare i file relativi all’antivirus cliccando sul link Controlla aggiornamentipresente sempre nella sezione Protezione da virus e minacce relativamente a Sicurezza di Windows e poi effettuare un’Analisi veloce (o meglio un’Analisi completa, scegliendola tra le possibili Opzioni di analisi):
Conveniente aggiornare i file di definizione dei virus ed effettuare quindi almeno un’Analisi veloce
Su Internet, e su YouTube in particolare, si trovano molteplici video lezioni per imparare i più svariati aspetti dello scibile umano e delle arti. Ad esempio, per le basi della matematica segnalo il canale della prof.ssa Francesca Alloatti, insegnante con il dono di saper spiegare, in modo semplice e chiaro, diversi concetti di quella matera, talvolta ostica a diversi studenti/persone; per aspetti filosofici segnalo il canale di Matteo Saudino – BarbaSophia (e.g. Perchè fare filosofia?); per quelli storici il ben noto canale di Alessandro Barbero… ma questi che ho indicato sono solo alcuni esempi della enorme quantità di materiale che chiunque può trovare assai agevolmente su qualsiasi argomento! È da tener presente che spesso i video possono essere sottotitolati (molto probabilmente in inglese ma anche talvolta in italiano), per cui la limitazione della lingua può spesso essere superata e possono tornare utili filmati anche registrati nelle lingue più sconosciute!
Talvolta le persone che pubblicano un proprio canale delle lezioni, ottengono un po’ di guadagno dalla pubblicità presentata accedendo a quella pagina (sebbene, spesso si possa eventualmente interrompere dopo pochi secondi), ma diverse volte lo fanno unicamente per passione all’insegnamento o, al limite, per farsi semplicemente conoscere maggiormente. Talvolta questi canali sono di persone che svolgono la professione d’insegnante e che, magari, inizialmente avevano creato dei video finalizzati principalmente ai loro studenti, sebbene poi la loro popolarità si sia estesa ben oltre, grazie alle possibilità offerte da Internet: infatti non sempre saper bene una materia è l’unico requisito per saperla insegnare nel modo più appropriato, per cui un docente è sicuramente agevolato essendo abituato appunto all’insegnamento!
In questo post, in particolare, mi soffermo su come utilizzare al meglio alcune delle risorse, presenti su YouTube, che consentono d’imparare (o migliorare) a suonare uno strumento o magari anche solo un singolo brano; talvolta poi, una risorsa musicale può essere impiegata per sovrapporre la parte del proprio strumento qualora si tratti di una base musicale, seguendo magari lo scorrere del rigo musicale o anche solo delle note. Soprattutto in questo contesto, può tornare assai utile poter modificare a piacere la velocità di riproduzione di un brano (e.g. principalmente rallentarla) per poterlo imparare più agevolmente, suonandolo inizialmente più lento della velocità “normale”. Per fortuna questa bella possibilità viene offerta da YouTube, sebbene non sia spesso conosciuta ai più. Infatti, tra i parametri impostabili relativi a un video specifico, ce ne sono diversi quali:
I sottotitoli (anche eventualmente con la traduzione in diverse lingue),
Le annotazioni(aggiunta sopra il video di box interattivi con testo, link o hotspot capaci di collegarsi ad altri siti web o video – purtroppo non visibili su mobile dove i possono in parte usare le schede come alternativa),
La qualità (144p, 2240p, 360p, 480p, 720p, 1080p e spesso impostata Automatica, in modo da regolarsi, ad esempio, in base alla banda a disposizione, senza neppure richiedere all’utente un intervento diretto). Nello specifico, esiste poi anche il parametro Velocità di riproduzione che può essere impostato non solo a valori predefiniti (0.25, 0.5, 0.75, normale, 1.25, 1.5, 1.75, 2), ma addirittura personalizzato a piacere con qualsiasi valore compreso tra 0.25 e 2.
Ovviamente anche sullo smartphone, accedendo a YouTube sia da un qualsiasi browser sia tramite la sua app, è possibile impostare analogamente la velocità di riproduzione del video. Nel primo caso per visualizzare e impostare le proprietà, si deve premere sui tre puntini verticali in alto a destra:
Accesso a YouTube da un browser di uno smartphone
Nel caso dell’app YouTube, è invece necessario agire sull’icona d’ingranaggio (che compare toccando il video) sempre in alto a destra:
Si noti che impostare la velocità di riproduzione può tornare utile non solo per video musicali, ma anche nella lettura di testi o spiegazioni qualora possa ad esempio servire sentirli un po’ più lentamente (e.g. al 0,90x), senza per questo modificare radicalmente la timbrica di quella voce.
Fare lo scrutatore in una elezione è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita in quanto ti fa comprendere diverse cose che diversamente potresti forse solo intuire ma, come sempre, toccare con mano ha sempre un effetto assai diverso!
Ora che è passata qualche settimana dalle ultime votazioni in cui sono stato chiamato come scrutatore e mi sento quindi più distaccato da quegli eventi, posso cercare di provare, con più calma e quindi forse con maggior obiettività, a descrivere alcune mie impressioni ed esporre alcune considerazioni personali.
Ho già scritto il post Come ottenere il compenso per i componenti di seggio delle attuali elezioni (scrutatori, segretari e presidenti) dove ho evidenziato come, soprattutto per un giovane disoccupato, il compenso di uno scrutatore non sia indifferente: infatti, nonostante il numero elevato di ore in cui uno risulta impegnato, in buona parte sono di sola attesa per cui, se si sanno sfruttare opportunamente questi tempi morti (e.g. leggere un buon libro, chiacchierare piacevolmente con i “colleghi”di seggio, telefonare per sbrigare faccende personali da remoto), risultano comunque ben impiegati!! Avevo già anche evidenziato come, nonostante la disoccupazione giovanile crescente e nonostante anche nel sito Facebook di Informa Giovani di Torino fosse stato per tempo pubblicato un post che pubblicizzava tale opportunità, mi sembra ci siano state difficoltà nel reperire persone che accettassero questa tipologia di incarichi (non dico tanto quello di presidente di seggio, che richiede alcune competenze specifiche, ma anche solo quello di scrutatore con assai meno responsabilità), se è vero che sono state chiamate anche persone, come me, che erano unicamente iscritte nell’Albo degli scrutatori (talvolta senza mai essere state chiamate da decenni) benché non avessero esplicitamente dato la loro disponibilità a ricoprire l’incarico di scrutatore per queste elezioni specifiche. Infatti, io stesso non ne avevo fatto richiesta esplicita pur avendo richiesto l’iscrizione in quell’Albo, in quanto – sebbene tale richiesta fosse stata accolta avendone io i requisiti – nella email che lo notificava avevo trovato indicata questa precisazione: “tale iscrizione all’Albo decorre a partire dal mese di gennaio dell’anno successivo alla presentazione della domanda, se inviata entro il mese di novembre“. Quindi non poteva essere ancora considerata valida per le elezioni imminenti di ottobre 2021!
Formalmente, sembra che si debba essere iscritti all’Albo degli scrutatori da almeno il novembre dell’anno precedente la consultazione in cui si può essere chiamati come scrutatori
Se uno fa la richiesta di poter essere scrutatore per una elezione, questa viene rifiutata se non sono trascorsi i termini dall’accettazione a far parte dell’Albo degli scrutatori (“dal mese di gennaio dell’anno successivo allapresentazione della domanda, se inviata entro il mese di novembre“).
Ma sono stato sorpreso ancor più nel vedere accettati come scrutatori dei giovani che semplicemente si erano presentati in strada, fuori dai seggi, il sabato pomeriggio (sperando nella defezione di qualcheduno in quel primo incontro tra scrutatori e il suo presidente di ciascun seggio) e che non erano neppure iscritti in quell’Albo che richiede immagino specifici controlli per verificare l’idoneità del soggetto a ricoprire tale ruolo: insomma mi è sembrato un qualcosa contro quelle “regole” citate, benché alcune forse non fossero del tutto logiche, come quella indicata, relativa a dover aspettare all’anno successivo! Insomma, sembra che un conto siano le regole formalmente definite e un’altra sia poi la realtà imposta dalle situazioni al contorno… 🤔
Ma quello era solo il primo di molteplici aspetti “strani” che avrei avuto modo di vedere e sperimentare di persona in quelle giornate!
Sempre in quel mio post avevo anche già evidenziato come la procedura per inoltrare la richiesta di pagamento fosse risultata sia semplice, in quanto informatizzata, sia sicura, richiedendo un’autenticazione con SPID (seppure, a oggi – a distanza di diverse settimane – nessun accredito sia stato ancora effettuato, neppure per le prime consultazioni! 🙄🤔) … quindi una procedura assai più avanzata di quelle che ho personalmente visto ancora in essere durante lo spoglio delle schede e il loro inoltro… procedure direi probabilmente rimaste immutate dall’inizio della Repubblica (o forse anche più), nonostante i tempi siano assai cambiati! Avevo preannunciato che avrei avuto occasione di parlarne in un altro successivo post… vale a dire in questo, in cui cercherò appunto di fare alcune considerazioni a supporto di quella mia precedente affermazione!!!
Partiamo dal numero sia di partiti votabili sia dei candidati sindaci nella mia città di Torino: rispettivamente 30 partiti e 13 candidati da sindaco. Il numero poi delle persone che potevano essere indicate tra le preferenze non mi sforzo neppure a contarle, ma sono centinaia tra elezione del Consiglio Comunale e di ciascuna delle Circoscrizioni amministrative! Per curiosità sono andato a vedere su Wikipedia quanti fossero i partiti alle prime elezioni del ’46, quando penso erano state messe in atto le procedure di spoglio ancora oggi probabilmente in vigore: c’erano 11 partiti rispetto ai 30 attualmente presenti in questa consultazione.
È vero, stiamo parlando di una grande città, ma ciò non toglie che sconcertante è l’impressione che un cittadino come me ne deriva, anche solo guardando quei papiri appesi ai muri!… tanto più quando uno è uno scrutatore e pensa che nello spoglio delle schede teoricamente potrebbero esserci, per ciascuna, anche due preferenze tra quelle molteplici!! 😲 Per fortuna, a posteriori (i.e. terminato cioè lo spoglio) scopri poi che ben pochi indicano delle preferenze e, inoltre, quelle eventualmente presenti sono un piccolo sott’insieme dei potenziali nominativi presenti in quel lungo elenco!
Le regole sulla scelta delle eventuali preferenze poi non sembra fossero così ovvie e (da quanto ho potuto vedere durante lo spoglio) soprattutto conosciute dai votanti: le due possibili scelte dovevano essere entrambi di un medesimo partito o bastava che fossero all’interno di partiti di un’unica coalizione per un medesimo sindaco? La regola che i due dovessero poi essere di sesso differente (pena l’annullamento di entrambi le preferenze) mi è sembrata poi davvero ridicola, oltre che poco nota. Con l’intento di favorire la presenza di un maggior numero di rappresentanti femminili, si è giunto a formulare una limitazione sulle scelte dell’elettore. Non bastava imporre ai partiti di stare entro certe proporzioni per garantire comunque una parità tra i sessi? Si noti, poi, che è risaputo che i votanti siano in percentuale più donne, per cui non mi sembra proprio che ci sia, in questo contesto, comunque una voluta condizione di disparità tra i sessi!🤔 Ben altre sono le situazioni in cui il “sesso debole” risulta svantaggiato e quella regola elettorale semmai mi sembra si limiti a offuscare quelli che sono quei problemi reali…
La dimensione di almeno una delle schede elettorali, quella relativa alla scelta del sindaco, era davvero impressionante, al limite del ridicolo! Le schede pubblicitarie di esempio, ricevute nelle buche, presentavano una dimensione “umana” (29×50), mentre quella reale, che uno si è poi trovato di fronte quando ha votato, era grande più del doppio: nemmeno questo potesse servire a renderla più chiara e comprensibile ai cittadini più accecati!! Quanti elettori si sono soffermati diversi minuti dentro il seggio nel tentativo di ripiegare a dovere quel papiro e quanti hanno poi comunque desistito imbucandolo malamente nell’urna dopo aver fatto del loro meglio… 🙄 La foto seguente forse non rende bene l’idea delle dimensioni delle schede (anche perché la più grande viene ritratta parzialmente piegata), ma chiunque sia andato a votare non può che essere d’accordo con me:
La dimensione di almeno una delle schede elettorali, quella relativa alla scelta del sindaco, era davvero impressionante
Alcuni oggetti in dotazione a ciascun seggio erano poi reperti storici da museo: a partire dalla matita indelebile, opportunamente temperata e talvolta di dimensioni oramai assai ridotte, alla luce sopra ciascuna cabina – collegata a una presa appositamente predisposta in altezza (probabilmente da decenni, seppur utilizzata solo in tale occasione ricorrente) e appesa a un poco estetico gancio e con lampadina a incandescenza (di quelle non più in vendita per legge dal 2009), per finire ai timbri per la data e per contrassegnare il seggio specifico (il primo di pessima fattura – simile a uno che avevo da bimbo per gioco e che difficilmente fornisce una stampa leggibile -, il secondo davvero un raro manufatto storico!).
Lampadina a incandescenza non più in vendita da più di un decennio
Timbri che hanno sicuramente innumerevoli decenni
In contrapposizione a quegli oggetti “antichi” che si ha modo di scoprire facendo lo scrutatore, c’erano poi, parcheggiate nei corridoi, esempi di quello che, per lo meno in apparenza, dovrebbe essere il simbolo del nuovo che avanza in quei luoghi designati all’insegnamento: solo il tempo saprà obiettivamente giudicare… 🙈
Le nuove seggiole che dovrebbero rappresentare il “nuovo” che avanza nelle scuole…
Mentre fare lo scrutatore non richiede particolare impegno concettuale, fare il presidente di seggio reputo sia un compito gravoso, principalmente per la burocrazia e le molteplici regole che devono essere rispettate e che vanno, a mio parere, ben al di là della correttezza e scrupolosità nell’analisi dei voti. Il numero sia dei registri da compilare sia delle buste – anche di enormi dimensioni improbabili – da poi riempire con molteplici documenti cartacei, è ben al di sopra di ogni più pessimistica ipotesi che avrei potuto fare! Modello 34/CON con le tabelle di scrutinio, Modello 19/CON con il verbale delle operazioni dell’ufficio elettorale di sezione (da consegnare al rivelatore della raccolta dati non appena terminano le operazioni di scrutinio delle liste), ecc… ecc… Inoltre, il numero di firme che devono essere apposte da presidente, vicepresidente (scelto casualmente tra gli scrutatori), scrutatori, rappresentanti di lista, è impressionante. Infatti, non solo ciascuna scheda elettorale deve essere preventivamente firmata da uno scrutatore e timbrata (operazione questa che può avere un suo senso per impedire l’introduzione di voti falsi), ma anche molteplici pagine dei diversi registri devono essere firmati da tutti!!! Teoricamente dovrebbero essere firmate alla fine dello scrutinio, quando le diverse sezioni sono state compilate, per confermarne la validità di quei dati inseriti, ma è oramai assodato (ho chiesto a più amici che hanno fatto come me lo scrutatore) che, essendo tali firme decine e decine, queste vengono apposte su pagine in bianco precedentemente, vale a dire nei tempi morti della giornata: perciò, come spesso avviene, l’eccessiva apparente garanzia di controllo, in pratica si traduce in una buffonata! Come la formalità che prevede che uno degli scrutatori dichiari, formalmente firmando, che durante lo scrutinio ha preso una per una le schede dall’urna, quando invece è ben risaputo che generalmente il contenuto di un’urna viene rovesciato su un tavolo e le schede vengono poi aperte e smistate da tutti in simultanea, diminuendo così drasticamente i tempi e senza per questo invalidare per nulla la correttezza dei risultati. Insomma questa, come altre regole, introducono solo burocrazia e complicazioni formali, assolutamente inutili a garantire una presunta maggior correttezza di uno scrutinio.
Compassionevole (non riesco a trovare un aggettivo migliore!) è poi la periodica presenza nei corridoi e nei seggi, di rappresentanti delle diverse liste, anime in pena che, soprattutto durante gli scrutini, sono pronte a tutto per non vedere invalidato un voto della propria coalizione!
Oramai diversi presidenti si avvalgono di qualcuno che operi su un computer utilizzato, alla bene meglio, per poi avere tutti i dati utili per la compilazione dei molteplici papiri cartacei! I più organizzati, hanno già preventivamente creato appositi fogli Excelche, più o meno automaticamente, sono in grado di fornire appropriatamente i desiderati dati aggregati richiesti: si tratta di quegli stessi dati che poi, in buona parte, serviranno solo esclusivamente per compilare a posteriori dei registri voluminosi, quale quello pensato per apporre, su tabelle cartacee, una crocetta singola per ogni voto dato a ciascun partito/preferenza!!! Insomma un metodo amanuense che ricorda i primordi di qualsiasi metodologia di scrutinio… Insomma, alla fine dello scrutinio per ciascun seggio vengono riempiti due borsoni enormi, pieni di buste enormi con molteplici documenti/registri (oltre che ovviamente le schede) che poi vengono chiuse ermeticamente, firmate e timbrate ai bordi, per poi essere consegnate personalmente a mano dal presidente in un luogo prestabilito. Non oso pensare quanto spazio debbano poi occupare tutti i borsoni consegnati da tutti i seggi di una metropoli come Torino: per di più dovranno rimanere per anni a disposizione, prima di poter essere finalmente portati al macero e avere tutta quella carta riciclata. Ho letto in un articolo, relativo alle elezioni europee del 26 maggio 2019, che erano state stampate oltre 66 milioni di schede elettorali che per legge, possono tornare a nuova vita anche dopo 5 anni dalla consultazione!! Quei dati seppur relativi a un’altra tipologia di consultazione e datati di qualche anno, danno comunque un’idea – verosimilmente veritiera a tutt’oggi per qualsivoglia tipologia di consultazione elettorale – sia del numero di schede stampate sia dei tempi di stoccaggio di quelle votate. Quanti alberi abbattuti per produrre tanta cartaccia, archiviata poi per così lungo tempo! Per non pensare, infine, ai costi globali di ciascuna consultazione in un sistema di votazione così strutturato: si parla di circa 400 milioni di euro! Insomma la paga delle 6 persone presenti in ciascun seggio (1 presidente, 1 segretario, 4 scrutatori – di cui uno verrà nominato vice-presidente) sembra proprio incida in minima parte in questo processo costoso che coinvolge anche molteplici altri attori (e.g. grafici, copisterie, forze dell’ordine, scuole con parte del loro personale, addetti comunali)!
Una delle pagine del manuale che indica quali documenti inserire nelle diverse enormi buste, prima che queste vengano inserite in due grandi borsoni da portare personalmente in un luogo convenuto
Mi chiedo: non basterebbe che fosse almeno fornito a ciascun presidente di seggio un file Excel univoco, appositamente già predisposto per inserire i dati provenienti dal conteggio delle schede elettorali del seggioe strutturato in modo da derivare automaticamente i dati aggregati desiderati? Tale file potrebbe poi essere inviato digitalmente, magari opportunamente criptato e dopo un accesso sicuro a un portale (e.g. tramite lo SPID del presidente di seggio)! Non sto parlando di un sistema che consenta a un cittadino di votare eventualmente anche da casa, accedendo direttamente lui – con autenticazione sicura (e.g. SPID, CIE) – a una pagina Web che consenta di esprimere il proprio voto, bensì solo di un semplice file predisposto da compilare e da poi trasmettere digitalmente in modo sicuro! Le banche e le società di consulenza finanziaria operano così già da decenni e penso che questo sia per tutti, anche per i non tecnici, una conferma che la tecnologia per poterlo fare esiste da tempo e la sicurezza intrinseca in quelle loro procedure sia sicuramente analoga, se non superiore, a una “cartacea”, oltre a essere più comoda e veloce. L’uso di metodi di autenticazione sicura poi, sono diventati assai comuni e risultano ora addirittura gli unici consentiti per accedere ai siti della Pubblica Amministrazione: perciò, richiedere a un presidente di seggio di doverla possedere, non mi sembra un requisito penalizzante! Se si pensa poi che negli Stati Uniti, una delle democrazie considerate più consolidate, si può votare da tempo addirittura per corrispondenza, viene davvero da chiedersi il perché di questo ritardo secolare, per effettuare delle votazioni, nell’utilizzo di metodologie informatiche (a qualsiasi livello, dal semplice file Excel per riportare e raggruppare gli esiti, alla votazione anche da casa tramite un proprio computer) . Senza pensare ai vantaggi in termini di risorse sia umane sia economiche… Forse che l’elettore si possa sentire più coinvolto se deve recarsi in un seggio e usare la matita indelebile per apporre una X? Mi viene in mente, a tale proposito, la canzone Le elezioni di G. Gaber che, pur essendo molto datata, ironicamente sa esprimere alcune considerazioni sempre valide sulle democrazie odierne fondate sulla delega e sulla partecipazione dell’individuo quasi unicamente per apporre una X su un foglio, generalmente poco convinto della propria scelta, magari pilotata principalmente da pubblicità ingannevole o comizi in cui si dice di tutto e di più, senza badare troppo alla realtà dei fatti! Insomma, una vittoria dei più astuti più che una dei più competenti e capaci… Mi ha sempre dato fastidio, tra l’altro, che per essere eletto rappresentante politico non ci sia la necessità di avere una qualsivoglia qualifica scolastica, quando invece oramai questa è richiesta ovunque, spesso una laurea soprattutto se non si tratta di un lavoro di esclusiva manovalanza! E poi, quale divario culturale e di sostanza esiste tra diversi politici attualmente eletti e quelli presenti alle origini della nostra Repubblica!
Se infine andassimo ad analizzare la tipologia dei votanti, probabilmente scopriremmo sia una bassa percentuale di persone giovani (i.e. < 30 anni) indice di un allontanamento delle giovani generazioni dalla partecipazione attiva a qualsiasi minima forma di politica, sia la presenza anche di persone quasi incapaci d’intendere oltre che di manifestata ignoranza e asocialità. Certo questa mia ultima affermazione si basa esclusivamente dalla mia personale esperienza su di un seggio specifico, ma ho ragione di supporre che possa essere in qualche modo generalizzata se è vero che diverse sono state le schede contenenti insulti/disegni inappropriati o contrassegnate con più voti posti su simboli di partiti addirittura collegati a raggruppamenti per sindaci differenti. Da segnalare anche situazioni disdicevoli in cui, ad esempio, dando la precedenza a entrare nel seggio a un invalido o a una mamma con bambino piccolo, si generano lamentele in qualche presente perché deve aspettare pochissimi minuti in più passando dopo! Per non parlare di chi è rimasto nella cabina anche molto più di 10 minuti: certo la dimensione delle schede non aiutava nel ripiegarle a dovere, ma a tutto c’è un limite! Insomma, seppur la democrazia parlamentare sia probabilmente la forma di governo migliore in quanto la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, non è difficile immaginare come talvolta possa non portare ai risultati più consoni!
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Note
In previsione dei numerosi votanti che non avevano la scheda elettorale o la presentavano scaduta (e.g. nessun posto rimasto per il timbro), in ogni seggio c’era generalmente affisso questo foglio d’istruzioni di cui può sicuramente utile tenerne memoria anche in futuro 😉:
Uffici elettorali a Torino dove recarsi in caso di tessera elettorale non aggiornata o con spazi per la certificazione del voto completi
Per qualsiasi comunicazione si può contattare l’ufficio del servizio elettorale, ad esempio essendo convocato per notificare una propria indisponibilità a ricoprire il ruolo di scrutatore allegando opportuna documentazione.
Riportare un dipinto o un oggetto come era probabilmente alle origini, penso sia una delle attività creative più gratificanti e utili! Questo post si aggiunge quindi ad altri su questo medesimo argomento!
Da qualche settimana ho finito il restauro di un bel dipinto di mio zio Mario (olio su cartone telato 70×50, 1976) che risultava pesantemente danneggiato in più parti, scolorite e talvolta addirittura mancanti. Ho voluto lasciare per ultimo il suo restauro rispetto ad altri dipinti perché lo trovo particolarmente bello e temevo di non essere all’altezza dell’arduo compito. Esiste sempre un certo timore iniziale di poter peggiorare una situazione preesistente già anche quando si tratta di un proprio dipinto in corso: questo timore poi può trasfrmardi in paura quando si tratta di operare su un dipinto di un altro pittore, soprattutto di ino di cui apprezzi la sua arte! Tuttavia, è necessario vincere tali ritrosie, aspettando magari lo stato d’umore più idoneo per trovare il coraggio d’impugnare i pennelli e i colori: questi ultimi generalmente è bene siano della medesima tipologia utilizzata originalmente (e.g. a olio se il dipinto aveva utilizzato quella tecnica), e le tinte devono essere miscelate opportunamente sperimentando diverse tonalità fino a giungere a quella desiderata. Questo comporta non solo perizia ma soprattutto pazienza in quanto talvolta sono richiesti diversi tentativi non essendo sempre l’esito ottenuto necessariamente quello sperato! Avevo già da tempo addirittura preso un libro che mostrava le diverse tonalità di colore che si ottengono mischiando le diverse tinte, ma poi ho scoperto che ovviamente sono indicazioni di massima, in quanto sia non tutte le specifiche tinte di colore non risultano agevolmente reperibili (poche marche le producono), sia le caratteristiche di un colore dipendono anche dalla marca stessa del prodotto effettivamente utilizzato: sta quindi sopratutto alla sensibilità personale diluire e miscelare a dovere il tutto con diversi colori per ottenere davvero il colore desiderato, … o perlomeno uno assai simile 🙂! Anche se dispiace, non ci si deve preoccupare troppo di dover ricominciare da capo, sprecando quindi colori e misture provate ma che non hanno poi dato l’esito sperato: magari si possono poi utilizzare per ritoccare qualche altro punto del dipinto! Non sempre è opportuno fare delle proveiniziali con piccoli quantitativi di colore: spesso è invece opportuno preparane un quantitativo sufficiente per quello che si deve fare, in quanto non è sempre agevole ricreare la medesima tonalità soprattutto quando i colori adoperati sono più di due, come generalmente avviene!
I colori (Ian Sidaway): fornisce indicazioni assai accurate e specifiche per ciascuna tecnica di pittura (e.g. olio, acrilico, acquarello) [1]
I colori (Ian Sidaway): fornisce indicazioni assai accurate e specifiche per ciascuna tecnica di pittura (e.g. olio, acrilico, acquarello) [2]
Spesso basta lasciarsi guidare dall’istinto: talvolta può succedere che dei colori vengano mescolati quasi inconsciamente producendo miracolosamente proprio quella tonalità desiderata. Insomma, si tratta di una “magia” che, ogni volta che si ripete, mi lascia sempre stupito!
… e quanto s’impara, restaurando un dipinto di un grande artista, scrutando nei dettagli di quella sua creazione per impararne lo stile, cercando anche di ripercorrere le sensazioni che lo hanno portato a scegliere un certo colore proprio in quella specifica tonalità. Riprovare le sue stesse emozioni, condividerle seppur magari decenni dopo: forse solo così si può riuscire nell’intento…
La difficoltà maggiore, poi, non è solo quella di ricreare un preciso colore ma anche d’imitare lo stile e la pennellata di chi aveva originariamente dipinto quel quadro. Diverse volte mi sono ritrovato a restaurare dipinti di pittori di famiglia seppur talvolta mai nrppure conosciuti essendo lontani antenati! Mi piace pensare che questa operazione d’immedesimarsi in loro sia più facile qualora l’artista sia un parente, sebbene razionalmente sarei portato a negarlo! Anni fa avevo addirittura ritoccato alcune opere a carboncino di mio bisnonno, prima d’inquadrarle sotto vetro… e anche in quella cicostanza la sensazione è stata un po’ come incontrarlo virtualmente attraverso quelle sue opere giunte me miracolosamente dopo tante traversie!
Come avevo già avuto modo di dire nel mio post Come pulire e restaurare dipinti (e cornici) riportandoli alla loro iniziale bellezza (parte 2), talvolta anche solo con il fotoritocco si riesce a migliorare un dipinto rovinato e ciò consente per vederlo recuperato perlomeno su di un monitor o su Internet: in quel caso, basta sapientemente sia usare lo strumento di clonazione (icona stampino), presente in diversi programmi di elaborazione grafica, per appunto duplicare una certa regione del dipinto in un’altra danneggiata sia agire, quindi, con i meccanismi classici di correzione dei colori/contrasto/luminosità. Tuttavia, qualora il dipinto risulti deteriorato globalmente con estese parti sbiadite come in questo caso, tale operazione non può certo fare miracoli! Pur avendo utilizzanto un ottimo programma di fotoritocco qual’è Photoshop, il risultato che ero riuscito ad ottenere era stato accettabile, ma comunque ben diverso da quello poi ottenuto successivamente con un restauro “reale” con il pennello! Eccovi la foto che avevo migliorato tramite fotoritocco, partendo da quella del dipinto originale (che mostro a lato per agevolarne un confronto):
Tuttavia, in altre situazioni, soprattutto quando il supporto della pittura (e.g. carta) è molto compromesso, il fotoritocco rimane forse l’unica soluzione per poter rivedere il dipinto com’era originariamente. Si noti che, oltre a vedere il risultato su un monitor, l’immagine può comunque essere stampata anche su tela con ottimi risultati: almeno da distante è spesso difficile distinguere la copia dall’originale!
A titolo di esempio, in una sezione del sito che ho creato per esporre alcuni dipinti di mio zio Mario, mostro i risultati che ho ottenuto sia restaurando con colori reali sia virtualmente con fotoritocco laddove la prima soluzione non fosse fattibile. Rimandandovi a https://mariocontini.wordpress.com/2021/05/01/altro, inserisco nel seguito un solo esempio che mostra quanto si possa ottenere anche solo con un fotoritocco, quando non è possibile fare altrimenti:
Fotoritocco della foto precedente del dipinto
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Nel seguito vi racconto anche di un altro restauro che ho recentemente realizzato su due oggetti di un collega di lunga data: si trattava di scatole indiane molto particolari, una delle quali verosimilmente antica.
Per la scatola di legno intarsiato, ho innanzitutto incollato con colla vinilica quella parti che si erano tolte ma che erano state recuperate. Invece, per quelle perse e per le crepe presenti, ho utilizzato dello stucco bianco opportunamente miscelato con polveri di diversi colori per ottenere una colorazione quanto più simile al legno originale.
Barattoli di polvere di ossido con varie gradazioni di colore da mescolare con stucco bianco
Una volta poi asciugato il tutto, ho pitturato le parti intarsiate mancanti con un misto di colori acrilici (e.g. argento, bianco, marrone e giallo) in modo da simulare un po’ quella specie di madreperla originale. Infine ho passato a istanza di tempo due mani di vernice acrilica per mobili (e una terza solo nei punti stuccati e pitturati). Le foto seguenti mostrano sia, a titolo di esempio, un dettaglio di una delle parti mancanti sia, quindi, l’oggetto restaurato negli intarsi e riverniciato per proteggerlo nel tempo:
Per l’altra scatola, tutta disegnata, ho miscelato colori acrilici per riprodurre il più possibile i colori delle parti mancanti e poi, con un pennellino sottile, ho cercato di rifare i volti stilizzati originali. Infine, una volta asciugato, in questo caso ho preferito proteggerlo con una classica vernice finale lucida per colori acrilici/olio, trattandosi di fatto di un dipinto. Ecco come si presentava:
… ed ecco com’è ora, una volta restaurata:
Puoi trovare alcuni consigli e alcuni altri esempi di restauro da me effettuati in altri miei post, quale soprattutto questo.
We see that, even without a lot of effort, a blogger can at least earn a little money for paying the annual fee for hosting his blog … and this is very often enough if one writes for pleasure and for helping people to solve some problem!!😀
In this post, I will show you how to easily get a product link that contains your partner ID. The standard method would be to go into the product link creation section on the Amazon affiliate program site, search for the product and then get the appropriate link (possibly the short version one):
I know, it is not hard work, but it is a boring procedure to do every time. So much better to use some shortcuts made available by Amazon!! 😉
If you are using the Amazon Shopping app on your smartphone, for example, you can get the affiliate product link by simply clicking on the share icon available on that product page: once authenticated, you are recognized as a partner and the share link already includes your Partner ID. You only need to click on the Copy link button to have it on your clipboard in order to easily past everywhere:
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Appropriate icons allow you to share that link even on social networks (e.g. Facebook, Twitter).
Pubblicizzare uno spettacolo con locandina e quant’altro può essere fatto anche gratuitamente! Forse i risultati possono non essere del tutto quelli sperati, ma sicuramente qualsiasi forma di pubblicità può dare i suoi frutti dal momento che, così operando, anche solo una semplice ricerca (generica o meno) su Internet con un qualsiasi motore di ricerca (e.g. Google, Bing) può agevolmente portare a visualizzare i dettagli dell’evento/spettacolo che uno ha voluto promuovere.
Ovviamente tutti i siti che permettono di farlo gratuitamente trovano profitto con altra pubblicità, per cui ci si deve aspettare poi di vedere la pagina contenente il proprio evento contornata di sezioni che promuovono prodotti tra i più diversi! Inoltre, anche durante la procedura d’inserimento di un proprio nuovo evento, ci si deve aspettare di veder comparire finestre di popup pubblicitarie che ovviamente devono essere chiuse (generalmente cliccando sulla X in alto a destra della finestrella) per poter proseguire senza essere direzionato in un’altra pagina relativa a quel prodotto sponsorizzato… Insomma, cose fastidiose… ma d’altra parte questo è il prezzo da pagare per non dover sborsare soldi! 🙂
Uno dei siti da considerare è WikiEventi.it dove risulta agevole inserire un evento e vederlo pubblicato in poco tempo.
Almeno per ora, tale servizio esiste solo per alcune città (Torino, Milano, Roma, Napoli, Firenze, Bologna e Genova). Inoltre, sebbene venga indicato nel form, predisposto per aggiungere un nuovo evento, di verificare che il medesimo non sia già stato inserito magari da qualcun altro, le verifiche poi attuate (probabilmente per la maggior parte automaticamente) risultano non particolarmente accurate e penso si limitino principalmente a bloccare eventuali inserimenti visibilmente inappropriati. Perciò, ad esempio, seppure questo evento fosse stato da me inserito con un errore di battitura nel titolo e oltre a essere duplicato, è stato pubblicato ugualmente! Si noti che, non dovendo uno autenticarsi per pubblicare un evento, non mi sembra esista la possibilità di correzione di un inserimento già inoltrato: perciò è necessario rileggere bene il tutto prima di dare l’OK alla pubblicazione!
Anche alcuni quotidianioffrono la possibilità di promuovere gratuitamente un evento/spettacolo inserendolo in un elenco presente in qualche loro rubrica magari pubblicata settimanalmente: si deve pagare solo se si desidera venga evidenziato opportunamente. Ad esempio, il quotidiano La Stampa distribuisce il venerdì l’insertoTorinoSette, appunto settimanale, che contiene un elenco degli eventi/spettacoli previsti nella settimana successiva. Si noti perciò che, oltre che a renderli visibili su Web, gli eventi compaiono anche su quell’inserto cartaceo del quotidiano, generalmente molto consultato da diversi lettori di quel giornale.
Si può quindi segnalare un evento a TorinoSette, se relativo al territorio piemontese, compilando il form apposito per tempo (possibilmente ben prima della settimana precedente, dovendo essere inserito nella rubrica del venerdì)!
Esiste poi anche il sito di TuttoCittà, la forma digitale del diffusissimo allegato degli elenchi telefonici… oramai in disuso. Purtroppo sembra poco utilizzato sebbene fornisca anche un’indicazione su mappa di dove si trova ciascun particolare evento/spettacolo. Dal momento che non vedevo alcun form che consentisse d’inoltrare un nuovo elemento da inserire, li ho contattati e ItaliaOnline che lo gestisce mi ha gentilmente risposto (dopo alcuni giorni) che per inserire un evento su Tuttocittà si può inviare un’email all’indirizzo info@italiaonline.it, specificando nell’oggetto dell’email la richiesta e dettagliando l’evento proposto. 🙄
Si possono poi utilizzare dei programmi/siti social per promuovere un evento. Ad esempio, Facebook consente non solo di scrivere un post in cui si invitano, ad esempio, i propri amici FB a venire, ma anche d’inserire appositamente un evento che può poi essere reso visibile a chiunque o solo alle persone che uno desidera. Si noti che si possono promuovere eventi che si svolgono sia online sia di persona. Come privacy, poi, si può indicare per tutti, per un gruppo, per i propri amici FB o anche privato (i.e. riservato solo alle persone invitate). L’indicazione del luogo in cui si svolge è facoltativa anche se penso sia utile valorizzare anche quel campo, così come anche la descrizione seppur possa anche questa essere lasciata in bianco: infine, nell’ultima sezione si può aggiungere una foto (e.g. la locandina dello spettacolo) prima di premere Crea evento e quindi pubblicarlo con i diritti di privacy che uno ha precedentemente indicato.
Sempre su Facebook si può poi, anziché create un semplice post, inserirne uno come Avvenimento importante andando nel proprio profilo e quindi nella sezione Post:
Qualsiasi sia la modalità di post che uno intende usare, in generale è bene far uso di hashtag, ovvero parole/frasi precedute dal # che fanno da “etichetta” ai contenuti, consentendo così di rendere quel post più visibile dal momento che comparirà in elenco a chiunque effettui una ricerca filtrando con qulla parola/frase.
Ovviamente, anche YouTube può essere un metodo per promuovere un evento inserendo, ad esempio, un breve filmato che mostri la locandina e un breve assaggio dello spettacolo tramite riprese o sequenza di foto! Tale video può poi essere anche essere agevolmente incorporato in un post apposito che qualcuno crea sul proprio blog per pubblicizzare tale evento. Ad esempio, in più occasioni ho pubblicizzato su questo blog personale eventi/spettacoli a cui ho partecipato, inserendoci foto e/o video pubblicati appunto su YouTube (nota: su WordPress, se non si ha un piano business, non è possibile caricare video che comunque occuperebbero molto spazio dati, per cui è molto meglio inserire semplicemente un link a video presenti su Internet – e.g. su YouTube o Vimeo – che vengono comunque in genere mostrati ed eseguiti embedded:
Elenco nel seguito anche altre piattaforme che non ho ancora personalmente utilizzate, ma che da quanto ho letto, promettono bene anche solo sfruttando le loro funzionalità offerte gratuitamente.
Eventa è un tool di derivazione italiana, per lapubblicizzazione gratuita di un evento. Questa piattaforma conta più di 90.000 eventi al mese suddivisi in più di 8.000 città. In questo memento, il attualmente il loro sito è in ristrutturazione… ma penso che a breve sarà nuovamente attivo probabilmente anche con nuove funzionalità!
Pubblicazione dell’evento nel portale, in modo gratuito
Inserimento di qualunque contenuto multimediale (e.g. foto, video)
Mappa della location
Descrizione evento (e.g. modalità di partecipazione, luogo, orari)
Consente anche di sponsorizzare (a pagamento) l’evento all’interno della sua piattaforma e di quelle di partner: propone diversi pacchetti a pagamento per ottenere benefici alla pubblicizzazione (e.g. maggiore durata nella pubblicazione, invio di newsletter).
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Evensiè una piattaforma specializzata in campagne per la promozione di eventi. Questo software permette di creare eventi ogni mese mettendo a disposizione anche un widget che consente eventualmente d’integrare gli eventi creati in un proprio sito.
Evensi Promoters offre poi agli organizzatori di eventi degli strumenti automatizzati e toolkit promozionali per gestire e ottimizzare gli eventi. Oltre alla funzione di creazione degli eventi online e d’importazione di eventi già creati anche su altri canali social online, ogni evento può essere promosso (a pagamento) per diversi periodi di tempo e ad un raggio di fino a 100 km dal luogo dove è programmata l’iniziativa.
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Eventbriteè un ulteriore portale utilizzabile per promuovere eventi.
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Scheda evento presnte in Google My Business sembra possa essere un’ulteriore possibilità per chi si è già iscritto a tale servizio che offre diverse opportunità anche gratuite. Qualora uno sia registrato come attività in Google My Business, può aprire schede gratuite geolocalizzate, corredate di svariate informazioni relative anche a servizi/prodotti offerti, orari d’apertura, promozioni speciali. Il servizio permette di essere visibile su Google Maps, soprattutto durante le ricerche geolocalizzate tramite uno smartphone. Tra le nuove feature di Google My Business si trovano anche le news temporanee, che danno la possibilità di caricare un’immagine, un commento e il rimando a un link di approfondimento: tali post posono essere etichettati come evento selezionando l’opzione “Trasforma il post in un evento“.
Infine, da non disdegnare è poi l’invio di un invito tramite WhatsApp ad alcuni dei propri contatti telefonici che si pensa possano essere interessati all’evento.
Talvolta si ha l’esigenza di duplicare un CD o un DVD da un PC Windows: nel caso si abbia un MAC il discorso comunque è analogo.
Il primo ostacolo che si può incontrare è che il dispositivo non abbia un lettore/scrittore di DVD/CD. Infatti, oramai molto spesso i tablet o anche i PC, volendo essere leggeri e sottili, non possono più integrare tale lettore che necessariamente ha uno spessore di almeno un centimetro e mezzo. A questo primo intoppo si può agevolmente provvedere comperando per poco (meno di 20€) un lettore per DVD/CD esterno che si collega direttamente a una porta USB e viene dalla medesima alimentato.: insomma un piccolo dispositivo che sta su un palmo della mano e che non necessita neppure di un alimentatore addizionale! Io ho preso da tempo questo lettore/masterizzatore DVD/CD della Antika che funziona egregiamente sul mio Surface Pro:
Relativamente poi al programma per duplicare DVD/CD ci i accorge che non esiste già incluso in Windows 10 nessun programma specifico. O meglio, esiste Windows Media Player che consente di masterizzare file dati e musica su CD/DVD ma non consente una duplicazione di un DVD/CD vera e propria, cioè insomma consente “solo” di salvare su DVD/CD dei dati o magari convertire in MP3 dei brani presenti su un CD musicale. Vedi a tale proposito l’articolo Masterizzare e copiare CD/DVD presente nel sito di supporto tecnico di Microsoft stessa. Dai anche un’occhiata ai mie seguenti post di possibile interesse a tale proposito:
Se invece si desidera proprio effettuare una copia di un CD/DVD ci si deve dotare di un apposito programma. In passato utilizzavo Nero Burning nella sua versione gratuita: ho visto ora il loro sito e ho scoperto che attualmente non esiste più nessuna versione gratuita se non quella in prova per un limitato tempo. Il costo di questo come di altri prodotti analoghi (e.g. Wondershare DVD Creator) non è eccessivo se si pensa che nella sua versione “suite” sono comprese innumerevoli funzionalità (editing video/audio, conversione formati, riconoscimento dei motivi basato su AI, funzionalità sia di backup sia di analisi delle prestazioni del PC e quant’altro) che vanno ben al di là della “semplice” duplicazione! Ho anche notato che il costo della Suite di Nero (i.e. Nero Platinium Suite) costa ben 20€ in meno se si acquista su Amazon rispetto a prenderlo direttamente dal sito del produttore, pur essendo lo stesso prodotto nella medesima versione!! … questa è una delle “stranezze” oramai diventate normalità, seppure personalmente continui a non capirle la logica!
Tuttavia se uno non vuole spendere e necessita semplicemente di un qualcosa che gli permetta esclusivamente di duplicare un DVD/CD, esistono diverse soluzioni e ne esaminerò una in dettaglio nel seguito.
Voglio subito sottolineare che ovviamente i programmi che legalmente consentono di effettuare duplicazioni non possono operare su materiale protetto da copia come, ad esempio, i film su DVD. Anzi può succedere che, cercando di utilizzare SW che si trovano su Internet e che dovrebbero non solo consentire di duplicare video non protetti ma anche gli altri, creino poi problemi al masterizzatore in quanto evidentemente sostituiscono il driver (od operano sul medesimo) in modo tale che poi, quando installati, Windows non lo riconosca più come legalmente firmato da un produttore certificato per cui ne blocca l’utilizzo per preservare l’integrità del PC: un conoscente che aveva installato CloneDVD mi aveva chiamato in quanto non riusciva più a utilizzare in qualsiasi modo il suo masterizzatore. Andando a vedere in Gestione dispositivi (dal Pannello di Controllo o direttamente facendo click con il tasto destro sulla bandierina di Start in basso a sinistra), l’unità DVD- CDROM risultava effettivamente contrassegnata con un icona di avvertimento: dalla finestra delle sue proprietà si leggeva appunto che era stato bloccato da Windows 10 per problemi di sicurezza. A nulla era servito disinstallare tale driver e reinstallarlo e solo con la disinstallazione di quel programma duplicatore “pirata” sono riuscito a risolvere il problema sul funzionamento del masterizzatore!
Eventuali malfunzionamenti del driver dell’unità DVD/CD-ROM, eventualmente dovuti all’installazione di SW di dubbia provenienza, risultano visibili nella sua pagina di Proprietà
Andiamo quindi a considerare un programma gratuito che consente di generare sul PC un file .ISO da un DVD/CD che successivamente può essere utilizzato, mediante il medesimo programma, per scrivere un DVD/CD vergine in modo da avere un duplicato identico all’originale.
Ho provato ImgBurn e l’ho trovato semplice e conforme a tale scopo: ce ne sono comunque diversi altri sempre gratuiti quale, ad esempio, Ashampoo Burning Studio Free, seppur la maggior parte dei SW siano gratuiti solo per un limitato periodo di tempo. Nel seguito mostro gli step che, utilizzando ImgBurn, consentono appunto di salvarsi in locale l’ISO del disco e poi utilizzarla per ottenere la copia.
Tale SW presenta di default tutte le scritte in inglese, ma si possono ottenere anche in italiano semplicemente scaricando un file e sostituendolo nella directory opportuna:
Il primo passo da fare è scegliere Crea l’immagine di un disco, e poi nella pagina specifica premere la medesima figura (in basso a sinistra) per iniziare effettivamente la creazione dell’immagine: per default il file .ISO viene salvato nella cartella Documenti del PC.
Il passo successivo richiede di sostituire il disco originale con uno vergine (o riscrivibile) [se non lo si è fatto, viene indicato solo in inglese Device not ready (Medium not present – Try open)], scegliere l’icona Masterizza un’immagine e selezionare quel file ISO precedentemente creato: conviene impostare l’opzione di verifica in modo da far effettuare una verifica che il disco masterizzato sia effettivamente identico a quello salvato e non ci siano stati eventuali errori di scrittura. Sebbene con i PC e masterizzatori odierni in grado di scrivere 8x o anche più, la probabilità che ci siano stati errori di scrittura è assai improbabile, sicuramente, durante la masterizzazione, conviene non sovraccaricare il PC con programmi che richiedano pesantemente delle sue risorse. Si noti che viene creato un buffer apposito da questo programma (come generalmente avviene in tutti i programmi di masterizzazione) in modo appunto da sopperire comunque a temporanei ritardi nell’elaborazione di una richiesta al PC.
Fa un po’ specie risalire su un palco e riprendere alcune delle passioni lasciate in un cassetto per tanto tempo. Questo spettacolo stesso è stato in gran parte preparato in videoconferenza durante il lockdown ed è stato anche un’occasione per vedersi, seppure su di un monitor, con altre persone per confrontarsi e cercare di dare una certa continuità ad alcuni degli impegni pregressi.
Non è stato facile cercare di recitare da remoto ciascuno la sua parte, non solo per la mancanza di quel contatto e partecipazione emozionale che molto più facilmente si riesce a stabilire quando le persone si trovano fisicamente vicine, ma anche per problematiche intrinseche delle videoconferenze dove, ad esempio, è praticamente impossibile recitare una frase in simultanea tra più persone, o stabilire con esattezza i movimenti che si sarebbero poi dovuti fare in scena.
Penso che non molte siano state le compagnie amatoriali che non hanno desistito ed hanno comunque continuato a ritrovarsi online, pur rimandando di volta in volta le date presunte della “prima”, magari dovendo nel tempo cambiare alcune parti per la triste defezione di qualcuno, ad esempio per via di nuove limitazioni governative imposte e non da tutti accettate. Frustrante è stato poi, lo scorso anno, dopo aver ripreso le prove in presenza, nuovamente doverle interrompere per diversi mesi, quasi senza il barlume di una fine…
Ma noi ci siamo riusciti ad arrivare in fondo, e questa commedia è solo una delle tre che in questi due anni abbiamo con fatica preparato dopo avere effettuato delle scelte tra diverse proposte iniziali. Visto il periodo, si era optato per commedie divertenti e spensierate, sperando di riuscire così ad alleviare nel pubblico le inevitabili sofferenze di questi mesi. Insomma, commedie non certo impegnative e di sostanza, ma comunque capaci di strappare sorrisi e un po’ di spensieratezza!
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Carlo organizza un pranzo con il pretesto di presentare, alla giovane donna di cui si è infatuato, la zia vedova miliardaria che arriva dall’Argentina. Un ritardo nella sua venuta rischia di mandare a monte l’incontro d’amore… Carlo allora chiede a un suo amico di travestirsi da donna e fingere di essere quella sua zia. L’arrivo inatteso della vera zia, che sotto mentite spoglie si adopera per smascherare il suo ‘doppione’, crea situazioni paradossali e comiche.
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ore 15:00 – Tutto è pronto!!
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Foto dalla “prima” rappresentazione… ma ci saranno prossimamente sicuramente delle repliche, visto il successo ottenuto!! 😎🤗😁
Come chiedere poi il compenso qualora uno sia stato chiamato a partecipare attivamente come scrutatore, segretario o presidente?
Il compenso previsto per il Comune di Torino risulta il seguente – sebbene l’importo possa differire a seconda del Comune, dalla tipologia del seggio (speciale o meno) e di elezione (e.g. per il ballottaggio sarà leggermente inferiore):
Presidenti € 187.00
Presidenti di Seggio Speciale € 90.00
Segretari e Scrutatori € 145.00
Scrutatori di Seggio Speciale € 61.00
Quindi un compenso che non è comunque indifferente nonostante il numero elevato di ore in cui uno è risultato impegnato, essendo almeno una buona parte di sola attesa per cui se si sanno sfruttare opportunamente (e.g. un buon libro, piacevoli chiacchierate con i “colleghi” di seggio, telefonate per sbrigare faccende da remoto) comunque ben impiegate!! 😉 Non è indifferente soprattutto per un giovane disoccupato in cerca di una occupazione chissà da quanto tempo… 🙄 Eppure mi sembra ci siano state difficoltà nel reperire persone che accettassero tali incarichi, … anche solo quello di scrutatore, se è vero che sono state chiamate anche persone che erano unicamente iscritte (senza mai essere stati chiamati da diversi decenni) nell’Albo degli scrutatori, seppur non avessero esplicitamente dato la disponibilità a ricoprire l’incarico di scrutatore per queste elezioni specifiche). Anzi, cittadini che neppure erano iscritti in quell’albo, ma che si sono presentati fuori dai seggi il sabato pomeriggio, sono stato scelti in mancanza di scrutatori che non si sono presentati!
Da uno dei molteplici fogli inviati ai presidenti di seggio viene, tra l’altro, specificato anche come ricevere la riscossione dei pagamenti. Si apprende quindi che il metodo più veloce per ottenerlo è quello di fornire un IBAN compilando un apposito form presente sul sito Torinofacile. In particolare viene specificato che per farlo si deve accedere tramite le proprio credenziali SPID/CIE/CNS del diretto interessato ma l’IBAN può anche essere intestato a terze parti. Tuttavia nella pagina d’introduzione al servizio di Torinofacilesi legge invece che sarebbe necessario “Essere titolare o contitolare del c/c bancario o c/c postale” che si indica, sebbene poi in realtà, nella compilazione del form, esiste effettivamente l’opzione d’indicare se il conto corrente indicato è intestato a se stessi o meno:
Esiste la possibilità d’indicare un IBAN anche di un conto di cui non si è intestatari
Per coloro che invece non invieranno tale richiesta in forma elettronica, il processo di pagamento sarà più lungo con modalità ancora da stabilire… Sempre nelle spiegazioni presenti nella pagina d’introduzione al servizio di Torinofacile si apprende poi “il pagamento in contanti, tramite riscossione diretta presso l’ufficio cassa delle filiali Unicredit, potrebbe richiedere diverse settimane di attesa“.
Insomma, le procedure che fanno uso di mezzi informatici sono come sempre le più veloci e consone… sempre che vengano definite opportunamente, dovendo essere utilizzate da un cittadino comune!!
Foglio inviato ai presidenti di seggio in cui si menziona come ottenere la riscossione del compenso
La procedura di compilazione del form presente in Torinofacile – Accredito compenso ai componenti di seggio è dunque semplice, sebbene – dopo avere inserito i propri dati anagrafici, il numero di seggio e l’IBAN – richieda a ogni passo alcune fastidiose conferme per poter procedere:
Fastidiose e inutili richiesta di conferma compaiono durante diversi passaggi della procedura
All’ultimo passo è possibile cliccare sull’icona del file pdf per scaricare tale file contenente il riepilogo dei dati di cui si conferma l’invio all’ufficio competente.
Infine, al termine della procedura e relativo invio, viene aggiornata la pagina dove ora compare un link che consente di visualizzare le proprie istanze inoltrate:
Arriva poi anche una email di conferma di tale inoltro, con relativo codice di richiesta:
Insomma una procedura semplice, sicura (richiedendo una autenticazione con SPID) e rapida sia nell’inoltro sia (spero) nella sua successiva gestione…
…di sicuro assai più avanzata di quelle che ho personalmente visto ancora in essere durante lo spoglio delle schede e il loro inoltro… procedure direi probabilmente rimaste immutate dall’inizio della Repubblica o forse più! Ma di questo avrò occasione di parlarne in un altro successivo post” 😬
P.S. 6/11/2021
Il pagamento non avviene tuttavia in tempi rapidi neppure inoltramdo la richiesta in forma elettronica come indicato. A distanza di 3 settimane rimaniamo ancora in attesa! 🤔
P.S. 30/11/2021
Ricevuto il pagamento proprio oggi! Per essere una procedura di pagamento informatizzata, i tempi direi non sono stati particolarmente rapidi… 🤔
Ho provato ad accedere ieri all’app dell’INPS per vedere i dettagli della pensione mensile e ho avuto la brutta sorpresa di vedermi indicate come errate le mie credenziali INPS che da sempre utilizzo per accedere a quell’app (che memorizzandosele, non me richiedeva più, se non dopo un eventuale aggiornamento dell’app stessa). Questo almeno fino a ieri pomeriggio: ora finalmente il messaggio di rifiuto non indica più l’inesattezza delle credenziali, bensì la nota seguente: “ATTENZIONE: dal 1 ottobre 2021 puoi accedere solo con SPID, CNS o CIE” … anche se poi, in realtà, da quell’app l’accesso con CNS non risulta possibile, almeno attualmente: come si può vedere dagli screenshot seguenti, si deve infatti utilizzare l’accesso web da un browser del sito dell’INPS – sia da PC sia da smartphone – per vedere attivata anche quella terza possibilità di autenticazione (oltre a dover usare un lettore per carte a contatto con chip). Dal momento che non so nemmeno se tali lettori possano funzionare se collegati alla porta micro USB di uno smartphone (esisteranno i driver necessari per quei dispositivi?), sicuramente più agevole è la lettura di una carta contactless tramite lettore NFC, qualora integrato in quel dispositivo.
P.S. 3/10/2021 – Per fortuna ora nell’app dell’INPS hanno introdotto la possibilità d’inserire un PIN, con la validità di 30 giorni, che evita così di dover effettuare la non certo immediata procedura di accesso con SPID/CIE… sebbene comunque ogni mese, anche solo per controllare i dettagli della pensione, si debba comunque rifare in quanto trascorsi quei termini indicati! Avrebbero almeno dovuto prolungarne la validità a un po’ più di 30 giorni dopo l’ultimo accesso e non, come sembra ora, dalla sua creazione! 🙄
Nuova funzionalità introdotta nell’app dell’INPS per evitare, almeno per 30 giorni, di dover effettuare ogni volta la non banale e lunga procedura di autenticazione con SPID/CIE
Ecco quindi che, come preannunciato non certo in modo così evidente per tutti dal momento che ha colto di sorpresa anche me (figuriamoci un anziano!), dal 1 ottobre 2021 è stato inibito l’accesso ai siti sia dell’INPS sia dell’Agenzia delle Entrate tramite le credenziali dai medesimi rilasciati e che consentivano l’accesso, a chi li avesse (da tempo non ne rilasciavano di nuove), senza utilizzare le forme attualmente più in voga, vale a dire SPID, CIE o CNS. … sì, perché ora, in aggiunta allo SPID e al CIE si esiste anche un terzo metodo alternativo, il CNS vale a dire la Carta Sanitaria che, solo qualora appositamente abilitata e associata a un PIN, diventa la Carta Nazionale dei Servizi, appunto un ulteriore metodo alternativo di accesso “sicuro”!
La “rivoluzione” non coinvolge però solo i siti dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, bensì anche quelli relativi ad altri servizi al cittadino fino a oggi utilizzabili anche con l’itilizzo di credenziali appositamente rilasciate da tempo dai medesimi. Ad esempio, anche l’accesso a TorinoFacile ha dismesso le sue credenziali il medesimo giorno.
Non so, sinceramente cosa avvenga negli altri Paesi (e non desidero perdere ulteriore tempo nell’analisi), ma avere e dover gestire tre modalità di accesso “unificato” mi sembra davvero una follia, tanto più che, soprattutto alcune, risultano davvero complicate da richiedere/utilizzare (i.e. SPID), nessuna poi sicuramente banale come avveniva con l’uso delle credenziali di un tempo, agevolmente utilizzabili anche da persona fidata che, ad esempio, si sobbarcava l’onere di aiutare una persona incapace a tali operazioni, spesso un anziano. Anche il processo di delega [che, come mostrerò nel seguito, è stato fortunatamente introdotto per sopperire a situazioni assai comuni (e.g. gestione di persone anziane e non solo, essendo certamente i metodi informatici non alla portata di tutti i cittadini)] comunque introduce una complicazione nel processo che davvero si poteva evitare laddove non fosse indispensabile (e.g. per chi aveva e usava proficuamente credenziali già da tempo rilasciate dai singoli servizi). Infatti, ora il delegato (e.g. il familiare dell’anziano infermo) deve andare in un apposito sportello (che può necessitare di una prenotazione non sempre agevole da ottenere), fornire documentazione e certificati rilasciati da personale sanitario (come se i medici generici non avessero già sufficienti incombenze burocratiche a loro carico!). … e questo anche solo per vedere, per l’assistito, la sua pensione in dettaglio, scaricaregli il CUD dall’INPS o compilargli il 730 magari accettando la sua versione precompilata dall’Agenzia delle Entrate stessa...
Avevo già scritto da tempo diversi post sul “problema” di transizione a un accesso “unico” per i servizi offerti da enti pubblici, ad esempio SPID (Sistema Pubblico d’Identità Digitale): la panacea per l’accesso a tutti i servizi offerti dalla Pubblica amministrazione? Non direi proprio! Erano tutti siti che comunque già da tempo avevano messo in atto propri meccanismi di autenticazione specifici che, sebbene non più rilasciati, continuavano a valere come alternativa a SPID/CIE/CNS per chi già li possedeva. Mi chiedo: che cosa costava quindi mantenerli ancora, in modo da non creare problematiche per chi era abituato a utilizzarli (spesso persone già di età o familiari che si adoperano per loro in fastidiose operazioni burocratiche)? Mica penseranno che le metodologie SPID/CIE/CNS siano davvero oggettivamente più sicure? E poi, se anche fosse, per molteplici dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione (e.g. scaricare il proprio CUD) sicuramente quel livello di supposta assoluta sicurezza non sarebbe davvero necessario! D’altra parte già le tre metodologie di autenticazione consentite ora hanno livelli di sicurezza ben diversi anche solo per via del supporto utilizzato (e.g. le carte contactless sono decisamente meno clonabili rispetto a quelle con chip a contatto). Relativamente allo SPID poi, è stato pensato per avere addirittura ben tre livelli diversi di sicurezza!! 🤔
Email ricevuta il 30/09/2021 dall’Agenzia delle Entrate che mi comunicava l’imminente cessazione della possibilità di autenticazione con le credenziali rilasciate un tempo dalla stessa
Notifica presente nell’app/sito dell’INPS in cui si comunica l’imminente cessazione della possibilità di autenticazione con le credenziali rilasciate un tempo dallo stesso ente
Perciò, nel sito dell’INPS, in questa pagina relativa a Servizi on line: introdotta la delega dell’identità digitale, viene specificato: “Dal 16 agosto 2021, il cittadino che sia impossibilitato a utilizzare in autonomia i servizi online INPS, può delegare un’altra persona di sua fiducia all’esercizio dei propri diritti nei confronti dell’Istituto attraverso lo strumento della delega dell’identità digitale. … La delega dell’identità digitale è anche lo strumento attraverso il quale i tutori, i curatori, gli amministratori di sostegno ed esercenti la potestà genitoriale possono esercitare i diritti dei rispettivi soggetti rappresentati e dei minori. La richiesta può essere effettuata direttamente dal delegante presso una qualsiasi sede territoriale dell’INPS esibendo il modulo di richiesta di registrazione delega dell’identità digitale e la copia del documento di riconoscimento del delegante. Dopo la registrazione a sistema della delega, il delegato può accedere ai servizi INPS in luogo del delegante, autenticandosi con le proprie credenziali SPID/CIE/CNS e potrà scegliere, quindi, se operare in prima persona oppure in luogo e per conto del delegante.
Da quello che viene indicato, tuttavia, non si comprende bene se questo processo di delega sia estendibile anche nel caso di persone malate o comunque anziane con problematiche tali da non poter operare in modo autonomo, senza per questo avere un curatore o quant’altro. Per fortuna nelle F.A.Q. si trova tale domanda con relativa risposta:
Quindi, se uno è invalido e necessita di un aiuto per operare sul aiuto dell’INPS, dal 16 agosto 2021 può delegare figli o altre persone di fiducia a effettuare l’accesso per tuo conto ai servizi online con il loro SPID, come indicato nella circolare INPS 12 agosto 2021, n. 127. Per richiedere la registrazione della delega, si può prenotare un appuntamento allo sportello INPS e recarsi allo sportello per consegnare come delegante la documentazione di seguito indicata:
La richiesta di delega deve essere presentata fisicamente presso gli sportelli INPS.
Per prenotare l’appuntamento si può chiamare il Contact center, al numero 803164 da rete fissa o 06164164 da rete mobile, o contattare la propria sede INPS di riferimento fissando un appuntamento tramite l’area MyINPS, il portale INPS (Contatti->Le sedi INPS) oppure tramite app INPS Mobile. Si possono trovare ulteriori istruzioni e tutorial sulle modalità di prenotazione nella sezione Contatti -> Accedere alle Sedi INPS.
Nel caso uno sia impossibilitato a recarsi presso gli sportelli INPS a causa di patologie (allettato per lunga durata, ricoverato in strutture di cura ecc.), può richiedere la registrazione della delega da parte di familiare o tramite altra persona di fiducia dallo stesso delegata.
attestazione sanitaria prodotta da un medico del SSN attestante l’impossibilità del delegante a recarsi presso la sede INPS;
documento d’identità originale del delegante;
copia del documento d’identità del delegato.
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Esiste poi un’ulteriore possibilità di delega per abilitare una Tessera Sanitaria(e.g. quella di un anziano infermo) perché diventi una Carta Nazionale dei Servizi con un proprio PIN da utilizzare durante un’autenticazione. … e forse questa soluzione può risultare la più semplice ed attuabile per poi accedere a qualsiasi sito che consenta quella forma di autenticazione (sembra oramai inserita in tutti i siti delle pubbliche amministrazioni, INPS e Agenzia delle Entrate inclusi). L’unico vincolo rimane poi quello di dotarsi di un apposito lettore tale carta con chip a contatto, comunque assai economico.
Da questa pagina del sito dell’INPS relativo alla Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS) si legge: “viene emessa dall’Agenzia delle Entrate, che si occupa di produrre e distribuire la tessera su tutto il territorio nazionale. Ai nuovi nati viene spedita in automatico, senza bisogno di inviare alcuna richiesta, dopo che è stato attribuito il Codice Fiscale da parte dei Comuni o di un ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Per poterla utilizzare come Carta Nazionale dei Servizi (CNS) è necessario recarsi presso un ufficio della Regione nella quale si risiede, dove verrà rilasciata una busta con il Personal Identification Number (PIN) per il suo utilizzo come CNS. È importante sapere che il titolare della TS, per ottenere il rilascio del PIN, può delegare un parente. Per l’utilizzo della CNS come sistema di autenticazione è necessario infine dotarsi di un lettore di smart card. Non è necessario avere uno smartphone per utilizzare la CNS.”
Quindi sembra che la tessera sanitaria, spedita gratuitamente a domicilio, possa diventare la Carta Nazionale dei Servizi (utilizzabile quindi in alternativa a SPID e CIE) per accedere ai servizi pubblici (e.g. INPS, Agenzia delle Entrate): basterebbe recarsi presso un ufficio della Regione di residenza per ritirare una busta con un PIN idoneo al suo utilizzo elettronico. Anzi “il titolare della TS, per ottenere il rilascio del PIN, può delegare un parente“! Sembrerebbe quindi quasi risolto ogni problema… tranne per il fatto che “per l’utilizzo della CNS come sistema di autenticazione è necessario dotarsi di un lettore di smart card“, …. ma subito rassicurano nuovamente che “non è necessario avere uno smartphone per utilizzare la CNS” … solo un PC! 🙄🤔
Come richiedere quindi tale PIN per la Tessera Sanitaria (TS-CNS) in modo che possa essere utilizzata come Carta Nazionale dei Servizi? Sempre in quella pagina del sito dell’INPS esiste un elenco di link per ciascuna Regione. In particolare, per il Piemonte il link porta a una pagina del sito appunto della Regione Piemonte relativo all’elenco degli sportelli per la gestione Tessera Sanitaria – CNS in quel territorio (i.e. l’elenco degli sportelli ASL abilitati al rilascio delle credenziali per l’utilizzo della Tessera Sanitaria TS – CNS come strumento di autenticazione). Nel documento scaricabile viene ad esempio indicato, tra tutti gli altri del Piemonte, i seguenti sportelli nella città di Torino:
Sempre nel sito della Regione Piemonte c’è una sezione apposita relativa alla Tessera Sanitaria Carta Nazionale dei servizi TS – CNS. Qui viene precisato: “Per garantire l’utilizzo esclusivo da parte del proprietario, la tessera viene recapitata a domicilio disattivata: per attivarla è necessario presentarsi presso uno degli sportelli dislocati sul territorio della propria ASL di appartenenza, portando con sé la nuova tessera e un documento di identità valido. L’operatore incaricato attiva la carta e il cittadino riceve le prime parti del PIN, PUK e CIP (opzionale). Successivamente, riceverà all’indirizzo e-mail comunicato all’ASL le seconde parti delle credenziali. Per poter utilizzare la carta il cittadino dovrà dotarsi di un lettore di smartcard e del relativo software, scaricabile gratuitamente dal portale TS-CNS“.
Insomma, una procedura direi molto simile a quella della Carta d’Identità Elettronica (CIE) anche se in questo caso non si parla di lettura tramite smartphone dotato di funzionalità NFC(non presente sempre, soprattutto nei telefonini più economici o più datati), bensì solo di lettore di smartcard da utilizzare da un computer dove sia installato un apposito SW scaricabile gratuitamente. Relativamente alla possibilità di delega nel ritiro, vengono fornite istruzioni specifiche per ciascun caso (e.g. minori non emancipati, persone sottoposte a tutela, malati). Relativamente alle persone malate e/o impossibilitate a recarsi al ritiro per un tempo superiore ai 3 mesi, viene detto:
È quindi sufficiente portare documento valido (e relativa fotocopia!!), delega firmata dal delegante, certificato medico o documentazione clinica idonea (anche eventuale autocertificazione sembrerebbe): tale documentazione deve essere generica e non indicare, per motivi di privacy riferimenti alla patologia del titolare della TS-CNS.
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L’altra possibilità è avere una Carta d’Identità Elettronica con relativo PIN anche se, nel caso in cui uno non l’abbia già, richiederla sembra non sia sempre così agevole. Nella pagina del sito del Comune di Torino relativo alle modalità di prenotazione, vien detto: “L’appuntamento può essere richiesto autonomamente, anche in assenza di credenziali SPID, CIE o Torino Facile, con le seguenti modalità: Carta Identità Elettronica, tramite il portale ministeriale o il portale Torino Facile Cambio di residenza da altro Comune o dall’estero, tramite il servizio online Sportello Facile Cambio di indirizzo in città, tramite il servizio online Sportello Facile“. Sebbene la prenotazione possa avvenire anche solo utilizzando SMS, e quindi non si necessita di SPID, non sempre (sembra) disponibile la possibilità di effettuarla:
Sempre da una pagina del sito del Comune di Torino si legge: “Il costo per l’emissione è di Euro 22,21 nel caso del documento elettronico. AVVERTENZE:
Il rinnovo del documento può essere richiesto a decorrere dal 180° giorno precedente la scadenza, riconsegnando all’ufficio la carta d’identità precedente scaduta o in scadenza.
In caso di smarrimento o furto occorre esibire la denuncia di smarrimento o furto resa all`autorità di pubblica sicurezza (Carabinieri o Polizia) in originale e fotocopia; occorre esibire un valido documento di riconoscimento in corso di validità (in mancanza occorre la presenza di due testimoni residenti sul territorio nazionale muniti di documento d`identità valido).
In caso di documento deteriorato, occorre presentare il documento danneggiato e un altro documento di riconoscimento valido (in mancanza di quest’ultimo occorre la presenza di due testimoni residenti sul territorio nazionale muniti di documento d`identità valido).
Infatti l’articolo 36, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, è sostituito dal seguente: “7. La carta d’identità può essere rinnovata a decorrere dal centottantesimo giorno precedente la scadenza. Le carte d’identità rilasciate su supporto cartaceo e le carte d’identità elettroniche rilasciate in conformità al decreto del Ministro dell’interno 8 novembre 2007, recante “regole tecniche della Carta d’identità elettronica”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 261 del 9 novembre 2007, possono essere rinnovate, ancorché in corso di validità, prima del centottantesimo giorno precedente la scadenza.“.
Sembrerebbe tuttavia che, se ho capito bene, il decreto del 16 luglio 2020 ha fatto decadere il limite dei 180 giorni per le carte d’identità cartacee o quelle elettroniche obsolete, dando la possibilità di rinnovarle anche subito, mentre rimane il limite dei 180 giorni per le carte elettroniche “nuove” salvo ovviamente i casi di furto, smarrimento o deterioramento. Tuttavia questa informazione che ho trovato online necessita di una conferma (chi ha tempo e voglia di leggersi quel decreto ho inserito il link!).
Sembra anche, a causa dell’emergenza sanitaria, per evitare assembramenti è stato deciso di prorogare la validità dei documenti d’identità, mentre dall’altro lato poiché, finalmente, si vuole dare un’accelerazione verso la digitalizzazione, si consente di rinnovare la CI a favore di quella elettronica 3.0 anche prima della scadenza naturale.
Si legge anche in qualche forum che in qualche anagrafe hanno negato il rinnovo da CI cartacea a CIE 3.0 perché mancavano oltre 6 mesi alla sua scadenza… sembra pure che abbiano “consigliato” di strapparla e poi ripassare in quanto deteriorata…
A Torino, la sede centrale dell’anagrafe di via della Consolata 23 riceve senza appuntamento per il rilascio di carte d’identità, certificati, autenticazioni di firma e di copia, dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, attestazioni di soggiorno.
L’appuntamento può essere richiesto autonomamente, anche in assenza di credenziali SPID, CIE o Torino Facile, con le seguenti modalità: Carta Identità Elettronica, tramite il portale ministeriale o il portale Torino Facile. Può convenire provare a vedere la disponibilità di posti anche nei Comuni vicini a grandi metropoli. Ad esempio, se cerchi di prenotare in una anagrafe nel Comune di Torino difficilmente trovi posti, mentre nei Comuni vicini si trovano posti, sebbene i tempi di attesa siano comunque notevoli (e.g. più di un mese e mezzo):
Per il rinnovo della Carta d’identità può convenire prenotare nei piccoli Comuni
Per leggere una carta sanitaria alias Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS), trattandodi di una carta con chip a contatto necessita di un lettore economico (e.g. inferiore ai 20€, ad esempio questo). Anche le CIE rilasciate fino a luglio 2016 erano di questa tipologia di carte con chip per cui possono essere lette con questo medesimo lettore.
Si noti che il lettore necessario per leggere la Carta d’identità elettronica (CIE 3.0) attualmente rilasciata dalle anagrafi (da agosto 2016) deve essere un lettore contactless NFC che sia idoneo a leggere quella carta nella versione attuale (3.0): il costo di questi lettori, collegabili ad una porta USB di un PC, non è indifferente (attualmente poco meno di 50€, ad esempio questo). È poi necessario stare sttenti alla compatibilità con la CIE 3.0 attuale in quanto sembra esistono alcuni lettori in grado di leggere solo le CIE 2.0 cioè quelle con chip a contatto, rilasciate prima del luglio 2016. Solitamente le carte contacless vengono tecnicamente considerate più sicure ed è anche per questo, oltre che per la loro comodità di utilizzo, che sono state scelte da tutte le carte di credito e debito attualmente rilasciate dalle banche.
Comunque esiste la possibilità di leggere le CIE 3.0anche tramite l’appCieID disponibile per Android e iOS, sempre che il vostro telefonino abbia quella funzione NFC, generalmente non presente nei modelli di fascia bassa e/o di qualche anno fa. Se invece uno ha uno smartphone con quella funzionalità, sarà in grado di leggere la propriaCarta d’Identità Elettronica di nuova generazione configurando l’app e appoggiando la carta sul retro dello smartphone. Purtroppo non si può configurare l’app CieID per registrare più carte, impedendo perciò l’utilizzo di un medesimo smartphone per leggere più CIE ed autenticare quindi più persone (e.g. un familiare anziano magari non in possesso di uno smartphone, tantomeno di uno con la funzionalità di lettore NFC)! 🙄😒 Percìò mi sembra che l’unica soluzione per un utilizzo multiutente sia l’uso di un costoso lettore NFC collegato via USB ad un PC (vedi anche Software CIE): vedi tuttavia anche Da un solo smartphone come riuscire a gestire più SPID, anche ciascuno associato a persone differenti
Le velocità di trasmissione pubblicizzate dai diversi provider sono sempre più elevate e attualmente si parla di “velocità di trasmissione fino a 1 Gigabital secondo” (i.e. 1000 Gbps), sia in download che in upload. In realtà, generalmente le velocità raggiunte sono minori seppur molto elevate e non sono simmetriche in download (quando si scaricano contenuti dalla rete) e in upload (quando si inviano contenuti in rete). Infatti generalmente si ottengono valori maggiori, anche di molto, per la velocità di trasmissione in download, che d’altra parte è generalmente quella che più interessa maggiormente (e.g. quando si vede un film, o si naviga su Internet con un browser, si utilizza principalmente traffico in download). Se quindi si ottengono risultati simmetrici nei test (o addirittura valori maggiori per il flusso upstream), è probabile che ci si sia collegati alla rete domestica non nel modo più appropriato per ottenere le migliori prestazioni, quindi quelle idonee per effettuare correttamente uno speedtest per testarla!
Ma come fare a sapere qual è la velocità massima reale che uno riesce effettivamente ad avere sulla propria linea di casa? Anche i più sprovveduti sanno oramai che esistono servizi di speedtest che, scaricando/caricando una sufficiente quantità di dati da/verso la rete, riescono a fornire una buona indicazione delle massime velocità raggiungibili con la propria linea di casa. Ma come effettuare questo test per avere dei risultati che effettivamente misurino le potenzialità della propria linea e, non avere invece misurazioni penalizzate da altri fattori?
La velocità maggiore si può ottenere sono quando la trasmissione in fibra è non solo tra centrale e “armadio ripartilinea” in strada, ma anche tra questo e l’appartamento
Diciamo innanzitutto che le massime velocità si possono ottenere solo quando la fibra arriva in casa, vale a dire si tratta i un collegamento FTTH (Fiber To The Home) e non FTTC (Fiber To The Cabinet) dove il cavo di fibra arriva solo a un armadio in strada (magari collocato lontano, anche a diversi chilometri dal proprio domicilio, seppure spesso si trovi solo a poche decine/centinaia di metri) e poi da quello parte un cavo classico in rame fino in casa. In quest’ultimo caso le velocità risultano assai più ridotte (e.g. 40 Gbps) pur rimanendo più che sufficienti per poter usufruire di un qualsiasi servizio anche multimediale (e.g. vedere un film ad alta definizione in streaming).
Se uno ha un collegamento FTTH, allora al router arriva un cavo sottile (fibra) con un attacco come in figura e non un cavo più grosso (rame) con un attacco diverso, come si ha nel caso di un collegamento in fibra FTTC dove in realtà la fibra arriva solo a un armadio collocato in strada, magari anche a chilometri di distanza!
Esempio di cavo ottico che arriva in ingresso al modem/router di casa nel caso di un collegamento FTTH (il più veloce)
Non mi dilungherò, non essendo oggetto del post, ma per chi è interessato, ho trovato un articolo che mi sembra spieghi sufficientemente bene i motivi per cui un collegamento FTTH reale non offre la velocità massima ipotizzabile e commercialmente propagandata: Perché la FTTH non va a 1000 Mbps?
Velocità reali raggiungibili con un collegamento in fibra FTTH sono comunque elevate e di diverse centinaia di Mbps, anche nelle condizioni peggiori, quindi sicuramente più che adeguate per poter essere condivise tra più appartamenti anche qualora si usino servizi di film in streaming, in generale i più dispendiosi in termini di banda richiesta. Infatti, anche solo effettuando una semplice ricerca su Internet, si può trovare che, per accedere alla qualità 4K UHD è necessaria una connessione a banda larga che permetta di gestire almeno tra 10 e 25 Mbps. Comunque, per fruire della qualità FullHD basta mediamente una semplice connessione da 7 Mbps in downstream. Se ci si ‘accontenta’ poi della qualità HD 720p, è sufficiente ancora meno banda: appena 3-5 Mbps in media.
Ma torniamo all’oggetto principale del post! Per effettuare correttamente uno speed test sulla propria linea è necessario:
Utilizzare un dispositivo performante, quale ad esempio un PC ben dimensionato
Collegarlo direttamente al modem/router via cavo Ethernet.
Solo se si rispettano quei due principi basilari indicati, la misurazione potrà fornire delle indicazioni reali sulle potenzialità della linea e non penalizzate (anche fortemente) da altri fattori. Ovviamente anche se il test viene così eseguito correttamente, i risultati trovati potranno variare nel tempo in base al traffico istantaneo delle infrastrutture ‘core’ della rete e la distanza/carico dei server utilizzati per effettuare il test, in quanto queste condizioni possono mutare nel tempo anche a seconda dell’giorno/ora in cui lo si effettua: comunque sia, sebbene rifacendo il medesimo test a qualche giorno/ora di distanza i risultati forniti possono anche differire (non di molto), i risultati ottenuti possono comunque fornire una valida indicazione sulla bontà della propria linea.
Completamente inaffidabili (ai fini di testare la bontà della propria linea fissa) sono invece i risultati che si ottengono se si effettua il test utilizzando, ad esempio, il proprio smartphone collegato a una rete Wi-Fi collegata alla propria linea fissa. Nel seguito mostro infatti i risultati che ho ottenuto effettuando lo speedtest (da app o direttamente da browser) su una medesima linea FTTH, prima collegando il mio PC via cavo direttamente al router, poi da smartphone collegandomi al Wi-Fi a 5GHz del router (rimanendo nella medesima stanza dove è collocato quel router), poi da smartphone collegandomi al Wi-Fi a 2,4GHz del router (rimanendo sempre nella medesima stanza dove è collocato il router, sebbene il risultato sarebbe stato molto simile anche andando in una delle stanze accanto), infine collegandomi tramite una powerline posizionata in una stanza assai distante dal router (anche qui collegandomi ad essa prima via cavo e poi tramite ciascuno dei Wi-Fi generati dalla medesima, quello a 5GHz e poi quello a 2,4GHz). Come si vede dagli screenshot seguenti, i risultati di esempio ottenuti forniscono risultati molto differenti, pur attestandosi tutti alla medesima linea fissa:
862,57 Mbps in download e 104,47 Mbps in upload con un collegamento di un PC via cavo direttamentealla presa ethernet del router.
584 Mbps in download e 102 Mbps in upload con un collegamento di uno smartphone al Wi-Fi a 5GHz generato dal router stesso, rimanendovicino a esso (e.g. nella medesima stanza dove è collocato il router).
53 Mbps in download e 68 Mbps in upload con un collegamento di uno smartphone alWi-Fi a 2,4GHz generato dal router stesso pur rimanendo con lo smartphone vicino a esso (e.g. nella medesima stanza dove è stato collocato il router anche se, in questo caso, si sarebbe avuto un risultato di poco peggiore anche spostandosi in una stanza accanto)
88,82 Mbps in download e 104,36 Mbps in upload con un collegamento di un PC alla presa ethernet fornita da un adattatore powerline collocato in una presa elettrica di una stanza molto distante dal router.
83,2 Mbps in download e 99,4 Mbps in upload con un collegamento di uno smartphone alWi-Fi a 5GHz generato da un adattatore powerline (collocato in una presa elettrica di una stanza molto distante dal router), rimanendo nella stessa stanza in cui è posizionato quel dispositivo di rete.
46,7 Mbps in download e 45,6 Mbps in upload con un collegamento di uno smartphone alWi-Fi a 2,4GHzgenerato da un adattatore powerline (collocato in una presa elettrica di una stanza molto distante dal router), rimanendo nella stessa stanza in cui è posizionato quel dispositivo di rete benchè anche andando in quelle limitrofe i risultati sarebbero peggiorati di poco.
Risulta quindi evidente come un collegamento non diretto via cavo, ad esempio via Wi-Fi, possa drasticamente diminuire la banda, anche in base alle prestazioni specifiche del dispositivo di rete utilizzato per generare la connessione. Inoltre la velocità di un collegamento via Wi-Fi (comunque ben inferiore a quella che si ottiene via cavo), dipende non solo dal tipo di dispositivo di rete, ma anche dal dispositivo che utilizza la connessione (e.g. PC, TV, smartphone). Infine, i router di qualità in genere forniscono due reti Wi-Fi, una a 2,4GHz (meno veloce ma che ha un ampio campo di azione, i.e prende da più distante) e una a 5GHz (più veloce ma prende solo da vicino – e.g. nella stessa stanza in cui c’è il modem). I risultati del test dipendono quindi non solo a quale Wi-Fi lo smartphone si collega, ma anche dalle prestazioni dello stesso. Infine, nel caso poi di utilizzo di un repeater Wi-Fi o di un adattatore powerline (collegato a una presa della rete elettrica di casa) per riuscire ad avere un collegamento di rete (via Wi-Fi o via cavo) in aree anche molto distanti dal router (e senza utilizzare una rete domestica LAN cablata), si vede che le prestazioni dipendono pure qui sia dal tipo di collegamento (i.e. Wi-Fi 2,4GHz/5GHz, via cavo) sia dalla tipologia di WiFi a cui ci si connette, sebbene le differenze tra i risultati ottenuti non risultino così evidenti come negli altri casi analizzati.
Perciò, ripeto, uno speedtest, che serva per determinare le prestazioni massime del propria linea di accesso alla rete, deve essere fatto necessariamente da un PC performante collegato via cavo direttamente al router.
Speedtest collegandomi in casa con il PCcollegato direttamente al router via cavo Ethernet
Speedtest collegandomi in casa con lo smartphone al WiFi a 5MHz generato dal router stesso
Speedtest collegandomi in casa con lo smartphone WiFi a 2,4GHz generato dal router stesso
Speedtest collegandomi in casa con il PC con cavo collegato alla presa ethernet fornita da un adattatore powerlinecollocato in una presa elettrica di una stanza distante dal router
Speedtest collegandomi in casa con lo smartphone al WiFi a 5GHz generato da un adattatore powerlinecollocato in una presa elettrica di una stanza distante dal router
Speedtest collegandomi in casa con lo smartphone al WiFi a 2.4GHz generato da un adattatore powerline collocato in una presa elettrica di una stanza distante dal router
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Abbiamo visto che le prestazioni reali di un collegamento FTTH sono molto elevate (e.g. nel caso specifico mostrato, 862,57 Mbps in download e 104,47 Mbps in upload)e sicuramente forniscono una capacità che è impensabile possa essere utilizzata appieno da un unico utilizzatore, seppure operasse contemporaneamente su più dispositivi (e.g. TV, PC, smartphone). Se quindi si sperimentano dei rallentamenti nell’accesso ad alcune informazioni su Internet, questo non è sicuramente imputabilea limitazioni della capacità sulla propria linea diaccesso bensì a problemi di sovraccarico (o cattivo dimensionamento) del server che ospita il sito che offre quel servizioo, al limite, per momentanea congestione nella parte ‘core’ della rete, non certo nell’accesso della propria linea!
Senza contare poi il fatto che se un vicino mette la fibra, quasi di sicuro lo attaccano in “coppia” con un collegamento preesistente (e.g. due split ottici da 8, quindi 64 su fibra da 1Gbps)ed ecco che, in altro modo, comunque avviene una condivisione della banda… sebbene entrambi paghino un loro canone!!
Per questo motivo, come già da anni avviene in alcuni stati esteri, anche in Italia s’incominciano a vedere condomini, pure con diversi appartamenti, che scelgono di fare un solo abbonamento business in fibra a livello condominiale, per poi dividere la spesa che può diventare irrisoria. Nel seguito inserisco, a titolo di esempio, una tipica proposta dove si possono leggere le condizioni applicate:
Esempio di proposta di realizzazione di connessione Internet condivisa a livello condominiale tra gli aderenti
In genere, il filo in fibra viene fatto passare nella canalina preesistente dell’antenna TV o del telefono, per cui non sono richiesti lavori di muratura. Viene poi messo un elemento attivo (ONT) in ciascun alloggio che fornisce un attacco di rete: a esso si può attaccare direttamente un dispositivo (e.g. PC, TV) per collegarlo in rete. Ovviamente poi ciascun condomino può eventualmente mettersi, attaccata a quella propria presa Ethernet cablata nel proprio appartamento, un qualsiasi router per avere così un proprio Wi-Fi ed eventuali ulteriori attacchi di rete: generalmente le offerte comunque includono anche già l’installazione opzionale di un router qualora lo si desiderasse e non si volesse provvedere autonomamente. Ad esempio, in quella proposta, come opzione, forniscono a chi lo desidera un router per 54€ (costo tipico di un router di medie prestazioni), ma uno ne può anche acquistare un altro qualsiasi da qualsiasi parte o evitare di metterlo del tutto, qualora un solo attacco di rete risulti sufficiente e non interessi avere anche un Wi-Fi. I costi dell’abbonamento verso l’operatore telefonico vengono suddivisi tra i condomini che aderiscono e, sempre in quel caso di esempio trattandosi di molti alloggi, si parla di un costo mensile inferiore ad 1€!
Personalmente la trovo una soluzione economica e ottima, viste le capacità attuali di una connessione in fibra FTTH che sicuramente non vengono sfruttate completamente neppure vedendo contemporaneamente in molti dei film in streaming o quant’altro…
Per finire, ripeto: le “performance” delle prestazioni di un collegamento di rete, soprattutto se ci si collega via cavo, sicuramente non dipendono dalla linea di accesso, bensì da colli di bottiglia presenti altrove, ed esempio nel server che ospita il sito/servizio o al limite nel “core” della rete (sebbene molto più improbabile). Perciò, una condivisione di una stessa linea tra una decina di condomini (ma anche molti di più…) non comporta NESSUNA penalizzazione e solo vantaggi economici rilevanti.
Per vedere se la propria casa è coperta per una connessione FTTH, ci sono diversi moduli online che, indicando città, via e numero civico, forniscono indicazioni a tale proposito: la copertura di rete in fibra ottica è in continua espansione per cui, anche se il form non restituisce una risposta positiva per l’FTTH, ma solo per altre soluzioni meno performanti (e.g FTTC o FWA), probabilmente è solo questione di poco tempo e conviene comunque incominciare a informarsi fin da ora! Si noti che se la fibra è stata posata, poi si può fare un contratto per una linea FTTH con un qualsiasi operatore.
In a previous post, I provided a step to step description on how to configure an email account in Outlook, even a Gmail one.
In this post I will talk about some relevant features that are not available in any other email client I know. The most useful one, in my opinion, is the possibility to ask for a receipt (i.e. a returned email) when an email is delivered to the sent address server and/or it is read by the person who received it. The first receipt should arrive quite soon and allows you to be sure the address is a valid one right away; the second one gives you the certainty that the email has been opened. However, note that the receiver could have set some options (or answered some popup confirmation) in order to not allow the sending of the read receipt even if he open that email: therefore, if that receipt does not arrive you cannot be sure that the email was not read anyway… even though email clients for smartphones usually do not give that possibility to the email receiver, as many other web/PC ones.
In Outlook, while you are writing a new email, you can find that two Check [IT: Verifica] features among the Options [IT: Opzioni] tab:
Request delivery receipt [IT: Richiedi conferma di recapito]
Request read receipt [IT: Richiedi conferma di lettura]
If you write a new email, clicking the New email message [IT: Nuovo messaggio di posta elettronica] icon
Check [IT: Verifica] features: Request delivery receipt [IT: Richiedi conferma di recapito] and Request read receipt [IT: Richiedi conferma di lettura]
If Request delivery receipt [IT: Richiedi conferma di recapito] was checked, as soon as that email arrives at the receiver’s mailbox, the following delivery confirmation email is sent to the sender:
Delivered email confirmation
Then, if the Request read receipt [IT: Richiedi conferma di lettura] was checked, when the receiver tries to open that email he will be promoted with the following popup message asking him if he agreed that the sender receives a reading notification:
Request the email receiver if he wants a reading notification to be sent to the sender that has requested that check
The receiver can decide whether to accept or not, and have or not the requested reading notification be sent to the sender.
If accepted, the sender will receive a reading email notification with the date/time when the event happened:
Read confirmation email
So you cannot be sure if the receiver has read that email or not if you did not receive that confirmation … but if you receive it, you are sure he did! … and this can anyway be useful in most cases!
Note that in case you reply /forward a received message, you have to Disanchor [IT: Disancora] the reply/forward email, that is by default is embedded in the Outlook main window (click on the Disanchor [IT: Disancora] link on the top right of the embedded reply/forward email) : in fact, only in that case you can have the specific message menu that include that Options [IT: Opzioni] sub-menu, otherwise the main indow menu is related to Outlook features in general and not specifically to that message you are writing:
_____
Another useful feature is the possibility of modifying a received/sent email (Move -> Actions -> Modify message [IT: Sposta -> Azioni -> Modifica messaggio]): in fact, by default a received or already sent email is set to not editable and have to explicitly change that setting:
Tempo fa, avevo già scritto un post su Come effettuare la certificazione energetica con l’ENEA per una installazione di nuovi infissi: era il 2017 e, si sa, le leggi cambiano ogni anno e di conseguenza anche i moduli da compilare! In questo post fornirò alcune informazioni utili qualora si desideri procedere personalmente per la dichiarazione all’ENEA di un’opera d’insufflaggio di materiale termico all’interno dell’intercapedine dei muri esterni di una casa/alloggio, ma penso possa tornare utile anche per dichiarare altri lavori che rientrino nel bonus casa 2021.
Tale pratica può essere effettuata da chi esegue il lavoro oppure tramite un consulente della ditta che ha eseguito il lavoro, ma generalmente ha un costo di circa un 50 euro che può incidere soprattutto se il lavoro ha coinvolto, ad esempio, una sola parete: comunque è una spesa in più che si può evitare con un minimo d’impegno, compilando un apposito form sul sito dell’ENEA. L’inoltro dei dati all’ENEA deve essere effettuatoentro 90 giorni solari dal termine dei lavori, per via telematica tramite l’applicativo relativo all’anno in cui sono terminati i lavori: sì, perché c’è una pagina specifica per ciascun anno, modificandosi nel tempo le leggi fiscali!!
Innanzitutto si può andare nel sito ENEA relativo alle detrazioni fiscali e quindi nella sua sezione dedicata al Bonus casa: l’autenticazione con SPID può essere effettuata o prima o dopo, ma comunque viene richiesta per poter poi accedere poi alla sezione per inserire i dati della dichiarazione.
Innanzitutto è necessario indicare la tipologia di utente uno è: generalmente il compilatore privato è il “beneficiario”. Se uno lo ha già fatto, è necessario però abilitare il proprio account completando una scheda di dati personali presente sul sito detrazionifiscali.enea.it: quindi occorre effettuare il logout e nuovamente il login in quel sito relativo al Bonus casa 2021 come anche specificato esplicitamente!🙄
Finalmente, una volta rientrato nel sito dopo quella abilitazione, viene presentato il pulsante Compila la dichiarazione che consente appunto di accedere al form d’inserimento dei dati:
La prima sezione consente d’inserire i dati del beneficiario, vale a dire i propri dati e, una volta inseriti e premuto il tasto Salva in basso a sinistra, viene indicato Dati salvati e nel menù a sinistra appaiono elencate anche le sezioni seguenti, cioè Dati dell’immobile e Seleziona l’intervento:
I dati da inserire relativi all’immobile sono sempre i soliti (e.g. foglio, mappale, subalterno, m2 della superficie utile) e si riescono a inserire agevolmente: alcuni campi che compariranno verranno dedotti automaticamente dall’ubicazione dell’immobile (e.g. Zona climatica, Gradi giorno, Fascia solare), anche se potrebbero comunque essere trovati agevolmente ricercando su Internet (e.g. Zona climatica).
Anche qui è necessario premere il tasto Salva in basso a sinistra per avere i dati salvati e poter quindi passare alla sezione seguente relativo alla definizione dell’intervento effettuato:
L’ultimo form in cui si deve specificare uno o più interventi, non presenta subito tutti i campi da inserire per cui è necessario man mano premere un tasto opportuno (e.g. Prosegui, Visualizza tutto) per poter vedere visualizzati i successivi:
Non resta quindi che andare nella sezione d’interesse e inserire i dati richiesti. Ad esempio, nel caso si insufflaggio dei muri si deve andare nella sezione PV Pareti verticali, premere il tasto Aggiungi nuova Parete Verticale per quindi vedere visualizzati i campi da inserire:
La superficie in m2 da indicare dovrebbe essere quella effettivamente insufflata, cioè i metri quadrati netti dei muri che sono stati isolati (anche se un geometra mi ha detto che spesso vengono indicate le dimensioni delle pareti complete di finestre e infissi). Per i dati successivi, questi dipendono ovviamente dallo spessore del muro e dallo spessore e tipologia dell’isolante insufflato. Per il calcolo della trasmittanza si può utilizzare un apposito calcolatore messo gratuitamente a disposizione nel sito http://calcolodellatrasmittanza.com/public/: comunque tipici valori di Trasmittanza prima dell’intervento [W/m2K] sono 1,37, Trasmittanza dopo l’intervento [W/m2K] 0,10 e Trasmittanza termica periodica YIE [W/m2K] 0,05 Se si desidera si può cercare di fare un calcolo più preciso ma comunque l’installatore mi ha detto che comunque sia è un calcolo molto approssimativo non essendo necessariamente i muri spesi in modo uniforme e ci sono anche i pilasti portanti che non vengono ovviamente non insufflati… Insomma rimane comunque un calcolo approssimativo!
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Consiglio di visitare la pagina ECOBONUS – AGEVOLAZIONI FISCALI PER IL RISPARMIO ENERGETICO NEGLI EDIFICIESISTENTI – EX LEGGE 296/06 presente nel sito dell’ENEA, dove si può trovare risposta a molteplici quesiti. Ad esempio viene detto che, “per fruire delle detrazioni fiscali dell’ECOBONUS (ex legge 296/2006, detrazioni del 50%, 65%, 70%, 75%, 80%, 85%), non occorre inviare alcuna comunicazione preventiva. La normativa vigente impone solamente che entro 90 giorni solari dal termine dei lavori (fatto salvo quanto riportato nella FAQ 6.E) debbano essere trasmessi ad ENEA, per via telematica tramite l’applicativo relativo all’anno in cui sono terminati i lavori, raggiungibile dalla homepage https://detrazionifiscali.enea.it/, i dati indicati nella scheda descrittiva degli interventi realizzati. Effettuata la trasmissione, in automatico ritorna al mittente una ricevuta informatica contenente il Codice Personale Identificativo (CPID). Le stampe di queste ricevuta e della scheda descrittiva anch’essa con il CPID stampato su ogni pagina, costituiscono prova dell’avvenuto invio. Non sono previsti altri riscontri da parte di ENEA, né in caso d’invio corretto, né in caso d’invio incompleto, errato o non conforme. Non vanno inviati documenti quali asseverazioni, relazioni tecniche, fatture, copia di bonifici, planimetrie, documentazione varia, ecc. che invece devono essere conservati a cura dell’utente ed esibiti in caso di eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate o in caso dei controlli a campione eseguiti da ENEA ai sensi del DM 11.05.2018. Inoltre, è facoltà dell’Agenzia delle Entrate richiedere l’esibizione dell’originale della scheda descrittiva, debitamente firmata. Di conseguenza, si consiglia all’utente di stampare la scheda descrittiva e conservarla per futuri possibili controlli“.
Viene detto anche che “i soggetti che hanno diritto della detrazione sono non solo i proprietari, ma anche i familiari conviventi con il possessore (coniuge, componente dell’unione civile, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo), il convivente more uxorio, i locatari o i comodatari che sostengono le spese per l’esecuzione degli interventi su unità immobiliari o su parti di esse di qualsiasi categoria catastale, anche rurali, possedute o detenute, purché riscaldate. Gli immobili debbono essere esistenti e accatastati o con richiesta di accatastamento in corso e con i tributi pagati, se dovuti“.
Ricordo anche che chi usufruisce del Bonus Ristrutturazione ha diritto anche al Bonus Mobili ed elettrodomestici (detrazione del 50% su un tetto massimo di spesa di 16 mila euro).
Le deduzioni fiscali sono spese sostenute dal contribuente nel periodo d’imposta che possono essere sottrarre direttamente dal reddito prima lo stesso che venga sottoposto a tassazione. In questo modo il contribuente ha la possibilità di poter ridurre la base imponibile e di conseguenza abbassare l’aliquota per il calcolo dell’imposta dovuta.
La detrazione fiscale comporta sempre una sottrazione delle spese sostenute dal contribuente nel periodo d’imposta, che però avviene direttamente dalle tasse da versare all’erario. In questo caso il contribuente non avrà uno sgravio direttamente dal reddito dichiarato che sarà sottoposto alla tassazione secondo le aliquote previste dalla legge.
Perciò, entrambi producono un alleggerimento delle tasse ma non sono concetti che si possono sovrapporre. In linea di massima, le deduzioni fiscali, rispetto alle detrazioni, tendono ad avvantaggiare i redditi alti visto che gli oneri deducibili, andando ad agire direttamente sulla base imponibile, praticano una riduzione del reddito dichiarato e quindi delle tasse dovute.
Per ristrutturazione e risparmi energetico si tratta invece di detrazione per cui il contribuente non avrà uno sgravio direttamente dal reddito dichiarato e la sottrazione delle spese sostenute dal contribuente nel periodo d’imposta avviene direttamente dalle tasse da versare all’erario.
Da un sito online per professionisti tecnici si legge “Il cosiddetto Bonus Ristrutturazione è un’agevolazione fiscale sugli interventi di ristrutturazione edilizia – disciplinata dall’art. 16-bis del Dpr 917/86 – che normalmente consiste in una detrazione Irpef del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo di 48 mila euro per unità immobiliare. Tuttavia, dal 2012 in poi (per ora fino al 31 dicembre 2021) la detrazione è stata elevata al 50% e il limite massimo di spesa a 96 mila euro. La detrazione del 50% delle spese sostenute per gli interventi di ristrutturazione edilizia deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo“. La medesima informazione si può d’altra parte trovare direttamente su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate
Le condizioni per usufruire della detrazione delle spese di ristrutturazione in caso di familiare convivente: “Via libera dunque alla detrazione delle spese di ristrutturazione in caso di familiare convivente a patto che quest’ultimo sostenga le spese e sia intestatario di bonifici e fatture. Fisco Oggi ha chiarito anche cosa accade per quanto riguarda il bonus mobili ed elettrodomestici. In questo caso, come specificato, “la detrazione spetta unicamente al contribuente che ha effettuato determinate tipologie d’interventi edilizi (si consiglia, in proposito, di consultare la guida “Bonus mobili ed elettrodomestici” nella sezione l’Agenzia informa del sito delle entrate)e usufruisce della relativa detrazione”. È stato poi sottolineato che “per ottenere il bonus è necessario che la data dell’inizio dei lavori di ristrutturazione” deve precedere “quella in cui si acquistano i beni e che l’agevolazione spetta per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici nuovi di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), destinati ad arredare l’immobile oggetto di ristrutturazione”. Nota: “Dal 2018 è necessario comunicare all’Enea gli acquisti di alcuni elettrodomestici per i quali si può usufruire del bonus (forni, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura elettrici, lavasciuga, lavatrici, asciugatrici). Tutte le informazioni sull’invio della comunicazione sono disponibili sul sito dell’Enea, alla pagina http://www.acs.enea.it/ristrutturazioni-edilizie/“
Dalla guida al Bonus Mobili e elettrodomenstici (aggionalmento 2021) si legge, tra l’altro: La detrazione si ottiene indicando le spese sostenute nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi persone fisiche) e spetta unicamente al contribuente che usufruisce della detrazione per le spese di intervento di recupero del patrimonio edilizio. Per esempio, se le spese per ristrutturare l’immobile sono state sostenute soltanto da uno dei coniugi e quelle per l’arredo dall’altro, il bonus per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici non spetta a nessuno dei due. (😮🤔🙄) Si ha diritto al bonus mobili ed elettrodomestici anche quando il contribuente ha scelto, in alternativa alla fruizione diretta delle detrazioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, di cedere il credito o di esercitare l’opzione per lo sconto in fattura.
Bonus mobili anche ai familiari conviventi: condizioni: “Vi dev’essere comunque coincidenza tra soggetto che sostiene le spese di ristrutturazione e soggetto che sostiene le spese per l’acquisto dell’arredo. Nell’ipotesi in cui le spese per la ristrutturazione siano state sostenute da uno dei coniugi e le spese per l’arredo dalla medesima abitazione dall’altro, quest’ultima detrazione non può essere riconosciuta al contribuente che non si avvale della detrazione per le spese di ristrutturazione edilizia. Di conseguenza, se le spese di ristrutturazione sono state sostenute dal proprietario dell’immobile, anche la detrazione del 50% per l’acquisto dell’arredamento può competere allo stesso soggetto, mentre non può essere attribuita a un altro familiare, sia pure convivente.”
Le opere devono essere finalizzate al consolidamento, al ripristino, al miglioramento e rinnovo degli elementi costituenti la facciata esterna (grondaie, pluviali, parapetti, cornicioni, fregi, e sistemazione di tutte le parti impiantistiche che insistono sulla parte opaca della facciata), nonché la mera pulitura e tinteggiatura della superficie.
Si noti che, se si sta eseguendo una ristrutturazione, si possono pagare con bonifico parlante anche i materiali. Ad esempio, spesso si può acquistare anche online facendo un ordine sul sito del venditore e scegliere modalità bonifico bancario, poi richiedere via mail la fattura anticipata e, solo dopo averla ricevuta, uno potrà procedere al bonifico per detrazione.
Una delle possibili offerte di carte a basso prezzo su cui è possibile anche avere un IBAN su cui farsi accreditare anche uno stipendio è Hype nella sua formulazione NEXT. Solo pochi mesi fa il costo della Hype NEXT era di solo 1€ ma ora ho visto che è addirittura salito a 2,99€ il costo fisso mensile. D’altra parte nella sua formula Start senza spese mensili, è semplicemente una carta prepagata e non consente di accreditare uno stipendio. Hype è un servizio offerto da Banca Sella.
In questo post voglio indicare come poter scaricare l’estratto conto in modo da poterlo avere sul proprio PC per eventualmente anche stamparlo. Innanzitutto sottolineo che, da quanto ho letto, gratuitamente è possibile ricevere un solo estratto conto all’anno (ad aprile si riceve quello dell’anno precedente) anche se è possibile immagino richiederne altri a pagamento: rilasciarne uno mensilmente in forma elettronica, come fanno generalmente tutti i conti correnti, non mi sembra un grande sforzo, ma questo è quanto! Per fortuna questi documenti possono sia essere condivisi come link sia, più agevolmente, essere scaricati come file sul dispositivo mobile: sarà poi necessario utilizzare una qualche app che consente di navigare nel file system dello smartphone per poi andare nella directory di download e quindi aprire/inviare via email (o WhatsApp) quel file scaricato in pdf! La gestione del conto Hype viene fatta solo tramite smartphone e non è possibile effettuarla anche da PC, per quello che ne so… 😦
Inoltre sottolineo che l’elenco delle spese e delle entrate che si ottiene dalla sezione Movimenti, non è un estratto conto bensì semplicemente un qualcosa a scopo informativo, come viene ben specificato anche scaricando mese per mese quell’elenco, premendo dalla schermata dei movimenti sul pulsante “Scarica lista“: diversamente viene detto erroneamente in altri siti/blog.
Ciò che si scarica per ogni mese dalla sezione Movimenti premendo Scarica lista, non è un estratto conto bensì solo un documento a scopo informativo.
Si noti poi che la condivisione del file viene effettuata condividendo un link verso una piattaforma WPS Free Office Suite for Windows che non mi è sembrata davvero molto performante! Visualizzare e poi salvare in locale (i.e. stampando in pdf) il file dal link condiviso ad esempio via WhatsApp, non è stato uno scherzo verificandosi innumerevoli errori di sistema prima di riuscirci:
Infatti il documento viene visualizzato sul browser, ma poi non mi sembra esista alcuna possibilità di salvataggio in locale se non quella di lanciare una stampa indicando come stampante Salva come pdf (e non una stampante effettiva installata sul PC) quando dopo molteplici tentativi l’operazione d’impostazione della stampa va a buon fine e non fornisce più un Internal error!
Per invece scaricare annualmente l’estratto conto dell’anno precedente, si deve andare, partendo dai tre puntini del menù in basso a destra, nella sezione Profilo e quindi entrare nella sezione Documenti. Tra i diversi documenti elencati, trovate appunto anche quello dell’estratto conto che generalmente viene rilasciato, come già detto, verso metà aprile dell’anno successivo.
Prima o poi doveva succedere! Mi è arrivata la seguente comunicazione dal Google che mi avvertiva che stavo per esaurire lo spazio a disposizione e che perciò a breve avrei potuto avere problemi nel ricevere/inviare nuove email:
Notifica di Google che lo spazio di archiviazione personale sta per esaurirsi
I 15 GB di spazio offerti gratuitamente da Google non sono molti se si tiene conto che vengono utiizzati non solo per memorizzare le proprie mail su Gmail(se uno utilizza quel server di posta) ma anche i contenuti del proprio Google Drive e Google Photos: comunque sia la quantità di email ricevute giornalmente, comprese quelle di spam e pubblicitarie, sia la quantità di foto scattate con lo smartphone e magari salvate in automatico come backup su Google Photos è tale che qualsiasi sia lo spazio a disposizione, questo prima o poi si esaurisce… è solo questione di tempo!! Innanzitutto conviene effettuare i salvataggi di foto (e documenti) su altri cloud più economici, ad esempio OneDrive associato a Office 365 o ancor meglio su Amazon Photos per il backup delle immagini essendo senza limiti e compreso tra i servizi inclusi con Amazon Prime: vedi Come comperare/rinnovare Microsoft 365 Family a 59,99€ per 15 mesi (anziché a 99€ per soli 12 mesi!)).
Per bloccare il salvataggio automatico delle proprie foto del telefonino su Google Photos e magari impostare di effettuarlo su un altro cloud, lo spiegherò in un altro post, così come poi cancellare le innumerevoli foto che sono già presenti sul cloud di Google e che contribuiscono a saturare lo spazio gratuito a disposizione, insieme alle mail di Gmail e ai documenti su Google Drive. Infatti, generalmente una grossa percentuale di spazio viene proprio utilizzata per contenere il salvataggio di tali fotografie, dal momento che spesso avviene in automatco (generalmente solo quando lo smartphone è collegato ad un WiFi). In quel prossimo post spiegherò anche come velocizzare tale cancellazione di foto, effettuandola in blocco e non agendo su sole poche foto. [vedere: Come fare a bloccare il salvataggio automatico delle fotografie dello smartphone su Google Foto e cancellare in blocco quelle già salvate che saturano il proprio spazio sul cloud di Google, condiviso con Gmail e Google Drive]
A questo punto lo spazio fornito da Google rimane principalmente dedicato a contenere le email: sicuramente i tempi per saturarlo si accorciano di molto se uno utilizza pesantemente gli altri due servizi Google che utilizzano quel medesimo spazio di memoria personale (i.e. Google Drive e Google Photos)! Devo dire che, pur utilizzando Gmail come mail personale principale, ci sono voluti diversi anni (decenni?) affinché lo spazio a disposizione fosse prossimo a esaurirsi, nonostante spesso abbia inviato email con allegati anche pesanti (e.g. foto, documenti).
Qualsiasi servizio di posta, d’altra parte, anche quelli a pagamento o aziendali, prevedono una dimensione massima di archiviazione. Dopodiché ci sono solo due possibili strade per evitare di incorrere nel probelma di non poter più ricevere/inviare email con quella casella di posta:
Liberare spazio, cancellando le mail ricevute di non interesse ed eventualmente salvando localmente quelle ancora d’interesse, ma vecchie (ad esempio di anni scorsi), prima di eliminarle lato server
Acquistare nuovo spazio di archiviazione.
Per una mail aziendale, in genere, è possibile ricorrere solo alla prima soluzione, mentre, ad esempio nel caso di Gmail, come suggerito anche dalla email di avvertimento, può essere sufficiente richiedere altro spazio di archiviazione che però non risulterebbe più gratuito e anzi ha prezzi non indifferenti. Comunque sia, archiviare in locale le email degli anni precedenti può essere sempre una buona pratica, sempre che uno poi salvi comunque quegli archivi in qualche modo sicuro (e.g. sincronizzandoli su un Cloud o localmente su NAS). Alcuni client quali Outlook consentono agevolmente di salvare in locale le email di un certo periodo temporale per poi eventualmente permettere di agganciare tali repository al medesimo client, in modo da poter comunque consultare (ed effettuare eventuali ricerche) mail specifiche di quel lasso di tempo.
Comunque è anche buona pratica innanzitutto eliminare mail di non interesse o di non più interesse: dovrebbe essere in teoria un qualcosa che uno fa giornalmente quando analizza le email ricevute, ma si sa che poi in realtà ancor grazia che uno trovi il tempo e la voglia di aprire le sole mail che reputa di interesse!! Per questo motivo alcuni client di posta, come Gmail su Web, consentono di avere un raggruppamento delle email considerate come promozioni (in pratica pubblicità): questo può risultare assai comodo per vedere evidenziate solo le email in teoria più d’interesse… anche se rimangono comunque ancora molte! Comunque, quelle catalogate come promozioni non devono essere considerate al pari di quelle di spam! In tutti i sistemi di posta esiste un servizio che consente di filtrare le email sospette che potrebbero arrecare danni se, ad esempio, si premono link presenti o si scaricano loro allegati: perciò in genere, ma non sempre, le mail spostate in quell’apposita cartella di Spam sono da non aprire e da eliminare ma, può anche succedere che qualche mail che uno si aspetta venga catalogata come sospetta e quindi sia spostata automaticamente in quella cartella… per cui è sempre bene, qualora non si riceva una certa email che uno si aspetta, verificare se per caso non sia stataerroneamente spostata in quella cartella!!
In alcuni client come Outlook, esiste poi anche la possibilità di definire delle regole (Posta indesiderata) per spostare automaticamente delle email ricevute che le rispettano (e.g. mail inviate da un mittente molesto o che contengono particolari parole nel contenuto) in una cartella indicata come Junk E-mail(vedi ad esempio questo link per maggiori informazioni al riguardo):
Nel client Gmail via Web raggiungibile da qualsiasi browser, le medesime cartelle risultano visibili sebbene per vedere quella di Spam sia prima necessario espandere la lista delle cartelle premendo Altro:
Ma torniamo all’argomento principale del post. Nel seguito mostrerò alcune best practice per riuscire a eliminare velocemente un bel po’ di email, liberando spazio a sufficienza e senza rischiare magari di eliminare anche poi qualche mail d’interesse!! Ovviamente eliminare ciascuna email puntualmente è un’operazione estremamente lunga e che può non portare (se non dopo ore) ad un effetto sostanziale in termini di recupero di spazio di memoria: molte sono infatti le mail di piccola dimensione e l’eliminazione di alcune di queste non porta certamente un grande vantaggio!
Per operare in modo più agevole e completo, consiglio di non utilizzare lo smartphone e tanto meno un’app di posta, ma di andare direttamente su un browser sul PC alla pagina web di Gmail.
La prima cosa da fare può essere quella di spostare nel cestino tutte le email catalogate come Promozioni. Per far questo basta andare dal menù a sinistra su Promozioni, cliccare nel quadratino di selezione in alto che seleziona tutte le email di quella pagina, premere anche il link Seleziona tutte le xxxx conversazioni in Promozioni e infine premere l’icona del cestino. In questo modo si eliminano tutte le email di quella categoria, anche se sono moltissime e quindi mostrate su più pagine: se non si preme quel link Seleziona tutte le xxx conversazioni in yyyy, verrebbero cancellate solo le poche decine di email (e.g. 50) visualizzate in quella pagina e per cancellare le altre si dovrebbe andare, di volta in volta, nella pagina successiva premendo il > in alto a destra (nell’esempio mostrato nella figura seguente, ci sono ben 27495 pagine di 50 mail ciascuna!!!). Si noti che selezionando nel menù a sinistra la cartella Promozioni, viene automaticamente effettuato un filtraggio su category:promotions, ben visibile nel campo di ricerca in alto. Si può agire analogamente anche per cancellare messaggi che arrivano da social o da forum:
Può essere importante anche individuare le email che rubano più spazio in quanto solo eliminando quelle, qualora non servano più (salvando eventualmente localmente qualche loro allegato), si potrà sostanzialmente liberare molto spazio. Si può quindi incominciare a effettuare un filtraggio sulle dimensioni partendo, ad esempio, da quelle di più di 30mb (larger:30mb) per poi ridurre le dimensioni (e.g. larger:15mb, larger:5mb, larger:1mb) nei filtraggi successivi per individuarne altre email comunque “pesanti”. Purtroppo non è possibile indicare maggiore di e minore di per ridurre l’intervallo e non avere elencate anche quelle email di dimensioni più elevate che già si erano tenute nel filtraggio precedente…
Si può quindi procedere a filtrare su una o più parole specifiche che identificano email provenienti da mittenti di cui si vuole cancellare memoria (e.g. noreply@subito.it, calendar-notification@google.com): attenzione che la ricerca viene effettuata ovunque quindi non solo nell’oggetto delle email ma anche nel contenuto per cui c‘è pericolo di cancellare, se non i è attenti nel filtraggio, anche email di potenziale interesse. Anche in questo caso è importante, per accelerare i tempi, premere il link Seleziona tutte le conversazioni che corrispondono a questa ricerca per fare in modo che vengano cancellate tutte le email presenti su più pagine:
Si può poi effettuare filtraggi di altro tipo secondo la propria sensibilità, ad esempio quelli sulla data (dal momento che probabilmente le mail più vecchie possono risultare di minore interesse rispetto a quelle più recenti – e.g. degli ultimi anni) o effettuando una ricerca avanzata indicando, ad esempio anche più di un mittente:
La cosa importantissima da ricordare, dopo avere effettuato tutte quelle cancellazioni, è poi quella di svuotare il cestino: infatti fino a questo momento non si è liberata memoria, ma si è solo spostato delle email nel cestino!! È vero che i messaggi nel cestino da più di 30 giorni vengono eliminati automaticamente, ma se uno desidera liberare subito memoria, per non rischiare di non ricevere mail per limiti superati, è necessario operare manualmente per svuotarlo. È quindi essenziale selezionare il Cestino (premendo Altro per visualizzarlo trovandosi in basso nell’elenco a sinistra), selezionare il solito quadratino di selezione delle email mostrate nella pagina, cliccare sul link Seleziona tutte le xxxx conversazioni in Cestino e infine premere Elimina definitivamente. Dopo avere così operato, in basso si può vedere una barra che mostra quanto spazio si è liberato (e.g. nell’esempio viene indicato 5,71GB di 15 GB utilizzati, per cui così operando ho liberato più di 8GB!).
Questo è quanto posso dirvi per liberare dello spazio: è però anche importante annullare buona parte delle iscrizioni a newsletter o quant’altro non vi interessi veramente. Spesso queste iscrizioni vengono fatte anche se uno non le ha richieste esplicitamente per cui la quantità di email ricevute può crescere nel tempo senza neppure averne colpa. Per annullare le iscrizioni è sufficiente cliccare sul link Annulla iscrizione che spesso compare in fondo alla email o, se non esiste tale possibilità e magari non è sufficiente operare così per non ricevere più nulla da quel mittente, si può richiedere di bloccare tutte le email che provengono da quella fonte premendo sui tre puntini in alto a destra e quindi selezionando Blocca xxxx@yyyy:
Qualche giorno fa ho visto un post su Facebook che proponeva questa semplice equazione.
La semplice espressione proposta da un post su Facebook
Insomma, nessuno strano quesito logico dal risultato non semplice da trovare o con qualche trabocchetto di tipo linguistico, bensì appunto una semplice equazione delle elementari.
Incuriosito, sono andato a vedere le risposte fornite tra i commenti con le relative motivazioni: le risposte spaziavano tra -100, -80, 0, 10, 80, 100…
Tra le “spiegazioni” fornite per la risposta indicata ci sono le seguenti:
(10-10)×(10+10)=0×20=0
10-10=0×10=0+10=10
10×10=100 100-0=0 90+10=100
Dai commenti a quel post si deduce quindi che la matematica è un’opinione… o che l’ignoranza dilaga!!! Purtroppo, pur essendo un post presumibilmente di un africano, tra i nomi dei commentatori con risposta errata ci sono anche dei nomi/cognome decisamente italiani, per cui davvero tutto il mondo è paese!!!
Mi ricordavo che, ai tempi dell’università, alcune calcolatrici richiedevano di ordinare opportunamente le operazioni per giungere al risultato appropriato: quella mia della mia Texas Instruments per fortuna prevedeva anche le parentesi e non c’era rischio di sbagliare!
Texas Instruments 59
Ho comunque voluto ora provare a usare alcuni calcolatori che si hanno sul proprio PC per vederne il comportamento.
Ad esempio, mi ha stupito come la calcolatrice presente di default in tutti i PC Windows fornisca, se usata in modo pedissequo senza ragionare, due risultati differenti a seconda se la si imposta come Standard o Scientifica! Insomma, nella sua impostazione standard di default, le operazioni vengono eseguite subito senza aspettare il proseguo dell’espressione, ignorando quindi qualsiasi regola matematica!! È vero che a lato vengono elencati tutti i passaggi effettuati ma è anche vero che, con l’ignoranza che avanza e l’uso di routine unicamente delle calcolatrici al posto anche del cervello, le possibilità di errore sono davvero dietro l’angolo! Si noti quindi che le calcolatrici che prevedono la possibilità d’inserire esplicitamente delle parentesi generalmente eseguono il calcolo complessivo in modo corretto vale a dire rispettando la priorità degli operatori in base alla loro posizione nell’espressione: ovviamente, in questo caso non possono fornire il risultato se non al termine dell’inserimento di tutta l’espressione, vale a dire quando si preme il tasto di uguale…
Non è inusuale, mettendo a posto cantine o anche solo armadi in campagna, ritrovare oggetti o carte che sembrano provenire oramai da un altro mondo!
Mezzo secolo, o poco più, oggettivamente è un lasso di tempo relativamente breve anche solo considerando la storia dell’Umanità e non certo quella della terra o dell’Universo. Eppure molte cose sono cambiate nel modo di operare, di divertirsi … insomma di vivere delle persone e soprattutto dei giovani. Il progresso tecnologico è stato tale da creare una netta separazione tra il prima e il dopo Internet, determinando una seconda rivoluzione analoga forse solo a quella industriale dell’ottocento.
Viene da chiedersi se un giovane d’oggi possa ancora adattarsi a vivere senza uno smartphone, dal momento che il “sequestro” momentaneo di quell’oggetto è diventata la punizione più efferata che un genitore possa infliggere a un proprio figlio. Ma poi non è solo un “problema” dei giovani in quanto anche chi, come me, ha anche passato la sessantina, ha dovuto nel tempo (per necessità lavorative o meno) adeguarsi alla tecnologia, seguirne l’evoluzione frenetica e continua senza tregua. Quante volte svolgendo anche attività di programmatore, ho invidiato quelle professioni dove a un certo punto si acquisisce una competenza consolidata che richiede solo minimi aggiornamenti e non continue rivoluzioni come spesso è avvenuto nella realizzazione di programmi da far girare su computer o altre apparecchiature tra le più disparate! Se sai suonare uno strumento, costruire o restaurare un mobile o un dipinto, puoi sempre migliorare e progredire certo, i materiali a disposizione pure, ma una volta imparati i fondamenti il gioco è fatto! È vero che anche imparare un altro linguaggio di programmazione risulta più facile se già se ne conosceva uno, un po’ come quando si impara una nuova lingua… Anche il ragionamento logico che è alla base di qualsiasi elaborazione artificiale si basa poi sui “soliti” principi che in fondo poi sono quelli del ragionamento umano, della fisica e della matematica… Ma dover ricominciare periodicamente da 4 anziché da 0 non è poi una grande consolazione!
Quanti libri tecnici ho buttato via, in quanto obsoleti anche solo dopo pochi anni, soprattutto quando ho dovuto sgomberare gli armadi dell’ufficio: più volte mi è venuto da chiedermi se fosse poi valsa così la pena studiare (e quindi impiegare così tante giornate della mia vita) tutte quelle tecnologie poi spesso morte dopo pochi anni, superate da altre forse solo vincenti per questioni economiche e di marketing e non necessariamente in quanto più innovative! Mi ha sempre stupito poi come, in fondo, molte delle basi dell’evoluzione tecnica e matematica siano state ipotizzate, almeno a livello teorico, già decenni prime che fossero sfruttate praticamente ed economicamente, segnale che la mente umana può andare ben oltre quello che la tecnologia attualmente consente effettivamente di realizzare concretamente con costi accettabili!
Nel seguito inserisco (e inserirò) foto di oggetti che chi ha più di mezzo secolo ben conosce ma che forse possono risultare assai “strani” ad alcune persone più giovani. Penso che molti meritino almeno di essere ricordati…
Piattelli
Calcolatrice della Texas Instruments Programmabile su schede magnetiche
Fionda
Moneta equivalente della COOP
Telegramma internazionale della ITALCABLE
Carta assorbente per inchiostro
Telegramma con auguri di buon compleanno
Telegramma
Biglietto per cabina di transatlantico
Rubrica del 1959 della CEAT
Attaccapanni anni ’60
Busta per scatola da scarpe del negozio di mio nonno nella galleria Umberto I di Porta Palazzo
Molto spesso risulta assai comodo avere a portata di mano una fotocamera per scattare una foto quasi in tempo reale, senza perciò dover attendere del tempo che ruberebbe la magia di un certo momento. Un animale selvatico che appare improvvisamente per poi fuggire quasi subito, i colori di un tramonto in continua evoluzione, un istante memorabile di una festa… sono tutti momenti che non consentono di andare a prendere la reflex, scegliere l’obiettivo più opportuno per quindi finalmente usarla per immortalare con un’immagine quell’istante! Così avviene che molto spesso uno rinunci alla qualità propria di uno scatto con una reflex e ci si accontenti di quello realizzato con uno smartphone, spesso a portata di mano e quindi disponibile in ogni occasione… e, talvolta, le foto migliori si ottengono quando uno meno se lo aspetta!!!
Tuttavia, seppure quel dispositivo telefonico sia subito agevolmente reperibile, il tempo necessario per effettuare uno scatto generalmente non risulta comunque necessariamente immediato: si deve attivare il suo display, inserire il PIN di sblocco, andare a cercare l’app della Fotocamera (non sempre opportunamente collocata ben in vista nella homepage!) e lanciarla per poi poter effettuare il sospirato scatto! Insomma, ci vogliono quei venti secondi che possono talvolta fare la differenza!!! 🙄
Per fortuna, il mio Galaxy Note 10+(penso sia una caratteristica di tutti i telefonini Samsung recenti) consente d’impostare una shortcut (cioè un metodo alternativo veloce) per attivare immediatamente la fotocamera anche quando lo smartphone si trova nello stato di blocco, vale a dire anche con il display spento. Basta infatti premere rapidamente due volte il pulsate di accensione: almeno un tempo era l’impostazione di default che uno si ritrovava acquistando tale telefonino, dal momento che io ho da sempre utilizzato questa utile funzionalità senza mai doverla impostare esplicitamente.
Tuttavia, da circa una settimana, il comportamento che ottenevo dalla doppia pressione del tasto di accensione si era modificato senza che io avessi fatto nulla: invece di attivare la fotocamera, veniva lanciata l’app Bixby!!! A parte il fatto che quell’assistente di Samsung generalmente non lo uso, ma vedermelo attivare utilizzando quella shortcut che mi era così comoda per fotografare era davvero fastidioso… tanto più che sicuramente quella modifica di comportamento era stata una conseguenza di un aggiornamento di quell’app che ha pensato bene di modificare anche il comportamento del telefono, senza neppure chiedere alcuna conferma!
Ho iniziato quindi, a tempo perso, una ricerca nelle molteplici opzioni sia delle app Camera (attualmente nella versione 11.0.02.98) e Bixby sia dello smartphone stesso… ma è stato quasi come cercare un ago nel pagliaio!!! Stranamente, non mi è stato di aiuto neppure effettuare una ricerca su Internet, nonostante penso sia una problematica che molti altri possessori di telefonini Samsung hanno tristemente sperimentato ultimamente! Anzi, nel sito della stessa Samsung si trova che dovrebbe essere una impostazione di Avvio rapido presente tra le impostazioni dell’app Camera! Inutile dirvi che cercando ora nelle impostazioni dell’ultima versione di quell’app, quell’opzione non esiste più… 😒
Solo dopo una attenta ricerca sono riuscito a trovare dove è presente l’opzione (non proprio evidente) per ritornare al comportamento originario, per cui eccovi nel seguito la soluzione di come fare 🙃.
Aprite le impostazioni dello smartphone (icona ingranaggio presente a destra in alto tirando giù la finestra delle notifiche), selezionate Funzioni avanzate, quindi Tasto Laterale e selezionate la scelta desiderata relativa all’azione Due tocchi [e.g. doppia pressione di quel tasto di accensione] (e.g. Avvio rapido fotocamera): risulta anche eventualmente possibile scegliere in alternativa l’attivazione di un’altra applicazione da avviare tramite tale azione. Si noti che è possibile anche impostare un’azione associata alla sua Pressione prolungata (che, per default, comporta allo spegnimento del telefono).
A nulla è servito aver recuperato nel 2020 la vecchia email inviata loro il 9/07/2019 – a cui non ho mai ricevuto risposta – per inoltrare nuovamente la segnalazione, semmai questo avesse potuto almeno servire finalmente a vedere perlomeno dipinte opportunamente quelle strisce pedonali, se non anche a ripensare all’opportunità di quei cartelli di divieto(non solo di sosta, ma addirittura di fermata). Anche della seguente non ho ricevuto alcuna risposta:
Email del 4/11/2020, di cui non ho ricevuto alcuna risposta, come d’altra parte era avvenuto anche per quella del 9/07/2019
… ma noi non desistiamo e inoltriamo nuovamente la segnalazione! 🙂
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A oggi, le strisce pedonali di quel passaggio pedonale, già scolorite e quindi inappropriate nel 2018 quando avevo fatto la mia prima segnalazione, risultano oramai del tutto inesistenti. Permangono invece i due inspiegabili divieti di fermata, seppur quegli spazi (ben 11 metri per parte) – per via della carenza di parcheggi – risultino quasi sempre occupati da 4 macchine, pur rischiando facili sanzioni sfruttate da alcuni vigili che, a mio parere, non svolgono al meglio la loro funzione in quanto ci sarebbero multe MOLTO più appropriate e prioritarie da dare per infrazione del codice stradale, … ma forse danno più problemi, rischiando possibili discussioni con sia il multato sia soprattutto il commerciante dove quel cliente è andato a comprarsi magari un gratta&vinci e non certo una medicina urgente!
Permangono invece i due inspiegabili divieti di fermata seppur quegli spazi, per via della carenza di parcheggi, risultino sempre occupati da macchine, pur rischiando (facile quanto inutili) sanzioni.
Viene sempre più da ripensare alla giustificazione datami formalmente dall’arch. Davide Amendola del Comune di Torino relativamente alla presenza di quei due divieti di fermata (“Il divieto di fermata fronte n.c. 5 di via Pergolesi è stato istituito per motivi di sicurezza della circolazione stradale al fine di aumentare la visibilità dell’attraversamento pedonalee dei veicoli uscenti dalla carreggiata soggetta a stop”)e alla sollecita realizzazione delle strisce di nuovo divieto disegnate sul selciato nei pressi di via Porpora fronte n.c. 47, sovrapposte a quelle preesistenti che invece permettevano il parcheggio. Questo parcheggio era stato da me indicato, a puro titolo di esempio, per mostrare come a pochi metri di distanza dal divieto di fermata in questione esistessero situazioni analoghe con parcheggio consentito. Insomma, anziché rendere disponibili 4 parcheggi (togliendo quel divieto di fermata assurdo), ne aveva tolto ancora uno!! 🙄 Inutile poi era risultata la mia successiva email – a cui non ho mai ricevuto risposta – in cui mostravo (semmai ce ne fosse stata necessità!) situazioni analoghe in Torino in cui parcheggi anche a strisce blu e gialle arrivavano fino alle strisce pedonali nei pressi di un incrocio (sicuramente assai più trafficati di quello in oggetto di via Pergolesi!).
Via Figlie dei Militari angolo c.so Casale – Uno dei molteplici esempi di situazioni analoghe mostrate in cui, anche strisce blu e gialle, consentono il parcheggio in prossimità di passaggio pedonale con incrocio
Viene perciò da chiedersi se davvero non fosse invece stato almeno prioritario pensare, già tre anni fa, a pitturare opportunamente le strisce in oggetto per dare davvero maggior sicurezza a quel passaggio pedonale!
Infine, dulcis in fundo, quelle che erano state le nuove strisce di divieto puntualmente pitturate nel 2018 sul selciato nei pressi di via Porpora fronte n.c. 47, sovrapponendosi a quelle che permettevano il parcheggio, risultano ora d’identica visibilità rispetto alle precedenti (che invece consentivano il parcheggio). In questo caso, non essendoci alcun cartello stradale, penso proprio che chi ora continua a posteggiare in quel posto (per via della scarsità di posti) possa ragionevolmente obiettare, in caso di multa, l’impropriatezza della attuale segnaletica! Ci sarebbe forse da scommettere che metteranno prima a posto quella segnaletica, rispetto al rifacimento delle da tempo ormai inesistenti strisce pedonali nella vicina via Pergolesi?
Quelle che erano state le nuove strisce di divieto pitturate nel 2018 sul selciato nei pressi di via Porpora fronte n.c. 47, risultano ora d’identica visibilità rispetto alle precedenti (che invece consentivano il parcheggio)
Per finire, non posso poi non segnalare nuovamente quella che è la situazione tipica di p.zza Respighi angolo via Paisiello, ripresa addirittura durante uno dei passaggi della macchina di Google: mostra ben 7 macchine in divieto e il Bus 57 che deve transitare completamente nella corsia opposta per poter girare e procedere in via Paisiello] … Si noti che spesso, nelle ore di punta, la situazione è addirittura ben peggiore, con macchine accatastate anche in terza fila. La presenza, qui come altrove, di dehor concessi dal Comune in prossimità d’incroci e passaggi pedonali, limitano per di più la visibilità dei pedoni oltre che essere tipicamente sede di posteggi irregolari, in questo caso proprio dietro una curva. Altro che il presunto aumento della visibilità dell’attraversamento pedonale grazie a quell’inutile divieto di fermata in via Paisiello!!
Sanzioni per evitare situazioni come questa, sì che aiuterebbero a diffondere un’educazione civica, tra i cittadini del quartiere in cui vivo, delle azioni frequenti dei vigili in quella piazza, piuttosto che elargire più comode multe per quel divieto assurdo in via Pergolesi…
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Si noti che nel 1997 quei divieti di fermata non c’erano, come si deduce da un video presente su YouTube e di cui mostro il fotogramma che lo dimostra: mi piacerebbe davvero sapere chi ha pensato bene di farli mettere!!
Nel 1997 quei cartelli di divieto di fermata non esistevano
Questo post mi è stato da tempo stato richiesto da alcune persone che hanno commentato il mio vecchio post Come connettere uno smartphone o un tablet con un cavo Ethernet | Enzo Contini Blog. Non ho avuto ancora tempo di fare prove approfondite e chissà semmai ne avrò occasione di farne a breve, dal momento che attualmente non questa esigenza specifica! Perciò per ora pubblico in questo post alcune delle informazioni che possono comunque servire per chi abbia necessità imminenti, chiedendovi di ritornare magari su possibili aggiornamenti futuri di questo post per trovare potenziali ulteriori informazioni… e magari lasciare commenti e suggerimenti!! 😏
Infatti alcuni router permettono di collegate una data card o uno smartphone via USB per condividerne la connessione Internet. Esistono poi anche router che supporta il tethering via USB come backup qualora ci sia momentaneamente un malfunzionamento del collegamento su linea fissa. Così come esistono dei dongle USB per fornire connettività via USB, così esistono smartphone (e.g. il mio Samsung Note 10+) che, tra le opzioni di Impostazioni -> Connessioni -> Router Wi-Wi e thethering, consentono di fornire una connessione a Internet del telefono a un dispositivo USB connesso alla presa USB-C del cellulare o anche a una scheda Ethernet USB connessa sempre alla presa USB-C del cellulare.
Collegare lo smartphone Android al router ASUS con cavo USB.
Abilitare il tethering USB sul tuo smartphone Android.
Collegare il PC al router ASUS tramite wi-fi o cavo Ethernet.
Aprire un Web browser e andare su http://router.asus.com per configurare opportunamente il router andando nella sezione Network Map -> Android icon > GO.
Attivare la modalità USB e scegliere smartphone Android. Una volta effettuato quel setup, la dual WAN viene abilitato automaticamente.
In quelle istruzioni fanno vedere anche come configurare una dual WAN in modo da avere una connessione di backup o addirittura configurare un load balancing cioè utilizzare entrambe bilanciando tra le due il traffico!
Ecco un elenco di alcuni router Asus che ho trovato online e che dovrebbero poter essere configurati come precedentemente indicato: ovviamente quelli che hanno una/due prese USB-3 forniranno una velocità di connessione migliore rispetto a quelli che hanno solo una USB-2:
Conviene comunque verificare la fattibilità andando a vedere il manuale d’istruzioni o guide online sul modello specifico che si intenderebbe prendere.
Se si utilizza un telefono in tethering USB è necessario tenere in conto che, qualora il modem si riavvii e quindi viene tolta momentaneamente la tensione alla sua porta USB, il telefono interrompe automaticamente la modalità di tethering da usb e deve quindi tale tipo di connessione deve essere ripristinata nuovamente riconfigurandola nella sezione delle impostazioni dello smartphone!
Sulla stabilità della connessione non posso pronunciarmi non avendo provato personalmente… forse potrebbe essere meglio una datacard per cui il modem gestisce tutti gli eventi.
Lascio anche questi ulteriori link per approfondimenti:
Si noti che si può sempre utilizzare un PC collegato alla LAN e a Internet tramite lo smartphone per dare connessione Internet a tutta quella LAN. Da Windows 10 basta selezionare condividi internet e ti crea una sotto rete Wi-Fi dedicata. Si può anche condividere Wi-Fi su Wi-Fi nel senso telefono in tethering su Wi-Fi e tuo PC ridistribuisce il wifi. Per fare questo, con la maggior parte delle schede Wi-Fi presenti nei PC, mi sembra che utilizzi il Wi-Fi a 2,4 Ghz per un canale e quello a 5 Ghz per l’altro. Basta andare su Impostazioni -> Rete e Internet -> Hotspot mobile, modificare il nome della rete e password a piacere e infine attivare la condivisione Internet con altri dispositivi.
Se si imposta “condividi Internet” sul PC Windows 10, è possibile condividere la connessione anche sulla LAN a cui è collegato. lo fai proprio al volo… analogamente a quando si fa dallo smartphone il tethering. Attenzione a non puoi modificare “i parametri”… funziona se non tocchi niente delle impostazioni suggerite.
Ah poi uno ha un modem su cui puoi mettere Open WRT o simili… quelli ti permettono di mettere il telefonino… ma forse quest’ultima soluzione è troppo da smanettoni! 🙄
Si era visto che esistono anche modem che consentono di connettere un telefono fisso. Ad esempio, la versione TP-Link TL-MR6500v Router 4G VoLTEè dotata anche di una porta Phone e quindi permette di poter sfruttare il numero della SIM card per effettuare chiamate. Inoltre una segreteria telefonica integrata consente di registrare fino a 100 minuti di messaggi. Questo potrebbe tornare utile anche per avere una linea come se fosse fissa: basta attaccate il telefono e non cambia nulla se non il numero! Attenzione che non tutti gli operatori telefonici necessariamente supportano il VoLTE: tuttavia viene specificato che quel dispositivo supporta numerosi standard inclusi VoLTE*, VoIP e CSFB. * Verifica che l’Operatore scelto supporti lo tecnologia VoLTE su rete 4G. In caso contrario il Router utilizzerà in automatico la tecnologia CSFB (disponibile solo su rete 3G) come back-up di telefonia.
Come anche l’altro modello TP-Link TL-MR6400 visto precedentemente che non ha la presa telefonica, la presenza della porta LAN-WAN consente di utilizzarlo anche comeback-up per una eventuale connessione con linea fissa che uno possiede: infatti, collegandolo al router sorgente con cavo di rete a quella porta, in caso di down della linea fissa la rete 4G subentrerà in automatico garantendo una continuità nella connessione a Internet.
Si noti che quando un telefono è collegato e si alza la cornetta, compare un’apposita indicazione anche sul router stesso che indica l’attivazione della connessione telefonica:
Personalmente non avevo nemmeno attivato il VoLTE (potenzialmente non supportato dall’operatore) e avevo mantenuto le impostazioni di default del router (che utilizzano in automatico la tecnologia CSFB disponibile solo su rete 3G come back-up di telefonia): tutto funzionava perfettamente per le chiamate sia entranti sia uscenti.
Purtroppo la rete 3G non copre tutti i territori e solo il 4G può essere presente in una determinata zona per cui, se il VoLTE non è supportato e non c’è neppure il 3G per quell’operatore, l’utilizzo telefonico di quel modem non può essere utilizzato.
In particolare io che utilizzo la SIM di un operatore virtuale MVNO (e.g. Poste Mobile) ho purtroppo notato che, essendosi appoggiato a un diverso operatore telefonico in questi ultimi mesi (da WindTre si appoggia ora a Vodaphone), mentre prima riuscivo ad avere quella funzionalità telefonica, ora non riesco più. Ho infatti verificato, forzando nel modem la connessione sul 3G (cambiando quella 4G preferred di default), che in quella zona quell’operatore copre solo con il 4G e il router non può quindi sicuramente più riuscire a utilizzare la tecnologia CSFB disponibile solo sul 3G!
P.S. 2024 Ora che sto usando una SIM della TIM, impostando il VoLTE nella configurazione del modem, ho nuovamente la possibilità anche di effettuare /ricevere telefonate con un telefono fisso (collegato al modem che possiede anche una presa telefonica, e.g. TP-Link TL-MR6500v Router 4G VoLTE)
Forzando sul 3G, non ho ottenuto alcun collegaamnto a Internet, indice che in quella zona l’operatore non ha copertura con quella rete -> nessuna possibilita per il modem di utilizzare in automatico la tecnologia CSFB disponibile solo su rete 3G come back-up di telefonia
Il segnale che si sente ora alzando la cornetta del telefono, non si sente più infatti il classico tuut-tuut (come avveniva prima quando con l’altro operatore che evidentemente forniva anche i 3G in quella zona e il modem poteva così utilizzare la tecnologia CSFB come backup di telefonia) ma un tuuuuu continuo e non si riesce più a effettuare/ricevere alcuna telefonata (il tentativo di chiamate termina immediatamente senza alcuna segnalazione sonora)! 😦
Si noti che per configurare le funzionalità di telefonia del modem TP-Link TL-MR6500v Router 4G VoLTE si deve utilizzare necessariamente l’interfaccia del sito Web in quanto stranamente la voce preposta non risulta disponibile dall’app TP-Link Tether generalmente utilizzata sul telefonino per le altre molteplici impostazioni. Comunque, anche se uno non ha il PC, è sufficiente utilizzare un browser presente sullo smartphone e accedere a tplinkmodem.net o – avendo il telefonino connesso al WiFi generato dal modem stesso – si può anche raggiungere direttamente il modem indicandone l’IP address (e.g.http://192.168.1.1 o http://192.168.0.1), come indicato anche in Trying to configure the Modem?. Ci sono due modalità di accesso, ma generalmente si utilizza quella che richiede unicamente la password specifica del router (di default è indicata nell’etichetta e, qualora sia stata modificata e dimenticata, può essere riportata a quella con un reset del modem (premendo con una clips l’apposito tasto di reset). Può poi essere conveniente accederci collegando il modem TP-Link direttamente a un PC tramite un cavo Ethernet sebbene anche una connessione WiFi a quella dal medesimo generata possa risultare sufficiente.
Nel menù a sinistra andare nella sezione Modalità telefonia, scegliere la modalità VoLTE e impostare ad ON lo switch VoLTE co.e mostrato nell’ultima immagine seguente:
Non mi resta, se davvero voglio attivare anche quella funzione telefonica (che avevo voluto principalmente per provarla più che per reale necessità 🙄), cambiare operatore che fornisca in quella zona anche una copertura 3G o attivare la opzione VoIP sul modem e di conseguenza richiedere un numero VoIP generalmente a pagamento (a tal riguardo vedere ad esempio, Numero di telefono online | Numero Skype | Skype , Come avere un numero Skype) e anche se a prima vista si spacciano per gratuite come canone, in realtà richiedono almeno una chiamata a pagamento mensile per il mantenimento del numero (e.g. FreeNumber – linea VoIP gratuita – MessageNet).
Nota che, impostando sul la modalità telefonica su VoIP, il mio modem torna (anche senza 3G) ad avere il segnale acustico tuu-tuu classico e mi viene consentito di effettuare una chiamata ma poi trovo il segnale di occupato. In chiamata nulla cambia invece, non avendo io definito alcun numero VoIP per cui utilizzando quello della SIM non viene comunque trovato.
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Ho già scritto alcuni post su Alexa e sulle sue molteplici funzionalità. Una di quelle di cui non ho ancora parlato in dettaglio, seppur rilevante, è quella di poter effettuare chiamate/videochiamate o inviare messaggi senza avere costi aggiuntivi se non quelli dovuti alla trasmissione dei dati: perciò, soprattutto se si ha un bundle telefonico elevato (e.g. 30G, 70G, 100G), come spesso oggigiorno viene offerto da molti provider, questo servizio è a costo zero anche qualora lo smartphone – o i dispositivi Alexa in genere – non sia connesso a un WiFi. D’altra parte anche altre app lo consentono da tempo (e.g. Skype, Whatsapp, Telegram, Google meet), ma Alexa ha in più la possibilità di effettuare vocalmente la chiamata o risponderne a una interagendo con molteplici dispositivi (non solo smartphone, ma anche qualsiasi dispositivo compatibile con Alexa). Infatti, oltre che chiamate/videochiamate/messaggi tra smartphone tramite l’app Alexa, è possibile inoltre effettuare una comunicazione Alexa anche da e verso i dispositivi Echo di Amazon (e.g. Echo, Echo Dot, Echo Studio, Echo Auto ed Echo Show, questi ultimo compatibile anche per videochiamate). In generale, puoi chiedere ad Alexa di chiamare o inviare un messaggio a chiunque possieda un dispositivo Echo o l’App Alexa su uno smartphone compatibile.
Questa interazione vocale può tornare utile in diverse situazioni (e.g. quando si sta guidando o facendo lavori che richiedono l’impegno delle mani; se si hanno problemi di vista o difficoltà motorie anche solo se si è anziani). È vero che esistono diversi assistenti vocali (e.g. di Microsoft – Cortana – o di Google), ma i dispositivi Alexa li trovo personalmente molto semplici da configurare e utilizzare.
Per saperne di più sulle funzionalità di comunicazione di Alexa, diciamo subito che esiste una sezione di Help specifica sul sito di Amazon, dove si possono trovare molte delle risposte ai propri dubbi, anche quelli relativi alle chiamate e messaggi Alexa: questo video di Amazon su YouTube mostra i semplici passi per la configurazione dell’app Alexa.
Comunque nel seguito cercherò di descrivere in modo succinto le funzionalità principali e come attivarle sulla base della mia esperienza personale: non sempre negli help si trovano proprio tutte le risposte e forse valgono più i suggerimenti di qualcuno che abbia già sperimentato il tutto! 😏
La funzionalità di comunicazione è fornita direttamente dall’app Amazon Alexa disponibile sia sui dispositivi Android (dalla versione 5.1) sia iOS (dalla versione 10.0): non è quindi indispensabile possedere un dispositivo Alexa per utilizzare le funzionalità di comunicazione offerte da Amazon, sebbene possa tornare spesso utile averne, per estendere le sue possibilità (e.g. effettuare una comunicazione in broadcast su tutti o parte dei propri dispositivi Alexa, utilizzando la funzionalità di Drop In). Quell’app deve quindi essere installata sul proprio device e configurata correttamente anche per le sue funzionalità di comunicazione, inserendo quindi non solo delle credenziali Amazon, ma anche il proprio nome in modo che possa essere chiamato dagli altri contatti. Perciò è necessario che il contatto che si intende chiamare abbia anche lui l’app Alexa installata e configurata sul suo telefono con lo stesso nome con cui uno l’ha salvato nella propria rubrica. Si noti che nel caso di utenze di famiglia, che probabilmente accedono tutte all’app Alexa con uno stesso account Amazon, è indispensabile che ciascun membro indichi il proprio nome durante la prima fase di configurazione dell”app successiva all’installazione. Infatti, solo durante quella prima configurazione dell’app viene chiesto chi uno sia: successivamente non è più possibile indicarlo neppure andando nella sezione di configurazione dell’app, nemmeno accedendo alla sezione di configurazione dell’app! Se perciò non si è inizialmente inserito il proprio nome e/o non sono state accettate tutte le autorizzazioni richieste (e. g. poter accedere ai propri contatti, poter notificare eventi) e si desidera ora utilizzare in Alexa anche le sue funzionalità di comunicazione in cui si sia riconosciuti personalmente, è necessario disintallare l’app Alexa, riscaricarla dallo store, reinstallarla e – lanciandola la prima volta – indicare, nel wizard iniziale, sia il nominativo del possessore dello smartphone su cui si sta configurando quell’app (infatti, potrebbe essere un familiare, cioè una persona differente dal nominativo del possessore dell”account Amazon con cui ci si è registrati) sia il proprio numero di cellulare.
Così facendo, si potranno chiamare singolarmente (anche tra loro) quelle persone seppur registrate nell’app Alexa con un medesimo account Amazon. Ovviamente il nominativo (nome/cognome o nickname) indicato durante quel processo di configurazione, deve essere il medesimo utilizzato dagli altri per chiamare quella persona.
Una configurazione personale dell’app consente inoltre d’impostare al meglio anche il riconoscimento del parlato in modo che Alexa comprenda meglio i comandi impartiti dalla persona: tale configurazione prevede la lettura di quattro comandi che si possono impartire ad Alexa, in modo che capisca meglio la propria personale pronuncia:
I contatti disponibili per effettuare una chiamata sono quelli sia inseriti manualmente, sia eventualmente importati da Skype, sia presenti sul proprio telefono cellulare, sempre che uno abbia installato l’app Alexa sul proprio smartphone e accettato, per quell’app, le autorizzazioni richieste per contatti, chiamate e messaggi. Nella definizione di nuovi contatti è possibile anche associare eventualmente un nickname, possibilmente tale da farlo riconoscere agevolmente subito da Alexa, evitando così di dover avere più interazioni vocali per selezionare il contatto che si desidera:
Si noti che a seconda della tipologia di contatto – se inserito a mano, importato da Skype, dallo smartphone, o sia un dispositivo Echo di una specifica tipologia – le modalità di comunicazione disponibili possono risultare differenti. Ad esempio, su un Echo Dot si può solo effettuare una chiamata o un Drop In, mentre per un contatto di fonte Alexa si possono anche effettuare videochiamate e invio di messaggi:
L’app Alexa consente poi di configurare gruppi di contatti, in modo da poter chiamare o inviare un messaggio a più persone contemporaneamente.
“Alexa, chiama Echo di [Nome dispositivo]” per indirizzare la chiamata verso un dispositivo Echo specifico in base al nome che uno gli ha assegnato.
“Alexa, chiama [nome contatto / gruppo / dispositivo]” per chiamare un contatto / gruppo / dispositivo.
“Alexa, chiama il gruppo [nome gruppo]” se si desidera specificare una chiamata di gruppo.
Alexa, avvia videochiamata con [nome contatto]“ se entrambi possiedono questa modalità di chiamata attivabile da app o da dispositivo Alexa idoneo.
Sul dispositivo chiamato viene detto: “[Nome contatto] vorrebbe parlare con te” e per rispondere il chiamato può dire: “Alexa, accetta telefonata” / “Alexa, rispondi“.
Per inviare un messaggio invece basta dire: “Alexa, invia messaggio a [nome contatto]” o “Alexa, invia messaggio al gruppo [nome gruppo]”. Vedi anche il video presente in Inviare messaggi Alexa tramite voce.
Si noti cheAlexa non supporta le chiamate verso i numeri del servizio di emergenza (ad esempio “112“), i numeri a tariffa maggiorata, i numeri a tre cifre/prefissi abbreviati (ad esempio “211“), i numeri internazionali, ed i numeri digitati per lettera.
Inoltre viene anche detto cheEcho Auto utilizza le chiamate cellulari come predefinite e non le chiamate da-Alexa-ad-Alexa per cui, se si utilizza quel dispositivo in auto, in realtà le chiamate vengono effettuate dal telefono associato e quindi si tratta di una chiamata tradizionale tramite il proprio provider mobile. In questo caso, i contatti utilizzabili sono in teoria tutti quelli registrati in quello smartphone e non solo di coloro che hanno l’app Alexa installata. Tuttavia, ho notato che se i propri contatti sono molti, come spesso avviene, il riconoscimento di quello desiderato non sempre va a buon fine e quasi sempre richiede più interazioni con Alexa perché comprenda bene chi si desidera chiamare. Per questo motivo, può risultare conveniente impostare anche un nickname per i soli contatti di maggior utilizzo in modo che vengano più agevolmente individuati durante una interazione vocale.
Un’altra possibilità di comunicazione offerta da Alexa è il Drop In: basta scegliere l’icona Drop In collocata in alto e seleziona il dispositivo che intendi chiamare dall’elenco comparso in basso, in modo da avviare una chiamata istantanea. Attivandolo, viene infatti consentito di avviare immediatamente delle conversazioni con i propri dispositivi abilitati o con i contatti Alexa abilitati a tale opzione. In questo caso, a differenza delle normali chiamate, gli interlocutori vengono connessi automaticamente senza la necessità di alcuna risposta da parte del chiamato / dei chiamati. Questa modalità può tornare soprattutto utile in un contesto familiare o lavorativo, funzionando similmente ad un interfono. Consente, ad esempio, di comunicare su tutti i propri dispositivi abilitati, che “È ora di mangiare” o “di andare a letto” e di ricevere eventuale risposta.
Dopo aver abilitato i dispositivi di tuo interesse a comunicazioni Drop In (chiamate instantanee), si può utilizzare l’app Alexa o uno dei dispositivi Alexa per effettuare una chiamata di quella tipologia verso i dispositivi che uno ha abilitato a tale modalità di comunicazione. Non sembra possibile invece effettuare quella tipologia di chiamata verso uno smartphone con l’app Alexa. Per tutelare la privacy, si devono abilitare sia i dispositivi sia i contatti che possono chiamarti tramite Drop In accedendo alla sezione Comunicazioni -> opzione Contatti (icona in alto a destra) e premendo sul contatto d’interesse. L’abilitazione avviene spostando la levetta relativa alla voce Autorizza chiamate con Drop In da OFF a ON e confermando premendo il pulsante OK. Si noti che ovviamente tale abilitazione non è reciproca e deve essere effettuata anche dal contatto in questione: quest’ultimo dovrà procedere a una abilitazione analoga agendo sul tuo contatto
Si può utilizzare ovviamente anche un comando vocale per iniziare una chiamata Drop In, sia tramite l’app Amazon Alexa sia usando un dispositivo Echo. Basta dire: “Alexa effettua una chiamata Drop In verso [nome del dispositivo]” o “Effettua una chiamata Drop In verso [nome contatto]“.
Chiamare un cellulare con Alexa è possibile solo tramite l’app Alexa o usando il dispositivo Echo Auto in quanto in realtà in quel caso la chiamata viene sempre effettuata tramite il cellulare connesso a quel dispositivo per avere la connessione a Internet. Se invee si usa un altro dispositivo Alexa (Echo, Echo Dot, Echo Studio ed Echo Show), è possibile effettuare chiamate esclusivamente verso i contatti Alexa rtrattandosidi una comunicazione Alexa – Alexa via Internet: analogamente non si possono neppure effettuare chiamate verso un numero di telefono fisso o verso numeri d’emergenza (e.g. 112, 113, 118).
Per collegare il proprio account Skype ed effettuare chiamate non solo verso i propri contatti Skype, ma anche verso i numeri di telefono fissi e mobili, basta andare su Altro -> Impostazioni -> Comunicazioni e aggiungere il proprio account Skype nella sezione Account:
Ho letto da qualche parte che se uno non ha ancora Skype e crea un nuovo account, viene data la possibilità di usufruire di un certo numero di minuti di chiamate gratuite per alcuni mesi per provare il servizio: sicuramente i costi per chiamate anche verso fissi/cellulari da Skype (quelli verso un altro utente Skype da PC sono sempre gratuiti) sono irrisori rispetto ai classici operatori telefonici sebbene ora talvolta si abbia compreso in bundle in alcuni contratti telefonici anche un certo pacchetto di chiamate all’estero.
Per effettuare una chiamata con Skype usando Alexa tramite i dispositivi Echo basta dire: “Alexa, chiama [nome contatto] con Skype” (per una chiamata gratuita Skype-Skype su Internet) oppure “Alexa, chiama il cellulare di [nome contatto] con Skype“ (per una chiamata Skype-cellulare a pagamento, seppure Skype costi pochissimo anche per chiamate internazionali).
Può poi essere conveniente disattivare le funzionalità di comunicazione su alcuni dispositivi Alexa che si posseggono, in modo che, ad esempio, non vengano effettuate in quelli comunicazioni Drop In(e.g. “Il pranzo è pronto!“). In questa pagina di help viene spiegato dettagliatamente come fare:
Apri l’App Alexa.
Seleziona Dispositivi.
Seleziona Echo & Alexa.
Seleziona il tuo dispositivo.
SelezionaComunicazioni.
Disattiva la funzione Comunicazioni per disattivare complessivamente tutte le opzioni di comunicazione su quel dispositivo. In alternativa si possono interrompere solo gli Annunci e/o il DropIn. Se si disattiva Annunci si interrompere la trasmissione dei messaggi sul tuo dispositivo. Se si disattiva Drop In si impedisce ai membri del Nucleo Familiare di connettersi a quel dispositivo.
Si possono anche effettuare chiamate di gruppo dopo avere creato ovviamente quel gruppo ( Comunicazione -> Contatti -> Aggiungi nuovo -> Aggiungi gruppo) e assegnandogli poi il nome che si desidera utilizzare per effettuare una comunicazione di gruppo tramite comando vocale.
Prima di effettuare una chiamata di gruppo devi creare un gruppo. Per effettuare o accettare una chiamata di gruppo devono essere abilitate le funzionalità avanzate. Una volta configurato il tutto, per effettuare una chiamata di gruppo, basta dire: “Alexa, chiama [nome gruppo]” oppure “Alexa, chiama il mio [nome gruppo]“.
Chiamare con Alexa è facile. Dopo aver sincronizzato i tuoi contatti nell’App Alexa, puoi chiederle di chiamarne uno pronunciando il suo nome. E quando riceverai una chiamata, Alexa ti avviserà e potrai decidere se rispondere o ignorare la chiamata. Basta dire:
“Alexa, chiama Maria” | “Alexa, rispondi alla chiamata”
Se i tuoi contatti non possiedono un dispositivo Echo, possono scaricare gratuitamente l’App Alexa per inviare e ricevere messaggi tramite Alexa.
MESSAGGI
Con Alexa, puoi anche inviare messaggi vocali. Basta dire “Alexa, invia un messaggio” per inviare una registrazione vocale al dispositivo Echo e all’App Alexa di quel contatto. Quando riceverai un nuovo messaggio, Alexa ti avviserà. Basta dire:
“Alexa, fammi sentire i miei messaggi” | “Alexa, manda un messaggio”
DROP IN
Con Drop In, puoi usare vari dispositivi Echo come un interfono per comunicare direttamente con una persona in un’altra stanza.
Tocca l’icona Dispositivi nell’angolo in basso a destra dell’App Alexa, clicca Echo & Alexa, scegli i dispositivi Echo su cui vuoi attivare questa funzione e seleziona Comunicazione. Poi, prova a dire:
“Alexa, fai Drop In in cucina”
Nell’App Alexa, puoi anche rinominare i tuoi dispositivi Echo per chiamarli più facilmente con Drop In.
Chiamate Skype con Alexa
Ti presentiamo Chiamate Skype con Alexa, con cui potrai effettuare chiamate vocali o videochiamate dai dispositivi Echo compatibili verso qualsiasi contatto Skype in tutto il mondo. Basta dire “Alexa, chiama Francesco su Skype” per chiamare Francesco su qualsiasi dispositivo abbia attivato Skype, inclusi cellulare, PC o qualsiasi dispositivo Echo compatibile. Quando riceverai una chiamata Skype, Alexa ti avviserà e potrai rispondere dicendo semplicemente “Alexa, rispondi”.
Usando la funzione Da Skype a telefono, gli utenti Alexa possono chiamare quasi tutti i numeri di telefono in oltre 150 Paesi usando il credito Skype o il relativo abbonamento. Dopo aver sincronizzato i tuoi contatti, prova a dire “Alexa, chiama nonna su Skype” per chiamare il suo numero fisso o di cellulare. Scopri di più sulle tariffe di Skype su https://secure.skype.com/en/calling-rates. Le chiamate d’emergenza non sono supportate.
Vai alla sezione Impostazioni dell’App Alexa.
Vai alla scheda Comunicazione e seleziona Skype.
Segui le istruzioni sullo schermo.
Basta chiedere: “Alexa, chiama mamma su Skype.”“Alexa, chiama Olivia su Skype.”“Alexa, chiama [numero].”
Tipicamente i modem/router forniti con una linea fissa in fibra presentano due sole prese RJ11 telefoniche tradizionali (e questo per una linea sia FTTH, con fibra che arriva fino in casa, sia FTTC, con la fibra che arriva solo fino all’armadio in strada e poi il collegamento prosegue in rame fino in casa) per cui tipicamente si collega direttamente un telefono multifrequenza classico a una di quelle o, ancor meglio, una base del telefono cordless principale a cui ne afferiscono eventualmente altri, dislocati in altre stanze, questi ultimi dotati di una base solo per la ricarica del terminale e che quindi necessita nelle vicinanze solo di una presa elettrica e non anche di una telefonica. Infatti, il collegamento telefonico di tutti i quei dispositivi avviene tramite la base principale che, oltre a poterne ricaricare uno qualsiasi, possiede anche un cavo RJ11, ad esempio collegabile direttamente ad una di quelle presenti nel Modem/router stesso.
In questo modo si evitano del tutto problemi di come avere telefoni anche in stanze distanti da dove è stato collocato il modem/router, avendo per di più il vantaggio del cordless, cioè di non avere il vincolo di un filo. In figura mostro un esempio di telefono cordless che ho acquistato personalmente ed ho trovato particolarmente indicato anche per persone anziane (tasti grandi, volume sia della suoneria sia dell’audio impostabile anche come molto alto, possibilità di configurare non solo innumerevoli numeri/nomi in una rubrica ma avere configurati anche due specifici tasti funzione – A e B – dedicati per iniziare subito una chiamata a due contatti importanti). Il costo di quella soluzione con due telefoni cordless l’ho trovata assai economica e si possono comunque comprare eventualmente ulteriori telefoni agganciabili alla medesima base (anche se ciascuno viene a costare di più) se non risultano sufficienti solo due telefoni. Infine, esiste anche la versione con segreteria telefonica. Nel seguito mostro la base principale con i due collegamenti (con cavo sia di alimentazione sia telefonico) e quella secondaria (con solo cavo di alimentazione e leggermente più piccola):
Tuttavia può succedere che uno abbia diversi bei telefoni non cordless e che non desideri dismetterli (ad esempio un bel TIM Sirio Classic (di diversi colori, nero, rosso, verde… i costi online possono variare a seconda del colore) o addirittura un vecchio telefono Siemens con ancora il disco combinatore per selezione a impulsi!
Diciamo subito che con tutti i telefoni che non hanno la selezione in multifrequenza, ma possiedono solo quella a impulsi (i.e. hanno il disco combinatore), si possono solo ricevere le telefonate ma non è più possibile effettuarle con la nuova linea in fibra. Diversamente tutti gli altri con selezione in multifrequenza possono ancora essere utilizzati o collegandoli direttamente a una delle due prese RJ11 presenti nel modem/router stesso o indirettamente come mostrerò nel seguito.
Un primo metodo assai agevole per avere uno o due collegamenti RJ11 in più dal modem/router (i.e. 3, 4 anziché solo 2) è quello di utilizzare i filtri volanti che probabilmente avevi con il vecchio modem ADSL o che comunque possono essere in dotazione anche con il nuovo: infatti, sebbene sia indicato MODEM e TEL, quelle due prese RJ11 possono essere collegate a due telefoni mentre la LINE a una delle prese RJ11 del modem, duplicando così le possibilità di collegamento. Si noti infatti che l’azione di filtro ADSL di quel dispositivo è praticamente ininfluente.
Altra possibile soluzione è, pur lasciando un telefono direttamente collegato al modem/router, utilizzare la sua seconda presa RJ11 per collegarla tramite un cavo RJ11 a una presa telefonica preesistente e quindi collegare, in parallelo a quella, tutte le prese di casa (cablaggio della rete telefonica di casa già probabilmente presente), rendendo così nuovamente tutte le prese disponibili a collegare via cavo telefoni tradizionali.
In pratica si tratta di portare due fili (generalmente contrassegnati dal colore bianco e rosso) da una presa alla successiva, e così via, in modo da avere collegati tra loro elettricamente tutti i fili rossi e analogamente tutti i fili bianchi che giungono a tutte le prese che risultano così collegate tutte in parallelo). Se poi ad una presa specifica così cablata si desiderano collegare più telefoni (e.g. magari sia uno nuovo con attacco RJ11 sia uno vecchio con presa tripolare e disco combinatore – utilizzabile perciò solo per rispondere), si può sempre nuovamente utilizzare un filtro ADSL volante o uno analogo per presa tripolare:
Presa in cui ho collegato sia un nuovo telefono fisso con attacco RJ11 sia un vecchio Siemens con disco combinatore (utilizzabile solo per rispondere) e presa tripolare
Si noti che i fili da collegare nella presa sono solo due in questa configurazione in parallelo (dove chiunque alzi un telefono può sentire una telefonata in corso) generalmente contrassegnati da colore rosso e bianco. Vedere un mio precedente post dove mostro come collegare i due fili in oggetto in una presa tripolare. In quel post mostro anche come collegare quelle classiche prese tripolari in modo tale che senta solo chi risponde per primo da uno dei telefoni di casa, cablaggio che personalmente non consiglio (poteva aver un senso solo un tempo quando i telefoni e suoneria venivano alimentati dalla centrale) sebbene risulti quello classico, con terminazione in una suoneria che rimane comunque attiva anche qualora tutti i telefoni risultassero scollegati: Impianto a spina su prese tripolari UNI: alias come connettere i fili telefonici in modo che senta solo chi risponde per primo | Enzo Contini Blog
Nella comunicazione di liquidazione dell’INPS per il prepensionamento viene indicato, oltre all’importo mensile dell’assegno fino alla data indicata di cessazione, la seguente frase: “Per la liquidazione della pensione dovrà presentare la richiesta in tempo utile“.
Lo so che la data di pensionamento non è così vicina, ma ho pensato che è sempre meglio appuntami sul calendario un reminder… non si sa mai!! 🙄😏 Sono quindi andato a vedere qual è “il tempo utile” entro in quale è opportuno presentare quella domanda e già che c’ero ho minimamente indagato se è possibile presentarla in modo autonomo, senza rivolgersi a patronati o chicchessia. Nel seguito lascio alcuni appunti che mi serviranno tra qualche anno… e magari possono servire anche ad alcuni visitatori di questo post!
Basta ricercare su un motore di ricerca e subito si trova che la domanda di pensione si può presentare, nella generalità dei casi, a partire dai 3 mesi prima della decorrenza (e.g. Pensione: quando fare la domanda?).
_______ Differenti sono le indicazioni che si trovano in Domanda di pensione, quanto tempo prima è meglio presentarla? (money.it) dove si trova: “Se fino a qualche anno fa si poteva presentare la domanda di pensione anche il mese prima della sua decorrenza, oggi i tempi si sono sensibilmente allungati per avere una risposta dall’INPS quando si richiede di andare in pensione. Ovviamente non esiste un risposta univoca alla sua domanda, visto che il tutto dipendente dalla celerità dell’ufficio ma anche dal numero di pratiche da gestire. In ogni caso, a oggi, l’attesa per la gestione della pratica per la pensione varia dai 4 mesi per i dipendenti del settore privato ai 6 mesi per quelli del pubblico impiego (fermo restando che la risposta dell’INPS potrebbe arrivare sia prima che dopo questo lasso di tempo, che è solo una media dell’attesa). In ogni caso, se anche la pensione dovesse essere liquidata successivamente resta inteso che le saranno corrisposti tutti gli arretrati…“
Nell’articolo Domanda di pensione: come si fa, documenti, tempi | BusinessOnLine.it viene invece detto “La domanda di pensione può essere presentata un paio di mesi prima della decorrenza del trattamento pensionistico in base al raggiungimento dei requisiti di pensione richiesti e per quanto riguarda i tempi di erogazione della stessa pensione cui si ha diritto, a coloro che hanno maturato i requisiti al pensione dopo il primo gennaio 2012 non viene applicata la disciplina delle finestre mobile e la decorrenza del trattamento è per la pensione di vecchiaia:
dal primo giorno del mese successivo a quello in cui il lavoratore ha raggiunto il requisito anagrafico;
in caso di mancanza dei requisiti di anzianità, assicurativa e contributiva dal primo giorno del mese successivo in cui tali requisiti vengono soddisfatti:
dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda ma solo su esplicita richiesta dell’interessato.
____________
Insomma, a parte indicazioni pessimistiche, se uno è andato in isopensione il 1 dicembre 2019, ad esempio, dovrebbe bastare presentare domanda di pensione da dicembre 2023, onde ottenere la pensione definitiva a febbraio 2024 (infatti l’isopensione copre, nel caso in esempio, fino al 1 febbraio 2024), salvo ritardi burocratici che comunque comporterebbero di corrispondere di eventuali arretrati.
Per sapere di presciso fin quando cesserà la corresponsione dell’assegno di esodo, ex art 4 legge 92/2012, basta andare nel l’app INPS in Tutti i servizi -> Cassetta Postale e scaricare da quella sezione il documento TE08 – PRIME LIQUIDATE RESIDENTI ITALIA.pdf. INelle prime righe di quella comunicazine di liquidazione viene detto non solo l’importo lordo del l’asegno mensile ma anche la data di cessazione (e.g. “La corresponsione dell’assegno ceserà dal1 febbraio 2024. Per la liquidazione della pensione dovrà presentare la richiesta in tempo utile“. i.e. un tre mesi prima di quella data). Sicuramente le medesime informazioni risultano disponibili anche dal sito Web dell’INPS, nella sezine relativa all Pesione.
Per sapere di preciso fin quando Generalmente se uno ha effettuato la richiesta d’isopensione tramite un patronato, sarà lo stesso che invierà mail apposite verso coloro che maturano il requisito, al fine di ricordare di fare detta domanda. Chiedendo a un patronato quali sono i documenti da portare in sede di domanda, mi ha riferito che vengono da loro definiti sulla base delle normative in atto che nel frattempo potrebbero cambiare nel corso del tempo. Mi ha anche consigliato di servirsi di un Patronato al fine di presentare tale domanda, onde evitare “pasticci accaduti a persone che hanno voluto agire autonomamente e, così facendo, ci hanno rimesso dei soldi“. In verità, relativamente alla modalità per presentarla, ho scoperto che sembrerebbe agevole effettuare il tutto personalmente online tramite il sito dell’INPS, autenticandosi ovviamente con lo SPID o altra metodologia consentita (e.g. per chi le aveva richieste, quando ancora rilasciate, anche le credenziali specifiche per quell’ente). Lascio a tale riguardo alcuni link dove sono presenti informazioni utili:
Tali domande devono essere presentate attraverso uno dei seguenti canali:
WEB – servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino munito di PIN dispositivo (circolare n. 50 del 15 marzo 2011) o di Carta nazionale dei servizi (CNS) attraverso il sito internet dell’Istituto (www.inps.it), nella sezione SERVIZI ON LINE;
Patronati;
Contact Center Integrato – attraverso il numero verde 803.164 da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico.
Qui si legge, tra l’altro, quanto segue: “La domanda di pensione può essere presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa, si può fare domanda tramite: – Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile; – Enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi. … Ulteriori informazioni sono contenute nella circolare INPS 27 dicembre 2011, n. 164. Si ricorda, infine, che per la presentazione delle domande di pensione, per la richiesta di informazioni e per ogni altra eventuale necessità, gli interessati possono rivolgersi anche agli enti di patronato, riconosciuti dalla legge, che sono abilitati ad assistere gratuitamente i lavoratori nello svolgimento delle pratiche di natura previdenziale e assistenziale.
Cliccando sul tasto Accedi al servizio, viene subito chiesto se si entra come cittadino o patronato:
Ovviamente non ho proseguito nella presentazione della domanda ma, come potete vedere, tutti i campi del form risultano già precompilati sulla base della propria anagrafica. Insomma, sembra proprio che sia una cosa semplice da fare! Vedremo quando sarà il momento! 😉
Come ultima cosa va inserita la data di decorrenza della pensione, che soltanto per le pensione di vecchiaia non può superare il primo giorno del terzo mese successivo alla domanda. … Nella schermata successiva va inserita la data in cui è terminato l’ultimo rapporto lavorativo o la data in cui si presume sarà cessato, il tipo di attività lavorative svolte.
Nella schermata successiva è possibile richiedere, contestualmente alla domanda di pensione, anche:
accredito contributi figurativi
accredito del servizio militare
la riduzione dell’età pensionabile per gli invalidi oltre l’80%
l’accredito di maggiorazione contributiva per gli invalidi di 2 mesi ogni anno lavorato.
Cliccando su Salva e prosegui si arriva alla dichiarazione reddituale, cliccando su NO (che fa in modo che non si rinunci alla dichiarazione all’eventuale integrazione al minimo) apparirà una tabella in cui dichiarare i redditi posseduti.
Cliccando su Salva e Prosegui si termina la compilazione di questa parte della domanda.
Bisognerà, poi, dal pannello di sinistra selezionare:
Pagamento della pensione nel quale si indicherà la modalità di pagamento scelta tra sportello, conto corrente, libretto nominativo e carta prepagata (per ognuna delle scelte bisognerà fornire i dati per l’accredito tranne che per lo sportello).
Stato di Famiglia in cui indicare i componenti della famiglia
Sezione documenti
Dal pannello di sinistra si accede anche alla sezione documenti in cui è necessario allegare i documenti richiesti per la prestazione prescelta.
Dopo aver cliccato su Salva e prosegui la compilazione è terminata e, dopo aver ricontrollato la compilazione di tutti i campi si potrà cliccare su Stampa.
autocertificazione stato civile e stato di famiglia;
dati anagrafici e codice fiscale del coniuge;
notizie sulla situazione assicurativa non presenti nell’ estratto contributivo;
dichiarazione di cessazione di qualsiasi tipo di attività di lavoro alle dipendenze di terzi.
Da allegare poi richieste di agevolazioni fiscali o per situazioni particolari:
dichiarazione concernente il diritto alle detrazioni dal reddito;
modello RED, per richieste di prestazioni accessorie come trattamento minimo o di famiglia;
mod. COMB1 e relativa documentazione, nel caso di richiesta di attribuzione dei benefici previsti dalla legge 140/85, art.6, e dalla legge 544/1988, art.6;
dichiarazione relativa alle agevolazioni di legge richieste con allegata documentazione;
dichiarazione relativa ai redditi derivanti da attività lavorativa autonoma, professionale e d’impresa, o da attività di collaborazione coordinata;
notizie sulla situazione pensionistica non presenti nel casellario dei pensionati.
Il titolo che ho dato a questo post è un po’ troppo pretenzioso in quanto ovviamente molteplici possono essere le cause di un seppur repentino rallentamento del proprio PC Windows10.
Lasciando perdere la mancanza di spazio su disco e gli eventuali programmi che si sono eventualmente installati (magari inconsciamente facendo qualche click di troppo in qualche sito) e che in background rubano potenza al sistema operativo (ovviamente da eliminare andando in Panello di controllo -> Programmi -> Disinstalla un programma), sicuramente l’utilizzo di un antivirus differente da Defender può essere una ottima causa di rallentamenti per cui io consiglio sempre di disinstallare antivirus di terze parti (talvolta ho visto girarne contemporaneamente più di uno in PC di amici!!) e lasciare attivato unicamente Defender, l’antivirus gratuito incluso in Windows 10 stesso.
Tuttavia un’ulteriore possibile causa di grandi rallentamenti, al punto che lo stesso mouse si può essere rallentato, è la presenza di notevoli sincronizzazioni in corso su OneDrive. Questo può avvenire quando, ad esempio, si sono inseriti molti dati nella cartella di OneDrive che viene sempre sincronizzata nel cloud o anche solo se si è deciso di cambiare lo stato di alcune cartelle (e.g. Libera spazio, Conserva sempre su questo dispositivo) per cui questa modifica comporta magari una sincronizzazione di migliaia di file presenti in quelle, anche di grandi dimensioni quali, ad esempio, foto e video.
Un processo pesante di sincronizzazione può avvenire non solo se si inseriscono molti file in OneDrive, ma anche se si cambia lo stato desiderato di alcune cartelle con molti file
Conviene in questo caso interrompere temporaneamente questo processo in background per tutto il tempo in cui uno ha necessità di avere le performance migliori del PC. Ovviamente conviene interromperlo non in modo definitivo, bensì solo temporaneamente per qualche ora, in modo che comunque poi riprenda la sincronizzazione e le modifiche ai file presenti sul PC vengano riportate poi sul cloud, seppur in un tempo successivo.
Ricordo che se si chiude OneDrive, cioè si uccide il suo processo in background, questo comunque ripartirà al prossimo reboot del PC o si può anche rilanciare come avevo indicato nel post How to start OneDrive manually | Enzo Contini Blog.
Per invece interromperlo temporaneamente, come mi sembra più conveniente, basta fare sempre click con il tasto destro sull’icona a nuvola di OneDrive e scegliere, anziché Chiudi OneDrive, la scelta Metti in pausa la sincronizzazione selezionando poi l’opzione di 2, 8 o 24 ore. Per riattivare comunque prima di quel timeout la sincronizzazione, qualora uno finisca prima e desideri lasciare il PC libero di occupare le proprie risorse per tale sincronizzazione, sarà sufficiente premere sul pulsante con il simbolo di pausa evidenziato in giallino:
Sebbene convenga in genere sospendere la sincronizzazione come ho indicato, potrebbe talvolta essere sufficiente mantenerla pur limitandone la velocità di caricamento e di download agendo nella sezione Rete nelle Impostazioni & Guida -> Impostazioni: ovviamente tali limitazioni è meglio toglierle se uno non sta usando il computer per cui si desidera effettuare i trasferimenti nel minor tempo possibile!
Possibili limitazioni nella velocità di upload e download nella sincronizzazione
Tra le non piacevoli conseguenze della prossima diffusione del 5G per tutte le frequenze previste da quello standard sul territorio nazionale, c’è il cambio d’utilizzo di alcune frequenze attualmente riservate al digitale terrestre e, conseguentemente, al cambio anche dei metodi di codifica utilizzati dal nuovo standard che verrà adottato.
Sembra ieri che si sono dismessi migliaia di TV a tubo catodico dopo che per qualche anno molti erano sopravvissuti grazie a decoder digitali esterni che, oltre a costare uno sproposito (almeno inizialmente), per poterli pilotare richiedevano l’utilizzo di un fastidioso secondo telecomando, in aggiunta a quello del televisore. Insomma, seppure la definizione dell’immagine non fosse sempre migliore rispetto a quella del “vecchio” TV a tubo catodico, soprattutto per il minor spazio occupato, molti erano passati in pochi anni alla TV a led (dopo che altre tecnologie analoghe avevano nel frattempo avuto meno successo, soprattutto per via degli alti consumi- e.g TV al plasma). Io non ero stato certo tra i primi ad acquistarne uno, anche perché non guardo molto la TV: anzi, i primi acquirenti di TV di quella nuova tecnologia erano stati anche loro colpiti dal cambio di metodologia da analogico a digitale terrestre e spesso si erano dovuti dotare anche loro di un decoder esterno, qualora non fosse previsto un upgrade del TV seppur acquistato da pochi anni.
Ora si presenta uno scenario analogo, ma direi ancora più fastidioso in quanto non si percepirà almeno il vantaggio di avere un oggetto meno ingombrante seppur consentendo una dimensione dell’immagine maggiore. È vero, la qualità dell’immagine sarà forse ancora migliore, ma chi di noi sarà in grado di apprezzare pienamente tale miglioria se non si possiede un TV di più di 50″?
Ma nella nostra società dei consumi, oramai non ci si fa nemmeno più tanto caso a sostituire un TV dopo anche meno di 5 anni, sempre che non si sia rotto prima… In quest’ultima evenienza non improbabile, ripararlo probabilmente non sarebbe nemmeno convenuto né in termini di qualità né economici essendo i prezzi di vendita drasticamente scesi a parità di definizione video!
A questo punto, quindi, non resta che rassegnarci e magari cercare di scoprire fin d’ora se il nostro TV sarà compatibile con il nuovo standard. Le televisioni vendute dal 2017 in poi sono sicuramente compatibili poiché per legge devono essere dotate di quel decoder di ultima generazione integrato. Invece, per le TV vendute prima del 2017 non è sicura la compatibilità, soprattutto se di marche/modelli economici.
Per sciogliere ogni dubbio e sapere eventualmente di che morte dobbiamo morire, per fortuna c’è un metodo assai agevole per scoprire se il nostro TV è compatibile col nuovo digitale terrestre, cioè abbia integrato un decoder dvb-t2 e che sia compatibile con la decodifica dello standard h265/hevc alias High Efficiency Video Coding. Basta infatti effettuare una ricerca su Internet a tale proposito (oltre che, mi dicono, ascoltare alcune indicazioni diffuse tramite alcune pubblicità alla TV) per scoprire che è sufficiente collegarsi al canale 100 (canale di test RAI)o canale 200 (canale di test Mediaset)per vedere se compare la seguente videata, che fornisce appunto l’indicazione che la TV è compatibile al nuovo standard:
Ciò che si vede al canale 100 o al canale 200 se la TV è compatibile con il nuovo standard
Per fortuna il mio TV Samsung The Frame UE43LS003, seppur datato di qualche anno, risulta compatibile 🙂 Se invece tu non vedi quella videata sul tuo TV, purtroppo ci sono buone possibilità che non sia compatibile: in quel caso, la scelta di acquistare nuovamente un decoder esterno non so se ti convenga se non, minimamente, solo economicamente!
Le tempistiche di migrazione al nuovo standard, se rispettate, ho visto sono le seguenti:
Dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021: (Area 2 e Area 3) Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e le province di Trento e di Bolzano.
Dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2022: (Area 1) Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna.
Dal 1° aprile 2022 al 31 giugno 2022: (Area 4) Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche.
Nella prima fase del passaggio, i canali DTT abbandoneranno lo standard MPEG-2 per usare esclusivamente l’MPEG-4 (attualmente impiegato solo dai canali HD, quelli dal 500 in su). La transizione definitiva invece avverrà a luglio del 2022 con il passaggio allo standard HEVC.
_______ Vedi anche i seguenti articoli dai quali ho dedotto diverse delle informazioni presenti in questo post:
Nel processo di restauro di un oggetto in legno, dopo averlo riportato allo stato grezzo sverniciandolo, è necessario quasi sempre necessario procede a stuccare dove necessario (e.g. scanalature, fori delle tarme). Lo stucco da usare deve essere del colore il più possibile simile al legno originario e per questo, benché esistano anche stucchi colorati già preparati, conviene colorarsi opportunamente uno stucco bianco per legno comperando apposite polveri e mescolandole tra loro opportunamente. Si noti che non solo gli stucchi colorati sono in tubetti di dimensione ridotta e risultano decisamente cari, ma ben difficilmente li potrai trovare proprio con la colorazione più idonea ai tuoi scopi!
In genere basta avere i colori terra d’ombra, giallo, e rosso, gli ultimi due da utilizzare solo minimamente (con la punta di un cacciavite, per modificare a piacere il colore ottenuto utilizzando inizialmente solo la polvere marrone. Si noti che ci sono anche colorazioni differenti (e.g. verde) ma generalmente basta avere le tre colorazioni che ho indicato. Notare che si tratta di ossidi e perciò polveri differenti da quelle di anelina utilizzate – diluite in acqua insieme al rolla noce – per colorare il legno.
Non è facile trovare in tutti i colorifici queste polveri e anche qualora si trovino, spesso vengono vendute in barattoli da 500g: un tempo ne avevano sacchi e le vendevano a peso, ma ora la richiesta è assai diminuita per cui le uniche confezioni che ho trovato sono state quelle da 500g. Per il colore marrone potrebbe magari anche andare bene averne un po’ di più, ma per quelli da utilizzare solo per correggere un po’ il colore (e.g. rosso e giallo) mezzo chilo è davvero troppo: per fortuna il costo di ciascuno di quei barattoli non è eccessivo (e.g. circa 6€) per cui uno può comunque chiudere un occhio!!
Barattoli di polvere di ossido con varie gradazioni di colore da mescolare con stucco bianco
Se poi proprio non si trovano tali polveri, si può eventualmente anche utilizzare i colori liquidi utilizzati per colorare la vernice per pitture murali, sebbene risultino meno facilmente dosabili e amalgamabili. Mescolando stucco bianco e polveri per ottenere il colore più opportuno, ricordarsi che è sempre meglio che sia eventualmente un po’ più scuro che più chiaro in quanto, una volta disteso sul legno, la differenza si noterà di meno.
Per mescolare le polveri conviene distendere su un piano in formica dello stucco bianco, in una quantità un po’ maggiore di quella che si pensa necessaria; mescolare con un raschietto del colore marrone in modo da amalgamarlo uniformemente; infine aggiungerci a poco a poco un po’ di altra polvere colorata (e.g. rosso, giallo) per raggiungere la gradazione più opportuna. Lo stucco colorato che si ottiene da questa miscelatura può poi essere conservato per diverso tempo chiudendolo ben sigillato in un barattolo:
Per chiudere fori, soprattutto quelli delle tarme si può anche utilizzare la cera. Esistono stick di cera colorata, da scaldare man mano per stenderlo dove serve (e.g. nei buchi).
Si può usare anche ceralacca mischiandola con un po’ di segatura del medesimo legno appena levigato, in modo che acquisti il medesimo colore.
Aspettando che asciughi bene ogni forma di stucco è necessario levigare con carta vetrata in modo da asportarlo il più possibile e rimanga solo laddove serve (e.g. nel buco di un tarlo): diversamente si vedrà anche dopo pitturata! La carta vetrata più utile è forse quella con grana 220 seppure risulti utile averne anche alcuni pezzi di diversa grana anche più grande (e.g. 180, 200). Si deve tener presente che più la grana è grossa più il numero che la caratterizza è basso (fino a 40) e, analogamente, più la grana è fine più i numeri sono alti (fino a 2500): la grana 1000 è comunque già così fine da essere usata per la lucidatura del marmo (vedere questo sito per avere una descrizione, semplice ma utile, sulle tipologie di carta vetrata). L’ultima levigatura conviene farla con la paglietta di ferro file (tipo 00) o carta a vetro fine.
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Se poi ci sono parti mancanti o buchi particolarmente grossi, si può usare lo stucco rapido (o bicomponente): in dotazione viene fornito un tubettino da cui far uscire una piccola quantità di crema catalizzante da amalgamare bene con una spatola – su un ripiano liscio quale, ad esempio, un pezzo di laminato di formaica – con la parte di stucco che si desidera utilizzare. Conviene acquistarlo già di un colore simile al legno dove manca il pezzo (e.g. questo della Saratoga è tinta noce), anche se si può sempre colorare a piacere come uno stucco normale, utilizzando i pigmenti idonei visti prima. Fare attenzione che una volta mischiati i due componenti, lo stucco generato si indurisce in poco tempo (anche in meno di 10 minuti se fa caldo) per cui è necessario utilizzarlo subito e velocemente. Inoltre, poiché basta poca di quella crema per catalizzare il prodotto, fare attenzione a non usare una spatola ancora sporca del precedente amalgama per prendere altro stucco dal barattolo, in quanto si rischia che – magari nel giro di qualche giorno – tutto il barattolo, sebbene sia stato ben chiuso, si indurisca e debba quindi essere buttato via. Anche questo tipo di stucco sintetico può poi essere levigato normalmente con carta vetro, ma è opportuno magari anche utilizzare inizialmente una lima sottile (tipo quelle per ferro) per incominciare a togliere il più. Quando viene levigata, assume un aspetto biancastro che è solo apparente: infatti basta anche solo inumidirlo per scoprire nuovamente il vero colore che manterrà dopo averlo verniciato insieme al legno vero (sverniciato e riportato vergine) a cui si è attaccato.
Da qualche giorno chi transita in via Gottardo non può non notare due camion posizionati dentro un’area di cantiere contornata da pannelli che pubblicizzano l’inizio di lavori propedeutici alla realizzazione della seconda metro M2 di Torino che partirà dalla stazione Rebaudengo e, percorrendo tutto il Trincerone, raggiungerà il cimitero monumentale, C.so Novara, il Politecnico, etc…
Se ne parla da più di un decennio e per il momento non si era ancora visto nulla di concreto se non qualche cartina con un tracciato che nel tempo è andato a modificarsi seppur non sostanzialmente. Come menzionato anche in Wikipedia, fin dal 2 settembre 2009 da parte della Regione Piemonte è arrivata l’approvazione definitiva alla realizzazione della linea 2 della metropolitana. Evito di menzionare i molteplici passaggi burocratici che si sono succeduti e mi limito a ricordare che il 4 febbraio 2020 la giunta comunale di Torino ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica.
Comunque, come pubblicizzato anche da testate giornalistiche locali (Linea 2, domani al via i sondaggi del terreno per il via ai lavori della metro – Torino Oggi (torinoggi.it)) dal 23 giugno 2021 sono partiti i carotaggi: “Ad annunciarlo, con un post su Facebook, la sindaca Chiara Appendino che spiega come saranno circa 90 i punti di indagine geognostica, che verranno effettuati fra i 15 e i 40 metri di profondità“. “Ogni cantieresarà al massimo di cinque giorni, per una durata complessiva dei carotaggi di un mese e mezzo, al termine del quale verranno elaborati i dati per la redazione del progetto“. L’operazione “serve per verificare le caratteristiche del terreno e della falda acquifera sotterranea, prima dell’inizio dei lavori veri e propri per la costruzione della nuova infrastruttura“.
Insomma sono sondaggi che servono per la progettazione definitiva della tratta Rebaudengo-Politecnico, la prima che dovrebbe essere realizzata. La linea M2 avrà un tracciato totale di 32 chilometri, con 28 stazioni, 4 interscambi ferroviari, 7 interscambi tranviari: l’incrocio con la M1 si avrà alla fermata in corrispondenza di Porta Nuova, in via Nizza. Il tracciato originariamente previsto nel bando per la progettazione preliminare si è poi allungato a sud-ovest e a nord-est: infatti a quella centrale, tra le stazioni Anselmetti e Rebaudengo (circa 15700 metri e 23 stazioni) si sono aggiunte le estensioni verso Orbassano (circa 5700 metri e 5 stazioni) e San Mauro (circa 6500 metri e 4 stazioni).
Tutto è ben pubblicizzato dai cartelloni presenti sulle transenne che racchiudono i camion utilizzati per le indagini geognostiche:
Pubblicità sull’inizio attività concrete per la realizzazione della M2
Lavori di indagini geognostiche per la M2, commissionate da Infra.To
Attualmente i due camion sono posizionati via Gottardo sia al livello del civico 187 sia lateralmente al supermercato IN’s, nei pressi dell’incrocio con c.so G. Cesare: verosimilmente si sposteranno altrove per ulteriori indagini lungo la tratta prevista.
Fin dal luglio 2020, il Comune di Torino ha affida il progetto definitivo a Infra.To (vedi Metro 2, il comune di Torino affida il progetto definitivo a Infra.To – Quotidiano Piemontese) per cui queste indagini geognostiche sono commissionate proprio da Infra.To: in quell’articolo si parla di un costo complessivo di circa 4 miliardi. È proprio di ieri la notizia che, a seguito di un incontro tra l’Assessorato dei Trasporti del Comune di Torino, Infra.To e il Ministero dei Trasporti, stando alle dichiarazioni dell’assessore Maria Lapietra, il Palazzo Civico avrebbe ricevuto importanti rassicurazioni sul fatto che il Governo Centrale contribuirà ulteriormente a livello economico per la realizzazione delle operazioni. Per il capoluogo piemontese sono stati già stanziati 828 milioni di euro, da utilizzare nell’arco di questo decennio. Una cifra già di per sé molto imponente, ma che sarà integrata da ulteriori finanziamenti (vedi Da Roma arriva un altro miliardo di euro per i lavori per la metro 2 di Torino (mole24.it)).
Il sito del Comune di Torino ha una pagina specifica alla progettazione della nuova linea della metropolitana cittadina, ma attualmente e decisamente datata e l’ultima modifica del suo contenuto risale al 1/10/2020. La brochure ivi scaricabile, non presenta neppure ancora indicazione delle future estensioni verso S. Mauro/Pescarito e Orbassano.
Tracciato finale
Tracciato presente nella brochure attualmente ancora pubblicata nel sito del Comune di Torino
Sul sito di Infra.To | Infrastrutture per la mobilità (infrato.it) si possono trovare invece informazioni più aggiornate sul proseguo della progettazione definitiva della M2: M2: partono i sondaggi nell’ambito della Progettazione Definitiva | Infra.To (infrato.it). In particolare si parla di circa 90 punti d’indagine, a una profondità compresa tra 15 e 40 metri. Tutta l’attività dei sondaggi durerà in totale circa 1 mese e mezzo, al termine del quale verranno elaborati i dati per la redazione della progettazione definitiva che avverrà entro Dicembre 2021. Successivamente, nei primi mesi del 2022, si completeranno le attività di validazione e approvazione del progetto per poi predisporre la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera. … insomma, comunque sia la strada è ancora lunga anche solo per vedere i primi scavi!
Da quanto indicato in Wikipedia, i lavori dovrebbero iniziare nel 2024 e l’apertura della prima tratta Rebaudengo-Novara è prevista per il 2028; seguirà a pochi mesi di distanza l’apertura della tratta Novara-Politecnico. Non ho trovato tra l’altro altrove confermate quelle date indicate da Wikipedia citando quanto affermato in un articolo giornalistico del 15/7/2020 (i.e. I lavori per la metro 2 di Torino inizieranno nel 2024: operai e talpa al lavoro tra 4 anni (mole24.it)) in cui viene detto anche: “Negli scorsi mesi era stato annunciato che saranno investiti subito 828 milioni di euro. La fine dei lavori è stata fissata per il 2028, almeno secondo quanto preventivato. Bisogna precisare che la somma messa a disposizione viene quantificata anche per i successivi quattro anni, fino appunto al 2032. Si parla infatti di tempistiche ormai fissate e non modificabili, come hanno più volte ribadito i tecnici di Systra e Irteco e il Comune“. Quindi già circa un anno fa si parlava già di quel finanziamento di 828 milioni di euro che proprio ieri viene nuovamente pubblicizzato sebbene non si sia per il momento ancora visto concretamente nessun lavoro concreto!
Insomma i finanziamenti e le date d’inizio e fine lavori sono per ora solo teorici… sebbene qualcuno “rassicuri”: tuttavia permettetemi un minimo di dubbio sulle informazioni pubblicizzate sui media, dopo i ritardi di anni che ci sono stati per realizzare ben poche fermate in più della linea M1!
Per ora si può essere certi solo delle seguenti affermazioni:
Da quasi 3 anni (12/2018) alberi decennali sono stati abbattuti da ruspe dal Trincerone, con il pretesto dei lavori per la M2 che, nella migliore delle ipotesi, inizieranno nel 2024: avrebbero potuto donare riparo a uccelli e fornire ossigeno a noi tutti per almeno altri 5 anni, prima magari da essere sostituiti da altri alberi che – si spera – verranno piantati a lavori ultimati.
Le indagini geognostiche per giungere alla formulazione di un progetto definitivo per la M2 si stanno svolgendo in questi giorni e dureranno verosimilmente fino a fine estate: non sta me dire quanto abbia influito effettuarle proprio adesso che siamo in prossimità delle prossime elezioni comunali di ottobre 2021…
I tempi d’inizio e termine lavori di realizzazione effettiva della M2 rimangono incerti e indicati solo su articoli di quotidiani che verosimilmente riportano semplici affermazioni catturate da interviste e quindi non certo del tutto affidabili!
Da tempo aspettavo un’offerta di un monitor sia di dimensioni maggiori ai 26″ sia che avesse una gestione dei colori professionale. Infatti, se si desidera elaborare foto o realizzare video, risulta essenziale l’uso di un buon monitor che mostri i colori effettivi con le diverse gradazioni riprodotte fedelmente secondo le impostazioni desiderate e ovviamente poi le dimensioni contano, per cui risulta assai opportuno orientarsi almeno su un 27″ ma meglio ancora su un 32″. Sul lavoro avevo avuto modo di utilizzare un monitor curvo di buone dimensioni, ma sinceramente non avevo trovato particolare giovamento da quella sua forma ricurva che anzi comportava una maggiore occupazione della scrivania: un classico monitor piatto penso sia quindi più idoneo per le mie finalità che non sono quelle di gaming. Un altro aspetto che da tempo considero essenziale, è quello di poter regolare a piacere l’altezza del monitor in modo da posizionarlo opportunamente (e.g. con il suo centro perpendicolare agli occhi): ovviamente poterlo anche ruotare agevolmente in ogni posizione può poi tornare comodo, ad esempio per vedere foto in portrate mode.
Perciò, periodicamente osservavo le offerte su Amazon, soprattutto durante i Prime Day durante i quali gli sconti possono risultare ancora maggiori. Inoltre, non ho mai disdegnato anche di acquistare prodotti di seconda mano su Amazon Warehouse, dal momento che spesso risultano come nuovi, seppur siano talvolta segnalati con difetti più o meno rilevanti. Così, proprio la scorsa settimana, mi si è presentato in offerta il monitor LG 32UN880 che, oltre alle buone dimensioni (32″), alle ottime caratteristiche tecniche (UltraHD 4K, 3840×2160, AMD FreeSync 60Hz) e alle molteplici possibilità di connessione (HDMI 2.0, Display Port 1.4, USB-C, USB Hub, Speaker Stereo 10W, Uscita Audio), presenta un incredibile supporto assai comodo: oltre a permettere di orientare il monitor in tutti i versi, si può “pinzare” al bordo della scrivania, consentendo così di liberarla dall’ingombro che qualsiasi base di appoggio produce. Leggendo le recensioni, ho subito notato che, mentre la versione 32″ di quel monitor consente anche di alzare o abbassare lo schermo, quella a 27″ (seppur munita del medesimo stand ERGO) ne consente solo la rotazione… motivo in più per privilegiare la versione di dimensioni maggiore! Le casse stereo incorporate, potenti 10W, sono poi ottime…
Il mio monitor LG 32UN880 collegato con cavo mini DP- DP e USB-C – USB alla dock del Surface Pro 6
La presenza di porte USB sul retro consente, ad esempio, di alimentare una lampada a led: si noti tuttavia che tale alimentazione viene fornita solo qualora il monitor sia collegato ad un PC con un cavo USB (il cavo HDMI serve unicamente per il segnale video) in grado appunto di fornire tale alimentazione.
Lampada a led alimentata dalla porta USB prese4nte sul retro del monitor (a sua volta collegato ad una porta USB del PC)
La seguente figura mostra come sia possibile alzare e ruotare il monitor anche per posizionarlo in verticale.
Questo video mostra poi come montarlo e come sapientemente far passare i fili nel supporto, in modo tale che risultino nascosti alla vista.
Come mostrato, il suo montaggio è banale e la qualità di questo monitor mi ha davvero impressionato. L’unica pecca che ho riscontrato è nella manualistica, praticamente assente nel prodotto: i pochi fogli presenti nella confezione si limitano a descrivere come montare il supporto e nulla dicono sui collegamenti e sulle sue molteplici impostazioni. Anche il CD allegato contiene unicamente un manuale utente poco leggibile (ciascuna sezione viene ripetuta in molteplici lingue anziché avere una versione di tutto il contenuto per ciascuna) e con informazioni praticamente nulle se si escludono le avvertenze di prassi sulla sicurezza!
_________ Riporto nel seguito le uniche poche informazioni utili presenti nel manuale su CD (di cui ho corretto addirittura alcuni errori sintattici di traduzione, inaccettabili per un prodotto di marca come questo! 🙄):
DDC (Display Data Channel) Il DDC è un canale di comunicazione attraverso il quale il monitor informa automaticamente il sistema ospite (PC) circa le proprie capacità. Protocollo DDC ① DDC1/DDC2B Un canale di comunicazione uni-direzionale. ② DDC 2AB/DDC2B+/DDC2Bi Un canale di comunicazione bi-direzionale. Nota: per fare questo il PC deve supportare le funzioni DDC.
E-DDC (DDC potenziato) Protocollo basato su I²C e utilizzato su un canale dati bidirezionale tra monitor e host. Questo protocollo accede a dispositivi con indirizzo I²C di A0/A1 nonché all’indirizzo 60. L’indirizzo 60 viene utilizzato come registro di segmento per consentire di recuperare quantità di dati superiori rispetto a quanto e possibile utilizzando i protocolli DDC2B. Il protocollo e compatibile con i protocolli DDC2B
Programma di risparmio energetico Questo programma è stato messo a punto affinché i produttori di computer producano circuiti per i loro prodotti in grado di limitare il consumo energetico quando non sono in funzione. Quando questo monitor viene utilizzato con un PC su cui è installato un software per l’annullamento dello schermo conforme al protocollo VESA DPSM (Display Power Management Signalling), è in grado di risparmiare una quantità significativa di energia riducendo il consumo quando non è in funzione. Sono disponibili 2 linee di segnale, 3 modalità operative: Modalità On, modalità Sleep, modalità Off.
Modalità On Funzionamento normale. Quando il monitor si trova in modalità On ed è connesso a una sorgente elettrica, viene visualizzata un’immagine.
Modalità Sleep Stato di consumo energetico ridotto. Torna alla modalità On quando l’utente sposta il mouse o preme un tasto sulla tastiera.
Modalità Off Stato di consumo energetico ridotto al massimo. Torna alla modalità On quando l’utente premere un interruttore. Nota • I monitor conformi al Programma di risparmio energetico funzionano solo se connessi a computer dotati di funzionalità di risparmio energetico
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Insomma, nessuna spiegazione su come agire al meglio nelle impostazioni, nessun link su dove trovare un driver specifico da installare, nessuna indicazione su SW a corredo utilizzabili per configurare al meglio il colore o quant’altro! Per fortuna tutto il materiale utile si può trovare ricercandolo nei diversi siti LG presenti online nelle diverse lingue, anche in italiano. Nella descrizione del prodotto nel sito Amazon, c’è comunque il link al manuale utente.
Nel seguito fornisco, perciò, alcuni link e il dettaglio dei SW disponibili a corredo.
Relativamente al collegamento con il PC, conviene utilizzare un cavo senza adattatori. Ad esempio, il mio Surface Pro 6 ha una porta mini Display Port per cui utilizzando l’adattatore mini DP-HDMI, che avevo per il precedente monitor, la risoluzione massima che riuscivo a impostare era di 1080. Pur cambiando adattatore e prendendone uno più performante, sebbene ora fosse consentito impostare la risoluzione massima di 3840 x 2160, periodicamente il monitor mostrava un popup che indicava che la modalità di connessione non era quella più indicata. Ho quindi preso un cavo mini DP – DP (i.e. Cavo mini displayport to displayport 8K (76804320) @ 60Hz 4K @ 144Hz DisplayPort 1.4 Trasmissione bidirezionale Cavo da DisplayPort a dp Cavo 8K 2M) e tutti i problemi sono svaniti!!
Innanzitutto, avevo notato che una volta collegato al mio PC Windows 10 (un Surface Pro 6), il driver che era stato associato al monitor, con il semplice plug&play, era stato quello per un monitor generico e non quello specifico del produttore LG per quel modello. Sebbene il monitor mi sembrasse funzionare bene e venga appunto venduto come collegabile semplicemente tramite plug&play, sicuramente l’utilizzo di un driver specificatamente realizzato dalla ditta non avrebbe potuto che migliorarne le prestazioni in qualche modo. Sono quindi andato a cercare tale driver che risulta infatti presente nel sito italiano LG ricercando quel prodotto specifico: attualmente il link del driver è LG_HDR_4K_774F_7750.zip (06/07/2023).
Come sempre esiste una versione specifica dei SW per sistemi sia Windows sia MAC. Si noti che, per ciascun SW elencato per quel prodotto, premendo il link Riferimento, in alto a destra, viene visualizzata una descrizione sintetica di cosa serve. Ad esempio, per il SW Dual Controller viene indicato: “Dual Controller è un software applicativo che consente all’utente di controllare più sistemi Windows e Mac utilizzando la tastiera e il mouse condivisi collegati a un computer. È progettato per le persone che spesso usano più di un sistema che sono posizionati uno vicino all’altro. Con il software dual controller, l’utente può condividere una singola tastiera/mouse su un set di sistemi (Windows/MAC)“. Non avendo questa esigenza, quello è l’unico SW che non ho installato, mentre ho utilizzato gli altri [OnScreen Control, LG Calibration Studio (True Color Pro)], oltre ovviamente il driver.
Dopo avere scaricato il driver, sono andato nella Gestione Dispositivi (click sulla bandiera in basso a sinistra, con il tasto destro) e, in corrispondenza della sezione Monitor, relativamente a quello che veniva inizialmente indicato come Monitor generico, ho selezionato Aggiorna driver (click con il tasto destro) e, selezionando di ricercarlo nel computer, ho indicato la directory in cui c’era il driver scaricato scompattato (viene infatti scaricato in formato Zip): il sistema individua automaticamente il file opportuno e lo installa. Da quel momento in poi, al monitor viene associato quel driver specifico e quindi viene indicato in elenco proprio come un LG HGR 4K(DP): in tal modo sono sicuro che gli ho associato il driver più appropriato per gestirlo!
Si noti che per il funzionamento dei successivi SW è indispensabile collegare il monitor tramite il connettore USB-C presente sul retro del monitor: non essendo un cavo fornito in dotazione, nel mio caso ho usato un comune cavo USB-C – USB che avevo per il mio smartphone, dal momento che il mio PC non possiede una porta USB-C. Ovviamente tale collegamento conviene mantenerlo permanentemente per consentire sempre il colloquio tra PC e monitor.
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Il SW OnScreen Control è utile per diversi motivi e nel seguito elenco quelli che mi sono sembrati di maggior interesse: il manuale di quel tool si trova in OnScreen Control – User Manual. Innanzitutto consente di essere avvertiti se esistono aggiornamenti del firmware del monitor ed eventualmente forzarne la ricerca:
Notifica e ricerca di aggiornamenti del firmware del monitor
Ho notato che alcune Modalità Immagini elencate, tra le molteplici disponibili tra le scelte, non potevano essere impostate (e.g. Lettura): se infatti selezionavo quella scelta, questa non veniva impostata e rimaneva selezionata quella pregressa! Sebbene la scritta comparisse solo per qualche secondo e quindi difficilmente si riusciva a leggere, selezionando alcune modalità compariva in rosso l’avvertimento “Controllare che questa funzione sia abilitata nelle impostazioni del monitor e riprovare“. Ho notato poi che anche nelle impostazioni di configurazione del monitor stesso, disponibili premendo il tasto sul margine inferiore, alcune Modalità Immagini non erano selezionabili (i.e. Effetto HDR, Lettura, Modalità Colore Verde). Ho chiesto chiarimenti al servizio clienti tramite il modulo disponibile in Chat e email | LG Italy e gentilmente mi hanno fornito alcune indicazioni che riporto nel seguito.
Dopo la risposta del servizio clienti (vedi nota in fondo al post) ho realizzato che se uno imposta HDR nelle impostazioni video di Windows 10, solo alcune modalità immagini risultano presenti: d’altra parte ciò viene indicato anche nel manuale utente, anche se può sfuggire e anche da un punto di vista tecnico non ne comprendo completamente il motivo:
Se uno infatti su Windows 10toglie la visualizzazione in HDR (interruttore Usa HDR disattivato, generalmente è attivo di default), per il monitor LG HDR 4K, le Modalità Immagini che il suo menù propone vengono tutte attivate e sono molteplici:
OnScreen Control consente inoltre d’impostare un preset di configurazione per diverse applicazioni in modo da far funzionare il monitor anche diversamente a seconda del programma utilizzato:
Si possono impostare modalità d’immagine differenti associandole a ciascun programma
Altra funzionalità che ho trovato utile è quella di poter suddividere il monitor in più parti, assai conveniente soprattutto se il monitor è grande come in questo caso: si noti che quell’impostazione non esclude di poter portare un’applicazione a tutto schermo, ma semplicemente agevola la collocazione sullo schermo di diverse finestre non in full screen (con un effetto “calamita” analogo a quello di Windows per il posizionamento in full screen)
Si possono scegliere possibili divisioni dello schermo per il monitor
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Relativamente al tool SW LG Calibration Studio (True Color Pro), una volta scaricato e installato, si può disporre del seguente manuale d’uso: LG Calibration Studio – User Manual. Esegue la calibrazione hardware per regolare la luminosità target, la temperatura del colore, la gamma e il gamut di colori del monitor secondo i requisiti dell’utente. Nella sezione F.A.Q. si trovano interessanti indicazioni. Il processo di calibrazione necessita di un sensore e la procedura viene descritta in nella apposita sezione relativa alla calibrazione. Nella sezione Requisiti di sistema ci sono interessanti indicazioni (e.g. Assicurati di selezionare la modalità “off” dell’opzione “HDR e Colore Avanzato” nelle impostazioni del display prima di eseguire la calibrazione;Imposta il monitor supportato da LG Calibration Studio come display principale) che risulta essenziale tener presente prima di effettuare la calibrazione. Vengono qui elencati anche i sensori supportati e viene detto che le prestazioni di calibrazione dipendono dal misuratore utilizzato per la calibrazione. È necessario installare il driver del dispositivo misuratore (sensore) separatamente, scaricandolo dal sito web del fornitore del prodotto. È necessario quindi dotarsi di un calibratore esterno (i.e. uno spettrofotometro) e relativi driver per abilitare le funzionalità di quel software e risultano compatibili vari calibratori esterni. Nelle specifiche del software risultano certificati i seguenti:
X-rite
ColorMunki Photo
ColorMunki Design
i1DISPLAY Pro
i1DISPLAY Pro Plus
i1Pro2
Data Color
Spyder5
SpyderX
Colorimeter Research
CR-100
(L’assistenza clienti – vedi in seguito – ha indicato i seguenti:
Anche impostando la Gamma di colori su Manuale, in modo da poter variare i valori RGB a mano, comunque poi le modifiche effettuate non si riescono a salvare se non è collegato il calibratore.
Insomma, se non si ha un calibratore le uniche cose che si possono variare, agendo dal menu OSD del monitor (premendo il tasto fisico sotto il monitor) sono la luminosità, contrasto, nitidezza impostando Modalità immagine -> Utente e poi andando nella sezione Immagine -> Regolazione Immagine. Si noti che esiste anche la possibilità d’impostare a ON l’opzione SUPER RESOLUTION+: io l’ho impostata a ON scegliendo il valore Medio che dovrebbe fornire una modalità di visione più confortevole.
Possibile regolazione dell’immagine per la modalità Utente
Si noti poi che, se uno cerca di calibrare il colore con il tool disponibile in Windows 10 (Control Panel -> Calibra colore dello schermo), appare durante la procedura il seguente avvertimento: “Questo schermo utilizza attualmente un profilo di colori con gamma ampia. Tramite Calibrazione colori schermo verrà creato un profilo colori con gamma convenzionale, che potrebbe risultare inadeguato per lo schermo e causare distorsioni nella visualizzazione dei colori. Continuare comunque?“
Perciò ho desistito nel proseguire nell’impostazione e spero prima o poi di trovare un amico che abbia un calibratore da imprestarmi (comprarlo costa troppo: e.g. https://amzn.to/36kqFA8) in modo da poter effettuare una calibrazione potenzialmente migliore di quella di fabbrica utilizzando il tool LG Calibration Studio che mostro più avanti.
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Se la scheda grafica del PC è INTEL, segnalo la presenza di un’app specifica di quella ditta che consente di configurarla come si desidera, oltre a offrire altre funzionalità. Quell’app è scaricabile gratuitamente dallo Store Microsoft: Centro comandi della grafica Intel® – Microsoft Store it-IT. In particolare, si può verificare la frequenza di aggiornamento: nel mio caso era impostata a 59p anziché 60p, per cui da qui l’ho potuta cambiare:
Con l’app di INTEL si possono verificare/impostare molte impostazioni della scheda video (e.g. risoluzione, frequenza di refresh, rotazione).
Inoltre consente di effettuare anche la registrazione video dello schermo, che può essere iniziato e interrotto anche agendo con tasti di scelta rapida (i.e. per default Cntl + Alt + F5 per iniziare la registrazione e Ctrl + Alt + F7 per interromperla): il file viene salvato automaticamente nella directory che uno indica (e.g. c:\Data\OneDrive\Video nel mio caso). La qualità della registrazione (e.g. 720p) e la frequenza dei fotogrammi (e.g. 30 frame/sec) possono essere definiti a piacere. Si può impostare il bitrate video in modo da regolare la qualità video anche nel caso si effettui uno streaming.
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NOTA – Ho provato a chiedere al servizio clienti LG come mai alcune Modalità Immagini elencate, tra le molteplici disponibili tra le scelte, non possono essere impostate (e.g. Lettura). Nel seguito la loro gentile risposta giunta a poche ore dalla richiesta online:
Egregio Sig. Contini,
grazie per aver contattato il Servizio Clienti LG Italia.
In merito alla sua comunicazione le chiedo inizialmente quale uscita video intende utilizzare e quale risoluzione e soprattutto refresh rate supporta la porta video utilizzata nel suo computer.
In base poi ai parametri relativi al computer che intende utilizzare potrà effettuare le modifiche.
In questo modello la specifica HDR è così definita:
– Compatibile HDR 10
– FreeSync Interfaccia supportata: DisplayPort, HDMI. Scheda grafica supportata: Occorre una scheda grafica che supporta FreeSync dell’AMD. Assicurarsi di aggiornare la scheda grafica per con il driver più recente.
Questo monitor supporta la funzionalità Plug & Play che consente di aggiungere un dispositivo al computer senza la necessità di eseguire alcuna riconfigurazione o installazione manuale dei driver. Pertanto provi con il software On Screen Control tramite il collegamento HDMI. Verifichi poi variazioni con la Display port.
Mentre qualora venga impostato il profilo HDR con il suo computer allora è normale che le opzioni video si riducano in quanto è pre-impostato il profilo idoneo.
Nel caso spenga il risparmio energetico e spenga la funzionalità Freesync nel menu OSD del suo Monitor e agisca dal Menu del Monitor e non dal software.
Verifichi se riesce ora ad impostare una modalità immagine di sua scelta.
Dispone in più della calibrazione colore professionale tramite calibratori specifici esterni e da ultimo possiede la funzionalità “Dual Link & Controller” per controllare due computer sullo stesso Monitor e Split Schermo (Multitasking).
Compatibilità con schede grafiche ATI Radeon per il Freesync per raggiungere il refresh rate a 120 Hz. ed eliminare gli effetti di “flickering”.
Mentre le segnalo che bisogna dotarsi di un calibratore esterno e relativi driver per abilitare le funzionalità del software e risultano compatibili vari calibratori esterni per collegarsi con il software True Color. Nelle specifiche del software risultano certificati i seguenti calibratori:
Nello specifico, il calibratore LG è stato prodotto per il mercato americano e anche per il mercato inglese che è parallelo. Mentre non è mai stato commercializzato in Italia. Pertanto, potrà trovarne disponibilità sui vari siti online di vendita e verifichi bene con il rivenditore l’originalità della parte.
Resto a sua disposizione per eventuali informazioni aggiuntive.
Qualora necessitasse di ulteriori chiarimenti in merito, la invito a compilare una nuova richiesta sul sito LG o dal suo account My LG allegando al suo messaggio le precedenti comunicazioni.
Ringraziandola per la fiducia accordata al nostro Marchio colgo l’occasione per porgerle i miei più cordiali saluti.
Utili infine alcune indicazioni fornite da un servizio di stampa online su come eseguire una corretta calibrazione del monitor in modo che le foto stampate corrispondano a come risultano visualizzate a video: Come eseguire una corretta calibrazione del monitor – Photocity Blog. Le regole generali indicate sono le seguenti:
Innanzitutto assicurati che le tue foto abbiano il profilo colore corretto per la stampa: generalmente nei servizi di stampa è l’sRGB
Controlla che nel cd allegato al tuo monitor sia presente il suo profilo icc specifico e se non è presente cercalo sul sito della casa produttrice.
Installa il profilo icc nel seguente percorso: C >Windows> System32 > spool > drivers > color.
Dal pannello di controllo di Windows vai su Schermo>Impostazioni schermo avanzate e clicca su Gestione colori. Carica quindi il profilo colore del monitor impostandolo come predefinito.
Prima di chiudere il pannello di controllo verifica che il sistema riconosca il tuo monitor e la relativa scheda video.
Regola le impostazioni della tua scheda video su quelle predefinite di fabbrica e controlla che non sia attiva nessuna funzione di ottimizzazione del colore, contrasto o luminosità.
Imposta il tuo monitor tramite il menu sulle impostazioni predefinite di fabbrica e, come per la scheda video, assicurati che non vi siano attivi sistemi che ottimizzino l’immagine o altri settaggi predefiniti.
Se nel menu del monitor sono presenti, imposta il gamma su 2,2, la temperatura del bianco su D65 o 6500°K e regola il livello di luminosità secondo le tue esigenze, ma senza esagerare!
Andando a cercare “Gestione colori” nel Pannello di Controllo di Windows 10 e selezionando il mio monitor LG, ho verificato che, probabilmente dall’installazione del driver LG, il file del profilo colori adeguato è stato impostato:
Gestione colori impostato specificatamente per quel monitor LG
Troppo spesso si trovano in Italia bellezze impensabili, non solo provate dal tempo di abbandono e dalla mancanza di attenzione da parte delle istituzioni, ma talvolta anche succubi da interessi economici senza scrupoli.
È questo il caso della cappella di San Bernardo addirittura spostata da un incantevole promontorio, che si affacciava sulla vallata Monregalese, per far proseguire i lavori di erosione del monte Calvario/Monburgo da parte di una cava.
Per fortuna dal 2017 a Villanova-Roccaforte, il Monte Calvario e Momburgo sono stati coperti da vincolo paesaggistico regionale… ma molti danni erano già stati perpetrati da decenni in quel territorio e permessi concessi risultano ancora in essere. Viene proprio da chiedersi come sia stato possibile ottenerli con beneplacito dei beni ambientali e culturali…
Vi propongo di vedere questo mio filmato che mostra il sentiero che unisce da sempre la cappella di San Bernardo (ora appunto ricollocata in una conca priva di alcun belvedere) al santuario di S. Lucia, proponendo anche un assaggio delle sue bellezze recondite e troppo spesso inaccessibili. Dal filmato traspare chiaramente lo stato di degrado e la necessità di un intervento per salvare in extremis questa incredibile realtà del territorio monregalese!
Per fortuna un gruppo di volontari, insieme ad alcune suore, sta cercando di tenere aperto il santuario alcuni pomeriggi, proponendo, ai soli visitatori che si sono prenotati, visite guidate gratuite che consentono di esplorare anche delle zone dell’edificio generalmente inaccessibili da decenni. Dal 25 maggio 2021 il santuario di Santa Lucia ha riaperto le porte tutte le domeniche fino a settembre con orario dalle 14:30 alle 17:30 per le visite personali alla grotta. Invece, per maggiori informazioni relativamente alle visite guidate, conviene visitare il sito facebook e/o scrivere una email a santalucia.villanova@gmail.com o al limite telefonare a Roberto Turco, responsabile dei Volontari S. Lucia (3516384771).
Come indicato anche in Wikipedia, RSS (sigla di RDF Site Summary, spesso riportato come Really Simple Syndication o Rich Site Summary) è uno dei più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web. È basato su XML, da cui ha ereditato la semplicità, l’estensibilità e la flessibilità. L’applicazione principale per cui è noto sono i flussi che permettono di essere aggiornati su nuovi articoli o commenti pubblicati nei siti d’interesse senza doverli visitare manualmente a uno a uno.
L’RSS di un sito non è altro che un file XML in cui vengono inserite informazioni sempre aggiornate che possono essere comprese da ogni lettore RSS in grado di comprendere quel formato standard
RSS definisce una struttura adatta a contenere un insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi (nome autore, titolo, testo, riassunto, …). Quando si pubblicano delle notizie in formato RSS, la struttura viene aggiornata con i nuovi dati; visto che il formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una maniera omogenea notizie anche provenienti da fonti più diverse.
Insomma avere a portata di mano un lettore di RSS, ad esempio consente agevolmente di vedere l’elenco degli ultimi post pubblicati da un sito di mio interesse ed eventualmente navigare in qualcuno di questi. Infatti piattaforme queli WordPress generano automaticamente il file RSS associato a ciascuno dei suoi siti Web: https://enzocontini.blog/feed/ è quello generato per questo mio blog. Questi RSS Reader forniscono poi diverse funzionalità quali quelle di filtraggio, d’identificare quelle di maggior interesse, ecc…
Esistono diversi programmi che si possono installare e che forniscono tale funzionalità (e.g. RSSOwl, Feedreader, Reeder 5, FeedDemon, Domain.com) ma personalmente credo sia più conveniente aggiungere un RSS Reader come estensione del proprio browser.
Ad esempio il browser Edge ne possiede diversi e in particolare io ho installato Feeder.co. Ovviamente un’analoga estensione esiste anche per il browser Chrome.
Nel seguito mostro i passi per installare e utilizzare quell’estensione sul browser Edge ma il procedimento d’installazione e utilizzo è assai simile anche in altri browser. Andando nelle impostazioni nella sezione Estensioni, si può vedere e filtrare le estensioni già installate, abilitarle o disabilitarle/disinstallarle, ed eventualmente andare a ricercarne di nuove:
Dopo un breve wizard che consente di configurare tale estensione, compare un’icona tipica dei feed nella barra in alto del browser. Consiglio di autenticarsi per poter usufruire di tutte le funzionalità, sebbene non risulti indispensabile:
Tutte le volte che si desidererà vedere RSS di siti già indicati o se ne vorranno aggiungere degli altri in elenco, basterà cliccare su quell’icona apposita :
Selezionato poi un sito specifico (e.g. questo mio blog) che si è inserito in elenco, in breve tempo viene mostrato l’elenco degli ultimi post e premendo su un titolo specifico si può leggerlo direttamente:
Esistono diverse funzionalità che si possono attivare sia a livello di sito sia a livello di singola notizia in essa pubblicata, agendo sugli appositi tre puntini associati:
Nel momento in cui almeno in uno dei siti a cui ci si è registrati a leggere gli RSS viene pubblicato qualcosa, un numero progressivo compare sull’icona apposita nella barra in alto, per evidenziare l’evento e invogliare a guardare di cosa si tratta: premendo sull’icona comparirà l’elenco di tutti gli RSS dei siti a cui uno si è registrato con indicazione dove c’è qualcosa di nuovo e quindi, selezionando quello specifico, quel è il nuovo post/commento/informazione presente (i.e. contrassegnato con NEW):
Questa mattina ho provato a iscrivere mia figlia all’Open Days Valentino a cui potevano partecipare i cittadini piemontesi, dai 18 ai 29 anni, senza fragilità. Avevo già preparato su un file tutti i dati richiesti (codice fiscale, numero tessera sanitaria, telefono ed email) in modo da averli pronti per un veloce copia&incolla.
Alle 9:00 precise, dopo innumerevoli refresh del browser del PC (sicuramente più agevole da utilizzare rispetto a quello su uno smartphone), ecco comparire l’agognato bottone che consente di effettuare la prenotazione!
Dopo il veloce inserimento dei pochi dati richiesti, all’inoltro errori a non finire, nonostante i diversi ritentativi d’inoltro spasmodici: “Non è stato possibile salvare le informazioni. Si prega di riprovare“.
Poi all’ennesimo tentativo d’inoltro dei dati, compare la schermata di scelta del giorno desiderato, sceltao il quale si ripete la segnalazione di impossibilità di inoltro… 🙄
Infine viene indicata già piena la data scelta per l’intervallo di orario che era stato automaticamente proposto, con successiva indicazione dell’intervallo successivo da approvare… E così via fino all’ultimo giorno e all’ultimo orario disponibile. Dopo 3 minuti netti di tentativi e approvazione di data e orario proposto automaticamente dal sito, compare l’indicazione di tutti i posti esauriti!! 🤐
Mi domando allora: come è possibile prevedere Open Days in numero tale da risultare pieni in meno di 3 minuti dalla loro disponibilità, mettendo a disposizione un sistema di prenotazione sottodimensionato e inadatto a gestire le innumerevoli richieste in arrivo in quel minimo intervallo di tempo?
Insomma, un terno all’8 riuscire a iscriversi e viene quindi il dubbio che non sia principalmente una mossa di propaganda politica in modo da poter dire in tutte le interviste che si sta facendo di tutto e sono stati previsti “persino” degli Open Day per consentire davvero a chiunque di poter essere vaccinato prima delle ferie!!
Riprovereremo domani per l’Open Night sperando che la fortuna ci sia compagna!! 😶
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P.S. 15/6/2021
Velocità di un lampo nel fare i cut&past dei dati richiesti e niente screenshot delle videate… VITTORIA! 😎😎 … sebbene i posti della prime ore risultassero già occupati! Mi chiedo, davvero come avranno fatto quelli a fare più velocemente la procedura e riuscire quindi a prenotarsi prima di me 🤔. Si vede che una laurea in ingegneria e un’esperienza pluridecennale nell’utilizzo di un computer non bastano! 🙄😮
Come ogni anno, giugno è un mese di fastidiose incombenze fiscali. Il pagamento della prima rata dell’IMU infatti il 16 giugno e anche su questa tassa i commercialisti trovano lavoro…
Calcolarsi quanto dovuto ed eseguire il pagamento è tuttavia un qualcosa alla portata di tutti, almeno nel caso in cui le proprietà a cui questa tassa è dovuta sono semplici (e.g. garage non pertinenziale, seconda casa in campagna/mare/montagna). Nel seguito mostro passo-passo la procedura da utilizzare per calcolare e pagare l’IMU per due garage non pertinenziali a Torino… ma la procedura è la medesima anche in altre situazioni analoghe.
Il punto di riferimento per calcolarsi il dovuto è, come avevo già evidenziato in Memorandum scadenza tasse, il sito Riscotel calcolo IMU (per il Comune di Torino). Esso fornisce la possibilità di calcolare l’importo da pagare indicando città, tipologia d’immobile e rendita catastale. Per aprire la pagina che effettivamente consente di effettuare il calcolo, l’interfaccia utente usata non è, secondo me, particolarmente appropriata avendo utilizzato non un evidente semplice pulsante, bensì una barra che si confonde con il titolo della pagina: comunque, se si passa sopra con il mouse, uno si accorge che quella sezione in azzurro è tutto un pulsante che, clickandolo, porta appunto alla sezione per il calcolo dell’IMU.
Andando nella sezione Calcolo IMU, si deve indicare il Comune di ubicazione dell’immobile, la tipologia immobile (e.g. nel caso di garage non pertinenziale cat A) e la Tipologia Aliquota IMU (e.g. Aliquota ordinaria per garage)… e così via:
Una volta terminato l’inserimento di tutti dati richiesti, tra cui essenziali sono la quota di possesso e la rendita catastale (che uno può trovare ad esempio nell’atto di acquisto o dall’Agenzia delle Entrate chiedendo la propria Visura per soggetto), premendo il tasto verde Calcola viene appunto calcolato l’importo dovuto per quell’immobile:
Se poi di immobili che richiedono il pagamento di IMU sono più di uno (e.g. due garage non pertinenziali), si può inserire un successivo premendo il +Aggiungi immobile:
Si noti che se uno si era salvato già gli anni precedenti i riferimenti ai propri immobili in un file di estensione .iuc (e.g. 20210612102004-CNTNEE00D09L219Z.iuc) la procedura descritta fino a questo momento poteva essere semplificata, evitando di reintrodurre tutti i dati degli immobili di cui è dovuta l’IMU. Perciò, se non lo si era ancora fatto, una volta inseriti tutti gli immobili conviene premere il tasto Salva immobili per conviene poi appunto salvare tutti i dati in un file di estensione .iuc che viene scaricato automaticamente per default nella cartella Download del PC e che poi conviene spostarlo in una propria opportuna cartella che uno si è probabilmente creato per salvarsi nel tempo tutte le informazioni relative alla IMU/Tasse pagate.
In questo modo basterà selezionare Carica immobili e quindi andare a ricercare e caricare quel file .iuc:
Una volta terminato l’inserimento di tutti gli immobili (scegliendo se si vuole pagare solo l’acconto o anche il saldo) si può scegliere se salvarsi il modulo F24 o il riepilogo.
Si noti che esiste anche la possibilità di effettuare direttamente il pagamento di quell’F24 online tramite la propria carta di credito, senza neppure poi dover andare nel servizio del sito dalla propria banca. Tuttavia, purtroppo questa comoda forma di pagamento, che tra l’altro non presenta costi di commissione, ha il grosso limite di consentire pagamenti solo fino a 250€ … pochi per pagare l’IMU totale (acconto + saldo) anche solo di due garage non pertinenziali! L’alternativa al pagamento con carta di credito, vale a dire con MyBank, consente di selezionare solo alcune banche e, almeno nel mio caso, non è risultata di utilità..
L’unica cosa da fare, almeno per ora, se l’importo totale è maggiore di 250€, è di salvarsi l’F24 e poi andare nel portale della propria banca per effettuare il pagamento dopo avere riportato con attenzione tutti i dati nel loro modulo online!!
Ho la fortuna di avere uno zio che fin da giovane dipinge quadri bellissimi: non ne ha fatto un mestiere e non ne ha mai venduto nessuno. Forse anche per questo sono così belli e sentiti… La sua casa è piena di pitture a olio e ad acquerello, una più belle dell’altra.
Mi sono sempre detto: appena andrò in pensione e avrò quindi più tempo, gli chiedo se posso andare a dipingere insieme a lui! Il destino, troppo spesso crudele, ha voluto che proprio poco prima che andassi in isopensione, lui non potesse più disegnare o dipingere nulla per problemi di vista… 😥 Tuttavia, fortunatamente la sua mente e i suoi ricordi sono sempre presenti come un tempo e tali da riconoscere ogni minimo particolare anche delle sue opere… e da lui c’è ancora comunque molto da imparare anche solo con la parola!
Con questo nuovo sito, che ho reso pubblico ieri, desidero rendere omaggio alla sua arte e cercherò, un po’ per volta, d’inserirci tutti i quadri che riuscirò a fotografare grazie anche all’aiuto personale diretto del pittore stesso… Dal momento che mi piacciono praticamente tutti i suoi dipinti, metterò anche le sue opere giovanili, le bozze e quant’altro ancora abbia trovato nelle cantine di case di famiglia… dopo averle eventualmente restaurate 😉 Purtroppo alcune volte, le condizioni del supporto (e.g. carta) erano tali che l’unico “restauro” possibile è stato il fotoritocco.
Attualmente quel sito è ancora in uno stato di pre-view e poche sono le opere che ho già fotografato, elaborato e pubblicato… ma cresceranno nel tempo 🙂
Il sito l’ho concepito, almeno per ora, per avere una sezione specifica per ciascuna decade della sua produzione, aggiungendone poi anche altre specifiche per oggettistica, opere giovanili, studi giovanili e altro ancora:
Sezioni di cui è composto il sito
All’interno di ciascuna di quelle sezioni ho poi suddiviso i dipinti a seconda della tecnica pittorica utilizzata (e.g. olio, acquerello, acrilico, carboncino):
Esempio di sezione in cui ho suddiviso i dipinti a seconda della tecnica pittorica utilizzata
Mi sono reso conto che diverse persone pensano che un eBook comprato su Amazon non possa essere letto se non si possiede un Kindle, vale a dire un lettore di eBook specifico, prodotto da Amazon stessa. Sebbene quel lettore oramai si sia affermato da tempo sul mercato sia per le sue caratteristiche tecniche sia per il basso prezzo sia per la vastità di titoli presenti nella libreria Amazon, con questo post riassumerò le molteplici modalità che consentono appunto di leggere un eBook acquistato su Amazon, anche su un qualsiasi dispositivo elettronico (e.g. smartphone, PC, tablet) anche obsoleto! Ovviamente l’uso di un eBook reader idoneo (e.g. uno dei molteplici modelli di Kindle) ha il vantaggio, facendo uso della tecnologia i-ink, di affaticare meno la vista rispetto a un dispositivo con un monitor LCD, ma è anche vero che quest’ultimo consente una visione a colori che, soprattutto per alcuni libri (e.g. fotografici, fumetti), risulta una funzionalità rilevante!
Ecco alcuni dei metodi di lettura possibili, alternativi all’uso di un lettore eBook Kindle:
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1) Da qualsiasi browser
Utilizzo del sito leggi.amazon.it o anche read.amazon.it: il modello di URL utilizzato è il medesimo per ogni Paese, vale a dire “read” prima del dominio specifico del sito locale Amazon (e.g. read.amazon.com per la versione intenzionale in inglese, read.amazon.co.uk, read.amazon.fr, read.amazon.ca). Questa modalità è accessibile da qualsiasi browser (e.g. Edge, Chrome dalla versione 20, Internet Explorer 10, Firefox dalla versione 10, Safari dalla versione 5, Opera) di un generico dispositivo (e.g. smartphone, PC, Tablet, Smart TV): l’unico requisito è di avere e inserire le proprie credenziali Amazon … ma se uno ha acquistato un eBook da quello store le deve necessariamente avere! Un utente Amazon può accedere ai propria libreria su Amazon anche da qualsiasi versione localizzata dei Paesi in cui sono stati avviati i Kindle Store (e.g. Amazon.com, Amazon.it) e quei libri possono essere letti da qualsiasi versione del reader. Ad esempio, io riesco infatti a raggiungere la mia libreria Kindle da qualsiasi dei sitiread.amazon.it, read.amazon.com, read.amazon.fr … ovviamente dopo essermi autenticato in ciascuno e avere ricevuto richiesta di conferma della mia identità via SMS sul mio telefono:
Perciò, non è nemmeno necessario possedere alcun dispositivo: qualsiasi computer in uno spazio pubblico (e.g. biblioteca, Internet café) è sufficiente per accedere ai libri memorizzati nel propria libreria cloud Kindle. Infatti, tutti i libri aggiunti all’account Kindle sono memorizzati sui server Amazon, non su un dispositivo specifico ed è possibile accedervi dovunque. Le funzionalità a disposizione sono inferiori a quelle presenti su un lettore Kindle ma contemplano tuttavia la possibilità di ricerca e di annotazione Tuttavia non è possibile aggiungere e leggere i file personali come invece si può fare sul un proprio dispositivo Kindle o dall’app Kindle connessa, inviandoli a un indirizzo e-mail speciale specifico per quel lettore. P.S. 2022 – Vedi ancher il punto 3 succesivo, relativo all’installazione di una applicazione Kindle su PC/MAC, reso nuovamente possibile da Amazon.
Sia su dispositivi Android sia Apple (con Sistema Operativo aggiornabile e aggiornato), si può scaricare e installare l’app gratuita Kindle che consente una gestione completa della propria libreria oltre che l’acquisto eventuale di nuovi titoli. Esiste anche un link specifico, nella pagina relativo a un qualsiasi libro nel Kindle Store, che consente immediatamente d’iniziare l’installazione dell’app idonea per quel dispositivo specifico:
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3) Installando su PC/MAC l’applicazione Kindle (P.S. 3/2022)
Sebbene fosse scomparsa per diversi anni, ora è anche nuovamente possibile installare l’applicazione Kindle sul proprio PC/MAC. Infatti ora la pagina di Amazon relativa ai lettori Kindle contempla anche il pulsante “Scarica per PC & MAC” che consente appunto di scaricare l’eseguibile per installarla:
D’altra parte il lettore disponibile da browser ha dalle limitazioni., penso dovute al fatto che opera online senza scaricare localmente tutto il libro. Infatti, se uno va nella sezione Your Notes and Highlights del lettore web, se si cerca nelle opzioni relative una specifica annotazione per posizionarla dove si era inserita nel testo, si viene rimandati ad aprirla nell’applicazione Kindle (Don’t you have Kindle for PC/;AC? Download it for free) che viene quindi scaricata se non ancora installata: nella directory Downolads relativa al proprio utente Windows (e.g. C:\Users\nomeutente\Downloads) si troverà quindi il file KindleForPC-installer-1.34.63103.exe (o successiva prossima versione) che dovrà essere installato cliccandoci sopra due volte come solitamente si fa per qualsiasi applicazione!
Si noti che l’applicazione è assai completa e, una volta autenticati con le proprie credenziali Amazon, fornisce tutte le funzionalità che uno si aspetta, anche quella di scaricarsi in locale il file i file relativi ai libri acquistati che, scegliendo l’opzione Scarica dal menù che compare cliccando con il tasto destro sul libro d’interesse, vanno a finire nella apposita cartella Documenti/My Kindle Content: esiste poi nel menù un’apposita sezione Scaricati dove si possono vedere (e leggere) i libri appunto precedentemente scaricati in locale.
Ovviamente quei file sono protetti da DRM e quindi possono essere letti solo dall’app Kindle. Se, si cerca di aprirli con un generico lettore eBook quale ad esempio Calibre, quel file nel formato azw non viene riconosciuto se non installando plug-in anche gratuiti e opensource o utilizzando altri programmi specifici a pagamento (e.g. questo):
per I file scaricati dall’applicazione Kindle, essendo protetti da DRM, non possono essere letti (così come sono) da lettori di eBook generici
4) Con SW specifici per leggere/convertire eBook (e.g. Calibre)
Si può anche leggere ed eventualmente convertire un altro formato, tramite programmi appositi da installare sul proprio PC, ad esempio Calibre, qualora il libro non sia protetto da DRM. Quest’ultimo programma ha infatti, tra le molteplici funzionalità, anche quella di lettura di un eBook in qualsiasi formato premendo l’apposita icona Leggi. La finestra di lettura può poi essere aperta anche in full-screen per consentire una più agevole lettura. Vedi il post: Calibre: come caricare sul proprio Kindle un qualsiasi e-book o documento e/o magari convertirlo in qualsiasi formato
Esistono poi anche altri SW a pagamento che sembra consentano addirittura di rimuovere le funzioni DRM (i.e. il copyright): non è certo un qualcosa di legale quello che questi SW fanno e personalmente non ne ho mai utilizzati per cui non so dire molto se non lasciarvi un link di uno tra i diversi a pagamento che si possono trovare online!
Amazon Cloud Drive, il servizio di cloud storage offerto da Amazon, simile a Google Drive o Dropbox, e che può essere utilizzato per archiviare immagini e documenti personali, per renderli disponibili da qualsiasi dispositivo semplicemente accedendo con il proprio account Amazon. Può essere utilizzato quindi anche per memorizzarsi anche degli eBook.
Nota che si possono acquistare e aggiungere per sempre alla propria libreria Kindle diversi libri anche completamante gratuiti ricercando Kindle Store ad esempio:
un libro dei 100 migliori titoli Kindle gratuiti,
un libro elencato nella sezione Classici popolari gratuiti,
un campione gratuito di qualsiasi libro Kindle.
Chiunque pubblichi un libro dul KDP (Kindle Direct Publishing) può, accettando certe condizioni, promuovere un proprio scritto abbassando il suo prezzo per alcuni giorni, al limite rendendolo anche completamante gratuito! Nella pagina con i dettagli del libro, si può sempre controllare se il prezzo Kindle viene visualizzato come $ 0.00, nel qual caso quell’acquisto in quel momento non comporta alcuna spesa! Ovviamante nna volta acquistato un libro, anche se poi tornerà a costare il prezzo pieno, questo rimane disponibile nella propria libreria sul cloud Amazon e non è indispensabile scaricarlo su un proprio dispositivo da cui si potrà comunque sempre prendere anche in futuro!
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Insomma, se hai trovato un libro di tuo interesse in offerta (o addirittura temporaneamente gratis), non c’è motivo per non acquistarlo subito anche qualora non riuscissi a leggerlo nell’immediato!
Questo è un brevissimo post… sicuramente il più corto che abbia mai scritto, solo per segnalarvi che la versione eBook Kindle del mio libro in oggetto è in promozione gratuita su Amazon per 5 giorni: compratatelo quindi per 0€, in modo da averlo nella vostra libreria digitale!!
“Erano quattro giorni che non uscivo di casa e non ne potevo veramente più!”
“Come apprezzi le piccole cose quando ti sono mancate… e neanche per così tanto tempo! Ad esempio, anche attraversare questo corso. Avresti mai detto, solo poche settimane fa, che avresti potuto provare piacere anche solo nell’attraversarlo?”
“Di questi tempi, con tutte le paure indotte dai messaggi dei media… sì, ora mi sento uno stupido, paranoico direi!!”
“Forse, a posteriori – magari anche poi solo sorridendo e ironizzando sui molteplici comportamenti assurdi visti con i propri occhi o su quelli personalmente vissuti (anche solo inconsciamente, a livello di pensiero) – potremo prendere spunto per fermarci, almeno un istante, a pensare ai nostri sbagli sia come individui sia come società… e quindi pensare di contribuire attivamente noi, in prima persona, per un mondo migliore.”
Questo monologo, scritto di getto durante il primo periodo di lockdown dell’inverno/primavera 2020, non vuole essere un’inchiesta giornalistica né, tanto meno, un trattato scientifico, bensì semplicemente uno spettacolo teatrale che sappia possibilmente essere, per lettore o spettatore, un’occasione per ripensare e meditare sulla pandemia. Nel protagonista lasciano spazio sia pensieri a ruota libera, sia sensazioni provate in quelle circostanze anomale che sta vivendo, sia considerazioni sulla pandemia basate su ciò che ha letto nei giornali o che ha trovato su Internet. Durante il monologo scorrono sullo sfondo filmati, immagini, liste e tabelle che fanno da richiamo a quelle notizie spasmodicamente ricercate per “capire meglio” cosa sta succedendo, per cercare di trovare una risposta a tutta quella marea di quesiti che gli frullano in testa: una ricerca personale critica e sofferta che non dà per scontato nulla, tanto meno le verità della televisione. Le sue sono quindi considerazioni personali e riflessioni su alcuni dei molteplici aspetti non solo legati strettamente alla pandemia, ma che spaziano anche oltre, fino a cercare di toccare, solo con un dito e in punta di piedi, il significato della vita intesa nella sua dimensione più universale. In enzocontini.blogsi possono trovare sia maggiori dettagli sulla genesi dello spettacolo sia i link ai video del reading pubblicato su YouTube.
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PRIMA parte:
PRIMA PARTE (new)
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SECONDA parte:
(NOTA BENE: questa seconda parte contiene soprattutto contenuti d’informazione/controinformazione per cui, se non d’interesse, può essere eventualmente “saltata” senza che il monologo teatrale perda molto della sua essenza principale)
Tempo fa avevo già scritto il post Pubblicare un libro in proprio e gratuitamente dove, in generale, ho affrontato il tema di come poter pubblicare un libro senza affidarsi a editor o case editrici che troppo spesso ne approfittano, promettendo a neo-scrittori pubblicità e operazioni di marketing … poi spesso disattesi pur chiedendo cifre non indifferenti per il loro supporto! Penso che molte siano le persone che potrebbero e vorrebbero pubblicare libri non certo per guadagnarci e non solo per un proprio piacere: i loro scritti, infatti, potrebbero essere d’interesse anche per altre persone… ma vengono bloccate sul nascere nel pubblicare dalle difficoltà burocratiche ed economiche!
In questo post approfondirò quindi come pubblicare, senza spendere un soldo, un proprio libro su Amazon che sicuramente costituisce una delle piattaforme più autorevoli in questo campo, consentendo di renderlo disponibile in tutto il mercato mondiale in pochi giorni, in versione siaebook sia cartacea! Certo non c’è nessuna casa editrice alle spalle che potrebbe provvedere a promuovere il libro e quindi spetta allo scrittore stesso cercare di promuoverlo in modo autonomo, sfruttando magari anche le modalità pubblicitarie proposte gratuitamente o meno da Amazon medesima. Da tempo aspettavo l’occasione di pubblicare un libro soprattutto per poter scrivere un post basato su quella mia esperienza diretta. Volendo ora aiutare un’amica a pubblicare un suo scritto (dopo che mi aveva raccontato la sua triste esperienza con una casa editrice!), desideravo infatti prima “farmi le ossa” con un qualcosa di mio, per non farle magari ripetere un’ulteriore delusione! Avendo mesi fa scritto un testo teatrale (vedi “Corona… il virus! Un’occasione per ripensare e meditare sulla pandemia” – Reading teatrale di Enzo Contini | Enzo Contini Blog) di cui ho pubblicato un reading su YouTube, ho quindi pensato che sarebbe stato abbastanza agevole effettuare quelle modifiche necessarie per far diventare un libro quel testo già scritto in Word… e così è stato!
Come sempre, se uno non prova a fare in prima persona un qualcosa, ben difficilmente riuscirà poi a spiegare bene come farlo, evidenziando le possibili problematiche riscontrabili. Anche in questo caso, quindi, essersi un po’ “sporcati le mani” è sicuramente servito e mi ha fatto tra l’altro capire che anche autori di blog prestigiosi probabilmente non facciano sempre lo stesso! È questo il caso del post Come pubblicare un libro su Amazon Italia del seppur prestigioso blogger Salvatore Aranzulla in cui ho trovato alcune indicazioni che non corrispondono al vero e che anzi mi hanno sviato assai… come penso sia successo a molti altri navigatori che si siano imbattuti in quell’articolo del suo blog! Infatti in quel post si trova scritto, relativamente alla registrazione delle proprie informazioni fiscali per la pubblicazione di libri su Amazon: “se sei in possesso della firma elettronica, inserisci il tuo nome e cognome nel campo Firma (digitare nome e cognome) e pigia sul pulsante Salva e visualizza anteprima, altrimenti togli il segno di spunta dall’opzione Acconsento a utilizzare la firma elettronica per le informazioni fornite come da modulo IRS W-8BEN e fai clic sul pulsante Salva e visualizza anteprima. Pigia, quindi, sul pulsante Invia modulo e, se hai firmato digitalmente il modulo in questione, quest’ultimo sarà inviato automaticamente ad Amazon. In caso contrario, fai clic sulla voce Stampa visibile a destra per stampare il modulo in formato cartaceo, apponi la tua firma nei campi appositi e spediscilo all’indirizzo Amazon, Attn: Tax Operations – P.O. Box 80683 – Seattle, WA, 98108-0683, U.S.A.”. Premesso che è assai probabile che uno non abbia la firma digitale (a meno di essere un professionista che debba possederla, visto anche il costo per doverne mantenere una), dalle informazioni fornite su quel blog chiunque deduce che, se uno non possiede una firma elettronica, il modulo relativo ai dati fiscali deve essere stampato, firmato con penna e spedito per posta … e così infatti ho fatto anch’io, fidandomi di quelle indicazioni “autorevoli” 😞, prima di scoprire successivamente, che la firma elettronica, intesa come firma digitale nella interpretazione di quell’articolo, non serve per completare quel processo di registrazione dei propri dati fiscali e perciò non è necessario spedire nulla di cartaceo e conseguentemente aspettare lunghi (oltre che incerti) tempi di attesa per una verifica di tale modulo! 🙄 Quindi, come meglio dettaglierò nel seguito, ho poi personalmente verificato che anche la pubblicazione di un primo libro può perciò avvenire in pochi giorni completando online anche l’inserimento di quei dati fiscali, indispensabili per terminare il processo!!
… ma andiamo con ordine: nel seguito esaminerò passo-passo la procedura necessaria, in modo tale che chiunque possa poi riuscire a effettuarla in modo autonomo senza intoppi, seguendo questa mia guida. 😉 Come potrai constatare, la procedura è davvero guidata e alla portata di chiunque, seppure si richiedano certe accortezze che evidenzierò: queste ultime, sebbene esista una guida online dettagliata ma decisamente lunga da leggere tutta, probabilmente possono essere conosciute solo sperimentando personalmente tutte le fasi necessarie per terminare la prima pubblicazione non solo con successo, ma anche con le opzioni che si preferiscono. Nel giro di pochissimi giorni, necessari per una loro revisione manuale (viene indicato un massimo di 72 ore ma, almeno nel mio caso, tutto si è concluso in circa un giorno), si può quindi vedere inserito, nel catalogo Amazon online, un proprio scritto e questo non solo nel formato ebookper la piattaforma Kindle, ma anche in quello cartaceo, come penso qualsiasi autore desideri.
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NOTA IMPORTANTE
Desidero evidenziare che, sebbene non esistano vincoli da parte di Amazon (se non si accetta l’opzione KDP Select che comunque vincola l’univocità solo per 90 giorni – vedi dettagli più avanti), alcune case editrici si rifiutano di pubblicare scritti che non risultino inediti. È anche vero che se uno ritira dallo store Amazon la vendibilità del libro ed eventualmente alla casa editrice si passa uno scritto con il titolo modificato… il problema è risolto comunque!!! Per cui, se per caso si decide a posteriori di affidarsi a una casa editrice che non accetta che lo scritto sia già stato autonomamente pubblicato su Amazon, se il libro è nel solo formato elettronico Kindle (o non è stato ancora acquistato da nessuno) non dovrebbero esserci problemi e basta indicare nel KDP che non sia più in vendita. Diversamente, se si è pubblicata una versione anche cartacea che ha abbinato un ISBN gratuito generato automaticamente da Amazon, tale libro soprattutto se venduto, essendo già stampato, rimane nello store Amazon anche se uno poi indica nel KDP di annullarne la pubblicazione (quindi l’articolo rimane presente nello store Amazon seppur non più vendibile essendo indicato “Non disponibile. Non sappiamo se o quando l’articolo sarà di nuovo disponibile.“): in questo caso, per non renderlo identificabile alla casa editrice, suggerisco di ripubblicare su Amazon il libro dopo avergli cambiato copertina e descrizione (il titolo e l’autore, una volta assegnato l’ISBN, non risultano più modificabili), quindi annullarne la pubblicazione e, a questo punto, consegnare all’editore il libro dopo avergli cambiato il titolo. Comunque, per evitare tutti questi potenziali raggiri, sarebbe conveniente decidere fin da subito se si intente seguire la strada di pubblicazione su Amazon o l’altra… 😏
La pubblicazione del libro sia come eBook sia in forma cartacea può sempre essere annullata, ma continua a comparire in elenco tra i prodotti seppur non risulti più acquistabile
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Anche il processo di pubblicazione con copertina flessibile viene gestito molto bene … e il costo di stampa risulta decisamente economico. Amazon adotta il principio di modello di stampa su richiesta per cui, per impostare una vendita anche della versione cartacea del libro, non c’è necessità di stampare un minimo di copie e dover anticipare tali costi, magari preoccupandosi poi di recuperare tale spesa auto promuovendo il libro (come talvolta viene richiesto all’autore da alcune case editrici!). Ciascuna copia cartacea viene infatti prodotta solo nel momento in cui qualcuno effettua il suo acquisto e, inoltre, decisamente basso è il costo che si deve sostenere (e di cui tener conto nello stabilire il prezzo per quella edizione): vedi Costi di stampa dei libri cartacei.
I costi di stampa richiesti per un’edizione cartacea sono assai contenuti
Questa tipologia di processo di stampa evita inutili sprechi (quanti sono i remainders anche di best sellers!) e limita perciò i costi globali anche in termini ambientali oltre che economici: d’altra parte, oggettivamente una stampa in digitale da file non dovrebbe risentire di possibili sconti per quantità, unicamente dettati semmai solo da motivi commerciali. Infine, la stampa on-demand ha pure il vantaggio che ogni nuova stampa riporta già le eventuali modifiche nel testo che l’autore ha eventualmente inserito nel frattempo, correggendo magari errori o modificando/ampliando alcune parti dello scritto. D’altra parte, questo vantaggio di ottenere sempre l’ultima release di un testo uno è abituato a ottenerlo già per la versione ebook: in quest’ultimo caso, però, si ha anche successivamente all’acquisto, semplicemente aggiornando gratuitamente il file scaricandolo nuovamante sul Kindle!
Sebbene questi costi di stampa vadano ovviamente a incidere sul prezzo finale del libro, dare la possibilità di acquistare non solo la versione ebook ha indubbi vantaggi: oltre a poterlo mettere nella propria libreria 🙂 e raggiungere un pubblico più esteso, viene anche data la possibilità all’autore di effettuare degli ordini di copie al solo prezzo di stampa (a cui si aggiunge solo quello di spedizione che ovviamente inciderà in proporzione al numero di copie acquistate): per maggiori dettagli vedi copie per l’autore. Questa possibilità direi che è assai conveniente anche per pubblicizzare il proprio libro tra amici e potenziali clienti o anche semplicemente per fare un regalo di Natale… sempre sperando che giunga gradito! 😊🙄
Dalla propria Libreria KDP l’autore può ordinare copie al costo di stampa
Si noti che, se si è per caso aggiornato di recente il libro e si desidera ordinare la sua versione cartacea più recente, uno deve non solo assicurarsi di avere effettivamente pubblicato nel KDP quella nuova ultima versione nella sezione versione cartacea, ma anche aspettare che venga revisionata (lo stato del libro non deve essere più “Live – con revisione non pubblicate“): diversamente si riceverà ancora la versione precedente del libro presente al momento dell’ordine (vedi tempistiche di aggiornamento dei libri pubblicati). Si noti che esiste comunque la possibilità di ricevere una copia d’inventario stampata prima di quelle modifiche, seppure si tratti di un’eventualità assai remota: infatti, sebbene il KDP utilizzi il modello di stampa su richiesta, qualora una copia acquistata da qualcuno fosse successivamente annullata seppure già mandata in stampa, questa copia rimane in inventario fino alla sua vendita successiva: viene perciò suggerito nella pagina di help che conviene controllare la data di stampa presente sulla copia, per assicurarsi che quella arrivata sia stata stampata effettivamente tenga conto delle ultime modifiche… peccato che, almeno nelle mie copie stampate in Polonia non venga indicata da nessuna parte la data della stampa e neppure alcuna indicazione sulla versione! Esiste poi un limite quantitativo di 999 copieper ordine che un autore può richiedere per se stesso … ma penso che anche per te questo non costituisca un grosso problema!! 😏 Se comunque desideri davvero più copie, basta effettuare altri ordini separati: per ciascuno di essi sono previste le spese di spedizione, inversamente proporzionali al numero di copie acquistate. Vedere anche Aggiornamento dei dettagli del libro (amazon.com).
Registrarsi come utente Amazon se non si hanno ancora delle proprie credenziali per quel marketplace
Innanzitutto è necessario essersi registrato sul marketplace Amazon. Molto probabilmente hai già effettuato almeno un acquisto di qualsiasi tipologia di prodotto su Amazon e quindi possiedi già delle credenziali per accedervi, per cui puoi saltare questo primo passo! Comunque, se non ce l’hai ancora, puoi andare su Amazon.it e creare un tuo account agevolmente usando il link Nuovo cliente? Inizia qui, presente subito sotto il tasto Accedi:
Se poi, per caso, non ti ricordi solo le credenziali, non c’è problema: dal momento che lo username è la tua email o il tuo numero di cellulare, basta accedere ad Amazon.it, selezionare Accedi e poi, nel sotto menù Password dimenticata relativo alla sezione Hai bisogno di aiuto?, è possibile iniziare la procedura, che consente d’impostare una nuova password, semplicemente indicando appunto la propria username:
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Accedere al portale Kindle Direct Publishing (KDP) con le proprie credenziali Amazon
Una volta che uno ha acquisito delle credenziali Amazon, si deve andare nel seguente portale, appositamente creato da Amazon per la pubblicazione di nuovi ebook: Kindle Direct Publishing (KDP):
Accettare i termini e le condizioni di Kindle Direct Publishing
Subito dopo essersi autenticati viene chiesto di accettare i termini e le condizioni di Kindle Direct Publishing. Sinceramente non sono andato a leggere nel dettaglio tutto ma, scorrendo le diverse voci, mi sembra che siano condizioni accettabili e chiare. Nel seguito riporto quelle che ho reputato di maggior interesse, lasciando comunque al lettore il compito di approfondire ulteriormente, se crede opportuno:
– L’intestatario del contratto deve avere la maggiore età (diversamente deve aprire l’account un genitore/tutore). – È vietato utilizzare false identità. – Sia Amazon sia l’autore ha il diritto di sciogliere l’Accordo in qualsiasi momento tramite semplice comunicazione. – Le parti Amazon (o le loro affiliate) sono responsabili della riscossione e del versamento di tutte le tasse applicabili alle vendite dei Libri ai clienti: l’autore è responsabile di qualsiasi imposta sul reddito o di qualsiasi altra imposta da pagare derivante dai pagamenti liquidati da una parte Amazon. – Per la durata del presente Accordo l’autore concede a ciascuna parte Amazon una licenza e un diritto irrevocabile e non esclusivo per la stampa (on-demand e in previsione delle richieste da parte dei clienti) e la distribuzione dei Libri, direttamente e tramite distributori terzi, in tutti i formati che scegliete di rendere disponibili attraverso KDP e mediante tutti gli strumenti di distribuzione disponibili. – Se si desidera consentire la esclusività per un certo periodo (90 giorni) rinnovabile automaticamente per periodi successivi ciascuno della medesima durata se non si disdice esplicitamente, si ottengono diversi vantaggi direi sopratutto a livello di marketing e promozione. Si legge: “Quando inserite un Libro Digitale in KDP Select, ci concedete il diritto esclusivo di venderlo e distribuirlo in formato digitale per tutto il tempo in cui il vostro Libro Digitale rimarrà incluso in KDP Select. Durante tutto questo periodo di esclusiva, non potrete vendere, distribuire o concedere a terzi il diritto di vendere o distribuire il vostro Libro Digitale (o un libro sostanzialmente simile), in formato digitale in qualsiasi territorio in cui disponete dei diritti. I vantaggiKDP Select sono diversi:
1) Programmi Prezzi Promozionali che consentono all’autore d’inserire il Libro Digitale in Kindle Countdown Deals o in una promozione gratuita.
2) Kindle Countdown Deals che consente di promuovere il proprio Libro Digitale per un periodo di tempo limitato a Prezzi di Listino Promozionali crescenti.
3) Promozioni Gratuite per un totale massimo di 5 giorni per ogni periodo di 90 giorni in cui il Libro Digitale è incluso in KDP Select (e.g. offerta del Libro Digitale ai clienti a costo zero). Durante la promozione gratuita, non riceverete alcuna Royalty sul Libro Digitale.
4) Inclusione nei Programmi Kindle in abbonamento (vedi Kindle Unlimited). Con il Fondo KDP Select uno ha così la possibilità di ricevere una quota di questo fondo per i clienti che leggono i vostri Libri Digitali inclusi nei Programmi Kindle in abbonamento e Kindle Owners’ Lending Library.
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Inserire le informazioni su autore, IBAN per la ricezione pagamenti e informazioni fiscali
Conviene innanzitutto andare nella sezione relativa ai dati del proprio account (link Il mio account in alto a destra), si devono inserire le informazioni sull’autore, indicare l’IBAN su cui si desidera vengano accreditati i pagamenti e, infine fornire le informazioni fiscali.
Nella sezione Il mio account si devono inserire dati indispensabili per la pubblicazione
Fin quando non sono compilate tutte queste informazioni, non risulta possibile completare la pubblicazione di un libro in quanto al termine della procedura verrebbe mostrato: “Le informazioni relative all’account non sono complete. Aggiorna“. Tanto vale quindi fornirle fin da subito, completando l’inserimento di tutte le informazioni richieste, soprattutto quelle fiscali tramite un apposito questionario!
Le informazioni relative all’account sono tutte indispensabili per vedere pubblicato un libro nello Store Amazon per cui, se non tutte inserire, la pubblicazione finale viene impedita e compare questo avvertimento
Tutte le informazioni richieste sono assai semplici tranne, apparentemente, quelle fiscali:
Informazioni su autore e IBAN per la ricezione dei pagamenti
Relativamente alle informazioni fiscali, un primo problema può nascere dal diverso acronimo utilizzato nel sito per indicare il codice univoco per identificare una persona fiscalmente: in U.S.A. viene chiamato TIN (Taxpayer Identification Number) e questo può creare confusione dal momento che in Italia è indicato con CF (Codice Fiscale): nel modulo è quindi necessario selezionare l’opzione “Ho un TIN non statunitense” (indicando poi successivamente il proprio codice fiscale) e non una delle opzioni che compaiono qualora si indichi di non essere in grado di fornire un TIN!! Inserendo quindi il proprio codice fiscale e indicando di avere la residenza in Italia, viene subito segnalato che questo Paese è idoneo all’applicazione del trattato fiscale.
Ho già avuto modo di evidenziare nella prefazione, come anche in blog prestigiosi vengano fornite informazioni fuorvianti che derivano da un’errata comprensione della richiesta d’informazioni da inserire e delle modalità d’inoltro: infatti, quando in quel modulo Amazon si parla di firma elettronica, non si intende firma digitale. Quest’ultimo è uno strumento grazie al quale cittadini/professionisti/imprese possono firmare dei documenti elettronici con un valore legale, garantendone autenticità (assicura l’identità della persona/impresa che firma un documento), integrità (assicura che i documenti firmati non siano stati modificati dopo la firma) e non ripudio (un documento firmato tramite firma elettronica non può essere “disconosciuto” da chi l’ha firmato). Il costo per possedere e mantenere una firma digitale non tuttavia irrisorio (e.g. 50€/anno) ed è di gran lunga superiore a quello richiesto per una PEC (e.g. 10€/anno) generalmente più utile e quindi diffusa: per questo motivo, se uno non è un professionista che svolge attività che la richiedano, molto probabilmente uno non possiede un propria firma digitale! Quindi, nella compilazione di quel questionario sulle informazioni fiscali è sufficiente innanzitutto acconsentire all’utilizzo della firma elettronica per le informazioni fornite da modulo IRS W-8BEN e poi semplicemente inserire, mediante semplice input da tastiera, il proprio nome e cognome nell’apposita casella relativa alla firma. La data viene inserita già in automatico. Infine, per vedere completato con successo anche questo questionario relativo ai dati fiscali, basta confermare quei dati inseriti con un apposito pulsante! 🙂 Nel seguito mostro degli screenshot esplicativi su tutte le fasi di questo questionario:
Attenzione che ovunque ci siano da inserire date, queste devono essere nel formato utilizzato dai Paesi anglosassoni, per cui è da indicare prima il giorno e poi il mese (MM–DD-YYYY): comunque spesso vengono inserite in automatico indicando la data di compilazione.
Se non si procede nel questionario come indicato (e perciò non si seleziona l’opzione di avere un TIN non statunitense), si può incorrere poi facilmente in errore rispondendo a successive sezioni di dubbia comprensione:
Se non si indica di avere un TIN non statunitense o statunitense, verrebbe chiesto il perché non si è in grado di fornirlo
Se non si specifica di avere un TIN, il modulo IRS W-8BE – che compare precompilato coi dati anagrafici forniti precedentemente – non si potrà più inoltrare semplicemente elettronicamente anche se si completa il campo mancante relativo al proprio codice fiscale: infatti non si era acconsentito all’utilizzo della firma elettronica per le informazioni fornite da modulo IRS W-8BE). Sarebbe perciò necessario stamparlo, firmarlo con penna e spedirlo all’indirizzo U.S.A. indicato (con un costo in francobolli è circa 4€ anche solo per un invio per posta ordinaria!) … indicando a penna sul bordo superiore sia il proprio username Amazon sia il motivo di quella richiesta (e.g. for KDP payment of royalties) [Viene infatti specificato: Per aiutarci a individuare il tuo account, includi le seguenti informazioni nello spazio bianco nella parte superiore del modulo: – Attività Amazon per la quale stai fornendo informazioni fiscali; – Indirizzo e-mail utilizzato per accedere al tuo account; – Codice fornitore, codice editore o altro numero di account identificativo, se noto]. Tra l’altro, in quel caso sarebbe importante firmare con penna il modulo ottenuto premendo il tasto Stampa e non quello ottenuto stampando il file che uno può scaricare premendo l’omonima icona: infatti, in quel modulo scaricato, proprio nel campo rilevante relativo al TIN, non compare il proprio codice fiscale precedentemente digitato da tastiera nel questionario, bensì un URL di un link: 😳 Sarebbe poi necessario attendere una email di avviso che tale modulo è stato elaborato manualmente una volta giunto (si spera) a destinazione! Insomma, una procedura manuale che per fortuna non è necessaria, contrariamente a quanto indicato in altri blog…
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Creare un nuovo titolo nella propria libreria
Andando nella sezione Libreria del KDP, si seleziona il link + ebook Kindle. In generale, a meno che uno abbia preconcetti verso gli ebook, conviene prima pubblicare la versione in quel formato e poi, successivamente, quella cartacea, … ma ovviamente si può fare anche il contrario!
Nella libreria dei propri libri, si crea un nuovo titolo, ad esempio nel formato ebook
Per la pubblicazione della versione eBook Kindle, esistono le tre sezioni Dettagli eBook Kindle, Contenuto eBook Kindle e Prezzi eBook Kindle in cui si inseriscono le informazioni richieste:
Per la versione cartacea esistono altre tre analoghe sezioni: Dettagli versione cartacea, Contenuto versione cartacea e Diritti e prezzo versione cartacea.
Ecco un esempio di compilazione della prima sezione di Dettagli eBook Kindle:
Esempio di compilazione della sezione Dettagli eBook Kindle
Si noti che, dal 28 giugno 2021, non verrà più supportato il caricamento di file MOBI durante la pubblicazione di nuovi eBook a impaginazione dinamica o l’aggiornamento di libri pubblicati in precedenza: rimangono invece i formati EPUB, DOCX o KPF (vedi Formati eBook supportati (amazon.com)).
In particolare, esiste una sezione relativa al Titolo del libro e una al Sottotitolo: attenzione che, nella pagina del catalogo del negozio online, il contenuto di questi due campi vengono uniti come nome del prodotto, separandoli con due punti. Questo non è ciò che uno probabilmente si aspetta, per cui il risultato può non essere il più appropriato:
Titolo del libro e Sottotitolo vengono uniti come nome del prodotto, separati da due punti: perciò il risultato può non essere quello che uno si aspetta e quindi il più appropriato!
Non risulta poi particolarmente agevole modificare quella impostazione spostando magari tutto il testo nel titolo e lasciando vuoto il sottotitolo, in quanto quei campi vengono salvati come non più modificabili, almeno se per la versione cartacea si è già creato – nella sezione successiva Contenuto versione cartacea – il codice univoco ISBN KDP (rilasciato gratuitamente da Amazon e alternativo all’ISBN classico richiedibile a pagamento): è quindi necessario procedere a una nuova pubblicazione della versione cartacea dall’inizio senza neppure la possibilità di cancellare quella bozza dal titolo/sottotitolo che si desidera cambiare!
Attenzione che, se il libro è stato già venduto a qualcuno, questo sembrerebbe rimanga online anvhe se uno imposta di sospenderne la pubblicazione… 🙄 Conviene quindi, in genere, lasciare vuoto il sottotitolo e inserire solo il titolo del libro:
In genere conviene inserire tutto nel Titolo del libro e lasciare vuoto il Sottotitolo
Oltre all’autore si possono inserire i nomi di eventuali persone che hanno collaborato al libro. La parte più importante di questa sezione è poi la Descrizione in cui uno deve inserire il testo che comparirà nella descrizione del prodotto su Amazon, in modo che i clienti possano avere maggiori informazioni sul libro, che non sia solo il titolo. Il testo sarà perciò molto simile – se non identico – a quello che si andrà a inserire nella quarta di copertina della versione cartacea.
Si possono anche inserire delle parole chiaveche possono aiutare il motore di ricerca Amazon per presentare quel libro tra i risultati, qualora il cliente ricerchi dei libri inerenti a particolari ambiti. La scelta della Categoriain cui mettere il proprio libro non è semplice come sembrerebbe: si possono inserire al massimo due categorie ed è conveniente sfruttarle entrambi in modo che quel titolo possa comparire con entrambe le eventuali ricerche effettuate con filtro sulla categoria. Tuttavia le categorie disponibili non sono, secondo me, esaustive, e può non essere agevole stabilire quali siano le più opportune da scegliere: ad esempio, nel mio caso in cui si trattava di un testo teatrale, non ho trovato di meglio che indicare 1) Narrativa -> Racconti brevi e 2) Non fiction -> Art dello spettacolo -> Teatro -> Generale.
Si noti infine che i Dettagli eBook Kindle e Dettagli versione cartacea – relativi appunto alla versione cartacea – possono differire anche completamente … anche se, a mio parere non avrebbe molto senso!
Nella seconda sezione relativa al contenuto, le informazioni da fornire in Contenuto eBook Kindle e quelle in Contenuto versione cartacea, relativo appunto alla versione cartacea, differiscono maggiormente rispetto a quelle richieste nella prima sezione vista in quanto solo per la vessione cartacea è necessario:
– Richiedere un codice ISBN KDP gratuito che identifichi il libro a livello di codice a barre o inserire un ISBN precedentemente acquistato dal sito apposito.
– Decidere le opzioni di stampa (e.g. interno in B&N o a colori, dimensioni gabbia etc…)
Si noti che alcune impostazioni non si possono più modificare dopo la pubblicazione del libro (e.g. dimensione gabbia):
Dettagli che non si possono più modificare dopo la pubblicazione
Si noti che non si deve utilizzare l’ISBN di un’edizione cartacea per la sua copia digitale:
Relativamente al Digital Rights Management (DRM) del formato eBook, sebbene per default non sia impostato, conviene secondo me attivare questa metodologia che impedisce la distribuzione non autorizzata dei file Kindle del libro:
Abilitazione o meno del Digital Rights Management (DRM) del formato eBook, per eventualmente impedire la distribuzione non autorizzata della versione digitale del libro
Per entrambi i formati ebook e cartaceo si deve caricare il file con il contenuto del libro: perciò, in teoria, per ciascuna versione il contenuto del testo potrebbe essere anche completamente differente dal momento che i caricamenti dei rispettivi file avvengono separatamente! Anche in questo caso non avrebbe molto senso e i due file dovrebbero differire unicamente per eventuali modifiche editoriali che consentano una migliore e più appropriata rappresentazione grafica per ciascuna le due versioni. Per la versione cartacea per ottenere risultati ottimali, consiglia di utilizzare un file PDF formattato, sebbene si possa anche caricare file DOC (.doc), DOCX (.docx), HTML (.html) o RTF (.rtf): esiste la possibilità anche di scaricare un modello KDP per la gabbia che uno preferisce. Personalmente io ho caricato un file Word scritto nel classico formato A4 salvato con estensione .docx e non ho avuto problemi. I formati consigliati per gli eBook Kindle sono invece docx, EPUB e KPF: anche in questo caso io ho caricato un file Word .docx e non ho avuto problemi.
La copertina poi nel formato eBook è solo costituita dalla prima pagine, mentre nel formato cartaceo è di due pagine, contemplando anche la 4a di copertina in cui si possono specificare informazioni sull’autore, una presentazione del libro e il suo codice a barre per una identificazione univoca.
Come ho già avuto modo di dire in un altro post, ho trovato che, seppur molto dipenda dalla tipologia di libro, nel caso di un romanzo una possibile struttura della quarta di copertina è la seguente:
In alto, una breve frase, uno slogan che deve servire per stuzzicare il lettore: soprattutto per un saggio, deve far uscire il cuore dell’argomento trattato (e.g. può essere una domanda che si pone al lettore, che è poi quella che lo scrittore cerca di rispondere nel libro).
Subito sotto, un brano di poche righe tratto dal libro
Ancora più sotto, una brevissima descrizione del libro
Se resta spazio, una biografia dell’autore con foto, corta e chiara, funzionale al libro. Principalmente nel caso di un saggio, se si è esperti nel settore, è opportuno elencare i propri titoli e studi
In Come scrivere la quarta di copertina | Youcanprint.it. si legge poi: “Tutti i lettori dedicano qualche secondo di tempo a leggere la quarta di copertina prima di fare il passo finale e acquistare il libro. Perciò bisogna fare in modo che effettivamente lo compiano e non si tirino indietro. Il testo deve intrigare, coinvolgere, convincere. Deve dare una piccola anteprima di quello che si troverà nella storia, fosse anche una piccola citazione di effetto. Deve anche avere un certo appeal dal punto di vista visivo. La grafica deve esaltare il testo in quarta”.
Anche se, ovviamente si può creare la copertina con uno degli innumerevoli SW di editing anche professionali, conviene comunque provare a sfruttare il tool online gratuito di Creazione– fornito dal KDP – che consente anche di caricare proprie immagini oltre che rendere disponibili già immagini della sua libreria. Infatti ho sperimentato che i risultati che si possono ottenere anche in pochi minuti sono più che soddisfacenti, posizionando già fin da subito testo, foto e immagini in posizioni convenienti, pur consentendo comunque poi una successiva eventuale personalizzazione. Le possibilità di editing non sono infinite, ma quelle essenziali penso ci siano tutte e probabilmente sono più che sufficienti per creare anche la copertina per il tuo libro!
Parte delle immagini che uno può utilizzare, possono essere eventualmente caricate dopo averle elaborate con qualche proprio SW grafico, per poi essere inserite appropriatamente in quel tool:
Altro esempio di copertina creato con la mia amica tramite il tool del KDP (si è fatto uso di un proprio disegno caricato da PC)
Viene consentito anche di vedere un’anteprima del risultato, e ci sono forniti pure eventuali suggerimenti di modifiche da apportare (vedere anche Creazione copertina (amazon.com)):
In particolare, se si caricano delle immagini, può succedere che il colorspace non sia quello consentito per cui è necessario tornare nel programma di editor con il quale si è generato e scegliere di salvare nel formato RGB:
L’immagine che si intende caricare (per utilizzarla direttamente come copertina o per crearla con il tool del KDP) deve avere un colorspace RGB
Ovviamente è necessario, dopo avere caricato sia il testo del libro sia la copertina, avviare lo strumento di anteprimaonline per verificare il risultato ottenuto e apportare le dovute correzioni a uno o a entrambi i file caricati e risolvere così eventuali problematiche. È infatti molto probabile che, da questa analisi, saltino fuori possibili correzioni sebbene non sostanziali e principalmente estetiche (e.g spaziature, colore/dimensione caratteri) che comunque conviene apportare: l’anteprima può essere visualizzata solo dopo il tempo necessario per avere, lato server Amazon, l’opportuna elaborazione dei file che si sono precedentemente caricati.
L’anteprima consente di vedere come si presenta il libro sia su un tablet sia su uno smartphone sia su un eBook Kindle: ovviamente conviene visionare tutte le pagine in tutti questi possibili formati di lettura, in quanto solo in alcuni si possono evidenziare formattazioni non appropriate, pur trattandosi del medesimo libro e la conversione appropriata sia stata generata – lato server Amazon – dal medesimo file:
L’anteprima può essere fatta sia online sia scaricando un apposito lettore (KindlePreviewer) dal link relativo al programma KindelPreviewerInstaller.exe che poi deve essere eseguito (i.e. con il doppio click) per averlo installato sul proprio PC:
Ovviamente poi, per vedere il libro proprio su un proprio Kindle, si può sempre inviare via email il suo file in uno dei formati consentiti: infatti, a ciascun tuo Kindle è associato iun indirizzo email specifico che può essere anche rinominato a piacere per poterselo meglio ricordare. Basta andare sul sito Amazon.it nella sezione Amazon.it: I miei contenuti e dispositivi -> (vedi Amazon.com: Send to Kindle by E-mail)per conoscere l’indirizzo email @kindle.com associato a ciascun proprio Kindle:
In alternativa si può ottenere il medesimo risultato caricando il file via cavo tramite Calibre possibilmente dopo averlo convertito – ad esempio con quel medesimo programma – nel formato AZW3, proprio di Amazon e quindi più idoneo a supportare tutte le funzionalità di quel dispositivo: vedi mio post Come caricare sul proprio Kindle un qualsiasi e-book o documento | Enzo Contini Blog.
All’atto della realizzazione dell’anteprima di stampa per la versione cartacea, vengono fin da subito eventualmente fornite indicazioni su opportune modifiche da effettuare perché sia il testo sia la copertina risultino i più opportuni. Una volta apportate le modifiche suggerite si giunge quindi al risultato seguente:
Si noti bene che, anche se il controllo fornisce esito positivo è comunque molto importante verificare a manina pagina per pagina tutto il testo sfogliando la preview in quanto possono esserci comunque ancora errori editoriali (e.g. pagine con carattere di dimensione/tipologia differente): particolare attenzione meritano anche i margini (superiore ed inferiore) in quanto potrebbero risultare troppo ridotti.
Si deve quindi attendere qualche giorno (massimo 72 ore) perché venga effettuata anche una verifica manuale che assicuri che le impostazioni grafiche effettuate rientrino nei canoni di qualità richiesti dal KDP: se ci sono delle ulteriori modifiche, si riceve una email dettagliata su come procedere per apportarle e ricaricare libro e/o copertina e richiedere nuovamente la revisione/pubblicazione.
Terminato il processo d’invio, è necessario attendere la verifica manuale di qualità che avviene in poco tempo
Se anche il processo di revisione manuale va a buon fine, si riceve infine una email che notifica la presenza online del libro nello store Amazon:
Una volta online, per la versione cartacea si possono richiedere copie per l’autore mentre per la versione Kindle si possono impostare promozioni e pubblicità:
Per la versione cartacea si possono richiedere copie per l’autore, mentre per la versione Kindle si possono impostare promozioni e pubblicità
Purtroppo sottolineo nuovamente che, per una versione cartacea in cui sia stato associato l’ISBN KDP e che si desideri anche solo cambiare il titolo/sottotitolo, si può solo annullare una pubblicazione riportando il libro in stato di bozza, ma non si può più eliminare dall’elenco de I tuoi libri:
È sempre possibile annullare una pubblicazione anche di un’edizione cartacea sebbene quest’ultima non si possa cancellare dalla sezione I tuoi libri
Relativamente alle copie per l’autore, tutti i dettagli si possono trovare ricercando appunto “copie per l’autore” nella sezione Aiuto presente nel menù in alto a destra:
Per la versione eBook, soprattutto se uno ha accettati d’inserire il proprio libro digitale in KDP Select concedendo il diritto esclusivo di venderlo e distribuirlo in formato digitale, si hanno possibilità di promozione anche gratuite. Dal contratto si legge infatti: “Se si desidera consentire la esclusività per un certo periodo (90 giorni) rinnovabile automaticamente per periodi successivi ciascuno della medesima durata se non si disdice esplicitamente, si ottengono diversi vantaggi direi sopratutto a livello di marketing e promozione. Si legge: “Quando inserite un Libro Digitale in KDP Select, ci concedete il diritto esclusivo di venderlo e distribuirlo in formato digitale per tutto il tempo in cui il vostro Libro Digitale rimarrà incluso in KDP Select. Durante tutto questo periodo di esclusiva, non potrete vendere, distribuire o concedere a terzi il diritto di vendere o distribuire il vostro Libro Digitale (o un libro sostanzialmente simile), in formato digitale in qualsiasi territorio in cui disponete dei diritti. I vantaggi KDP Select sono diversi:
1) Programmi Prezzi Promozionali che consentono all’autore d’inserire il Libro Digitale in Kindle Countdown Deals o in una promozione gratuita.
2) Kindle Countdown Deals che consente di promuovere il proprio Libro Digitale per un periodo di tempo limitato a Prezzi di Listino Promozionali crescenti.
3) Promozioni Gratuite per un totale massimo di 5 giorni per ogni periodo di 90 giorni in cui il Libro Digitale è incluso in KDP Select (e.g. offerta del Libro Digitale ai clienti a costo zero). Durante la promozione gratuita, non riceverete alcuna Royalty sul Libro Digitale.
4) Inclusione nei Programmi Kindle in abbonamento (vedi Kindle Unlimited). Con il Fondo KDP Select uno ha così la possibilità di ricevere una quota di questo fondo per i clienti che leggono i vostri Libri Digitali inclusi nei Programmi Kindle in abbonamento e Kindle Owners’ Lending Library.“
Ad esempio, Una volta registrato il tuo eBook in KDP Select e selezionando l’opzione Promozione Libro gratis presente in promozione sui prezzi, si può offrirlo ai lettorigratuitamente o a prezzo scontato per un massimo di 5 giorni per ogni periodo di registrazione di 90 giorni. Puoi attivare queste promozioni (e.g. Libro gratis) su tutti i mercati Kindle in cui il titolo registrato in KDP Select è disponibile per la vendita.
Ad esempio, dopo avere scelto la promozione Libro gratis per il libro, questa impostazione compare in una apposita sezione eventualmente modificabile:
Promozione programmata
ATTENZIONE che l’inizio e la fine del periodo di promozione che uno ha selezionato fanno riferimento all’ora 00:00 per l’inizio e 23:59 per la fine relativamente all’orario del Pacifico (UTC-7): per cui inizierà in Italia alle ore 9:00 del giorno indicato come inizio e finirà alle 8:59 del giorno dopo quello indicato come fine!! Attenzione quindi a non pubblicizzare sui social la promozione del tuo libro prima che in Italia questa risulti effettivamenteattiva!!
Attenzione che le promozioni fanno sempre riferimento all’ora del Pacifico (UTC-7) per cui in Italia iniziano/finiscono 9 ore dopo!! Ad esempio, alle 8:35 italiane del primo giorno di promozione che ho indicato, questa non è ancora effettivamente attiva (nemmeno sul sito amazon.it) essendo solo ancora le 23:35 del giorno precedente, nell’ora legale del Pacifico USA.
Si può poi sempre incorporare all’interno di siti Web, un collegamento mostrato nel seguito, in modo che chiunque possa leggere l’estratto del libro con un semplice click, oltre ai soliti link su social o via email: inoltre se per caso si è aderito al programma di affiliazione ad Amazon, si può anche selezionare l’opzione di aggiungere nell’URL il proprio specifico ID.
Ad esempio, incorporando in questo post quel link del mio libro ottenuto come indicato nel precedente screenshot, si ottiene quanto segue: si noti che, oltre a poterlo acquistare o condividere, si consente direttamente anche di leggere la sua anteprima gratuita:
Nello stabilire il prezzo, soprattutto per la versione cartacea, è conveniente tener in conto che poi verrà applicata l’IVA. È bene quindi indicare un importo tale che poi il costo finale risulti un multiplo intero di euro (e.g. 8€ e non 8,32€). Può convenire poi impostare anche la possibilità di Distribuzione estesa seppure la percentuale di royalty risulti inferiore per quelle eventuali vendite: vedi Distribuzione estesa (amazon.com). Vedere anche la sezione dell’help relativa a Requisiti dei prezzi di listino (amazon.com).
Le royalty sono definite molto chiaramente in un’apposita pagina: si può scegliere tra due opzioni: 35% e l’opzione 70% che può essere applicata solo in un sott’insieme di Paesi comunque ampio. A prima vista non vedo motivo per non scegliere quella più conveniente del 70%: in questo caso tuttavia, il prezzo minimo dell’ebook è 2,69€ e non 0,99€ come è nel primo caso! Ci sono poi i costi di spedizione, da sottrarre ulteriormente che, nel caso si ebook sono irrisori ed equivalgono al numero di megabyte contenuti nel libro digitale moltiplicato per la tariffa dei costi di spedizione (e.g. Amazon.it: €0,12/MB). Nel caso della versione cartacea sono ovviamente maggiori, seppur molto contenuti, e uno ne deve tener conto nello stabilire il suo prezzo: comunque il sistema provvede già a impedire l’inserimento di un prezzo che si inferiore alle spese che devono essere sostenute!
Per finire, a tutti gli scrittori, compresi in neofiti, un augurio di una buona pubblicazione!!
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Potrebbe poi interessare effettuare una versione audio del libro da pubblicare su Audible. A tale riguardo puoi incominciare a dare un’occhiata ai seguenti link: